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domenica 18 gennaio 2015

Forgotten Tomb: coinvolgimento sotto e sopra il palco @ Closer – 01-11-2014


Report a cura di Susanna Scura
Photo a cura di Jennifer Venuti
Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:
Novembre, la prima serata del mese dei morti qui al Closer Live Club, si celebra con un evento più che a tema, un grande ritorno sui palchi capitolini per i Forgotten Tomb ed i Sedna, accompagnati da promettenti band locali, quasi tutte al femminile: Riti Occulti ed Electric Whale.
Sono proprio queste ultime infatti a tuffarsi nella serata con la loro balena elettrica “Electric Whale Larson”  dove il basso di Kameliah (Francesca Cascasi) la fa da padrone fondendosi con il tocco pesante del nuovo, e scalzo batterista, Amedeo e con l’inconfondibile voce limpida e a tratti ruvida di Giada Podestà.
Un trio promettente che da sfoggio di avere padronanza della scena e di ciò che suona e che, con l’imponente “Gorilla” scalda sempre più l’ambiente in una sala già piuttosto affollata. Chiudono poi con, “ Bisonti contro Bufali”, stavolta in versione esclusivamente strumentale, facendoli scornare a passo di stonereggiante doom.
Peccato che a causa di problemi di fonia, la resa vocale non fosse al meglio, rendendo così la voce la nota dolente di quest’esibizione.
La prima performance è ormai terminata e le Electric Whale sono state solo il primo assaggio di quello che si prospetta essere un lauto pasto musicale.
Ecco che in un attimo il palco si sveste, lasciandosi adosso solo una batteria e due aste lateralmente ad essa. Cala il buio ed il brusio in sala si cristallizza. Un volto d’ombra s’intravede tra i piatti e due filiformi sagome s’impossessano silenziosamente della scena allineandosi ai microfoni. Al centro del nero triangolo, una manciata di fari illumina fiocamente i loro volti e suoni intrisi di disperazione echeggiano dalle loro corde, scanditi da colpi di cassa cadenzati, come provenienti dall’oblio. Progressivamente, lo spettacolo quasi onirico dei Sedna, giovanissimo trio Romagnolo,  ci fa prendere coscienza di un modo anticonformista e iperemozionale di concepire e suonare musica. Ad ogni minuto di “Sons of the ocean” il pubblico è sempre più sotto l’effetto ipnotico della fluttuante chitarra di Nil e del basso plumbeo di Elyza.
Il minimalismo scenografico di questa giovanissima band cozza con il loro approccio sperimentale nei pezzi e quando, dopo un viaggio attraverso gli abissi, si approda ad una terra desolata con “Sons of Isolation”, un brano di circa 15 minuti tratto dal loro album omonimo, ci si perde nel crescendo di un intro monocorda e andando avanti, la voce si fa più intensa e sofferente. Tempi dilatati e repentinamente isterici, corredati da un perfetto blastbeat, si alternano dando corpo ad  una compagine di suoni che spaziano dal post-metal al black di matrice burzumiana, dove la decadenza si erge a favore di un’eccessiva staticità degli strumenti rianimata sporadicamente dalla batteria.
L’atmosfera di sogno si dissolve con un black out totale e non appena si riaccendono le luci,il pubblico ritorna violentemente alla realtà, in attesa dei Riti Occulti.
Dopo una lunga pausa per il cambio palco, finalmente tutti e quattro gli elementi sono al loro posto, ed una voce si libera attraverso un nero velo per dare inizio al rituale  con “Nigredo”. La successiva “I’m Nobody” inizia a prendere forma tra doppie linee vocali contrastanti, laddove la voce eterea di Elisabetta Marchetti compensa il graffiante scream di Serena Mastracco, supportate dal tappetosynthetico di Sara Del Regno. L’assenza della chitarra non ha assolutamente turbato gli animi, ma solo incuriosito i più appassionati sicchè “Aes” il secondo pezzo estrapolato da “Secta”, loro primo full-lenght, preannuncia uno scenario quasi apocalittico fatto di ritmiche marziali ed alternanze ed intrecci tra le due voci. Peccato solo per un persistente ronzio del basso di Fabio Fraschini, che ci ha accompagnato per tutta la durata della performance ed ha penalizzato l’ottimo live di questa band romana.
