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venerdì 18 agosto 2023

CELESTE – Intervista quadrupla ai membri della band, di Andrea Pintelli

 


CELESTE – Intervista quadrupla ai membri della band

Di Andrea Pintelli

 

I Celeste erano una grande band. “Principe di un Giorno” del 1976 è lì a dimostrarlo, essendo uno dei migliori album di sempre del Progressive italiano. I Celeste sono una grande band. Della formazione originale resta il solo Ciro Perrino, autore sopraffino di tantissimi altri progetti paralleli, come solista o al timone di altri gruppi. Con lui quattro ottimi musicisti a testimoniare la grandezza di questo ensemble. Quindi non semplici gregari, ma responsabili (tanto quanto Perrino) del suono e della buona riuscita di ogni progetto legato al nome Celeste. Ritengo giusto, quindi, dargli la giusta visibilità in quanto dotati di grande talento.

Ve li presento: sono Mauro Vero, chitarre acustiche ed elettriche; Francesco Bertone, basso; Marco Moro, flauti e sassofoni; Enzo Cioffi, batteria.

Costoro sono stati tutti presenti nei seguenti dischi: “Il Risveglio del Principe” (2019), “Il Principe del Regno Perduto” (2021), “Celeste with Celestial Symphony Orchestra” (2023). Attualmente stanno lavorando al quinto capitolo della band e quarto del nuovo corso, in uscita ad aprile/maggio 2024. Inoltre, in occasione del cinquantennale di uscita di “Principe di un Giorno” (2026), faranno uscire un doppio vinile con, sul primo disco, la riproposta di come avrebbe dovuto essere realizzato inizialmente con una voce femminile e cantato in lingua inglese, e, sul secondo disco, gli stessi brani ma completamente risuonati e reinterpretati, come percezione attuale di quell’esordio.

A loro la parola.

Parlaci dei tuoi primi passi compiuti nel mondo della musica.

MV - Iniziai a suonare la chitarra a 9 anni grazie alla mia capacità naturale del canto. Sono passato dalle canzoni di musica leggera, alla musica da ballo, fino ad arrivare alla musica classica (diplomato di chitarra classica nel 1990 a Cuneo) passando dal rock, pop e blues. Mi sento un musicista che ama la musica in tutte le sue sfaccettature, venendo spesso considerato molto versatile.

FB - Ho iniziato come chitarrista, e lo sono stato dai 9 ai 15 anni in esclusiva, siccome non immaginavo altri strumenti per me. Poi sono stato rapito del basso elettrico e poco dopo dal contrabbasso, che ho voluto studiare seguendo il percorso proposto dal Conservatorio classico.

MM - Ho cominciato a studiare musica grazie alla professoressa di Educazione musicale alle medie.

EC - Tutto ha inizio intorno ai sei anni di età. Seguivo mio padre in casa, suonatore di fisarmonica e banjo, percuotendo, con cucchiai o altro, la custodia della fisarmonica. Con l’acquisto di una batteria vera, Hollywood Meazzi, intorno ai 12 anni è iniziata la mia carriera musicale che di fatto ancora oggi, a 61 anni, è nel suo pieno sviluppo, della serie non si finisce mai di imparare. A 14 anni mi sono iscritto a una scuola civica di indirizzo classico di Sanremo, per poi orientarmi principalmente su vari generi: rock, pop, e infine jazz. Ho conseguito il diploma in batteria nel prestigioso C.P.M. di Milano. Musicalmente ho avuto l’enorme fortuna di essere inserito in maniera professionale in moltissimi contesti e generi musicali in giro per tutta l’Italia e diversi paesi europei. Tutto questo mi ha consentito di approfondire vari linguaggi e come affrontarli al meglio, garantendomi una sufficiente dose di conoscenza utilissima in ambito lavorativo. Da tempo il mio interesse è prevalentemente indirizzato verso il jazz, la world music, la musica per grandi orchestre sia jazz che classiche, e tanti altri contesti in cui la creatività gioca un ruolo fondamentale. Tra tutti questi la musica di Ciro ha una sua collocazione di prim’ordine.

Tu fai parte dei Celeste, con cui hai inciso gli ultimi tre album: cosa rappresenta per te, globalmente, questa esperienza?

MV - L’esperienza Celeste è stata un nuovo capitolo della mia vita musicale. Suonare con le parti scritte e partecipare attivamente a questo progetto fatto di Musica con la M maiuscola con un repertorio originale e diverso da tutto quello che ho suonato nella mia vita, rappresenta una continuazione nell’esplorare cosa ci può infondere la conoscenza delle 7 note.

