RMP – “ADVENTURES AT THE BABOOINUMFEST 2017”
Di Andrea Pintelli
BWR
Incolpevolmente in ritardo sui tempi di
uscita, ci accingiamo a parlarvi di “Adventures
at the Babooinumfest 2017”, disco rilasciato nel 2019 dai RMP ossia Rozmainsky Mikhaylov Project,
band russa di stanza a San Pietroburgo. Side Project di Ivan Rozmainsky, leader
dei Roz Vitalis insieme a Vladimir Mikhaylov, il gruppo inizia la propria
carriera nel 2017 con “For the Light”, proseguendo col live in questione, fino
a “I Am a Stranger in the Earth” uscito l’anno scorso.
Il titolo esplicativo ci porta a un
mirabile festival organizzato da qualche anno nella loro città, dove si dà
spazio a vari gruppi di esprimere le proprie idee artistiche. Questo tipo di
discorso è attivo da tanti anni in vari stati e sarebbe consono che si potesse
estendere anche nella nostra amata Italia, dove queste attività sono ormai,
purtroppo, cosa rara.
Gli RMP sono formati, come anzidetto, dai due leader Ivan Rozmainsky, tastiere e sintetizzatori, e Vladimir Mikhaylov, chitarre, e da Leonid Perevalov al clarinetto e clarinetto basso, oltre a Yuril Groiser alla batteria.
“Adventures at the BabooinumFest 2017” è composto da 10 tracce, più una registrata sempre live ma in studio (ove Vladimir suona il basso) ed è stato pubblicato dalla Art Beat Records, stessa etichetta dei Roz Vitalis. Ci troviamo di fronte a un esperimento sonoro che ha nell’applicazione dei dettami del chamber prog il proprio fulcro interpretativo. Si sentono spiccatamente le influenze di band quali Art Zoyd e Art Bears, ma anche spunti RIO con Henry Cow in testa. Certo, sono solo effetti, vista la vastità delle possibilità che in questo ambito si hanno, quindi gli RMP creano grazie ad esse ma mettendo al centro le proprie sensibilità musicali.
“A Dedicaton to the Floydian Sun” ha i rintocchi di un universo posto altrove, dove i quattro artisti ci iniziano al loro mondo. Un’apertura che pare un’introduzione, tanto è riflessiva. Presenta un incedere floydiano, ma si muove in una direzione diversa, meno intima. “A Flower in the Smoke” è forse ancor più distante dal concetto di melodia, che qui viene decostruita a favore della libertà interpretativa. Gli RMP si muovono senza bisogno di arti, ma galleggiano in un magma fatto di anarchia e improvvisazione. “Coming of the Troubled Waters” prosegue nel cammino ormai intrapreso dai nostri, ma con un tocco di sensazionalismo legato a ricordanze di musiche tradizionali. Meno fredda della precedente, ha nel clarinetto basso un valore aggiunto notevole. “The Thing in the Light” ha un opening che da molto lontano ricorda l’incipit di “No Quarter”, qui rimesso in salsa acida. Psichedelica come poche, la canzone si sviluppa con la chitarra di Vladimir, ora precisa e meno evanescente, in una direzione che non è mai univoca. È chiaramente lei la protagonista di questo passaggio. “My Soul Melteth from Heaviness” con organo netto e suadente, sembra riportarci sul nostro pianeta. Il vibrato della chitarra va in direzione ostinata e contraria, in un gioco di andirivieni che è il leit motiv di questa scelta. “A Dedication to the Babooinumfest” lascia più spazio alle trovate ritmiche della batteria, che fino a questo momento era stata un po’ in ombra. Sparata a velocità superiore alla (loro) norma, è puro situazionismo musicale; qui nessun accento è accento, nessuna volontà è volontà, ma gli RMP vogliono sperimentare fin dove possono arrivare. Il ghiaccio si sta sciogliendo? “A Flower Withered” sono poco più di due minuti di battaglia di accordi sonori, che trovano nel disaccordo il dominio dell’intento.
Molto più complicata da ascoltare che da descrivere. “Return of the Troubled Waters”, che chiaramente si riallaccia al terzo movimento, ha andamento ancora più marcato rispetto ad essa, praticamente la sua evoluzione. Ovviamente tutto il live va inteso come una lunga suite, ma districarsi fra i vari meandri di essa è cosa sensata e sfida allettante. “The Light of Things” ha chitarra che miagola, ma senza fare fusa banali. La caratteristica è la propria indomabilità, che vorrei fosse stato il titolo di questa esibizione; pare più un’installazione sonora. Una sorta di galleria d’arte moderna con le loro anime musicate. “And a Heaviness Fall From My Soul” chiude il cerchio, andando a riassumere tutte le atmosfere che gli RMP ci hanno fin qui regalato. Tutti gli strumenti sono in mezzo al vortice e, come si sa, nell’occhio del ciclone regna una calma irreale. Sembra essere arrivati, invece è soltanto una pausa di lunghezza variabile, secondo quanto vorremo affrontare dinnanzi a noi.
“Forsake Me Not”, traccia aggiunta al live, cambia leggermente registro, qui i musicisti passano al clarinetto e al basso, anziché al clarinetto basso e alla chitarra usati durante il concerto stesso. C’è meno improvvisazione e maggiore voglia di incontrarsi, che comunque non è un abbraccio profuso, perché sempre in ambito space restiamo. La trama sonora disegnata dalla tastiera di Ivan fa da contraltare alle sensazioni distorte dei restanti strumenti. Non è più un gioco ora, ma il tutto si fa foschia.
Quindi, perché ascoltare questo disco? Niente solite frasi usurpate e retoriche tipo sasso nello stagno che smuove le coscienze, no. Gli RMP vanno ascoltati perché le difficoltà aiutano. Provate, perché c’è del buono a Est.
Live, released in 2019
Songs / Tracks Listing
1. A Dedication to the Floydian Sun (5:24)
2. A Flower in the Smoke (5:22)
3. Coming of the Troubled Waters (3:57)
4. The Thing in The Light (4:48)
5. My Soul Melteth for Heaviness (3:00)
6. A Dedication to the Babooinumfest (6:02)
7. A Flower Withered (2:45)
8. Return of the Troubled Waters (3:25)
9. The Light of Things (2:16)
10. And a Heaviness Fell from My Soul (5:28)
11. Forsake Me Not (6:53)
Total Time 49:20
Line-up / Musicians
- Yurii Groiser / drums
- Vladimir Mikhaylov / bass guitar [11]; electric guitar; screwdriver
- Leonid Perevalov / clarinet [11], bass clarinet
- Ivan Rozmainsky / synths; electric piano
Releases information
Artwork by Vyacheslav Potapov
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