LANDSKAP
– II
Di
Andrea Pintelli
I Landskap sono un gruppo heavy rock (come da loro
dicitura sulla pagina Facebook) doom-prog (aggiungo io) facente base a Londra.
Hanno all’attivo tre album, con titoli puramente cronologici.
Qui ci occupiamo della loro seconda uscita,
“II” per l’appunto, che risale al Novembre 2014
(uscita digitale sul sito bandcamp). Successivamente, e fortunatamente, ci
hanno pensato i ragazzi della gloriosa Black Widow records a farceli conoscere.
E meno male! Infatti il CD preso in esame è davvero potente e ruota intorno a
grandi idee eseguite in maniera ottima.
Si parte con “Leave it all behind”, traccia dalla lunga durata (quasi 11’ ), che si snoda intorno a
suoni minacciosi, sostenuti da una solida sezione ritmica, contrappuntati da tastiere
di Hensleyana memoria, firmati da una rocciosa chitarra mai sopra le righe,
cantata in maniera esaltante. Intro d’obbligo per poi essere condotti dentro un
turbinio di visioni cupe, venti gelidi, temperature sotto lo zero. Si è soli
dentro questo non luogo? Cosa ci guida? Il refrain circolare del basso, forse.
Poi nella parte centrale domina la calma e ci si può sedere per riflettere.
Poche battute, attimi addirittura, per poi essere ributtati in mezzo al
vortice. Non si ha più il tempo per pensare, bisogna andare, correre
all’impazzata, proseguire, per lasciarsi tutto dietro alle spalle.
“South
of no north” si apre con un arpeggio di chitarra, come ci si svegliasse in
un posto sconosciuto dopo la follia. E si cammina, ancora. Avvolti in una
nebbia che non ti permette di (ri)conoscere riferimenti, si è obbligati ad
indagare su se stessi per perdersi. Spettri? L’ascia elettrica si fa più heavy,
ci rimette in ordine le idee, e il cantato ci sottolinea l’intento. Poi torna
la calma (apparente) e l’introspezione invita a sederci per un momento.
“Through
the ash” ha carica, chitarra effettata per arrotondarne il suono globale,
sempre sorretto da una rocciosa batteria. Si declama ora, più che cantare. Giù,
in discesa, senza freni. Giù, ancor più giù, con la speranza di arrivare.
Splendida immagine sonora che i nostri ci regalano, in attesa di “Landskap
theme”. Fin da subito cambi di tempo repentini, controtempi ad esaltarsi,
di chiara matrice prog. Canzone breve, rispetto alle altre s’intende, ma
efficace nel suo insieme, per dipanarsi verso un lido misterioso che non vuole
rivelarsi.
In “Tomorrow’s
ghost” si è come sospesi. Tranquillità o presagio di strani accadimenti?
Pur sapendo benissimo che non siamo arrivati alla fine della misteriosa
condizione di sogno-incubo, ci si lascia trascinare inermi verso la futura
condizione, che tutti noi prima o poi accarezzeremo. Non ci sono accelerazioni,
né rallentamenti, solo un confuso sentiero che si è obbligati a percorrere. Poi
brusco stop. Assenza di luce.
“Lazy
sundae”: ultima traccia di questo viaggio nel parallelo. Psichedelia al
servizio del messaggio. Suoni liquidi, senza voci, solo accenni di qualcosa che
sappiamo di essere, tramite distorsioni d’autore.
In un attimo, riguardando la copertina del
disco, tutto si fa chiaro: è lì che siamo stati, da lì siamo tornati. E i
Landskap sono bravissimi a farcelo rivivere ad ogni ascolto.
LEAVE IT
ALL BEHIND
SOUTH OF
NO NORTH
THROUGH
THE ASH
LANDSKAP
THEME
TOMORROW’S
GHOST
LAZY
SUNDAE
LANDSKAP are:
Jake
Harding: Vocals
George
Pan: Lead guitar
Frederic
Caure: Bass guitar
Kostas
Panagiotou: Organ and keyboards
Paul
Westwood: Drums
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