di Andrea Zappaterra
Veramente godibile questo bell'album di Riccardo Amadei, da gustarsi
dall'inizio alla fine ridacchiando a denti stretti, solleticati dalla sottile
ironia fusa con la poesia, dalle melodie accattivanti di una band molto
promettente.
Canzoni ben ritmate, quasi ballabili, stanze di vita quotidiana
(per dirla alla Guccini), ma con uno stile unico e inconfondibile; spaccati di
un mondo sempre più incomprensibile ma nel quale è bene entrare per cercare di
capirne i risvolti e le possibilità.
Senza ombrello è il nuovo album della band
riminese Riccardo
Amadei e Les Pastìs (Elena Partisani - violino, Alberto
Marini- basso elettrico, contrabbasso, sintetizzatore, Enrico Ro – batteria,
Riccardo Amadei - voce, chitarre, ukulele, pianoforte) che già attraverso
titolo vuole suggerire uno stato d’animo ed un modo di vivere le situazioni.
L’ultimo lavoro della band, La polveriera, risale al 2013.
Undici episodi arrangiati e sviluppati in totale libertà, con la collaborazione di Marianna Balducci voce in “Questo nostro star bene” e quella narrante di Giuseppe Righini in “Un giorno di garbino”, dei pianisti Marco Mantovani, Stefano Pagliarani e Fabrizio Flisi. La batteria nel disco è di Paolo Angelini, mentre in “Chourmo” c’è anche la collaborazione di Manuela Timpano al sax contralto.
L’immagine dell’album è un’opera dell’artista
modenese Andrea Saltini, “Una signora si innamorò dei miei
occhi di fauno”.
« Porsi "senza filtro" - Dice Riccardo -
per farsi attraversare: è questo il senso del titolo “Senza Ombrello”, è una metafora per descrivere una condizione,
uno stato d'animo. E' il mio modo di pormi davanti alle cose. Mi muovo sempre
“senza ombrello”, non l’ho mai avuto e non ne sento il bisogno: se piove, mi
bagno. Ed è l'unico modo che conosco per scrivere in musica, per tentare di
"arrivare" ad un pubblico, l'unica soluzione per uscirne vivi. Il
disco parla di questa attitudine, undici episodi, undici canzoni per raccontare
questo tempo e la sua quotidianità, fatta valigie perse negli aeroporti, di
sorrisi veri e brindisi finti, di cinema, cavalli, porti. Undici canzoni per
inseguire un linguaggio, per arrivare alla semplicità. Essere sprovvisti,
essere vulnerabili è un rischio ed anche una meravigliosa opportunità. E' la
possibilità di tornare a “sentire” per poi restituire un pezzo di realtà a
qualcuno che ha ancora l'orecchio teso, in ascolto, in attesa di un suono in
cui potersi riconoscere» .
Senza
Ombrello è un album fondamentalmente elettrico, “Questo nostro star
bene“ (il primo brano) funge proprio da congiunzione tra la dimensione
acustica della prima produzione di Riccardo
Amadei e quella elettrica. «Sentivo il bisogno di un paesaggio sonoro più stratificato, pericoloso,
pulsante, dai colori vivaci, l’elettricità ti dà la possibilità di valorizzare
tutti questi elementi. “Questo nostro
star bene” racconta la necessità di non arrendersi all’inerzia, è un
monito contro la sedentarietà mentale e relazionale, forse il più grande
pericolo del nostro tempo» .
1. Questo
nostro stare Bene- Il brano di esordio, un lento
quadro surrealista del nostro modus vivendi che parte lento con voce e piano e
culmina in una suite corale di grande effetto.
2. Felina
– Controtempi con violino fanno da sfondo a questa allegorica
ballata.
3. Valigie
a Berlino - Ha al centro il tema dell’Identità: chi non ha mai pensato ad un
certo punto di reinventarsi? L’Alda che fa capolino in un verso si riferisce
alla poetessa Alda Merini.
4. Un
giorno di Garbino - Rimini è una città che dà tanti
stimoli e viene voglia di raccontarla a modo proprio: «Siamo tutti vittime e allo stesso tempo beneficiari del dualismo che la
vede da sempre dividersi tra l’aspetto poetico e quello economico».
5. Senza
Ombrello - «Spiego una mia attitudine
che spesso mi coglie impreparato, ma che mi offre ogni volta la possibilità di
trovare nuove risorse. Rifletto inoltre su cosa significhi per me fare musica.
Credo sia un mestiere “rischioso” perché non puoi permetterti di fingere e devi
essere disposto a metterti a nudo e a parlare di te anche quando non sembra».
6. Le belle Speranze - Si snodano
lungo un filo conduttore dello straneamento, a volte ironico a volte amaro, dal
nostro contesto, dalle città in cui viviamo e che stentiamo sempre più a
riconoscere.
7. Brindisi
– Parodia dei nostri tempi confusi che talvolta alcuni meccanismi
creano.
8. Chourmo
- L'omaggio a Jean Claude
Izzó (che è anche il titolo del secondo libro della trilogia di Marsiglia),
dove periferia d’Europa e periferia dell’anima coincidono in uno scenario quasi
surreale.
9. I
titoli di coda – Uno Ska allegorico di chi si perde il meglio della vita per
aspettare i titoli di coda.
10. Al
Punto Snai – Ironiche fotografie della nostra vita moderna, con le assurdità e
le contraddizioni che ne derivano dove la sede delle scommesse ha sostituito il
luogo di incontro e di socialità, con l'aiuto del condizionamento
pubblicitario.
11. -l-l-l
- «Rimini viene ricordata nell’ultimo
brano descrivendola con le sue vocali, paragonate a tre soldatini immobili
sulla linea gotica ad aspettare non si sa bene cosa durante l’onnipresente
carnevale estivo, questa eterna condizione che ci vede protagonisti e eterni
prigionieri del romanzo nazional popolare in cui Rimini ormai ha un’identità
precisa, poetica e violenta insieme».
Voto
alto per “Senza Ombrello”
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