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giovedì 29 novembre 2018

BANCO: nel novembre del 1972 usciva "Darwin"

L'evoluzione nel 1972!

Racconti sottoBanco

"Molti critici analizzando Darwin si sono soffermati a parlare del suono, ma c'era soprattutto una grande fantasia. Noi non abbiamo mai cercato il raggiungimento di uno sviluppo sonoro attraverso le "macchine" della sala d'incisione. Per altro, essendo giovanissimi e inesperti, non avevamo nemmeno la preparazione tecnica, inoltre abbiamo registrato in condizioni preistoriche. Oggi si può stentare a credere ma Darwin fu registrato su otto piste, pur avendo una struttura e un arrangiamento quasi sinfonico, con interventi estremamente variegati; assicuro che non e stato un lavoro facile, gli studi di registrazione americani e inglesi con 24 o 36 piste, in Italia ce li sognavamo.
Noi registravamo in uno studio della Ricordi, che era un cinema parrocchiale, vicino a piazzale Corvetto, dove il sabato e la domenica dovevamo smontare gli strumenti per permettere ai bambini della parrocchia di assistere alle proiezioni.
Nonostante si trattasse di una grossa casa discografica, si respirava un'aria da autoproduzione casalinga. Il nostro amore per il suono si traduceva in una continua ricerca timbrica, era il mezzo attraverso il quale riuscivamo a comunicare meglio le nostre idee,davamo molto spazio alla sperimentazione
".
Stralcio di intervista al BMS


Usciva nel novembre del 1972 Darwin, album-concept del Banco del Mutuo Soccorso, capolavoro assoluto, monumento al progressive rock.
Non aggiungo altro!
Wazza



BANCO DEL MUTUO SOCCORSO ARTICOLO TRATTO DAL GIORNALE CIAO 2001 DEL 1972 - INTERVISTA E PRESENTAZIONE DELL'ALBUM DARWIN


Recensione dalla rete
Il disco è un   album concept che affronta il tema dell'evoluzione umana teorizzata da   Charles Darwin, traducendone in musica tutta la maturazione: dal caos primordiale, all'apparizione dell'uomo sulla terra con la conseguente assunzione di una propria coscienza e sensibilità.
Si toccano quindi aspetti prettamente tecnici quali " La conquista della posizione eretta", fino ad addentrarsi in quelli più squisitamente sociali: la collettività, l'amore, la morte, l'identità e la coscienza.
Rispetto al "salvadanaio", l'impatto grafico è meno attraente, ma i contenuti si rivelano più consapevoli sin dal primo lungo brano " L'Evoluzione" (13 minuti) dove, anche in questo caso, l'elettronica compare poco e il pathos è affidato principalmente alla ricchezza cromatica e alle straordinarie invenzioni armoniche.
Pur mantendo un   groove sostenzialmente rock, che a tratti si fa molto pesante, " Darwin" suona più colorito e meglio arrangiato  del precedente: i  breaks ritmici risultano molto più funzionali alla struttura dell'intero lavoro e l'aulicità è limitata al minimo.

I musicisti danno il meglio di sé: le doppie tastiere dei fratelli   Nocenzi  trovano qui la loro definitiva omogeneizzazione, mentre la voce di   Di Giacomo  e la chitarra di   Marcelllo Todaro  risultano meno invasive e più funzionali al groove collettivo.

"La conquista della posizione eretta" raggiunge momenti di pura poesia musicale nel racconto di quel   miracolo evolutivo, sottolineandolo prima con un raffinato duetto di tastiere e successivamente estroiettando le fatiche, l'incertezza e la gioia di quel fondamentale passo per l'umanità.

Da ora in poi: " lo sguardo dritto può guardare"

Dopo un breve "scherzo" strumentale (" Danza dei grandi rettili") che denota una simpatico senso di autoironia da parte della band, si accede alla seconda facciata dell'album in cui vengono analizzati singolarmente i nuovi problemi personali e collettivi dei nostri antenati.
L' unione  quale rimedio alla forza e la   scelta esistenziale tra fuga e socializzazione  sono il   leit-motiv  di " Cento mani e cento occhi" (" La voglia di fuggire che mi porto dentro non mi salverà") che musicalmente è un capolavoro del Progressivo Italiano più raffinato.
Il  desiderio sessuale, i   dubbi dell'amore  e le   incertezze sulla propria bellezza esteticasono invece i temi dominanti di " 750.000 anni fa l'amore?", brano in cui la voce di  Francesco Di Giacomo  raggiunge una delle vette più alte della sua espressività e anche qui, la band ci fornisce una magnifica prova di coscienza e sensibilità.
Nei successivi cinque avvolgenti minuti di " Miserere alla storia", l'uomo si interroga invece sulla sua fine e sul   senso della sua esistenza  (" Quanta vita ha il tuo intelletto se dietro a te scompare la tua razza?") per poi sfociare in un finale di inquietante modernità.


L'interrogativo di " Ed ora io domando tempo al tempo"  infonde nell'ascoltatore gli stessi dubbi di quell'uomo primigenio che ora è cresciuto e si trova davanti ad una società matura, opprimente ed impietosa (" Ruota fatta di croci").
In sostanza: "a che serve vivere se tutto deve finire?" La risposta sta nella   lotta quotidiana per l'evoluzione.

"Darwin" si chiude così, rivelandosi un album perfettamente in linea con il suo tempo: sensibile e impietoso, propositivo e coinvolgente, trasgressivo e conflittuale.



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