Report a cura di Susanna Scura
Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:
Friday Night in perfetto stile 80’s con Deathhammer, Manzer, Spidkilz e Perversion
99, il 7 Novembre al Closer Live Club, che anche questa settimana ci
ha riservato un ottimo intrattamento musicale.
I Perversion 99 sono giovanissimi, ma
sembrano non essere intimoriti dall’esperienza live. Il primo pezzo è “Kriegserklarung” un
misto di suoni heavy metal, sfumato con strofe epiche molto melodiche e dal
cantato piuttosto acuto. E’ il momento di “The Art of War” dall’intro
lento, stoppato da due chitarre ben assestate che si scatenano in semplici riff
thrash metal. Arriva “Sinful Saint” che tra i suoi caratteristici
controtempi fa sì che il cantante, Matteo Dalainon, si dimeni in tipiche
movenze alla Ronnie James Dio, suscitando la partecipazione del pubblico,
(sebbene non numerosissimo, essendo la serata ancora in fase embrionale).
Ci stupiscono con una cover di Gary Numan “Are
‘Friends’ Electric?” e tutto d’un fiato eseguono gli ultimi
due pezzi tra cui un inedito “Worse than hell” ed una
long-track tratta dal loro EP “Belle Epoque”, ovvero “The
Crimson Sultan”.
La strumentazione del secondo gruppo è già montata ed
i musicisti iniziano a prender posto on stage. Si parte con un intro
inconfondibile… “Profondo Rosso”dei Goblin, che viene sovrastato
immediatamente dalle chitarre, seguite dalla batteria picchiata senza sosta da
Mattia Rubino. La vocalist Over (Elisa De Palma) fa il suo ingresso da dietro
le quinte, quasi lanciandosi sull’asta del microfono, e intona“Insomnia”,
pezzo tratto dal primo full-lenght degli Spidkilz,“Balance
of Terror”.
Con “In event of Fire” abbiamo modo
di apprezzare maggiormente sia le doti del batterista, ormai scatenato nel
pestare il doppio pedale, sia le sfumature vocali di questa energica cantante,
che riesce perfettamente nelle parti basse come in quelle più alte, con una
voce direi molto poco angelica e quindi molto originale rispetto a ciò che
spesso ci propinano le band con questo tipo di formazione.
E’“Beware of Speed”, insieme alla più vecchiotta “Fear
of Death”, che libera la vera anima speed-thrash di questa band torinese.
Dopo un sentito ringraziamento rivolto al pubblico e all’organizzazione,
gli Spidkilz ci cullano con una thrash ballad, “The
Distance”, e con l’altrettanto melodica “Motorhome”, la prima
già registrata nel loro demo del 2011 e poi riproposta nell’album è
caratterizzata da uno dei frequenti assoli di chitarra.
Agli sgoccioli del loro repertorio, riprendono a “picchiare” il pubblico con la title-track “Balance of Terror” e “I will Crush You” come ultima perla della loro prorompente esibizione.
Agli sgoccioli del loro repertorio, riprendono a “picchiare” il pubblico con la title-track “Balance of Terror” e “I will Crush You” come ultima perla della loro prorompente esibizione.
Per le e band italiane è giunto il momento di cedere
il passo al primo gruppo straniero, i cugini francesi, ma tutt’altro che
raffinati, i Manzer. Pura e cruda line-up a tre: una chitarra, un
basso ed una batteria suonata da un pingue energumeno, Shaxul, che si cimenta
in un cantato impreciso, ma apprezzabilissimo da chi, in certi ambiti, ama
l’autenticità a scapito del virtuosismo. Proprio per questo la voce del
poliedrico drummer si adatta perfettamente al genere della band: un
black/thrash vecchia maniera con strutture semplici e di facile fruizione.
“Death Lantern” apre una carrellata di pezzi, uno più aggressivo
dell’altro, e come un carrarmato distrugge la quiete che finora aveva regnato
in sala e già dopo pochi secondi vediamo i più giovani, e non, scontrarsi in un
goliardico, ma irruento mosh sottopalco.
Introdotta da plettrate in tipico stile black,”Underage Witch” altra traccia del loro unico studio-album “Light of the Wreckers”, concepito dopo una lunga serie di live e split albums.
Eseguono poi un pezzo più ricercato,“The Metal Side” stavolta estrapolato dall’EP del 2011 “Orgy and Profanity” per poi fomentare il pogo con un mix letale di ‘tupatupa’ e doppio pedale in “Prowler from Hell”.
Introdotta da plettrate in tipico stile black,”Underage Witch” altra traccia del loro unico studio-album “Light of the Wreckers”, concepito dopo una lunga serie di live e split albums.
Eseguono poi un pezzo più ricercato,“The Metal Side” stavolta estrapolato dall’EP del 2011 “Orgy and Profanity” per poi fomentare il pogo con un mix letale di ‘tupatupa’ e doppio pedale in “Prowler from Hell”.
