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lunedì 6 novembre 2023

Earthset – "Nosferatu": commento di Enrico Meloni

 


Earthset – Nosferatu

Di Enrico Meloni

 

Logo che richiamerebbe a una band heavy metal o ai Misfits, un intro sinistro, carico di feedback e rumori, e già dalla prima traccia, la title track Nosferatu, cupa come non mai, si capisce che i ragazzi non scherzano, e hanno deciso di incupire e distorcere notevolmente tutta la faccenda.

Ma non è vero, è solo una scarica elettrica, pura violenza prima di rallentare nuovamente. D’altronde il rock strumentale gioca spesso con queste continue alternanze di luci e ombre, forte e piano, acceso e spento, per mantenere viva l’attenzione, incuriosire, quasi fossimo in un film… e infatti siamo in un film.

Torniamo in un altro territorio ben noto ai bolognesi Earthset. Nosferatu, infatti, si rifà all’omonimo film di Murnau, capolavoro del cinema muto del 1922.

Ho già avuto il piacere di commentare il cine-concerto degli Earthset de L’uomo Meccanico su queste pagine, e l’album in oggetto si inserisce nello stesso solco: gli Earthset continuano a flirtare col cinema muto, e questa volta tocca a Nosferatu, appunto.

E infatti grazie alla cartella stampa scopro che:

è nell’ottobre 2020 (quindi dopo l’operazione de L’Uomo Meccanico, ndr) che il quartetto incrocia la pellicola “Nosferatu, eine symphonie des grauens” ed è da lì che nasce l’attuale progetto.

Il cine-concerto, infatti, è realizzato dagli Earthset per l’edizione 2020 del Soundscreen Film Festival di Ravenna e presentato in anteprima nella serata conclusiva del festival.

Rispetto al precedente “L’Uomo Meccanico”, la band si lascia guidare dalle atmosfere romantiche del film, adottando una scrittura che predilige l’uso di temi ricorrenti, scomposti e riarrangiati al servizio della narrazione delle immagini.

Rimangono, tuttavia, tutti i segni distintivi della band e la gestione della dinamica che contraddistingue gli Earthset, sospesi tra echi classicheggianti e derive noise post-apocalittiche.

Non si può dire sia musica strumentale nel versante “post-rock da viaggione”, vuoi per una certa inquietudine e una notevole componente più noise che pervadono tutta l’opera, vuoi perché di fatto si tratta, ancora una volta, di musica da cine-concerto. Ed è proprio per questo che credo meriti di essere goduta insieme alla visione del film, come già avvenuto per “L’uomo Meccanico”. Spero che la band, che a breve tornerà sul palco, preveda questa possibilità, anche fosse per una piccola parte del concerto.

Ma torniamo alla musica… scorre mentre scrivo queste parole e mentre mi sono perso tra le trame ora eteree ora violente di questo album, torna il tema della canzone Nosferatu, ormai familiare eppure così disturbante e straniante.

Disco:

https://on.soundcloud.com/4WkbK

Un album interessante, pieno di saliscendi, come dicevamo, e di interruzioni, riprese repentine, cambi improvvisi. La registrazione in diretta non fa che aggiungere potenza e spontaneità al tutto, come è giusto che sia.

Ottima prova per i bolognesi. Con cosa ci stupiranno la prossima volta?







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