Compie gli anni oggi, 12 aprile, Fabio Moresco, batterista del Banco del Mutuo
Soccorso. Dopo avere militato per anni con i "Metamorfosi", altra
grande band di progressive, Fabio ha arricchito il suono del Banco con il suo
drumming caldo e potente (ascoltate l'ultimo album “Transiberiana”).
L’essere stato suo compagno di viaggio
e di stanza negli ultimi tour, mi ha permesso di conoscerne il grande lato
umano.
Happy Birthday Fabietto!
Wazza
Intervista a Fabio Moresco, di Susanna
Marinelli
Se un tempo i batteristi erano
relegati sul fondo del palcoscenico, praticamente nella parte più nascosta e
lasciavano che le luci dei riflettori fossero appannaggio di cantanti e di
chitarristi, adesso le cose sono cambiate.
Soprattutto grazie al progressive
rock, che ha imposto all’attenzione del pubblico dei batteristi davvero
notevoli, capaci di produrre dei grooves complicati ma attraenti e dei fills di
tutto rispetto basti pensare al compianto Neil Peart dei Rush, Carl Palmer di
EL&P, Mike Portnoy ex Dream Theater, Alan White degli Yes, Bill Bruford di
King Crimson, ex Yes… Della categoria dei batteristi più talentuosi della scena
mondiale fanno parte di sicuro Fabio Moresco del Banco del Mutuo Soccorso, una
delle prog band italiane più blasonate nel nostro paese e all’estero, Marc
Turiaux degli RPWL, probabilmente la prog band tedesca più apprezzata nel suo
settore e Ola Strandberg, degli svedesi Hasse Froberg and Musical Companion, la
band del vocalist dei Flower Kings Hasse Froberg). Grazie a Fabio (che sarà in
tour con la sua band il 31 gennaio a Roma, l’1 febbraio a Campobasso, il 5
febbraio a Genova), Marc (le cui grandi doti musicali potete ascoltare nei
solchi del recente Live From Outer Space) e Ola (reduce dal successo dell’album
Parallel Life), siamo riusciti a mettere a confronto tre modi differenti,
provenienti da tre paesi differenti, di declinare le note più belle del
migliore prog rock in circolazione…
Nella musica prog rock la batteria ha
sempre rivestito un ruolo molto importante. Quanto credi che la figura del
batterista sia cresciuta nel neoprog rock ai giorni d’oggi?
È verissimo: la batteria ha sempre
avuto un ruolo importante nella prog music e i batteristi degli anni 70 sono
ancora molto considerati tra i musicisti di oggi. Un nome su tutti: Neil Peart,
batterista dei Rush, scomparso pochi giorni fa, ha reso riconoscibilissimo il
suo stile, per certi versi all’avanguardia negli anni ‘70/’80: il suo cuore ed
il suo amore per lo strumento parlavano e suonavano per lui e con lui. Oggi
molti di questi “approcci” sono andati perduti lasciando il posto ad una
tecnica fine a sé stessa rendendola a volte, a mio parere, scarna ed
emotivamente distaccata.
Quanto sono importanti gli assolo di
batteria nell’ambito delle tue perfomances live?
Anche se dal vivo il pubblico ne è
entusiasta, non sono stato mai un amante degli assolo di batteria fini a sé
stessi. Per me l’assolo deve essere espressione e ricambio di energia con tutti
i componenti della band, deve essere divertimento e condivisione, come accade
con il BMS nel brano “Non mi rompete”: 16 battute di stacchi all’unisono e fill
di batteria. Questo sì che è divertente.
Tu puoi ancora essere considerato una
new entry del Banco del Mutuo Soccorso, gruppo nel quale sei entrato dopo aver
militato nei Metamorfosi. Diresti che il processo di adattamento tra la prima
band e il BMS è stato del tutto facile?
Lavoro e mi diverto con il BMS
dall’agosto del 2017, quindi sono trascorsi circa 2 anni e mezzo e mi considero
un po’ “quello che ha chiuso la porta” ma solo per ovvii motivi temporali. Nel
1996 sono entrato a far parte della band “Metamorfosi” con Enrico Olivieri,
Jimmy Spitaleri e Leonardo Gallucci, sono stati anni emotivamente importanti
che hanno completato discograficamente, dopo l’uscita di “Inferno”, la Trilogia
di Dante Alighieri “La Divina Commedia”, registrando gli album “Paradiso”, da
poco uscito anche in vinile 180gr. e l’album “Purgatorio”. Da una band rock
prog sinfonica quale è Metamorfosi, ad una band rock prog potente e massiccia
come il Banco del Mutuo Soccorso il passaggio non è stato semplice, ma,
l’adattamento, seppur lungo, è stato facilitato nel capire ciò che Vittorio
(n.d.r. Nocenzi, tastierista e membro fondatore del gruppo) cercava e voleva da
un batterista. Molte cose ho imparato da lui e gliene sarò eternamente grato.
Tutti questi miei “appunti” sul drumming sono stati importantissimi nella
realizzazione dell’ultimo lavoro discografico del Banco del Mutuo Soccorso
“Transiberiana”, uscito nell’aprile del 2019, un album di rara intensità e per
questo fortemente desiderato dalla band.
Nella musica prog rock la batteria ha
sempre rivestito un ruolo molto importante. Quanto credi che la figura del
batterista sia cresciuta nel neoprog rock ai giorni d’oggi?
In generale penso che i batteristi
oggi siano molto più coinvolti nel songwriting rispetto agli anni passati.
Questo probabilmente è dovuto alle possibilità tecniche nella produzione della
musica, ma anche ad un approccio migliore e più ampio all’educazione musicale.
