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mercoledì 4 giugno 2025

CAFUNÉ - “Tra le corde dei racconti”, di Andrea Pintelli


 

CAFUNÉ - “Tra le corde dei racconti”

Etichetta: M.P. & Records - Anno: 2025

Commento di Andrea Pintelli

 

Cafuné, gruppo musicale dalla magica Lunigiana. Terra a me molto cara, che spesso frequento per sentirmi sempre più lontano dall’effimero e dall’inutile, è da sempre ricca di storie e leggende tra l’esoterismo e la tradizione popolare. Un luogo dell’importanza, insomma. I Cafuné si definiscono dei cantastorie di folk-rock mediterraneo, ove tramite arpa celtica, chitarre, bouzouki greco, voce femminile, basso, percussioni e flauto traverso si può intraprendere un mistico viaggio musicale, una carezza tra le corde dei racconti. Proprio questa carezza è il fulcro dell’intraducibile termine portoghese che dà il nome alla band: un modo tenero e dolce di passare le mani tra i capelli della persona amata, il coniuge, ma anche un figlio, un bambino.

La loro musica è fatta di tenerezza, nebbie, non luoghi ancestrali, interiorità tra sogno e reale, gesti e azioni a supportare un modo sempre più raro di vivere la nostra esistenza, ma anche tantissima luminosità. Con giusto richiamo al mondo pagano di cui siamo fatti da sempre, al di là delle successive e varie religioni imposte spesso con la forza, il loro disco intitolato Tra le corde dei racconti uscirà impeccabilmente il 21 giugno, giorno del Solstizio d’Estate.

Magico e raffinato, coinvolgente e amabile, quest’album trasuda di vita in ogni secondo del proprio cammino; un continuo incedere di delicate narrazioni e adorabili novelle che sonoramente prendono spunto sia dal british folk più classico (Fairport Convention, Pentangle, Fotheringay), sia da alcuni episodi di wyrd folk albionico (Trees, Dr. Strangely Strange, Forest, Heron), che dall’intenso (e sempre più vicino a noi) Oriente. Tornano alla mente le meraviglie create da sua maestà Sandy Denny, soprattutto, imprescindibile per chi si accosti a queste tematiche, ma i Cafuné creano il loro mondo, portandoci nel loro scrigno segreto, ed è bene sottolinearlo. Prego, entriamo, perché è con Cafunè, prima traccia omonima, che si inizia. Chitarra di Antonio Pincione e soave voce di Irene Lippolis ad accoglierci in maniera dolcissima, coadiuvati dal flauto di Floriana Benedetti, ora soffuso, poi scatenato nel deciso refrain centrale e finale del pezzo, con lontani echi di Andersoniana memoria. Fata del Jazz, fosse cantata in inglese, non sfigurerebbe nella colonna sonora di “The Wicker Man”, film capolavoro del 1973; si tratta di un mix di contesto e clima psicologico che riporta a manifestazioni di antichissime origini, un sabba cordiale e coloratissimo. La Huesera è figlia indiscussa della tradizione, ed è una figlia bellissima. L’arpa di Chiara Vatteroni, moglie di Pincione, si interseca perfettamente con la sua chitarra e il preciso basso di Emanuele Casu, per poi proseguire da assoluta protagonista del pezzo, insieme alla sempre evocativa voce di Irene. Aronte e la Sirena iniziano con flauto e bouzouki ad annunciare la storia mitologica qui relazionata. Entra forte la sezione ritmica, con l’ora nominata batteria di Michele Vannucci, in un gioco d’insieme di cadenze che catapultano le anime in un universo altruista e mai vigliacco. Follia rallenta il tiro e riporta ad un incanto soffuso, che sfocia nel sinistro. Il giardino misterioso in cui siamo è un impalpabile prato fiorito: mille profumi, mille sensazioni, guidate da un flauto adulto e squisito. Il tutto si va versando, poi, nel calice di una scatenata danza dalle percezioni wicca. Giordano è affascinante, dal nucleo fino alla propria esteriorità, resa tale da un insieme dorato fatto di arpa, voce, sonorità che travalicano il tempo. Caligo viene dall’area mediterranea, anche come scelta stilistica e melodica. Si è molto più vicini al mare che ai boschi, si è scaldati dal Sole estivo, si è avvolti dalla passione grazie al pressoché esemplare andamento armonico. Alhambra 1492 è ancor più a sud, arabeggiante nel suo insieme. Un tappeto volante carico di essenze speziate e pelli abituate a luccicare. Ninna Nanna, ultima canzone, è l’esemplare chiusura dell’opera. Da ascoltare e riascoltare, anche per il testo davvero stupendo, seppur anche gli altri siano di alto spessore, oggettivamente. Il gruppo intero si congeda così, sperando che altri dischi del genere possano essere rilasciati presto e più spesso.

Alla fine dell’ascolto, che è esperienza profonda e altamente consigliabile, viene da chiedersi come mai il nostro essere non è così, cioè come le atmosfere e i racconti di questo mirabile disco. Vivremmo senz’altro meglio, tutti e tutti insieme. Abbracci diffusi.


Tracklist:

1 - Cafuné (5:39)

2 - Fata del Jazz (3:41)

3 - La Huesera (4:01)

4 - Aronte e la Sirena (4:24)

5 - Follia (4:45)

6 - Giordano (3:00)

7 - Caligo (4:14)

8 - Alhambra 1492 (4:00)

9 - Ninna Nanna (4:50)

 

Componenti:

Antonio Pincione - chitarra classica, chitarra acustica, bouzouki greco

Chiara Vatteroni - arpa celtica

Irene Lippolis - voce

Emanuele Casu - basso elettrico

Floriana Benedetti - flauto traverso, synth

Michele Vannucci - batteria, percussioni

 

Registrazione e missaggio a cura di Mirko Mangano presso Media Wave Studio di Massa (MS)

Musiche di Antonio Pincione e Chiara Vatteroni - Testi di Chiara Vatteroni

Arrangiamenti: Cafuné

Illustrazione in copertina di Luca Merli

Fotografie di Irene Malfanti

Progetto grafico di Ondemedie

Prodotto da Cafuné e Vannuccio Zanella per M.P. & Records

Distribuito da G.T. Music Distribution di Antonino Destra

Edizioni Musicali Micio Poldo


Per contatti col sottoscritto: andrea.pintelli@gmail.com





 

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