Usciva il 17 luglio 1970 “Cosmo’s Factory”, quinto album dei Creedence Clearwater Revival, quello che li ha consacrati al successo mondiale.
Disco senza tempo, miscela di rock,
blues, country, cantato dalla superba voce di John Fogerty.
Sei brani di questo album entrarono nella Top 5 della classifica dei singoli in USA.
Di tutto un Pop…
Wazza
Dalla rete – Giacomo Messina
Parlando dei Creedence Clearwater
Revival, si corre il rischio di scivolare nelle più banali frasi fatte: “La
quintessenza dell’american sound”, “L’abbecedario del rock n’roll” e via
discorrendo. Si tratta però di un rischio inevitabile, perchè i Creedence sono
stati anche questo: miscelando influenze di vario tipo (dal soul al country,
dal blues al rock n’roll) sono stati capaci di creare un sound inconfondibile,
spontaneo ed eccitante, condito da una “mitologia” a base di swamp e bayou che
evoca la Louisiana; cosa alquanto singolare, tenuto conto che i nostri sono
californiani. Ma nel panorama californiano di fine anni Sessanta diviso tra
Jefferson Airplane, Grateful Dead, CSN, tra sballi psichedelici e contestazione
politica, i Creedence erano a dir poco dei pesci fuor d’acqua; paradossalmente
questo loro essere out of fashion e out of time ha rappresentato il loro punto
di forza, e ha reso le loro canzoni impermeabili al trascorrere del tempo e al
susseguirsi delle mode, tanto da diventare fonte di ispirazione per numerose
band e artisti.
Cosmo’s Factory è il quinto album
della band (formata dai fratelli Fogerty, John alla chitarra e voce e Tom alla
chitarra; nonchè da Stu Cook al basso e Doug Clifford alla batteria.) e viene
realizzato nel 1970; l’anno precedente, il 1969, era stato per la band un vero
e prorio annus memorabilis , in quanto vide la luce una trilogia a dir poco
irripetibile: Bayou Country, Green River, Willie And The Poorboys. Cosmo’s
Factory rappresenta l’apice della carriera della band, summa e sintesi della
loro arte, della loro capacità di pescare a piene mani nella tradizione del
passato per creare qualcosa di nuovo. Tra tutti i dischi dei Creedence Cosmo’s
Factory è probabilmente il più vario, quello più “enciclopedico” nello svelare tutte
le varie influenze della band, un meraviglioso contenitore nel quale trovano
posto rock n’roll anfetaminici alla Chuck Berry come Travelin’ Band,blues da
roadhouse come Before You Accuse Me, ballate country (Lookin’ Out My Back
Door), galoppate a ritmo di psychobilly (la straordinaria Ramble Tamble, cioè
Gun Clubbefore Gun Club) folk ballad dal sapore byrdsiano (Who’ll Stop The
Rain), senza dimenticare Up Around The Bend, brano dal riff micidiale, che
anticipa molto del power pop di lì a venire.
Come nei precedenti dischi non mancano le cover, da Ooby Dooby di Roy Orbison a My Baby Left Me di Arthur Crudup (interpretata anche da Elvis Presley), alla già citata Before You Accuse Me (di Bo Diddley) fino ad arrivare al capolavoro di Marvin Gaye I Heard It Through The Grapevine che diventa uno stravolto e stravolgente tour de force di circa 11 minuti. Ma la palma di capolavoro assoluto del disco è indubbiamente la conosciutissima Run Through The Jungle, probabilmente uno dei pezzi più coverizzati di sempre (dai Gun Club a Lydia Lunch, passando per i Killdozer), archetipo dello swamp blues tipico dei Creedence: distorsioni “apocalittiche” di chitarra, ritmo “paludoso” e un testo che parla della guerra in Vietnam vista dai soldati.
Dopo questo capolavoro, i CCR daranno
alle stampe altri due dischi, Pendulum e Mardi Gras, nei quali non mancano
buoni spunti (Pagan baby per esempio), ma si riveleranno troppo incostanti,
nonchè privi (soprattutto il secondo, senza Tom Fogerty) della “magia” che
invece possedevano i dischi precedenti.
Nessun commento:
Posta un commento