“La Boufe-Churai” pezzo un po’ più soft, la rockettara“Terror
Squad” ,“Sagana” che ritorna al thrash e “Toralle
Mortale” sono il corpo centrale dello show manzeriano. La band si
scaglia sul pubblico senza dargli alcuna tregua e con “Brut Dau
Loubatàe”, che suona molto vintage, ci riporta indietro di almeno 30 anni.
Segue“Pictavian Bastards”, dalle ritmiche serrate che richiamano
il death/black metal sempre rimestate con la semplicità del thrash. Si ferma
per un momento l’avanzare ‘violento’ del trio francese.
Preso un attimo di respiro l’intro militaresco dell’omonima “Manzer” dà un’ultima sferzata ai già esagitati astanti per poi dar loro il colpo di grazia con la cover dei Sabbat “Darkness and Evil”.
Preso un attimo di respiro l’intro militaresco dell’omonima “Manzer” dà un’ultima sferzata ai già esagitati astanti per poi dar loro il colpo di grazia con la cover dei Sabbat “Darkness and Evil”.
Il pubblico esausto dall’headbanging forsennato sembra
però essere in trepida attesa dei norvegesi Deathhammer. Dopo una
mezzoretta dal saluto finale dei francesi, ecco che si inizia a scorgere una
maglia dei Darkthrone molto vissuta, accostata ad una bionda capigliatura con
tanto di frangetta e baffo anni ’80: ecco a voi Sergeant Salstean che imbraccia
fieramente la sua sei corde pronto a partire, al via del session-drummer
Christian Holm, con“Invasion fro Hell”. E “Voodoo Rites”
ripaga immediatamente il pubblico dalla lunga attesa del cambio palco.
Da questo momento parte una raffica di brani, dai
suoni sempre più agguerriti ed esaltanti, come appunto vuole il titolo della
terza in setlist, “Warriors of Evil” uscita nell’anno in corso
con l’album “Evil Power”, seguita da “Blood
Token”,“Tormentor”e “Total Metal”. Il mediano è un
ripescaggio di uno dei molti demo in tape format, gli altri invece sono pezzi
del primo full-lengh del 2010, “Phantom Knoghts”.
Ci viene riproposto un altro mix di vecchio e nuovo
con “Toxic Radiation”,”Ready to Destroy”, ”Sinner’s
Possession” e “Queen Death”, tutti pezzi con un certo
imprinting, ma che rendono l’esecuzione un po’ piatta se considerata nel suo
complesso. Le ritmiche semplici del thrash si fondono con le chitarre stridenti
e le voci acute, senza che ci siano stop o rallentamenti. Per i fan del duo
norvegese sono sicuramente caratteristiche apprezzate ed è forse per questo che
Sergeant Salston e Sadomancer lavorano in proprio, servendosi dei sessions solo
per le performance live, al fine di mantenere intatto un sound da vinile ed
un’attitudine altrettanto semplice e tradizionalista.
La folla è in completo delirio, lo stage-diving è
ormai un’istituzione da inizio show, docce alla birra e spintonate sono lo
scotto da pagare per chi tenta di restare in disparte dal clima festivaliero.
Il metal party continua ancora per un po’, avvalendosi di un grandissimo pezzo, anche questo sfornato da “Evil Power”, che preannuncia la fine della devastante performance,”Satan is Back”, pezzo ricco di assoli e dialoghi virtuosi tra la chitarra ritmica e solista.
Il metal party continua ancora per un po’, avvalendosi di un grandissimo pezzo, anche questo sfornato da “Evil Power”, che preannuncia la fine della devastante performance,”Satan is Back”, pezzo ricco di assoli e dialoghi virtuosi tra la chitarra ritmica e solista.
Essendo amanti del passato, il duo norvegese non
avrebbe potuto non dirci ‘addio’ con un vecchissimo brano:“Bestial
Slaughter”, tratto dal loro primo demo-tape del 2006 “Barbaric
Onslaught”.
Un’ultima nota e, senza nemmeno salutare o ringraziare, i Deathhammer iniziano a smontare i loro strumenti con l’aiuto del fonico, ritirandosi poi dietro le quinte mentre i ‘thrash warriors’ si trascinano doloranti e sorridenti sulla scalinata appropinquandosi verso l’uscita o l’ultima birra al bancone.
Un’ultima nota e, senza nemmeno salutare o ringraziare, i Deathhammer iniziano a smontare i loro strumenti con l’aiuto del fonico, ritirandosi poi dietro le quinte mentre i ‘thrash warriors’ si trascinano doloranti e sorridenti sulla scalinata appropinquandosi verso l’uscita o l’ultima birra al bancone.
Grazie al
Closer Live Club ed alla L.A. Riot Survivor per questa full immersion nelNew
Old School Thrash.
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