E’ la volta di “Ferrum” cantata unicamente in scream e di “Aurum” che ripropone la formula del duetto, con synth dalla melodia lugubre e sezioni ritmiche lente. “Alcyone”, brano scelto per il loro primo video musicale, ci conduce, come una sorta di marcia,verso la conclusione di questa suggestiva cerimonia sonora.
Siamo giunti al culmine della serata e già si vede l’avanzare del pubblico tra le prime file, che in quest’occasione sembra essere particolarmente numeroso, soprattutto per quanto riguarda la presenza femminile. L’ultima band fa il suo ingresso celermente e all’annuncio del cantante: “Noi siamo i Forgotten Tomb!” si da inizio allo show dei beniamini della serata.
Aprono con l’energica “Rejected Existence” tratta da “Under  Saturn Retrograde” del 2011, proseguendo immediatamente con la più recente “Deprived”, prima traccia dell’ultimo disco targato Agonia Records, …And Don’t Deliver Us From Evil”, che con uno sludge doom dai ritmi non troppo lenti coordinati da Asher (Gianmarco Rossi), anima sia i musicisti che il pubblico. Il terzo brano in setlist, “Todestrieb” ha risvegliato i ricordi dei fan più nostalgici, sprigionando la più grigia malinconia, leitmotiv e tratto distintivo delle prime creature di Herr Morbid (Ferdinando Marchisio), membro fondatore e frontman del quintetto Emiliano.
A Dish Best Served Cold” ci viene servito accompagnato dalla title track dell’album, chiave della svolta cruciale del gruppo, “Negative Megalomania”, in un  medley semi improvvisato, ma suonato con totale disinvoltura. Ed è proprio in momenti come questo che emergono le differenze tra band del circuito professionale e quelle meno esperte. Se consideriamo che i Forgotten Tomb stilano la scaletta poco prima di entrare in scena, è proprio il caso di dire che la classe non è acqua e di acqua infatti ne gira ben poca sul palco…
Un altro salto nel passato con “Dayliht Obsession” che ha ricompensato le aspettative degli old school fans, perché diciamolo, un po’ di sano depressive non fa mai male e rievocare i tempi di “Springtime Depression” è stato doveroso,essendo una delle punte di diamante nel panorama black metal made in Italy.
Con  “Specters Over Venice”, ricapitoliamo nuovamente nel più vicino 2011 e tra melodie della lead guitar di A. (Andrea Ponzani) dalle sfumature più gothic, si riprende fiato per un altro medley all’insegna dell’amarcord e dal sapore più melanconico del precedente,brani come “Disheartenment” , “Alone” e “Steal My Corpse” fanno venire la pelle d’oca anche ai cuori più impenetrabili e dopo un breve momento di complicità tra il cantante ed il bassista Algol (Alessandro Comerio), si chiude il medley. Il gruppo abbandona il palco suscitando il dissenso dei presenti, ormai tutti completamente in ammirazione.
Quest’ultimo live show è andato liscio come l’olio, suono perfetto, coinvolgimento reciproco sotto e sopra il palco, esecuzione magistrale e ottima selezione dei pezzi. Ma le sorprese non sono ancora terminate e a seguito di ripetute acclamazioni del pubblico, i Forgotten Tomb rientrano in sala per congedarci con un ultima emozione di “Under  Saturn Retrograde”, “Shutter”,salutandoci poi calorosamente si ritirano definitivamente dietro le quinte.

Ancora una grande serata ci è stata regalata dal Closer Live Club e dalla sua splendida organizzazione.


Video intervista Forgotten Tomb @ Closer – 01 11 2014
         Intervista a cura di Susanna Scura
         Editing a cura di Headbanging Production


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