UROCK
feat. Alan Parsons @ Airport One – 23/07/2014
Intervista ad Alan Parsons a cura di Maria Grazia
Umbro/Fotografie di Stefano Panaro
Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:
Location nuova per il Roma Vintage 2014, quest’anno ospitato nel Parco di Centocelle. Sul
palco dell’AirportOne è la volta degli UROCK accompagnati
da un ospite d’eccezione, ALAN PARSONS,
il famoso ingegnere del suono di Beatles e Pink Floyd, nonché fondatore degli
Alan Parsons Project con i quali ha ridisegnato il pentagramma della
musica prog degli anni ’70.
Dopo qualche problema tecnico durante il sound check e un conseguente
ritardo, mentre il parterre si è già riempito di fan, alle 22:45 circa gli
UROCK si impadroniscono del palco e aprono una serata a tutto rock. Umberto Sulpasso, scatenatissimo
frontman della band, dà subito la carica e già con i primi brani la band è
sintonizzata con il pubblico. L’influenza del rock puro, a metà tra Guns ’n
Roses e Aerosmith, si sente molto e, soprattutto, il frontman assume tutte le
caratteristiche di leader e fomentatore di masse: per la sua espressività, i
salti qua e la sul palco, ma anche per le urla aggressive e accattivanti al
tempo stesso. Chiaramente di questo passo dopo pochi pezzi è già a torso nudo,
nel pieno stile che interpreta. Insieme a lui, Cristian Murasecchi (chitarra), Giuseppe Mangiaracina (basso), Riccardo
Macrì (batteria), Cristian Buccioli
(chitarra) e Marco Maracci
(tastiera), la band ha sfornato un’ora di energia con il loro repertorio tratto
principalmente dal disco d’esordio, prodotto appunto da Alan Parsons, e con la
collaborazione di Jack Endino (chitarrista degli Skin Yard, ma anche produttore
di Bleach dei Nirvana). Il loro rapporto con Parsons inizia un paio d’anni fa
quando gli inviarono un demo e lui rimase positivamente colpito, tanto da
volerli sul palco l’anno scorso ad aprire il suo concerto al Centrale Live. Da
li è partita poi la collaborazione per la produzione del disco.
Il pubblico comincia ad essere impaziente perché dal
palco l’entusiasmo è alle stelle, i ragazzi hanno già citato un paio di volte
la presenza di un grandissimo e graditissimo ospite che a breve salirà sulla
scena e li accompagnerà fino alla fine del live. E con la dovuta euforia
nell’accoglienza ecco apparire sul fondo Mr. Alan Parsons, più possente che
mai, con il suo sguardo languido e gentile ed un timido sorriso. Prende posto
sul palchetto a lui riservato, forse un po’ troppo nascosto e poco illuminato,
e inizia la sua performance. Con l’intro I Robot, la sua esibizione
vede in scaletta i brani più famosi del repertorio Project: Don’t Answer
Me, Syrius, Eye in The Sky. Apparentemente,
nonostante la sensazione di infinito che danno le sue canzoni, sembra che lo
show finisca qui, infatti si dilegua seguito dalla band. Guardandosi intorno la
gente alterna stupore a disperazione per l’eventuale fine del concerto, ma il
gruppo e Parsons stesso riappaiono pochi istanti dopo ad esaudire un pubblico
ormai in visibilio e a rischio delusione per un’apparizione così sfuggente. Per
accontentare tutti e salutare poi degnamente, termina con Luciferama, Mammagamma e Where
Do We Go From Here.
Ed è qui che avremmo voluto raccontare la parte più importante della
serata, dato che avevamo avuto conferma della disponibilità di Alan Parsons per
un’intervista, un’occasione imperdibile per approfondire la sua carriera e
farci raccontare tante cose interessanti soprattutto relativamente alla
collaborazioni con i Beatles e i Pink Floyd su due tra gli album in assoluto
più belli e importanti nella storia della musica rock. Purtroppo per fare
ciò avremmo dovuto avere più tempo a disposizione, cosa che a causa di problemi
organizzativi e un immenso ritardo sulla tabella di marcia della serata non ci
è stata concessa. Abbiamo tentato l’impossibile, trattenendo Mr. Parsons
qualche minuto prima che il suo taxi lo portasse via e questo è quello che
siamo riusciti a fare.
Mr. Parsons, c’è un disco che si chiama The Dark
Side of The Moon che ha decisamente cambiato la sua vita dal momento in cui vi
ha preso parte.
Si, è proprio così. Credo che i dischi
dell’Alan Parsons Project non sarebbero esistiti se non ci fosse stato The Dark
Side Of The Moon. Sicuramente ha influenzato moltissimo la mia carriera.
In particolare, volendo fare un paragone tra i mezzi a
disposizione negli anni 60-70 con la qualità del suono di oggi, e la facilità
con cui si fa musica e si distribuisce, qual è la sua opinione in merito?
In effetti non apprezzo molto il fatto
che la musica si possa scaricare così facilmente, la qualità del suono è
decisamente bassa così. La situazione è davvero peggiorata riguardo alla
vendita e al copyright; per dire, ho sentito che per $3,85 su Spotify puoi
ascoltare musica per un anno… E’ una situazione disperata ma finché la musica è
vita…
Tornando alle numerose collaborazioni, in particolare
sull’album The Year Of The Cat di Al Stewart si dice che il suo intervento ha
completamente stravolto il sound originale del disco ed in particolare della
title track.
La verità è che non c’era un vero e
proprio sound. L’abbiamo creato insieme, avevamo una ottima band e delle ottime
canzoni, e penso che tutti insieme abbiamo lavorato bene per ottenere un grande
risultato.
L’Alan Parsons Project riprenderà?
No, abbiamo fatto il nostro ultimo disco
nel 1987, dal titolo Gaudi, e si è chiuso li. Ora continuo da solo.
Cosa ci dice del progetto UROCK?
La cosa sta andando molto bene, abbiamo
passato tre giorni in studio mentre ero qui a Roma, abbiamo fatto due ottime
canzoni, che abbiamo anche suonato stasera anche se una delle due era una
versione leggermente diversa. Comunque si, sta andando molto bene.
SETLIST UROCK
1) Oscurità
2) My Rocknroll
3) Dioniso
4) Sorgerai
5) Free to ride
6) Dark Rain
7) Saint Louis
8) Automa
9) Chokko Rock
10) Higher wall
11) Sono Vivo
2) My Rocknroll
3) Dioniso
4) Sorgerai
5) Free to ride
6) Dark Rain
7) Saint Louis
8) Automa
9) Chokko Rock
10) Higher wall
11) Sono Vivo
SETLIST UROCK FEATURING ALAN
PARSONS
12) I ROBOT,
13) Don’t answer me.
14) SYRIUS
15) EYE IN THE SKY
16) LUCIFERAMA
17) MAMMAGAMMA
18) WHERE DO WE GO FROM HERE
12) I ROBOT,
13) Don’t answer me.
14) SYRIUS
15) EYE IN THE SKY
16) LUCIFERAMA
17) MAMMAGAMMA
18) WHERE DO WE GO FROM HERE
Nessun commento:
Posta un commento