Claudio Milano’s End
Friends (La Bobina di Tesla)
ManifestAzioni live
2011-2023
2023, Music Force/Egea Music
Uscita: 19/05/2023
Di Alessandro Freschi
Individuare
le istantanee più suggestive ed ordinarle in un pregiato raccoglitore.
Riassaporare così le emozioni che hanno infuso certi prosceni meditando su ciò
che era un impellente presente ora trasformatosi in passato. Tratteggiare la
parabola di un viaggio che non conosce sosta. Un decennio di esplorazioni e
sperimentazioni incarnate da caleidoscopiche identità artistiche, tra
sonorizzazioni, poesia, teatro, video, pittura e linguaggi in codice. Si
srotola attraverso un canovaccio di poco più di venti tracce la sintesi
musicale con la quale Claudio Milano celebra (se non tutti, per buona parte) i progetti che lo hanno
visto coinvolto a partire dal 2011 (Omaggio a Tim Burton al Bloom di Mezzago)
sino alla recente trasposizione del visionario “capolavoro muto” “L’Inferno” in
tandem con il trio de I Sincopatici.
Mai
come in questa circostanza è doveroso mettere i puntini sul termine “sintesi
musicale”.
Chi
ben conosce l’artista pugliese sa quanto possa essere restrittivo soffermarsi ad
argomentare solamente uno di quelli che sono gli elementi comunicativi
propagati nel corso delle sue performance dal vivo, soventemente tinteggiate da
una “violenta” presenza scenica, evocativi (e complessi) declami e futuristiche
diavolerie multimediali. Nonostante ciò, gli enfatici cambi di scenario
proposti in successione su “ManifestAzioni
live 2011-2023” appaiono indiscutibilmente in
grado di irradiare sano pathos, lambendo atmosfere arcane e psichedeliche,
talvolta criptiche, raramente convenzionali.
Detentore
di una prodigiosa estensione vocale, da sempre impegnato nello studio di
tecniche di modulazione e canto lirico da devoto discepolo quale è della
radiosa cometa Stratos (suggestiva la dedica in coda di “SenseNonSex” incisa a
Rocca di Cento nel corso di un tributo a Demetrio del 2016), Claudio ipnotizza
l’ascoltatore di turno recuperando performance come la liturgica “Madre Pagana”
(Not Me), “Secca in Festa” (NichelOdeon) – trasognato interplay con l’arpa elettrica di Raoul Moretti – e
“Cerniere”, incursione nelle profonde meditazioni (ed improvvisazioni) dello
Strepitz Open Project di Vanni Floreani. L’anima pulsante delle creature di laboratorio
affiora nitida, impreziosita dal motivato contributo consacrato da una schiera,
nobile e cospicua, di affiatati compagni di viaggio. Detto di Floreani e dei “danteschi”
Sincopatici meritano inevitabilmente citazione (ma ripetiamo l’elenco nella sua
completezza è di assoluto prim’ordine) il polistrumentista Vincenzo Zitello
(all’arpa celtica nel commovente omaggio, “Nostro Padre ci aspetta”, al mai
dimenticato Claudio Rocchi), Arrington De Dyonisio (nell’emozionale duetto
“Pan’s Pot”), il ‘collettivo Area’ (Calloni, Tavolazzi, Tofani) e il
percussionista Ermes Ghilardini.
Un indefinibile e libero crocevia di contaminazioni ed estro, ben distanti da regole di mercato e vane glorie. Nella sua ardua apparenza un sostanziale collage di arte allo stato puro. Occasione, quindi, per tornare ad apprezzare (o anche solamente cercare di conoscere meglio) Claudio Milano. Non poco in questi aridi tempi.
Nessun commento:
Posta un commento