www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

domenica 15 gennaio 2017

STOLEN APPLE-“ TRENCHES”, di Andrea Zappaterra


STOLEN APPLE-“ TRENCHES”
Di Andrea Zappaterra
GENERE: Alternative-Rock, Indie-Rock

PROTAGONISTI: Riccardo Dugini (voce e chitarre), Luca Petrarchi (voce, chitarre, mellotron, organo e synth), Massimiliano Zatini (voce, basso e armonica), Alessandro Pagani (voce, batteria, piano e percussioni).

Dodici canzoni intrise di sonorità eterogenee e significati ambivalenti, il disco d'esordio targato Stolen Apple racconta esperienze vissute dentro e fuori la musica in un caleidoscopio di suoni grezzi e parole piene di intimità.
Spogli d'ogni pregiudizio e lontano da tendenze del momento, Dugini, Petrarchi, Zatini e Pagani hanno voluto trasporre nel modo più naturale il loro suono 'live', alternando in chiave attuale stili personali ed originalità, pur tenendo sempre in mente l'immenso patrimonio artistico lasciato dai grandi del passato. Miscelando rock alternativo di varie scuole (soprattutto americano anni '90), country desertico, psycho-punk, shoegaze, paisley underground, pop-noise, ballate acide e sonorità alt-country, il suono della band coinvolge, mantenendo attitudine e capacità di risultare credibile muovendosi su un terreno difficile come è quello di chi fa musica oggi.
Questo disco è un libro aperto di ricordi, di storie condivise e di avventure: i dodici brani sono il risultato di un lavoro collettivo, seppure svolto senza esplicita progettualità. Perché l’unica cosa che conta è la libera circolazione di idee: ogni canzone è espressione dello spirito indipendente della band. Ed è per questo motivo – di assoluta autonomia compositiva e non necessaria ricerca della perfezione – che ogni brano ha sì una sua identità, ma altrettante sfaccettature e altrettante suggestioni sonore. Viene da questo il fine comune del gruppo, che è sempre stato il compimento della propria passione, senza vincoli legati ad asserzioni tecniche, mode, o coinvolgimenti esterni.
Trenches è un disco dal titolo forte ed evocativo, e ci lascia in eredità, se un messaggio un'opera artistica deve tramandare, un pensiero urgente, che pone lo sguardo alle speranze disilluse della nostra adolescenza: laddove visioni futuristiche sono andate perdute, o sono state disilluse dal vanificarsi (a contatto con la realtà) di concetti relativi ad amore, pace e libertà, la musica riavvicina al sogno. Quello a cui l'uomo ambisce, e che il riparo nella trincee moderne, le 'zone di sicurezza' dove si celano le nostre fragilità, sta lentamente - ma inesorabilmente - cambiando le prospettive della vita.


BREVE BIO:

La band si è formata a Firenze nel 2008 dalle ceneri dei Nest, autori di due lavori pubblicati rispettivamente per Urtovox/Audioglobe (“Drifting”, 2001) e Zahr Records/Blackcandy - Audioglobe (“Isnt’ it?, 2007). Del nucleo originario, (materiale e notizie su myspace.com/nestband) restano due membri fondatori, ovvero Riccardo Dugini (voce, chitarra), e Luca Petrarchi (voce, chitarra); a completare l’organico Massimiliano Zatini, già aggregato ai Nest come percussionista in alcuni esperimenti acustici e qui al basso, ed Alessandro Pagani (già batterista dei Subterraneans ed una delle menti di Valvola/Shado Records), presente nella formazione per un periodo a metà degli anni ’90 quando il gruppo era denominato Malastrana.
Il nome della band è stato ispirato dalla storia di Ernst Lossa, bambino jenish ucciso nel 1944 dai nazisti nell’ambito del loro programma di sterminio degli individui non autosufficienti, narrata fra gli altri da Marco Paolini nel suo spettacolo “Ausmerzen”.



tracklist TRENCHES:

Song 1 Red Line
Una ballata psicotica con riverberi di sitar indiani e tamburi in lontananza ed un finale in crescendo.

Song 2: Green Dawn
Tema rock incalzante con una chitarra che trafigge, una power-song con risvolti quasi punk ed un ritmo frenetico.

Song 3: Fields of Stone
Una canzone acida, un ritmo che incalza, una melodia lacerante, una voce che graffia nel buio.

Song 4: Pavement
Un inno al pop rock americano, questo brano quasi epico spezza il disco e dà respiro al tutto. Un riff cantalenante di chitarra sul quale riverberi neo-psichedelici fluttuano leggeri.

Song 5: Falling Grace
Muro di suono per questa esplosione indie-rock con sfumature anni '90, con ritmi tribali e voci che s'incrociano e si rincorrono come rondini in cielo.

Song 6: Living on Saturday
Una pop-stoned song contaminata da richiami blues, ed un ritornello a tre voci in crescendo.

Song 7: Mystery Town
Ballata rock desertica e a tratti liquida, con aperture west-coast ed una brillante slide-guitar.

Song 8: Something in my Days
Canzone intima, con un ritornello intrigante ed una voce che si muove tra moods autorali e cambi di accordi.

Song 9: More Skin
Una struttura rock dentro una canzone pop.....o una canzone rock dentro una struttura pop? Thin white pop!

Song 10: Daydream
Testo ricavato da una poesia di Daniela Pagani, poetessa e prima cantante fiorentina ad aver partecipato allo Zecchino d'Oro nel 1970, scomparsa prematuramente a 22 anni. Accordi delicati ed un testo onirico fanno di questa brano una piccola perla.

Song 11: Sold Out
Una scarica di adrenalina vera e propria, echi di punk che si fondono con voci psycho-wave dentro chitarre ruggenti ed un ritmo che non lascia tregua.

Song 12: In the Twilight

Atipica rock-ballad in 3/4 dal tessuto suadente ed arioso, che dipinge un paesaggio sonoro inconsueto, e chiude l’album in maniera elegante.





Nessun commento:

Posta un commento