Usciva il 3 maggio 1972 il primo album del Banco del Mutuo Soccorso, il famoso “Salvadanio”, il “Dindarolo” per i romani. Uno degli album più innovativi e importanti del progressive rock mondiale… patrimonio dell’Unesco!
Wazza
«Nel 1968 suonavo nella band di Gabriella Ferri, che alla fine dell’estate doveva incidere per la RCA il suo terzo album, in cui c’erano otto mie canzoni. Riccardo Michelini, direttore artistico della casa discografica, mi chiese se avessi altri brani e il gruppo per registrarli. Risposi affermativamente. Ovviamente mentivo. I brani c’erano, ma non la band per eseguirli. Allora reclutai alcuni amici musicisti e mio fratello Gianni al pianoforte. La formazione si allontanava dal cliché imperante due chitarre-basso-batteria. Il provino andò bene e firmammo il contratto. Arrivarono i poster per la band, due produttori artistici (Piero Pintucci e Cesare Di Natale), la registrazione dell’album: un sogno a occhi aperti. Passarono altri due anni, ma quel disco rimaneva nel cassetto, perché ritenuto poco commerciale.
Nel 1970 la RCA ne pubblicò tre pezzi nella compilation Sound ’70, divisa con il Balletto di Bronzo, i Trip e gli Showmen. Decisi di cambiare strada con nuovi elementi, tenendo solo mio fratello. Il primo che trovai fu Marcello Todaro dei Fiori di Campo (chitarra), poi tre elementi del gruppo Le Esperienze: Francesco Di Giacomo (voce), Renato D’Angelo (basso) e Pierluigi Calderoni (batteria). Un nuovo provino con “RIP” non commosse le orecchie dei dirigenti RCA, così capii che il Banco doveva andare a Milano, dove firmò per la Ricordi e registrò il “Salvadanaio”, “Darwin!” e “Io sono nato libero”: tutti ai vertici della classifica italiana di vendita, altro che band non commerciale. Per anni, quando passavo davanti all’RCA, mi sono esibito in un pernacchio degno di Eduardo De Filippo ne “L’oro di Napoli!”».
(Vittorio Nocenzi)
(dalla rete)
Risolti i rapporti con la RCA, il gruppo migra a Milano dove comincia a farsi notare "nel giro", calcando tra l'altro i palcoscenici dello storico locale "Carta Vetrata" (Bollate) e del "Nautilus" di Cardano al Campo.
Notati dal produttore Sergio Colombini che li porterà alla Ricordi, il sestetto inizia così una nuova avventura discografica, che parte nella primavera del '72 con un capolavoro del Prog Italiano: "Banco del Mutuo Soccorso", album noto anche come "Salvadanaio" per via della sofisticatissima copertina fustellata su un disegno di Mimmo Melino.
Musicalmente il disco è straordinario tanto che "In Volo" sembra essere una delle migliori delle possibili opening tracks della storia del progressivo italiano: una sorta di breve respiro psichedelico, misto a sottili avvisaglie prog che troveranno conferma sin già dal brano successivo. Insomma: "Ciò che si vede, è!".
In "R.I.P." poi, l'impostazione del sound del BMS si rivela in tutta la sua maestosità e poesia: superbe galoppate ritmiche supportano una vocalità limpida e decisa, che esalta chiaramente ogni raffinatezza dei testi, incentrati sugli orrori della guerra.
Ogni strumento prende posto nello spettro sonoro senza alcuna prevalenza, e questo, malgrado il potenziale ingombro timbrico delle doppie tastiere.
I virtuosismi personali sono relativamente
limitati e conferiscono al lavoro un groove solido e omogeneo.
La voce di voce di "Big" Di Giacomo arriva e si ritrae come un'onda alternando momenti di calibrata prepotenza a dinamiche più sottili.
Per esempio, nel brevissimo "Intermezzo", questa sembra affievolirsi in un momentaneo commiato, ma si fa desiderare nelle vulcaniche parti strumentali di "Metamorfosi": vero e proprio pezzo di bravura del gruppo.
Largamente impostato su sonorità rock, "Metamorfosi" è una magistrale dimostrazione di equilibrio e abilità in cui il "Banco" attesta sia la sua completa indipendenza da schemi precostituiti di stampo anglosassone, sia la sua capacità di sfruttare al meglio la sua peculiarità di "primo gruppo mediterraneo a due tastiere complementari".
Il resto è una ritmica selvaggia su cui si
appoggiano all'occorrenza i contrappunti e le varie sonorità delle chitarre di
Todaro
In "Metamorfosi", si badi bene, non c'è barocchismo esasperato: rock, psichedelia e citazioni classiche si mescolano in un kernel saldo e inamovibile. E solo dopo 8 lunghi minuti torna la voce ad introdurre, in un potente finale, quella che sarà la suite memorabile del disco: la chilometrica "Il giardino del mago" (18 minuti e mezzo).
Nel "Giardino", la band sperimenta tutte le sue potenzialità narrative sviluppando con equilibrio diverse varianti sinfoniche del tema principale. Nel rifiuto di qualsiasi ovvietà melodica, momenti molto tesi e soavi si alternano a movimenti di rock sinfonico alternati con breaks dal vago sapore psichedelico, classico o addirittura spaziale.
Il finale del brano è un rock progressivo puro che sfocia nel brano conclusivo "Traccia": giusta sintesi di barocco, rock duro e radicale mediterraneità.
Più aggressivo della PFM, il Banco del Mutuo
Soccorso offre con questo suo primo lavoro un biglietto da visita difficilmente
ignorabile, se non altro per la sua mirabile sintesi di stili precostituiti e
inventiva propria.
Acclamato da ogni frangia dell'underground,
raggiungerà vette commerciali notevoli e spianerà una luminosa carriera al
gruppo.
Dovendo trovarvi dei difetti, si rimane
veramente in difficoltà. Forse l'eccessiva tendenza ad esasperare o
"dinamizzare" certi passaggi potrebbe essere motivo di critica,
esattamente così come l'aulicità dei testi, ma sono quisquilie.
L'album del "salvadanaio" è semplicemente perfetto.
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