FB - Celeste è una situazione Prog, pensata e realizzata da Ciro Perrino, e questo è per lo strumentista una sfida molteplice: bisogna aderire allo stile, soddisfare il più possibile le richieste di chi ha architettato le strutture (Ciro), vincere le difficoltà tecniche e anche trovare lo spazio per lasciare unimpronta personale.

MM - È un'esperienza e un arricchimento musicale grazie a uno dei maestri del Prog a livello mondiale.

EC - Aver suonato negli ultimi tre album di Celeste rappresenta tantissime cose. La prima, e per alcuni versi più importante, è quella di aver rincontrato musicalmente Ciro dopo molti anni. La nostra frequentazione personale non si è mai interrotta in questi lunghi anni, ma collaborazioni musicali tra noi due era da molto tempo che non ne capitavano. Le mie prime registrazioni le ho realizzate nel suo studio all’età di 14 anni. La mia prima tourneè all’estero (Spagna, Barcellona), è avvenuta con lui e la sua Fiat 127. Quindi Ciro ha sempre rappresentato in me un riferimento importante sia a livello di amicizia sia a livello artistico, collaborare con lui, a distanza di tanti anni, è stato molto significativo per me.  Inoltre, il privilegio e la gratitudine per la possibilità datami nell’offrire il mio contributo al progetto Celeste. 

Ora, nel dettaglio, spiegaci le differenze fra “Il Risveglio del Principe”, “Il Principe del Regno Perduto” e “Celeste with Celestial Symphony Orchestra”.

MV - Per ciò che riguarda gli strumenti usati da me, ovvero le chitarre acustiche e classiche, in tutti e tre i dischi dimostra che c’è un forte legame in tutta la produzione. E il mio ruolo spesso di tipo melodico, misto all’aspetto armonico, ne è un esempio. Certamente nell’ultimo lavoro l’apporto della sezione di archi ha dato un ulteriore impulso di novità sommate a due voci (maschile e femminile) molto particolari e perfettamente inserite nel contesto.

FB - I primi due li considero conseguenti, molto omogenei tra di loro, anche se brano dopo brano si è andati in una direzione via via più libera per il mio strumento, si è pensato e realizzato sempre di più un basso che canta. Lultimo lavoro, con lorchestra sinfonica, non nega questa direzione, ma la arricchisce con unisoni che legano il mio strumento (Fender Precision) ai bassi dellorchestra (Celli, Bassi, Fiati gravi) e il vestitoper le idee di Ciro è più che mai sontuoso.

MM – “Celeste with Celestial Symphony Orchestra” è un lavoro più sinfonico; nei primi due album c'è un lavoro più specifico sui suoni, dove io ho inserito anche i flauti dolci che sono proprio di Ciro.

EC - Posso principalmente elencare quelle che sento io essere le differenze fra gli ultimi tre lavori riferite al mio strumento. Ne “Il Risveglio Del Principe” c’era, dal mio punto di vista, la necessità di entrare in punta di piedi con la batteria in quanto strumento mai previsto precedentemente. Rendere quindi le sonorità ed ambientazioni caratteristiche di Celeste non “disturbate” ma altresì implementate ed innovate. Ne “Il Principe Del Regno Perduto” abbiamo condiviso con Ciro la necessità di una maggior libertà espressiva che si concretizzasse con una batteria più libera, più suonata anche con accenni jazz. Lavoro ulteriormente progredito con “Celeste With Celestial Sympony Orchestra”, in cui questo concetto di libertà espressiva, in pieno ambito Progressive, si integrasse perfettamente con l’orchestra presente in questo nuovo capitolo di Celeste.

Parliamo del processo di realizzazione dei brani: il tuo contributo in cosa consiste?

MV - Le parti scritte determinano una impostazione quasi obbligatoria, ma il mio apporto, come quello di tutti noi, è la ricerca di ottenere un’interpretazione che si sposi perfettamente con il progetto e devo dire che, in maniera molto naturale, siamo riusciti ad ottenere questo risultato che si può ascoltare nei vari capitoli del progetto. Ho usato chitarre acustiche e classiche usando talvolta il plettro e a volte la tecnica classica e questo mi ha permesso di ritornare alle origini del mio studio chitarristico.

FB - Ciro ci parla dei brani quando sono ancora in forma embrionale, lui è molto veloce nellabbozzare idee, produce molto. Io ed Enzo Cioffi cerchiamo di collegare alla Terra una Musica molto aerea, leggera e cerchiamo di filtrare le proposte di Ciro in chiave forse più rock. Così io ogni tanto chiedo a Ciro di lasciarmi mettere qualche tonica al basso per dare più robustezza alla mia parte.

