ALIANTE - Forme Libere
Di Max Rock Polis
La classica domanda iniziale
stavolta è: qual è il modo migliore di unire due storiche rivalità, due grandi
città toscane separate solo da una decina di chilometri di terra e da un
piccolo scolmatore d'acqua? Chiaramente la musica! Ecco che si impegnano per
dimostrarcelo gli Aliante, ovvero Enrico Filippi
alle tastiere, Alfonso Capasso al basso e Jacopo Giusti alla
batteria. Due livornesi e un pisano accomunati dalla passione per il Prog, il
Jazz e la voglia di fare un prodotto di qualità.
È normale che a leggere la
formazione vengano in mente due cose.
Una è: “ELP”, ovvero Emerson, Lake e Palmer. Non c'è né voglia né necessità
di fare paragoni altisonanti, gli inglesi sono delle istituzioni e lo sappiamo,
i toscani seguono comunque la loro strada, peraltro senza la vocalità e la
voce: nessuno qui canta.
L'altra è: “sì, ma la chitarra?”. Anche qui abbondano esempi del genere senza
bisogno di uno strumento a sei corde, primi tra tutti i Weather report.
Chiariamo quindi una cosa: in “Forme libere”
non si sente alcun bisogno di una chitarra. La base ritmica c'è, solida,
competente, creativa. Al resto ci pensano le tastiere, con Enrico che dal vivo
si sposta continuamente di qua e di là per utilizzare tutte le sue Roland. Alla
fine, se la chitarra deve fare da sottofondo e ogni tanto esibirsi in qualche
assolo, può ben sostituirla la combinazione pianoforte-tastiera-moog che usa
lui. Tra l'altro senza trucco e senza inganno, ovvero senza sovra incisioni, in
quanto l'opera è stata registrata in presa diretta come un concerto, in soli
quattro giorni, in uno studio in quel di Montopoli Val d'Arno “sotto la
direzione di un preciso metronomo” (come recitano le note di copertina) e fatta
uscire dalla M. P. & Records.
La cosa migliore certo è andare a
sentire in dettaglio il lavoro dagli Aliante.
Il CD si apre con una traccia
parlata, anzi recitata, da Serena Andreini che presta la sua voce al gruppo
leggendo la breve composizione “Forme libere” che da anche titolo
all'album.
Bisogna aspettare altri 40 secondi
di “Kilowatt store” perché la musica prenda il volo, ma non è un'attesa
vana. Li abbiamo anche ascoltati dal vivo: quando i tre toscani partono assieme
bisogna toscanamente “arreggersi alla seggiola” perché l'impatto è notevole.
“Tre di quattro” dà più
respiro, è più ariosa, col metronomo settato più lentamente. Si prosegue con il
primo singolo e il primo video dell'album: “Etnomenia”. Dopo dei cori e
Jacopo che rassetta la batteria quasi fosse in “The grand Vizier's garden party” dei Pink floyd, si arriva alla
parte centrale, che almeno su di me ha avuto un curioso effetto, che per me la
dice lunga sulle capacità del gruppo: dopo averla ascoltata poco prima di
addormentarmi, il giorno dopo me la sono ritrovata che mi girava in testa per
tutta la mattina. Una melodia semplice, una decina di note, però di presa
immediata, quasi subliminale.
Questo per me significa che è
stata trovata la chiave giusta, aldilà dei tecnicismi, dei virtuosismi che
possono apparire in un album al confine tra Prog, Jazz rock ed Elettronica come
“Forme libere”.
Potremo parlare della cortissima “Coda:
marea 03” come della lunghissima “San Gregorio”, suite di quasi 10
minuti divisa in 5 parti, come si faceva una volta, ma lo scenario non cambia...
Pezzo anche questo a rischio di rimanere in testa, non è un caso.
Dobbiamo però citare anche la
canzone in mezzo tra le due, cioè “L'ultima balena”, che gode di un
video tratto da un film del '56 in tema: “Moby
Dick la balena bianca” con Gregory Peck. La partenza è di classe: c'è
Enrico con un assolo di pianoforte dal sapore classico, riportando alla mente “The carpet crawlers” dei Genesis, per
poi mutare in tastiera, moog e finire con lo sciabordio delle onde dell'oceano.
Ultima nota: la suggestiva
immagine di copertina è un quadro a olio dello stesso Jacopo. Ricordando altri
dischi, sembra quasi che la M. P. & records abbia una predilezione per i
poliartisti.
In conclusione, senza scomodare il
ricordo di Montecchi e Capuleti, anche al giorno d'oggi i figli di rivalità
storiche possono arrivare a notevoli risultati. L'unione fa la forza, la parte
ritmica fa da giusto contrappunto alla melodia e tutti assieme arrivano alla
meta.
Forse a volte peccando un pò di
tecnicismo, ma del resto i Police e altri ci hanno insegnato che in tre si fa
bene rock-punk: il Prog è tipico da formazioni numerose, non è facile trovare
equilibrio in pochi. Ma qui sì, nessuno prevale sull'altro.
Gli
Aliante lo chiamano EP, è un album da poco più di 45 minuti: otto tracce
varie, originali e soprattutto suonate con maestria. Questi ragazzi aldilà
della nuova formazione ci fanno sentire tutta la loro esperienza in materia,
confezionando un ottimo esordio.
Aliante
- Forme libere
01
- Forme libere
02
- Kilowatt Store
03
- Tre di Quattro
04
- Etnomenia
05
- Kinesis
06
- Coda: Marea 03
07
- L'Ultima Balena
08
- San Gregorio
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