METRONIMIA
– CALEIDOSCOPIO ASTRALE
(KEYRECORDS, 2024)
Di Evandro
Piantelli
Quando mi capita tra le mani
il disco d’esordio di un giovane gruppo italiano sono sempre un po’ in
difficoltà perché (e non credo di essere l’unico) vorrei subito inquadrarlo in
un “genere” musicale ben definito. È il risultato di tanti anni di ascolti, di
letture, di presentazioni di dischi e di conversazioni con amici e appassionati
di musica. In realtà mi rendo conto che tentare a tutti i costi di catalogare
un artista può risultare un errore e portarci fuori strada, come è dimostrato
da “Caleidoscopio astrale”, primo
album del gruppo piemontese Metronimia,
uscito l’8 marzo scorso.
In realtà il gruppo si è
costituito nel 2018 ed ha già pubblicato un EP, ma in questi ultimi anni la
band ha subito diversi cambiamenti di formazione, fino ad arrivare alla lineup
attuale: Lorenzo Armando (batteria), Filippo Avena (chitarra,
sax), Davide Bagnis (basso) e Elisa Marchiaro (tastiere e voce).
I brani dell’album sono
caratterizzati da un suono privo di fronzoli e da testi molto interessanti, che
contengono importanti riflessioni sull’uomo e sulla società.
Prendiamo ad esempio il pezzo
con cui si apre il disco e cioè “Carretto” (dove troviamo una
chitarra “acida” ed un organo che mi ricorda un po’ Ray Manzarek), metafora
dell’uomo che corre per raggiungere qualcosa che non sa neppure bene lui cosa
sia. Oppure “Pendolo”, una ballad sull’impietoso trascorrere del
tempo. O ancora “Menzogne”, col suo inizio quasi sudamericano che
sfocia in un graffiante hard rock, dove nel testo si racconta della maschera
pirandelliana che caratterizza l’essere umano, condannato a vivere una vita di
bugie. Anche “Non ci sto”, che chiude il disco, è un pezzo molto
interessante (c’è un bel riff di chitarra che mi riporta addirittura ai Devo),
dove si narra della (triste) storia di un giovane musicista che vede soffocati
(dal maestro di musica e dal produttore) i suoi sforzi per produrre la musica
che piace a lui e che, piuttosto di farsi piegare, sceglie di percorrere una
strada diversa, continuando a suonare, magari per pochi, ma almeno ciò che gli
piace.
“Caleidoscopio astrale” mi sembra un promettente inizio per questo gruppo. I suoni sono decisi e graffianti, la voce di Elisa è notevole e personale ed ogni brano rappresenta un piccolo racconto sul mondo che conosciamo e su temi sui quali a volte non riflettiamo abbastanza. E non fa niente se non riesco a catalogarli in un genere preciso (ecco, ci sono cascato di nuovo).
Per conoscere la loro storia e ascoltare l'album cliccare sul link a seguire...
https://mat2020.blogspot.com/2024/04/un-po-di-storia-e-musica-dei-metronimia.html
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