www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

domenica 15 giugno 2025

Phil Selvini and the Mind Warp – “T.E.T.R.U.S.” -Commento di Alberto Sgarlato

 


PHIL SELVINI & THE MIND WARP

T.E.T.R.U.S. (cliccare per l'ascolto)

(Luminol Records, 2025)

5 tracce | 56.42 min.

di Alberto Sgarlato

 

Phil Selvini, chitarrista e cantante che non disdegna incursioni tra i tasti del Mellotron ed esperimenti tra svariate diavolerie elettroniche, presenta la sua nuova formazione, denominata Phil Selvini & the Mind Warp.

Ad affiancare questo artista, da tempo già ben noto nella scena progressiva e neopsichedelica italiana e internazionale, troviamo Leonardo Spampinato alla chitarra, Davide Sebartoli alle tastiere, Francesco Scordo al basso e Leonardo Puglisi alla batteria.

Il quintetto presenta un album d’esordio intitolato T.E.T.R.U.S., acronimo di Time, Eternal, Try, Redemption, Unique, Shine. Parole che potrebbero, a una prima lettura, apparire abbinate in modo casuale; ma per coglierne l’essenza è necessario conoscere il “concept” che le lega. L’album è infatti stato concepito in periodo di pandemia e sembra quasi voler descrivere o proiettare il malessere (psicologico, morale, fisico) che albergava in tutti noi in quel periodo in una sorta di entità mostruosa pronta a dominare e schiacciare il Mondo, uno Chtulu lovecraftiano rivisitato attraverso gli stati d’animo di quei giorni.

Quindi paura, angoscia, inquietudine, sì: ma anche voglia di rinascita e di riscatto, con la certezza che l’umanità sarebbe sopravvissuta anche a quella Apocalisse.

L’album si apre con i 9 minuti di “To make ends meet”: un cantato acuto e arpeggi chitarristici puliti evocano i Radiohead, ma ben presto il tutto si indurisce fino a virare verso sonorità care ai King Crimson di “Red”. Accelerazioni, canto su voci armonizzate e crescendo che si rincorrono nel corso della traccia in un equilibrio tra rock progressivo classico, neo-psichedelia, alternative rock e post-rock, verso una lunga, impalpabile, rarefatta coda.

I 5 minuti di “Reverie” iniziano come una ballad affidata allo strumming della chitarra acustica. Ma è con l’entrata di un ricco parco-tastiere, tra i barocchismi dell’Hammond, i piccoli tocchi del piano elettrico e i sussulti melanconici del Mellotron che il brano assume la sua connotazione più progressiva, con un bel tema melodico strumentale di chitarra a far le veci del cantato. Una sezione centrale riporta tutto tra le spigolosità del math-rock, per poi fare riaprire il brano con il ritorno alle atmosfere iniziali.

Proseguiamo con “Riding the fog”: qui l’autore ci fa respirare tutte le atmosfere di una soft-ballad d’altri tempi, sempre in bilico tra prog, hard-rock e psichedelia e sempre in equilibrio tra momenti più intimisti e altri più sanguigni. Echi di Pink Floyd, certo, ma persino dei Led Zeppelin e degli Uriah Heep più romantici.

Con “The last 48 hours”, la band abbraccia ancora un’altra via: quella della ballad pianistica. Tutto giocato su chiaroscuri delicatissimi, al punto da evocare a tratti persino lo spettro del compianto Mark Hollis, mentre il gemito sofferto della slide guitar richiama nuovamente ai Pink Floyd.

Ma è con la monumentale suite finale che dà anche il nome alla band, “The Mind Warp”, appunto, che il collettivo svela il meglio di sé: circa mezz’ora di musica costantemente giocata tra arpeggi delicatissimi e riff poderosamente infuocati, melodie affidate a un cantato “acido”, intermezzi “matematici” fatti di precisione e velocità, momenti cupi e “liturgici” la cui sacralità farà tremare i polsi ai fans dei Van der Graaf, situazioni più lente, scolpite in una granitica cupezza, quasi al limite del doom o dello stoner.

Un album che farà felici tanto i progsters più conservatori quanto quelli più innovatori e rivoluzionari, grazie alla sua capacità di volteggiare tra generi e stili senza apparire mai tedioso o calligrafico, ma sempre forte di una cospicua dose di freschezza e originalità compositiva.

Phil Selvini & The Mind Warp:

https://www.facebook.com/filipposelvini 

Luminol Records:

http://www.luminolrecords.com



Nessun commento:

Posta un commento