Hello,
nel
settembre del 1978 i Greateful Dead riescono a realizzare il loro
sogno, suonare in un luogo pieno di magia ed energia, precisamente il 14-15-16 settembre, presso la Valle
delle Piramidi in Egitto.
L'ultima
notte, a rendere tutto più magico, si verificò un’eclisse totale di luna! La
leggenda racconta che cammelli e beduini, non abituati a questi suoni, si
spaventarono e pensarono ad una "maledizione" dei faraoni.
L'intero
incasso venne devoluto al dipartimento archeologico egiziano.
…di tutto
un Pop
Wazza
Articolo Massimo Battistutta
L'enigmatico volto della sfinge che fa da sfondo a questo concerto fa
capire da subito che siamo dinanzi a qualche cosa di "grosso"!
14-15-16 settembre 1978 i Grateful Dead realizzano il loro sogno, quello di
suonare ai piedi delle piramidi nella piana di Giza, e questo loro sogno li
proietterà nella storia per aver dato vita ad un evento rock a dir poco
epocale.
Ma faccio un passo indietro e per ricostruire la genesi di quella che
sarà una autentica perla leggendaria nella loro lunghissima carriera.
Nel 1975, la line up che diede vita al trionfale tour europeo del 1972,
e che nel 1973 vide perdere il suo front man, cantante e pianista Ron
"Pigpen" McKernan - l'anima blues della band - portato via da una
cirrosi a soli 27 anni, incide uno dei suoi lavori più complessi da studio, “Blues For Allah”, ricco di richiami
arabeggianti, ed inizia a covare l'ambizione di suonare con alle spalle le
piramidi in una location che sfiora il metafisico.
Nel 1978 l'idea inizia a concretizzarsi, e l'allora manager della band, Richard Loren, compie un viaggio esplorativo in Egitto a visionare il Ligth and Sound Theatre della piana di Giza, e lo trova decisamente adatto al progetto.
Nel 1978 l'idea inizia a concretizzarsi, e l'allora manager della band, Richard Loren, compie un viaggio esplorativo in Egitto a visionare il Ligth and Sound Theatre della piana di Giza, e lo trova decisamente adatto al progetto.
Inizia un autentica battaglia burocratica che vede il manager affiancato
dal bassista Phil Lesh e dal business manager Alan Trist.
La prima tappa è l’ambasciata egiziana a Washington dove, ovviamente, i funzionari cercano
di capire il fine di quello strambo (ai loro occhi) progetto. «Volete portare con voi tonnellate di
amplificatori e centinaia di persone al seguito?», dice stupefatto l’ambasciatore.
«Certo» gli risponde Lesh, «ma pagheremo tutto noi e doneremo i proventi
dei concerti in beneficenza, magari al dipartimento egiziano per le antichità».
La risposta convince
il diplomatico: il primo passo è fatto. Il secondo è col governo americano, al
dipartimento di stato, dove c’è da superare la fama di pazzoidi che la band si
porta dietro. «I Grateful Dead», dicono i tre negoziatori, «sono
ambasciatori di cultura che portano, in segno di amicizia, la musica dei
giovani americani in una travagliata regione. Lo scambio culturale è un
contributo alla comprensione e una via alla pace tra le nazioni».
Secondo ostacolo superato. Il terzo e ultimo è quello del ministero
della cultura egiziano. Lesh, Loren e Trist volano in Egitto, è l’estate
del ’78, e qui incontrano il ministro della cultura. «Per quale ragione volete suonare ai piedi delle piramidi?», chiede
il capo del dicastero culturale. Efficace e studiata la risposta di Lesh: «Nel corso degli anni abbiamo suonato per
genti diverse in posti diversi, e abbiamo capito che è il contesto a fare la
differenza. Come musicisti, dediti principalmente all’attività concertistica, questo è per noi un tema di grande interesse.
Siamo sicuri che non esista al mondo un posto con unispirazione più grande di quella che possono dare le piramidi». A quel punto fiorisce
un sorriso sulle labbra del ministro: autorizzazione concessa.
Ai primi di settembre, via Londra, i Grateful arrivano al Cairo
portandosi dietro con uno sforzo enorme 25 tonnellate di amplificazione, un
centinaio di hippy capitanati da Ken Kesey, leader dei Merry Pranksters (e noto
scrittore, è l'autore di qualcuno volò sopra il nido del cuculo), quelli che
giravano per l'America con un pullman multicolore con alla guida Neal Cassidy,
il padre della beat generation e ispiratore del protagonista del romanzo “On The Road”, di Kerouac, e Bill Graham,
l'impresario delle maggiori band californiane e di locali per concerti mitici,come
il Fillmore e il Winterland.
Il pomeriggio del 14 settembre c'è un immagine che sintetizza questa
incredibile avventura: Ken Kesey, con un gruppo di hippy, scala la grande
piramide per apporre sulla cima la bandiera con il teschio (simbolo della band)
squarciato da un lampo.
