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martedì 25 novembre 2025

"Fusion": il debutto meravigliosamente irregolare di Pat and Co

 


Fusion, del duo francese Pat and Co (appena uscito su etichetta La Stanza Nascosta Records) potrebbe a buon diritto, per l’indiscutibile qualità e per le sue caratteristiche, essere una pubblicazione della leggendaria Motown Records, specializzata nel crossover di generi musical e pioniera del c.d. "Motown Sound”.

La fusion di Pat and Co, lontanissima da quella mancanza di vissuto e ambiguità di fondo sia a livello culturale sia a livello sociale, denunciata dal musicologo Renzo Cresti nel saggio Fare musica oggi (Del Bucchia, Viareggio 2011) muove dall’importante consapevolezza che l’umano è un métissage, senza cadute di stile o tonfi nel commerciale.

Claude Lai, diplomato in Pianoforte e sperimentatore dell’arte del campionamento o sampling, è un artista autentico, elegante e anticonformista nella scelta delle soluzioni sonore.

La vocalità e la personalità di Patricia si presterebbero ad una serie infinita di paragoni lusinghieri. Ascoltandola ci viene in mente una frase di Billie Holiday: «Sappiate che questa mia vecchia voce non può salire o scendere più di tanto. È una voce irregolare. Non ho una voce regolare. La mia voce è un casino, chi suona con me deve sapere bene quello che fa».

Ecco, quella di Patricia è una voce meravigliosamente irregolare: il suo portamento vocale, l’emissione improvvisamente troncata, un fraseggio autonomo rispetto alla melodia ne fanno la perfetta sintesi del suono del jazz. 

Nel più genuino spirito della jam-session Patricia riesce a trascendere la dimensione della mera esecuzione, in una continua rielaborazione dei brani.

Uno dei brani più potenti è, a nostro avviso, La dechirure, un pezzo serratissimo, nel quale Patricia crea una stupefacente tensione nell’ascolto.

Di grande impatto anche Power, che sembra uscita da un album dei Portishead (scusate se è poco), mentre l’inarrivabile I am standing- capolavoro di pathos e suggestione- ci induce a pensare che Patricia potrebbe, a suo modo, interpretare anche le ardite parti vocali di Clare Torry in The Great Gig in the Sky.

La sua è infatti una voce che trasforma il limite in possibilità, capace di dispiegare una forza emotiva e una drammaticità che travolgono, letteralmente, l’ascoltatore.

Il “CO” nel nome del duo riflette l’apertura alle collaborazioni artistiche e la potenziale versatilità della line up; il che ci fa ben sperare in merito a future collaborazioni di livello.

Nel frattempo, ci godiamo questo, pregevole, album di debutto.





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