Tra polemiche e grandi emozioni si
tenne il 15 luglio 1989 lo straordinario concerto dei Pink Floyd a
Venezia, su un palco galleggiante davanti a piazza San Marco.
Di tutto un Pop…
Wazza
15 LUGLIO 1989: I
PINK FLOYD A VENEZIA.
UN CONCERTO TRA
ROCK E SOGNO
Sono passati 31 anni esatti da quel 15
luglio 1989 in cui Venezia e i Pink Floyd si scontrarono per uno degli eventi
rimasti nella memoria come una specie di catastrofe, di tentato suicidio di una
città che non seppe organizzare l’invasione dei fan di una delle più popolari
rock band del mondo trovandosi alla fine a subirne l’assalto fortunatamente
pacifico nella peggiore condizione possibile.
Ad aprile di quell’anno la proposta
dell’organizzatore Fran Tomasi, veneziano d’adozione, di tenere un concerto del
gruppo su un pontone galleggiante, gratuito e trasmesso in diretta e in
mondovisione dalla Rai, era stata accolta in maniera possibilista dal Comune e
in particolare dall’allora assessore competente Nereo Laroni.
L’operazione era complessa e costosa.
A Venezia la giunta rossoverde guidata
dal sindaco repubblicano Casellati si divise sull’opportunità di tenere
l’evento, di farlo lì, davanti a piazza San Marco, e in quel giorno, la sera
della tradizionale festa del Redentore.
La battaglia, feroce, fra favorevoli e
contrari - questi ultimi guidati dall’avvocato Augusto Salvadori - che inglobò
lotte intestine fra i partiti locali, diverse vedute sulla filosofia di governo
della città e la prospettiva di portare in futuro a Venezia l’Expo, finì con
uno scaricabarile di responsabilità che portò il 15 luglio a una situazione
paradossale.
Il palco fu montato e trasportato in
mezzo al bacino.
200.000 persone, forse più, occuparono
ogni spazio possibile in piazza San Marco e sulla Riva degli Schiavoni sin dal
mattino, compresi i tetti degli imbarcaderi.
Qualcuno tentò anche la scalata delle
impalcature del Palazzo delle Prigioni in restauro per avere una miglior vista
del palco galleggiante.
Nessuno aveva preparato transenne,
servizio d’ordine, servizi minimi di assistenza, gabinetti chimici, acqua,
ristoro.
La Sovrintendenza, coinvolta
all’ultimo, aveva ottenuto un abbassamento dei decibel a livelli quasi
inaudibili a terra e vietato, per motivi estetici, gabinetti chimici e un
megaschermo in piazza.
Al pubblico - invitato da settimane da
spot televisivi - fu negata assistenza anche da molti locali pubblici, quelli
che non videro invece l’occasione di speculare sui prezzi di bevande e cibo.
Il concerto ci fu, con
l’autorizzazione firmata all’ultimo.
Durò solo 90 minuti per esigenze
televisive e Venezia alla fine si vide poco in tv perché la mancanza di
servizio d’ordine (la forza pubblica arrivò nel pomeriggio e fu prevalentemente
incaricata di circoscrivere eventuali intemperanze) non aveva impedito la
scalata alle torri di illuminazione che erano quindi rimaste in gran parte
spente.
Alla fine, tutti tornarono a casa
lasciando tonnellate di immondizie sul posto (che nessuno si premurò di
raccogliere per due giorni) e liberando la vescica dove possibile. Per Venezia
e i veneziani fu un incubo, in parte raccontato poi dai Pitura Freska e Skardy
nella loro famosa canzone "Pin Floi". Per la maggior parte dei fan
una giornata comunque indimenticabile nonostante la disorganizzazione totale, i
chilometri a piedi sul ponte per ritrovare le auto abbandonate in terraferma, i
treni superaffollati, molti costretti a dormire dove capitava, stremati.
Il concerto segnò l’apice del tour di
una band tornata in auge come trio dopo anni di traversie dovute alla disfida
legale con l’ex leader Roger Waters, che aveva abbandonato il gruppo e tentato
di azzerarne il marchio.
Davanti al palco centinaia di gondole
e migliaia di barche piene di persone e di luminarie avevano comunque fatto
corona alla musica e agli effetti luminosi fino all’apoteosi dei tradizionali
fuochi d’artificio partiti sull’ultima nota del concerto illuminando la laguna.
La polemica politica durò anni, e il
processo alla Corte dei Conti determinò, alla fine, che tutti gli
amministratori erano variamente responsabili, mentre il conto dei danni era
limitato al costo dell’asporto della spazzatura e all’equivalente di 800 euro
per il restauro di una colonna scheggiata.
A ricordare quella famosissima notte,
che ha già prodotto due libri, "Scoppi in aria" di Lucio Angelini, e
"Lo show del secolo" di Tommaso Gastaldi, anche i fan veneti dei Pink
Floyd, la fanzine Heyou e il museo virtuale Floydseum, che hanno dedicato una
mostra fotografica all’ex chiesa di Santa Marta a Venezia, "The Night of
Wonders", corredata da video e oggetti.
A Chioggia i collezionisti
"Lunatics" dedicarono all’evento e al gruppo anche una mostra al
Museo Civico.
Una folla immensa vide un concerto
gratuito dove alla diretta Rai in Eurovisione si collegarono circa 100 milioni
di persone da tutto il mondo e che assistettero ad uno spettacolo eccezionale.
Di quell'evento sono assolutamente
interessanti le fotografie di quel giorno, che ricordano Venezia in uno stato
di "campo di battaglia" e i video, di cui sotto ne trovate alcuni, a
testimonianza di un evento unico ed irripetibile.
Fonte: Il Gazzettino/Vanilla Magazine
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