Not a good
sign, “Icebound”. Idee in movimento nel ghiaccio
Radiointervista di Max Rock Polis
Ci sono parecchi modi per esplorare i
meandri della musica Progressive, che si distingue proprio per non avere grossi
canoni da rispettare. Quindi, quando dei ragazzi musicisti di lunga esperienza
capaci e ispirati si trovano assieme e decidono di fare un pò quello che più
piace loro, il risultato può essere sorprendente e impredicibile, difficilmente
classificabile e tuttavia di gran pregio. Sentiamo cosa c'è imprigionato nel
ghiaccio.
Ed eccoci qua con i Not a good sign. Presentatevi uno per uno.
P: “Ciao, esatto. Qui siamo Paolo
Botta, tastierista.”
M: “Ciao, e Martino Malacrida,
batterista.”
Bene. Siete riuniti assieme e state
facendo prove serrate perché tra qualche giorno vi aspetta un grande
appuntamento.
P: “Esattamente, tra un paio di giorni
presenteremo il nostro nuovo disco che si chiama “Icebound” con un
concerto a La casa di Alex a Milano. Stiamo provando anche perché abbiamo avuto
dei cambi di formazione e quindi stiamo sperimentando nuove soluzioni. La casa
di Alex è un locale in via Moncalieri, in zona Niguarda, abbastanza conosciuto
nel giro di questa musica un po' particolare.”
Eh sì, una musica un po' rinchiusa nel
ghiaccio. Ma com'è che non è un buon segno?
P: “Nel ghiaccio, esatto [ride, ndr].
Noi Not a good sign sì, con questo progetto un po' tentiamo di
sviscerare il nostro lato oscuro. Ogni persona ha un lato solare e un lato
lunare, quindi questo progetto da un po' retta a quella parte buia che è in
ognuno di noi. Quello è, insomma. Sicuramente non siamo dei darkettoni come
persone, anzi siamo abbastanza gioviali. Questo forse ci aiuta a esprimerci
abbastanza intensamente quando decidiamo di percorrere invece una strada un po'
più scura.”
Magari nei 2 minuti di “Second
thought” questo non si sente appieno. Si dovrebbe ascoltare tutto il vostro
CD, perché è particolare, non ci sono tracce medie: solo pezzi o brevi o molto
lunghi da 10 minuti come “Trapped in”.
P: “Esatto sì. Questo disco è nato un
po' così, nel senso che non era una volontà a priori, sono venute fuori un po'
così, lavorandoci. Sono idee compiute in poco tempo che hanno lo stesso valore
anche se decidi di lavorarci per più tempo.”
Tra l'altro lo vogliamo dire cosa c'è
di particolare in “Trapped in”?
P: “Sì, abbiamo un ospite celebre che
ha collaborato anche con Martino, quindi passo la palla a lui.”
M: “L'ospite misterioso della canzone
è David Jackson, il sassofonista dei Van der Graaf generator. Ho avuto
la fortuna di suonare per un po' di concerti assieme a lui, un paio d'anni fa,
abbiamo fatto un po' di festival sia in Olanda che in Belgio che qua in Italia,
poi abbiamo mantenuto i contatti e adesso ci scriviamo. Era uscita fuori questa
idea da parte di Paolo di chiamare un sassofonista, nella fattispecie proprio
David Jackson, così gli ho subito scritto un'email e lui mi ha risposto
entusiasta del progetto.”
So che Jackson ha un ottimo rapporto
con la musica e i musicisti italiani. Parliamo di “Icebound” che è un CD
un po' particolare: se lo si ordina, cosa arriva a casa?
P: “Allora, sostanzialmente per questo
disco, per vari motivi troppo lunghi da spiegare qui, abbiamo deciso di fare un
regime di auto produzione. Quindi abbiamo pensato di uscire sui mercati
digitali e in CD con una edizione limitata a cinquecento dischi. Limitata in
quanto contata e autografata, ma anche in quanto uscirà con un packaging
molto particolare. Noi della band abbiamo realizzato a mano un effetto
ghiacciato: il disco in sé è come se fosse ghiacciato, la copertina ha un
rilievo che dà quell'effetto, a cui si lega tutto l'immaginario che abbiamo
sviluppato nella narrazione del disco. Voglio sottolineare che ogni copia è
diversa dall'altra, perché è stata fatta a mano.”