MM - Le parti sono quasi interamente scritte da Ciro, a volte vi sono spazi improvvisativi sia col flauto che col sax dove si concorda con lui se deve essere più o meno un'improvvisazione jazzistica.

EC - Il mio contributo consiste espressamente nel personalizzare le parti di batteria pensate da Ciro (tra l’altro anch’esso batterista), e renderle compiute al suo processo creativo. Ritengo che Ciro abbia idee ottime e molto chiare a riguardo, sa cosa volere da batteria e percussioni nei suoi lavori e quindi cerco di essere fedele a quanto da lui concepito. Il mio processo infine di personalizzazione, conoscendo ormai ciò che desidera ed i limiti entro cui agire, fa si che il lavoro risulti essere quello auspicato.

Chi è per te Ciro Perrino e quale valore ha lavorare insieme a uno massimi esponenti del progressive italiano (e non solo)?

MV - Sapere di avere a Sanremo un musicista, compositore come Ciro è stato per me una gradevolissima sorpresa. La sua tessitura musicale delle composizioni porta ogni strumento a diventare molto spesso melodico e l’intreccio delle voci crea un effetto davvero sorprendente. Studiando le parti capita di non aver un’esatta collocazione ma, nel momento dell’ensemble, arriva la sorpresa, ovvero rendersi conto che tutto fila perfettamente sia dal punto di vista melodico che armonico e ritmico. Grazie a Ciro il mio nome ha fatto il giro del mondo su molte piattaforme e recensioni, e questo è un ulteriore successo personale! Ho ringraziato più volte Ciro per l’opportunità che mi ha dato.

FB - Ciro è molto fantasioso e allo stesso tempo molto preciso, sa bene quale risultato vuole ottenere. Credo sia un requisito fondamentale per stare così tanti anni sulle scene. A questo rigore lui unisce una profonda umanità ed empatia con tutti gli strumentisti, immagino sia il modo giusto di scambiarsi non solo opinioni tecniche ma anche feedback di altro tipo, che poi inevitabilmente confluiscono tutti nella sua Musica, ed è un grande esempio.

MM - È un grande onore lavorare col maestro Perrino, è un arricchimento musicale e culturale, e umanamente è una persona meravigliosa.

EC - Ciro è principalmente un amico a cui sono legato da quasi cinquant’anni. Quindi in questo legame ritengo ci sia già molto. Suonare con lui e per lui, oltre una ulteriore valorizzazione del nostro legame, è un grande onore e privilegio in virtù di quanto lui rappresenti nell’ambito dell’intero Progressive italiano e non solo.

Cosa ti dà la Musica e cosa dai tu a lei?

MV - La Musica è tutta la mia vita, mi ha dato lavoro, quindi un certo benessere interiore e, non posso esimermi dal pensare anche all’apporto economico. Amo cantare e suonare la chitarra e ringrazio i miei genitori che mi hanno permesso di intraprendere questa strada e credo che nel momento in cui mi presento su un palco regalo, senza peccare di presunzione, momenti di assoluta comunicazione con il pubblico. Inoltre, proprio grazie alla Musica, mi sento un uomo libero e come chi ama il proprio lavoro anche assolutamente soddisfatto di tutto ciò che ho fatto e che farò, anche grazie al progetto Celeste che continua con altri piccoli e grandi camei!

FB - Personalmente sono impegnato tutto lanno in un caleidoscopio di stili che mi costringe ad essere flessibile e sempre mentalmente impegnato. Credo che la cosa faccia bene alla mia Musica, non solo quella che scrivo e ogni tanto pubblico, ma parlo proprio di un approccio da strumentista che cerco di mantenere uguale applicandolo a musiche molto diverse fra loro. La fantasia del jazz può, in piccola parte, arricchire il rock. La cultura del metronomo, tipica del pop, può far del bene sia al jazz che alla classica. La ricerca del suono, tipica del mondo classico, è spendibile ovunque. Così io provo a portare sempre con me queste esperienze.

MM - La musica mi dà molto, direi che mi accompagna tutto il giorno, anche quando non suono e non l’ascolto. Il mio contributo alla musica è minimale e anzi spero di non rovinare troppo un'arte così meravigliosa.

EC – Beh, è scontato dire che la musica mi dà tutto, la mia esistenza stessa ritengo, di conseguenza cerco al meglio di contraccambiare. 






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