Non camminare dietro a me,
potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina
soltanto accanto a me e sii mio amico.
(Albert Camus)
Sempre
con noi... ciao Rudy
Wazza
Robustiano 'Roby'
Pellegrini (Homo Sapiens) ricorda Rodolfo Maltese
Intervista
di Ignazio Gulotta
I.Gulotta (Distorsioni): Come è entrato a far parte del vostro gruppo Rodolfo?
Roby Pellegrini: A quel tempo ci chiamavamo I Tarli, il nome ci sarà poi cambiato in
Homo Sapiens da Enzo Leoni allora direttore artistico della Rifi, casa con cui
firmammo il nostro contratto, e stavamo cercando un chitarrista, spargendo la
voce nell'ambiente musicale pisano, finché ci fu segnalato il nome di Rodolfo
Maltese, che all'epoca viveva a Pisa perché il padre era un paracadutista della
Caserma Folgore.
Già alla prima audizione ci rendemmo conto di trovarci davanti a un
talento non comune: Rodolfo non sapeva leggere la musica, ma aveva un orecchio
straordinario, gli bastava ascoltare un brano per rifarlo, non solo, lo
reinterpretava anche in modo personale, così entrò in pianta stabile nei Tarli,
il gruppo si esibiva principalmente nei locali della zona e della Versilia.
Come avvenne la separazione?
Noi suonavamo spesso in un bel locale di Città di Castello, Il
Gattopardo, dove si esibivano molti dei gruppi italiani, fra cui anche il
Banco. Lì Vittorio Nocenzi, ascoltandolo, fu colpito dallo stile e dalla
tecnica di Rodolfo e iniziarono i primi contatti, che poi giunsero a
conclusione durante il Festival Pop di Caracalla nel maggio 1971, dove ci
esibimmo anche noi. Per noi non fu certo facile sostituirlo.
Già con voi aveva iniziato a suonare la tromba?
Aveva davvero la musica nel sangue, sempre alla ricerca di novità e di
perfezionamento, così iniziò anche a suonare, sempre da autodidatta, la tromba,
con una tale abilità che sembrava l'avesse studiata da tempo e che si esprimerà
compiutamente nella sua attività artistica col Banco. Nella musica era
estremamente esigente, non tollerava gli sbagli, a volte si arrabbiava con
qualcuno di noi che aveva commesso errori, salvo poi scusarsi. Era anche un
bravo pittore, si dilettava soprattutto nel ritratto, ne fece uno anche a me
che purtroppo è andato perduto.
Ma i suoi interessi erano davvero ampi: gli piaceva la storia antica, e
quando veniva a casa mia a mangiare lodava il vino che bevevamo - si trattava
di un rosso forte e asprigno della vigna di mio padre - definendolo il vino di
Ulisse. Era anche un gran mangiatore, soprattutto di pesce.
C'è
qualche altro aneddoto o ricordo particolare che hai di lui?
Era un tipo estroso e a volte imprevedibile. Ricordo una sera, eravamo
di ritorno da un'audizione in un noto locale della Versilia andata male perché
eravamo reduci da una cena abbondantemente innaffiata di vino.
Lungo la strada del ritorno, depressi e scoraggiati per l'insuccesso,
fummo fermati dalla polizia, e mentre noi altri cercavamo, invano, di ottenere
clemenza, presentandoci come musicisti squattrinati, dall'interno dell'auto si
sentirono uscire le note malinconiche di unatromba che suonava Summertime.
Era Rodolfo che si era completamente astratto da quel che stava accadendo, fu
un momento molto intenso, che spesso ricordiamo, ma non riuscì a impietosire la
forza pubblica.
Rodolfo poi era anche un grande sportivo, teneva moltissimo alla cura
del suo corpo, era un eccellente nuotatore; ricordo una volta a Marina di Pisa
ci prendemmo un grande spavento, lui si tuffò malgrado il mare fosse molto
mosso e ben presto sparì alla nostra vista, riapparve dopo più di un'ora, sano
e salvo, a diverse centinaia di metri di distanza. In quegli anni eravamo
inseparabili, poi col suo trasferimento a Roma i nostri contatti si sono fatti
più sporadici. Quando ne ho avuto la possibilità sono andato ai suoi concerti,
l'ultima volta ci siamo sentiti quando gli ho telefonato avendo saputo della
sua malattia.
foto di Alessandro Esseno
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