Ma non solo folklore, questo viaggio vuole essere per i Grateful fonte per dare
vita al loro lato più mistico e sperimentale, cercando di trarre dalla magica
location la massima fonte di ispirazione. Attraverso un sistema complesso di
cavi e microfoni vogliono far passare la musica attraverso la camera funeraria
del faraone all'interno della grande piramide, usandola come camera di
risonanza per poi riversarla all'esterno, l'obiettivo è di impreziosire la loro
musica con un eco come proveniente dal passato. L'impresa fu titanica e in un
libro che è una raccolta di interviste a membri e crew della band dal nome il “Simposio Psicadelico”, il capo dei
tecnici del suono racconta con quante difficoltà si riuscì a portare a termine
questo progetto che alla fine lasciò tutti non propriamente soddisfatti.
Ciò, però, non tolse unincredibile suggestione
all’evento e l'impatto emotivo di cui era intrisa la musica suonata in quei
giorni. Saranno tre spettacoli unici nella lunghissima carriera dei Grateful
Dead che si segnalano per la strana energia che li sostenne. Il primo concerto
è del 14 settembre, le luci si accendono sul palco, sul pubblico scatenato dei
Deadhead, sugli Egiziani sorpresi da tutto quello che sta accadendo. Le luci si
accendono su una delle più grandi traveling band di tutti i tempi, i Grateful
Dead, che si presenta nella tipica line up degli anni 70: Jerry Garcia (voce e chitarra solista), Bob Weir (voce e chitarra ritmica), Phil Lesh (basso), Bill
Kreutzmann e Mickey Hart
(batterie e percussioni), Keith Godchaux
(voce e tastiere), Donna Jean Godchaux
(voce e cori). Il primo show riscontra notevoli problemi a livello sonoro che
saranno risolti nelle due serate successive.
Ma la performance immortale sarà la terza, i Grateful e loro musica non sono divisibili dalla loro dimensione mistica e spirituale, la terza sera è anche una sera di eclissi totale di luna, evento appositamente ricercato dalla band. La luna sparisce nell’ombra della terra nel momento esatto in cui la band inizia a suonare, e in un’atmosfera che definire magica è poco riappare sulle note di una sognante “Ramble On Rose”, purtroppo non inclusa nel video che testimonia questa performance a cavallo tra musica e misticismo.
Performance leggendaria che da poco è uscita dalla leggenda per poter essere vista ed ascoltata grazie alla pubblicazione di un box composto da due CD e da un DVD dal titolo di “Rocking The Cradle Egypt 1978”, per fortuna i Grateful Dead sin dai loro esordi permisero la registrazione di tutti i loro concerti in modo professionale facendo impazzire la loro casa discografica che trovava il mercato letteralmente inondato di bootleg dalla qualità altissima a discapito dei dischi ufficiali poco considerati dalla band stessa che si è sempre ritenuta una live band e basta, però questa loro scelta cosi inusuale permette di poter vedere la pubblicazione dei loro concerti ininterrottamente da anni e anni e si dice che esista materiale per i prossimi 50 di anni, intanto è stata recuperata la tre giorni egiziana in audio video e documentario. Il concerto oltre ai loro classici vide i Grateful invitare sul palco un gruppo di musicista nubiani con cui improvvisarono una jam.
Ma la performance immortale sarà la terza, i Grateful e loro musica non sono divisibili dalla loro dimensione mistica e spirituale, la terza sera è anche una sera di eclissi totale di luna, evento appositamente ricercato dalla band. La luna sparisce nell’ombra della terra nel momento esatto in cui la band inizia a suonare, e in un’atmosfera che definire magica è poco riappare sulle note di una sognante “Ramble On Rose”, purtroppo non inclusa nel video che testimonia questa performance a cavallo tra musica e misticismo.
Performance leggendaria che da poco è uscita dalla leggenda per poter essere vista ed ascoltata grazie alla pubblicazione di un box composto da due CD e da un DVD dal titolo di “Rocking The Cradle Egypt 1978”, per fortuna i Grateful Dead sin dai loro esordi permisero la registrazione di tutti i loro concerti in modo professionale facendo impazzire la loro casa discografica che trovava il mercato letteralmente inondato di bootleg dalla qualità altissima a discapito dei dischi ufficiali poco considerati dalla band stessa che si è sempre ritenuta una live band e basta, però questa loro scelta cosi inusuale permette di poter vedere la pubblicazione dei loro concerti ininterrottamente da anni e anni e si dice che esista materiale per i prossimi 50 di anni, intanto è stata recuperata la tre giorni egiziana in audio video e documentario. Il concerto oltre ai loro classici vide i Grateful invitare sul palco un gruppo di musicista nubiani con cui improvvisarono una jam.
Un sabato notte unico quello che congeda la musica dei Dead dal deserto!
La band resterà, dopo gli show, ancora una settimana in Egitto, alla scoperta
di un universo fantastico e lontano dall’America.
Oggi che Jerry Garcia Ken Kesey e Bill Graham sono nuovamente insieme,
in un altro spazio e in un altro tempo, il cerchio è chiuso.
C’è scritto, nel libro egiziano dei morti: «Ora noi restituiamo le nostre anime al creatore e quando saremo sulla
vetta del buio eterno lasciate che il nostro canto riempia il vuoto affinché
gli altri possano saperlo: nella terra della notte la nave del sole è condotta
dal Morto Riconoscente».
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