KALI – La libido del lunedì – NML
di Paolo
Rigotto
L'omonima dea presta il proprio nome a questo progetto musicale
attivo (per stessa ammissione del comunicato stampa) da “più di 365 giorni”.
Questo è un elemento importante, considerando che i quattro componenti della
band (Federica Follino alla voce, Fabio Pastore alle chitarre, Luca Sacco al basso e Max Ferraro alla batteria) mettono in
questa “Libido del lunedì” un più che
adeguato livello tecnico, indice di una certa dimestichezza con il mondo della
produzione discografica. Meno convincente, a mio giudizio, è l'aspetto
artistico.
I
Kali hanno evidentemente ruoli chiari che ognuno di loro espleta
indubbiamente al meglio (la bella voce di Federica ad esempio) e qualcosa dal
punto di vista lirico si intravvede.
Ma stilisticamente, almeno al momento, la band pare faticare nel
prendere strade più coraggiose del genere “Prozac + ” fine anni '90, vale a
dire quello che si può definire protopunk
italiano post CCCP.
Nulla da eccepire circa l'adeguatezza dei quattro ragazzi che musicalmente
fanno quello che devono fare molto meglio di quanto si potrebbe pretendere da
un'autoproduzione.
Sezioni ritmiche precise, sonorità in generale al livello di molte
produzioni mainstream contemporanee ed un timbro vocale originale sono i punti
a loro favore.
L'aspetto dolente dell'intero lavoro è a mio giudizio la mancanza
di una reale orecchiabilità dei testi e delle canzoni in generale che, sebbene risultino tutt'altro che banali,
superficiali o ruffiane, nell'ambito pop-rock, che è quello che ci compete, la
mancanza di melodie e refrain alla portata dell'orecchio rafiofonico è
certamente una lacuna con la quale fare i conti.
Tra tutte le canzoni spiccano a mio giudizio “Mantra” e “Marlene”, rock
contaminati il giusto e musicalmente ben strutturati, peccato che anche in
questi pezzi come negli altri risulti difficile lasciarsi sedurre da testi
forse troppo “obliqui” per emozionare davvero.
“Sputnik 2”, con
riferimento non solo nel titolo alla missione spaziale che portò la cagnetta
Laika nel vuoto cosmico, contiene frammenti
della “Cantada sarda campidanesa”,
tradizionale poesia
del campidano, con un risultato timbricamente interessante ma
forse un tantino “forzato” rispetto alle
intenzioni del pezzo e ai suoi iniziali contenuti (sardi su Marte?).
In sintesi, i Kali sono bravi musicisti con una brava cantante, ma
potrebbero osare di più dal punto di vista musicale, e forse “di meno” dal
punto di vista lirico.
Aspettiamo evoluzioni.
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