Questa è una gran cosa davvero, ma c’è ancora tanta strada da fare! Per suonare
in una band, per non parlare di una rock band, i batteristi oggi devono offrire
un mucchio di abilità tecniche, tutti a volte sono molto esigenti. Senza
contare che devi mostrare tutto quello che sai fare senza far intuire che ti
stai sforzando, sfoggiando invece sicurezza e convinzione. Mi è sempre piaciuto
ascoltare delle parti di batteria molto complesse che magari sono state
costruite con l’aiuto di un computer in sintonia con il riff di una chitarra.
Così adesso essere un batterista significa molte cose. Se ad esempio ti rifai a
qualcuno come Gavin Harrison, ti
rendi conti di quanto sia grande come batterista e che stile unico e
fantasioso lui abbia, unito a grandi abilità e ad un feeling impeccabile che
riesce a modellare ed elevare qualsiasi band nella quale si trovi a suonare.
Quanto sono importanti gli assolo di
batteria nell’ambito delle tue perfomances live?
Gli assolo di batteria non sono
esattamente il mio punto di forza, né la situazione nella quale mi sento più a
mio agio. Per lungo periodo il pensiero di intrattenere l’audience soltanto con
la batteria mi sembrava qualcosa di pretenzioso, ad essere onesto. Inoltre, non
mi sembrava di vedere in giro tanti batteristi che fossero capaci di attirare
la mia attenzione per troppo a lungo quando suonavano da soli. Così la maggior
parte delle volte in cui si trattava di fare un assolo io mi tiravo indietro o
addirittura lo evitavo. Soltanto di recente ho iniziato ad esserne di nuovo
interessato perché ho sentito che la mia attitudine allo strumento era cambiata
e che la mia abilità di esprimermi e di connettere le mie idee musicali con la
batteria era migliorata. Forse riguarda il modo in cui sento il mio strumento
nella mia testa, devo progredire dal voler soltanto servire la musica al
prendermi il mio momento al centro dei riflettori e questa è una questione
mentale.
Tu sei entrato a far parte degli RPWL
dieci anni fa. Quali sono state le caratteristiche musicali che ti hanno fatto
accettare di diventare un membro di questa band?
Beh, come decisione è tutta una
questione di opportunità. Se ti capita l’occasione di unirti ad una band come
gli RPWL naturalmente devi chiederti come ho fatto io, se sei l’uomo giusto per
questo lavoro. Devi considerare ogni aspetto del “pacchetto” quando decidi una
cosa del genere: le restrizioni in fatto di tempo, come ti trovi con le altre
persone coinvolte nella band, la situazione finanziaria (siamo onesti!) ecc… Ma
sicuramente la musica è sempre la parte più importante per me. E questo è stato
un qualcosa di semplice perchè ho ascoltato musica prog per tutta la vita
quindi non ho dovuto imparare un altro vocabolario. Sapevo già come suonare la
musica nel modo in cui dovevo farlo e sentivo di doverlo fare. Non ho dovuto
pensarci troppo ma ho potuto semplicemente suonare in modo naturale per me.
Inoltre, il songwriting della band è grandioso e questa è la cosa più
determinante. Se spogli una canzone di tutte le genialità da produttore e degli
arrangiamenti complicati, quello che avrai sarà comunque un brano che provoca
delle emozioni sull’ascoltatore, almeno alle mie orecchie e questo è ciò che
conta. Aggiungici che la produzione dei nostri album è stata sempre impeccabile
e che ognuno ha sempre saputo cosa fare e come farlo ad alto livello. Così
davvero non ho dovuto pensare troppo su sé unirmi oppure no al gruppo.
Ovviamente ho accettato.
Nella musica prog rock la batteria ha
sempre rivestito un ruolo molto importante. Quanto credi che la figura del
batterista sia cresciuta nel neoprog rock ai giorni d’oggi?
È cresciuta e continuerà a crescere in
futuro. Il significato dei batteristi, e non soltanto nelprogressive rock, si è
esteso e questa è una cosa buona: dobbiamo focalizzarci sempre di più sia per
quanto riguarda il lavoro in studio che durante le performances live.
Quanto sono importanti gli assolo di
batteria nell’ambito delle tue perfomances live?
Dipende da quello che si intende per
assolo di batteria. Suonare da solo la batteria per 10 minuti può essere un
gran momento di protagonismo per lo strumento ma anche suonare un assolo di
batteria all’interno di una canzone può essere importante. Personalmente credo
che gli assolo siano abbastanza importanti, anche se per anni non ne ho suonato
uno “vero”. Non credo che l’audience sia particolarmente interessata ad
ascoltarne uno, che ne dite? Mi piacerebbe che ci fosse più richiesta in questo
senso. Nella nostra musica comunque c’è già parecchia batteria quindi non credo
che fare degli assolo sia poi così fondamentale, anche se è davvero divertente.
Qual è il pezzo del cd “Parallel Life”
che ritieni sia più rappresentativo del tuo drumming?
Direi la title track (che ho
co-scritto con Hasse Froberg), perché ha un bel po’ di batteria di cui io sono
molto contento. È un pezzo piuttosto lungo che include molti tempi particolari
e ritmi differenti e praticamente tutti gli stili di batteria esistenti. Ho
trovato il modo di suonare in tutti i modi differenti per quel brano, anche se
all’interno di esso c’è soltanto un brevissimo assolo di batteria.
METAMORFOSI:
Leonardo Gallucci - Basso elettrico,
Chitarra acustica
Enrico Olivieri - Pianoforte, Organo
Hammond, Tastiere, Sintetizzatore
Fabio Moresco - Batteria
Jimmy Spitaleri - Voce
Nessun commento:
Posta un commento