“Elementare”
di
Stefano Caviglia
Le
prima sillaba che si sente ascoltando il brano di apertura, è “no”, ripetuto
alcune volte, che non sono messe li a caso e che rispettano le regole della
metrica.
E’
il “no” di Marcello Orlandini detto, Cillo Bomba.
I
suoi “no” non sono urlati, non sono neanche disperati, al contrario, sono pieni
di ironia, di disincanto, e a volte graffianti.
L’unico
momento nel quale si fa accenno alla rabbia, si trova in “Uccelli in gabbia”, c’è la
voglia di puntare il dito sulle convenzioni imposte, i “no” sono una voce fuori
dal coro e rappresentano la difficoltà di far sentire la propria voce anche
con la rabbia .
Ciò
è tipico di chi sta per raggiungere la cinquantina ed ha avuto modo di
conoscere a sufficienza il mondo e molte
persone che lo vivono, ma avendo conservato l’entusiasmo e forse un po’ di
ingenuità giovanile.
Cillo,
dopo tanti anni di vita e di musica, è
chiarissimo nel dirci che cosa non vuole, cosa “un gli garba” per dirlo alla toscana, cosa non gli interessa .
Non
è difficile capire per chi ascolta con attenzione, il desiderio di descrivere i molti aspetti di
ciò che condisce la vita di tutti i giorni, il conformismo, l’obbligo, le
regole e le consuetudini alle quali molte persone si sottopongono volentieri,
forse per paura di essere messi all’indice o di essere isolati.
Descrive
con molta precisione i tanti troppi feticci e orpelli esteriori che
attraversano la strada del nostro vivere quotidiano: l’aperitivo delle 7 di
sera, la macchina, i vestiti, la “bella
gente”, i locali giusti, le strisce di coca perché la usano tutti e molto altro, insomma, il triste ( secondo
me) festival dell’ apparire.
Cillo
fa spallucce a tutto questo, in maniera disincantata, a volte sembra con
rassegnazione, ma quest’impressione si soglie e si sbriciola ascoltando i vari
pezzi.
Molti
musicisti o autori di canzoni,
considerano le proprie creazioni musicali come loro figlie.
Penso
che sia anche il caso di Cillo, dove quasi tutti i brani sotto l’aspetto
musicale hanno come caratteristica le morbide note e le armonie del reggae e
ovviamente il ritmo.
Tornando
all’argomento “genitoriale” delle canzoni, mi sembra evidente che “io non
credo, e “chi se ne frega” siano due brani fratelli quasi gemelli.
Credo
che li abbia scritti con lo stesso identico stato d’animo, anche se “chi se ne
frega” ha dei toni da brano rock, abbandonando, solo in questo caso, le saltellanti
atmosfere della musica “ in levare “
come lo swing e naturalmente il reggae.
Il
reggae di Cillo accompagnato da ottimi
musicisti, è gradevolissimo i vari arrangiamenti , ad esempio l’uso
azzeccato delle tastiere gli improvvisi accordi di pianoforte le linee di basso,
le ritmiche, rendono lo scorrere delle canzoni molto “leggero” ma tutt’altro
che superficiale.
Forse
un appunto che va annotato riguarda lo
stile canoro di quasi tutti i brani contrassegnati dallo stesso timbro di voce
, non si coglie il tentativo di “colorare “ le canzoni con qualche “acrobazia
vocale” , comunque non è certo un colpa grave in quanto non tutti i cantanti
sono dotati di un’estensione di tre o quattro ottave, e poi nel reggae questa è
una dote che non è richiesta.
Anzi
la musica del nostro amico, nonostante lo stile canoro è molto piena e ha secondo me , un triplo effetto, il primo è quello della rilassatezza che
producono le armonie, il secondo la
voglia, quando la si ascolta, di accennare qualche piccola danza, tipica della
musica della Jamaica, il terzo, è l’impossibilità di non ascoltare le parole .
Non
so se questo sia stato studiato a tavolino , sinceramente non è il caso di un
artista che ha fatto della sincerità e dell’onestà il suo manifesto.
Certo è, che questo intreccio di tre elementi ,
dimostra grande creatività, talento, sensibilità e rispetto per se stessi e gli
altri.
Cillo
non ama chi finge, ama chi è vero chi ha il coraggio di “metterci la faccia”
proprio come fa lui.
Ok,
abbiamo capito in maniera chiara cosa non ama Cillo.
Bene,
ora vediamo le sue risposte, le sue speranze, il suo modo di intendere la vita,
almeno quello che si evidenzia nelle sue canzoni e nelle sue pieghe.
Ci
sono due canzoni che mi hanno colpito particolarmente, “Il buonsenso “ ed “Elementare”.
Secondo
me sono un po’ il manifesto di questo lavoro di Cillo.
Perché?
Basta ascoltarle e sentire le parole, la voce questa volta calda e sincera,
parlano di rispetto, di qualcosa che fa parte integrante di Cillo musicista ma
soprattutto del Cillo persona.
E’
bello sentire queste parole a volte sembrano uscite dalla gola di un
adolescente o addirittura un bambino, che per sua fortuna non è stato ancora
corrotto dalle “famose” regole, consuetudini, che animano la vita dei “
grandi”.
Cillo
non ci sta e pur girandogli le “palle a mille” ci racconta che è ancora
possibile vivere in una maniera semplice, amare in maniera semplice,
rispettando ciò che giusto rispettare e non fare del male ( cito volutamente le
sue stesse parole), forse ingenue ma vere.
Voglio
la mia vita naturale!
Voglio
che sia libera da tutte le sue
sovrastrutture esteriori e che possa rappresentare l’essenza della vita stessa, la poesia !
Elementare,
è bello !
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