Quando ero adolescente 100 lire erano
spesso una costante delle mie giornate.
100 lire erano l'incessante richiesta
di giovani squattrinati che ti avvicinavano ai concerti con aria
compassionevole dicendoti..."C'hai cento lire?"
100 lire nel 1972 erano però anche il
mio quasi quotidiano investimento per ascoltare tre dischi nel juke-box della
pizzeria Claudio di Castel Maggiore e le mie personali selezioni cadevano quasi
sempre su Imagine di Lennon, Emozioni di Battisti, Gioco di
bimba de Le Orme e l'immancabile One of these days dei Pink Floyd.
Allora ero abbastanza acerbo per quanto riguarda la musica (e non solo) ma
quest'ultimo pezzo aveva il potere di rapirmi ogni volta: con il suo ritmo
ossessivo e ripetitivo, era al di fuori da tutto quello che avevo ascoltato
fino a quel momento.
Un salto temporale di oltre
cinquant'anni mi vede ora seduto su di una poltroncina all'Arena della Regina
di Cattolica, da solo e senza amici al seguito per la prima volta nella storia
delle mie esperienze di concerti. Sono le 21,10 e la prima nota violentissima
del basso con eco mi colpisce dritto al cuore e da lì comincia quel pezzo che
mi porto dentro da cinquant'anni e che non mi stanca mai. Con passo lento ma
deciso conquistano il palco i vari musicisti e per ultimo Nick Mason, un quasi ottantenne che ha ancora una
gran spinta. Guy Pratt, già bassista live dei Pink Floyd dopo
l'abbandono di Waters ci dà dentro come un martello, Gary Kemp voce e chitarra,
Lee Harris chitarra e Dom Beken alle tastiere completano la
line-up.
Sound perfetto e impeccabile, con una
lieve sovra-amplificazione della batteria, ma ci sta, Mason è la star della
serata.
I pezzi che si susseguono sono un mix
tra i primi Barrettiani Floyd non sempre travolgenti e alcuni masterpiece di
incancellabile potenza emotiva. If, Atom Heart Mother, Set the controls for
the heart of the sun, Astronomy domine ci fanno volare alto ma la mazzata
finale arriva nella seconda parte del concerto con il ping di Echoes. Le
mani si spelano, la pelle si fa d'oca e gli occhi si inumidiscono. Un
capolavoro assoluto e Meedle rimane per me uno dei tre migliori dischi
dei Floyd.
Il bis prevede See Emily Play,
A Saucerful of Secrets e infine Bike, che non è propriamente un
pezzo da tramandare ai nipotini, tanto che preferisco ascoltarlo mentre esco
dall'Arena un po' in anticipo per evitare la calca e il traffico.
Tutto sommato un gran bello
spettacolo che rivedrei di nuovo qualora ce ne fosse l'occasione. Avevo già
visto due volte i Pink Floyd a Modena nel 1988 e nel 1994 ma sono concerti che
non possono assolutamente essere paragonati. Produzioni mastodontiche ma
soprattutto musiche di periodi diversi.
Mason & co bravi, bravissimi.
Nessun commento:
Posta un commento