IQ
– FONTANETO D'AGOGNA (NO) 12 OTTOBRE 2019
Di
Evandro Piantelli
Eravamo
alla metà degli anni '80 del secolo scorso ed avevo quasi smesso di seguire il progressive
rock, deluso da opere che ammiccavano alle cosiddette “nuove sonorità”,
pubblicate da quelli che, fino a pochi anni prima, avevo considerato come
“intoccabili”. Basterebbe citare “Abacab” dei Genesis o “Under Wraps”
dei Jethro Tull, per non parlare di “Come ti va in riva alla citta?”
della PFM per fare alcuni esempi. Allora mi ero buttato sul jazz rock, tipo
Weather Report, e continuavo a seguire il genio assoluto Frank Zappa. Una sera
però, in un pub di Pietra Ligure, il proprietario ha messo in sottofondo della
musica che mi ha ricordato i miei primi amori, ma che mi era del tutto sconosciuta.
Il pub si chiamava Barone Rosso ed era gestito dal mitico Fabrizio Cruciani, il
quale, visto il mio interessamento, mi ha subito regalato delle musicassette
con pezzi della New Wave Of British Prog.
Inutile
dire che il mio amore è immediatamente rifiorito e, da allora, i dischi di
questi gruppi non possono mancare sui miei scaffali (a fianco, naturalmente, di
quelli dei famosi mostri sacri).
Una
delle band più interessanti della NWOBP mi parvero fin da subito gli IQ, che, in questi oltre trent'anni non ho mai
smesso di seguire, partendo dai lavori dei primi anni '80 ricchi di tinte dark,
proseguendo con la svolta quasi new wave di qualche anno dopo col nuovo
cantante Paul Menel (“Nomzamo”, del 1988, secondo me rimane ancora un
disco bellissimo), fino all'apparente scioglimento all'inizio degli anni '90.
Ma quando credevamo che tutto fosse finito, ecco il ritorno di Peter Nicholls e
la pubblicazione di “Ever” (1993), uno dei loro capolavori. Da allora il
gruppo non ha mai smesso di regalarci dischi di altissimo livello e a tenere
applauditissimi concerti, seppur (in entrambi i casi) in numero piuttosto
limitato. La band inglese deve però amare e molto l'Italia se è vero che quasi
tutte le volte che è in tournée cerca di includere almeno una data nel nostro
Paese. Non fa eccezione il tour che è seguito alla pubblicazione del nuovo
album “Resistance”, uscito alla fine di settembre di quest'anno.
Il
(mini) tour italiano degli IQ ha incluso due date, la prima a Roma e la seconda
(organizzata da Ver1 Musica) al Phenomenon, un bel locale di
Fontaneto D'Agogna, in provincia di Novara, dove erano presenti circa 500 fan
venuti dal tutto il Nord Italia, dalla Svizzera e dalla Francia. La formazione
salita sul palco del Phenomenon era composta da Peter Nicholls (voce), Mike
Holmes (chitarre), Paul Cook (batteria), Tim Esaù (basso) e
dall'acquisto più recente, Nei Durrant (con la band dal 2011). Il
concerto si è aperto con un brano tratto da Resistance, la breve Alampandria.
Ma chi pensava (come il sottoscritto) che il concerto sarebbe stato composto
quasi esclusivamente da brani dell'ultimo lavoro è stato piacevolmente
sorpreso, perché la band, pur non trascurando il disco più recente, ci ha
proposto anche tante chicche del passato. Infatti, subito dopo ecco l'oscura From
the outside in (2014) e l'intrigante Sacred sound (2004).
La
band è parsa subito affiatatissima e le esecuzioni dei brani sono risultate
sempre ricche di grande pathos, nonostante il raffreddore che assillava il
cantante, il quale però ha tenuto duro e ci regalato una performance superba.
Ma ecco arrivare un altro pezzo nuovo, la stupenda Shallow Bay (uno dei
brani più coinvolgenti dell'ultimo disco), seguita dal The road of bones
(pezzo dalle tinte forti dall'album omonimo del 2014, reso ancora più inquietante
dalle immagini proiettate alle spalle del gruppo). Il concerto è proseguito con
altri due pezzi nuovi, l'interessante Stay down e For another
lifetime (il pezzo tratto da Resistance che mi ha “catturato” di più),
seguiti da Ryker Skies e da Frequency (entrambi del 2009). Ancora la produzione più recente con A
missile (pezzo che la band propone in concerto già da qualche tempo),
seguita da Until the end (2014) e da Further away, brano tratto
di “Ever” (1993), poco eseguito dal vivo, con il quale la band chiude
(ma solo momentaneamente) il concerto.
La
voce di Nicholls è stata pericolosamente vacillante nelle ultime strofe del
brano conclusivo e molti temevano che gli IQ non concedessero bis o lo
facessero solo in chiave strumentale. Invece ecco tornare tutti sul palco per
una versione da brividi di Subterranea (1997), col pubblico tutto in
piedi ad esultare e battere le mani e poi con la fantastica Awake and
nervous (praticamente il pezzo che me li ha fatti conoscere più di
trent'anni fa) tratta dall'album d'esordio del 1983, “Tales from the lush
attic”.
Strepitoso
concerto di oltre due ore con i pezzi nuovi che si sono inseriti
meravigliosamente nel repertorio più consolidato della band, a rappresentare
una continuità artistica che ha pochi uguali nel panorama musicale. Lunga vita
agli IQ e in bocca al lupo per il loro ultimo lavoro, nell'attesa del 2021,
quando la band festeggerà il quarantesimo anniversario, per il quale sono
annunciate ghiotte sorprese ...
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