Della
serie "forse non tutti sanno che...."
Alle
registrazioni dell'album "All
Things Must Pass",
di George Harrison,
venne chiamato uno sconosciuto percussionista, tale Phil
Collins,
a suonare i bonghi nel pezzo "The
Art of Dying",
ma il buon George si "dimenticò" di mettere il suo nome
tra i crediti, rimediando anni dopo nell'edizione speciale (anche se
la presenza di Phil, non è che si senta tanto!).
Il
giovane Phil aveva avuto altri "incontri ravvicinati" con
il mondo dei Beatles.
Nel
1964 fece la comparsa nel film "A Hard Day's Night".
...di
tutto un Pop
Wazza
Il
legame di Collins con i Beatles risale al 1964, quando venne assunto
come una comparsa nel loro primo film, A
Hard Days Night.
Solo tredicenne all'epoca, trascorse la giornata insieme a centinaia
di altri adolescenti istruiti su come urlare a mozzafiato durante il
climax del concerto televisivo. Sfortunatamente, il suo purismo
musicale lo penalizzò. «I
produttori volevano ragazzini urlanti, ma io rimasi immobile, e forse
fu per questo che mi fecero fuori dal film»
ha detto Collins a Rolling
Stone nel
2016. «Ricordo
di aver pensato “Volete smetterla di urlare? Ascoltiamo la
musica!”»
La
sua seconda esperienza con uno dei Fab Four fu egualmente deludente.
Nel 1970 venne ingaggiato per suonare le conga in una sessione di The
Art of Dying che
doveva far parte di All
Things Must Pass.
«Una
sera uno dei manager mi chiamò e mi disse Vuoi andare ad Abbey
Road?”
ricorda Collins. «Io
risposi, “Sono un pò occupato, mi sono appena fatto un bagno”.
Lui
disse
“Beh”,
si tratta di George Harrison” e io risposti “Prendo un taxi”.
Entrai e c'erano Ringo Starr, Billy Preston, Phil Spector, Klaus
Voorman, Badfinger, Pete Drake (il chitarrista), Mal Evans (il road
manager dei Beatles) e George. Spector fu brusco: aveva un
atteggiamento del tipo “Chi si crede di essere questo ragazzo,
pensa davvero di poter suonare con i Beatles?”».
Determinato
a provare il suo talento, il diciannovenne attaccò la canzone con
forza brutale durante le prime prove e si fece venire presto delle
escoriazioni. Quando iniziarono a registrare, aveva le mani
scorticate e poteva suonare a malapena. «Dopo
venti minuti, avevo già le vesciche. Facemmo una pausa, poi lo
chauffeur di Ringo venne da me e mi disse “Hai finito”».
Le conga, ammesso che vennero inserite del tutto, non si sentono nel
mix finale. «Quando
uscì All
Things Must Pass,
andai a controllare i crediti ma il mio nome non c'era».
Lo stesso Harrison
rimase inconsapevole della partecipazione di Collins fino al 2001,
quando lavorò a una versione rimasterizzata del disco per celebrarne
i trent'anni. Lui e Collins avevano stretto rapporti d'amicizia negli
anni successivi alla registrazione, quindi Harrison decise di
divertirsi un pò alle spese della stella dei Genesis. Come forma di
scuse per non averlo citato nei crediti all'inizio, mandò a Collins
una versione della canzone stando alla quale si sentivano le sue
percussioni perdute.
«Ricevetti
un nastro della canzone da George; avevo suonato le conga in maniera
troppo forte»
ha detto Collins a EW.
«Ho pensato “Cristo, suona da schifo”. Infatti era uno scherzo
di Harrison. Aveva registrato Ray Cooper [il percussionista] mentre
suonava. Gli disse “Suona male, voglio registrarlo e mandarlo a
Phil”. Non riuscivo a credere che un Beatle avesse perso tutto quel
tempo per farmi uno scherzo».
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