Andate quindi a vedere il loro
Facebook per la data prossima, le altre che faranno e la foto di questo packaging
particolare. Ma se lo volessi, come dovrei fare?
P: “Sì, la foto l'abbiamo pubblicata
proprio stamani. Lo puoi acquistare in digitale o nel CD fisico edizione
limitata dal Bandcamp: trovi il link su Facebook oppure dal sito. Puoi
comprare su Bandcamp con Paypal, insomma, lo fanno i ragazzi di oggi.”
Questo disco è veramente interessante.
Non vi voglio classificare, ma per voi il vostro album che musica è?
P: “Musica ghiacciata [ride, ndr].
Scherzi a parte, credo che la risposta più intelligente sia che è musica
nostra, è figlia di cinque persone che hanno dei gusti di un certo tipo. Se
l'ascoltatore si trova allineato a livello di gusti di ascolto con i musicisti,
è possibile che si accorga dei riflessi, delle influenze di queste nostre
esperienze di ascolto. È una cosa che ci rende naturalmente orgogliosi, perché
tutti i riferimenti che si sentono più o meno espliciti sono cose che ci fa
piacere mostrare, ecco. Come giustamente dicevi tu, con i Not a good sign
non abbiamo un percorso né filologico né ad uso di determinati stilemi, proprio
per una scelta precisa di dire “ok noi siamo noi, ci piacciono queste cose:
suoniamo, vediamo cosa viene fuori”.”
Quindi andate tutti a La casa di Alex
per ascoltarli, perché sarà veramente un grande evento. Si sente che siete dei
musicisti con gli attributi.
P: “Benissimo. Portatevi sciarpe e
guanti perché farà freddo [ride, ndr].”
Nominiamo e salutiamo tutti quelli che
stanno suonando con voi adesso.
M: “A me e Paolo ci avete conosciuti.
Poi c'è Alessandro Cassani al basso, Gian Marco Trevisan alla
chitarra e voce, e oltre a vari ospiti c'è Alessio Calandriello che ha
fatto delle voci, David Jackson, e poi Pacho Rossi nella lineup,
la violinista Eloisa Manera e altri ospiti. Nel CD c'è scritto tutto.”
Infatti è il metodo per scoprirvi:
andare nel libretto e vedere.
M: “Siamo un po' ovunque come tutto:
su Facebook, Instagram, Youtube, sul nostro sito, quindi diciamo che gli
indirizzi da seguire ci sono.”
Ragazzi, “Icebound” però è
quasi un ossimoro, perché la musica qui dentro è tutt'altro che intrappolata. È
libera e senza schemi.
P: “Sì, questa considerazione che tu
stai facendo non è una da cui siamo partiti per sviluppare un'idea, ma una che
mi sento di fare a posteriori, con uno sguardo un po' esterno. Del resto questo
disco esce adesso ma è stato scritto un paio di anni fa grosso modo, fra una
cosa e l'altra, le prove eccetera. Questo è il tempo che passa. Quindi questo
lasso di tempo ti da modo di guardare questo lavoro un po' più da lontano e
quindi di fare anche determinate valutazioni. Forse il concetto di qualcosa che
rimane intrappolato nel ghiaccio, la sensazione di essere rimasti intrappolati
è anche qualcosa che valorizza quello che riesci a fare per uscirne. Come per
esempio accade al protagonista del brano “Trapped in”: in realtà lui non
risolverà i suoi problemi, ma troverà soddisfazione nella ritrovata volontà dio
risolverli. Diciamo che è una lode al volerci provare.”
D'accordo ragazzi, io vi devo
salutare, vi ringrazio ancora. Ricordo Not a good sign, “Icebound”,
andare sul loro Facebook, sul loro Bandcamp a sentire il CD e comprarlo, e
andate a La casa di Alex al release party. Un grosso abbraccio, un saluto
e un break a leg.
P: “Ciao.”
M: “Ciao a tutti.”
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