Lam, ovvero il Mantra del primo
Chakra, quello alla base della colonna vertebrale, quello che controlla le
nostre energie fisiche. È il Chakra della radice, quello che regola il vigore, l’ereditarietà, la
sopravvivenza, la sicurezza, la passione, il denaro, il lavoro, la casa, che ci
aiuta nella sopravvivenza quotidiana. Associato all’odorato, il più primitivo
dei nostri sensi, quello che più di ogni altro smuove il nostro inconscio. La
terra è il suo elemento, la Madre Terra ed è dimora della Dea Kundalini. Il
primo chakra è veramente la base sia dell’energia maschile che di quella
femminile e Lam è il suo Mantra, il suo suono, la sua vibrazione vitale. Ma non
solo. Lam è anche il suono della poesia, o meglio, è colui che dà suono,
associa musica, alla poesia e come il suo omonimo Mantra parte dalla base, per
poi abbracciare tutte le sfaccettature delle arti sceniche. Lam è Luca
A. M. Rossi T., rotondo artista senese, sferico nel suo saper essere
comprensorio d’arte scenica. La sensibilità artistica di Lam lo rende
attento ai vari stadi evolutivi dell’uomo, che diventa veicolo d’ispirazione.
La pratica dello Yoga, del Tai Chi amplificano
le capacità meditative e introspettive, rendendo più accessibile la
possibilità di recepire, di capire e di sentirsi del tutto coinvolti nel
divenire della vita, esserne parte, cellula costituente. Nella sua biografia
scopro che già a dieci anni è protagonista della sua prima rappresentazione
teatrale e a venti il teatro diventa sua consuetudine anche come autore. È tra
i fondatori del Metateatro di Siena,
attivo tra il 1981 il 2008, in cui si occupa di testi classici italiani come
Pirandello e autori del XVI secolo della tradizione toscana e cura la messa in
scena di sue opere teatrali. Come dicevo, un artista rotondo, che espone la sua
anima ai nubifragi e alle giornate di sole a cui l’arte lo sottopone senza mai
tirarsi indietro. La poesia ce l’ha nell’anima e la musica è la sua naturale compagna
di viaggio. Naturalmente quindi, quasi come una conseguenza logica in un
contesto illogico, inevitabile sbocco al mare dell’inarrestabile piena di
emozioni, nasce Poesie Sonore, opera in cui poesia e musica
s’incontrano, segnate dal destino.
Apre le oniriche danze Live in a Dream, biscotto inzuppato nel
latte dei sogni, addolcito del dolce dell’ossimoro. Terra di Provincia è un manifesto della ricchezza della tradizione,
inno a quella vita di provincia tipicamente italiana, bagaglio di bellezza che
ci portiamo dietro tra il desiderio di liberarcene, di affrancarci e la voglia
mai sopita di sentirne i profumi e gli odori. L’impossibilità di farne senza.
Con La Canzone delle Paure, Lam
punta il dito con ironico realismo su tutti quei terrori, a volte iniqui, che
accompagnano la vita dell’uomo sociale. Ne Il
Libro il destino è appunto un libro “difficile da
scrivere leggere interpretare”. Una metafora piena di grazia, che fa riflettere sullo scorrere
del tempo della nostra vita “in quelle
pagine che scorre il tempo che saltellando va…”. Mille Cieli da Volare è un inno alla vita, a volerla vivere,
malgrado le pieghe oscure in cui a volte si nasconde, una vita da vivere senza
ossessioni, per la bellezza che ci offre, perché ci sono appunto mille cieli da
volare. Il Mago è lo stravolgimento
delle certezze, il ribaltamento dei ruoli, le infinite possibilità del tutto.
Il Mago promette che può far tutto, ma forse lo promette soltanto… E si arriva
al punto in cui si cerca di viverli, assaporarli come panna sul gelato, o
fuggirli, riviverli, rimpiangerli o, la cosa più difficile, coglierli. Sono i Momenti della vita, che Lam “ama senza limiti tutti non
qualcuno”. L’abbandono, la fuga, promesse di eternità mai mantenute sono i temi
affrontati in Che Cosa c’è, resa
ancor più struggente e malinconica dalla sottolineante seconda voce del finale.
La ballata finale, Tic Tac, rende
omaggio al tempo e al suo inevitabile scorrere, non senza ironizzare sul luogo
comune che vuole che ci sia il tempo giusto per tutto. Con Poesie Sonore, Lam ci
regala alcuni piccoli affreschi emozionali, che potrebbero scaturire dalla
sensibilità dell’anima di chiunque sappia dialogare con l’anima stessa. Tra
Endrigo, Tenco, Dalla, Guccini e menestrelli d’altri tempi, Lam percorre un viaggio lungo le strade
dell’animo umano, senza la presunzione di voler insegnare qualcosa, lontano dall’utopia
di trovare un senso alla vita, ma certamente con la curiosità di chi vuole sapere
e l’amabilità di chi sa raccontare…
… ma poi scopro che non è tutto! Per chissà quale tranello
informatico, solo qualche giorno dopo aver scritto quello che avete appena
letto, scopro che l’album è ben più ricco, che Tic Tac non è affatto il pezzo finale, insomma, che c’è ancora
tanta carne al fuoco. Io vi ho parlato di nove pezzi, in realtà l’album ne
contiene diciannove, ma gli altri dieci, a questo punto, lascerò che li
scopriate da soli, lascerò che la fiammella della curiosità vi aiuti ad appiccare
l’incendio della conoscenza. Lascerò che possiate godere dei vostri sogni senza
nessun preavviso, cullati dalle sorprese poetiche di Lam. Lascerò che siano le sue parole a mettere il punto, vivrete il
suo sogno “un sogno così vero che mi
sembra finto”.
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