Racconti
sottoBanco
Hello,
Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, in tour insieme,
chiudono alla grande il "Progressivamente
Festival 2011" con un concerto strepitoso e sold-out.
Accadeva
alla Casa del Jazz a Roma l’11 settembre 2011.
Un 11
settembre da ricordare, "diverso".
Wazza
Recensione di Carlo
Cammarella
Non c’è discussione sul fatto che i primi anni ’70 siano stati i
più prolifici per il rock progressivo italiano, anni in cui le più importanti
formazioni di questo genere producevano i migliori dischi e i migliori
concerti. E le persone che spesso ci hanno raccontato di quel periodo, ce l’hanno definito come magico e irripetibile, come un qualcosa
che si respirava nell'aria e che forse non sarebbe tornato più. Certo, se ci
pensiamo un pò su, la prima cosa che potremmo rispondere è che probabilmente
hanno anche ragione, ma pensandoci meglio, potremmo anche contestare dicendo
che domenica 11 settembre alla Casa del Jazz (nell'ambito del Festival Progressivamente), a vedere Le
Orme e il Banco
del Mutuo Soccorso, c’erano quasi tre mila persone. E non parliamo soltanto di
nostalgici amanti della musica degli anni ’70, ma di un pubblico
che forse rappresenta tutte le generazioni e che semplicemente ama la buona
musica. Quindi, cerchiamo di proiettarci per un attimo in quella serata e per
capire meglio l’atmosfera diciamo subito che ben prima dell’inizio del concerto non era rimasta l’ombra di un posto a sedere. Gente seduta per terra, in piedi,
vicina al mixer e ai lati del palcoscenico per un concerto davvero
indimenticabile che ci ha fatto sentire come dei privilegiati baciati da una
buona stella, magari da La croce del sud, giusto per fare
una citazione ad hoc. Ma lasciamo stare le parole rubate a persone che
sicuramente hanno più inventiva di noi e cerchiamo di tuffarci nell'atmosfera di questa splendida serata.
I primi a salire su
questo palcoscenico e ad incantare un pubblico più che mai ansioso di ascoltare
sono Le Orme. Certo, è probabile che tutti gli amanti del progressive siano a
conoscenza della separazione avvenuta fra gli ultimi due membri della storica
line up, ovvero il batterista Michi Dei Rossi e il
vocalist Aldo Taglialapietra, ma questo non vuol dire che il gruppo abbia perso la voglia e l'inventiva per stupire e stupirsi. E quindi, se pensiamo che adesso alla voce c'è Jimmy Spitaleri, fondatore dei Metamorfosi, allora possiamo proprio dire che sebbene le cose cambino, come a volte è anche giusto che sia, la buona musica rimane sempre tale e riesce sempre ad emozionare, E poi la presenza scenica non è da sottovalutare per niente. Spitaleri si presenta con una chioma lunga e folta e con tutta l'energia necessaria per affrontare una serata del genere.
Fin dall’inizio, infatti, da quando Le Orme cominciano a suonare, riescono a creare atmosfere surreali, a trascinarti in quell’arte della sperimentazione che soltanto pochi musicisti riescono a fare così bene. La prima parte è dedicata tutta all’ultimo lavoro d studio, La via della Seta. Testi che parlano di viaggi, sia terreni che mentali, musiche che hanno il potere di farti abbandonare la realtà per permetterti di tuffarti in un universo parallelo fatto di suoni, colori, ma anche di arte e poesia. Due viaggi, uno compiuto attraverso il suono degli strumenti, l’altro attraverso la narrazione e la conoscenza. C’è anche il tempo per fare un tuffo nel passato con il disco Felona e Sorona, suonato al momento della chiusura, e per ascoltare quella musica corale, sinfonica, monumentale che da sempre è stata, secondo noi, la principale caratteristica di questa formazione. E il concerto in questo modo acquista diverse sfaccettature, diversi momenti che lo rendono unico e irripetibile fino all'ultima chiusura della batteria di Michi Dei Rossi, sempre impeccabile, come del resto tutti gli altri membri delle Orme.
Fin dall’inizio, infatti, da quando Le Orme cominciano a suonare, riescono a creare atmosfere surreali, a trascinarti in quell’arte della sperimentazione che soltanto pochi musicisti riescono a fare così bene. La prima parte è dedicata tutta all’ultimo lavoro d studio, La via della Seta. Testi che parlano di viaggi, sia terreni che mentali, musiche che hanno il potere di farti abbandonare la realtà per permetterti di tuffarti in un universo parallelo fatto di suoni, colori, ma anche di arte e poesia. Due viaggi, uno compiuto attraverso il suono degli strumenti, l’altro attraverso la narrazione e la conoscenza. C’è anche il tempo per fare un tuffo nel passato con il disco Felona e Sorona, suonato al momento della chiusura, e per ascoltare quella musica corale, sinfonica, monumentale che da sempre è stata, secondo noi, la principale caratteristica di questa formazione. E il concerto in questo modo acquista diverse sfaccettature, diversi momenti che lo rendono unico e irripetibile fino all'ultima chiusura della batteria di Michi Dei Rossi, sempre impeccabile, come del resto tutti gli altri membri delle Orme.
Ora, solitamente dopo che
termina il primo concerto bisogna aspettare un pò di tempo perché cominci il
secondo. In generale passano una ventina di minuti, ma questa volta, forse
perché la voglia di suonare era davvero tanta, non ne sono passati neanche
cinque. Il Banco del Mutuo soccorso, infatti, sale sul palcoscenico della Casa
del Jazz dopo un brevissimo tempo di intervallo e comincia a suonare con tutta
l’energia che tutti gli amanti di questa band si
aspettano di percepire. Francesco Di Giacomo, voce della band, a 60 anni
suonati ha ancora energia da vendere e Vittorio Nocenzi piuttosto che suonare
vola sulla tastiera. Ma la cosa bella, che viene spesso sottolineata da più
membri della band, è che la musica è condivisione. Senza il pubblico non ci
sarebbe la stessa alchimia e quindi niente di tutto quello che abbiamo visto e
sentito sarebbe possibile. Sono parole che ci fanno capire la passione che c’è dietro
ogni singola nota suonata o pizzicata su ogni strumento. Energia pura, energia
positiva, energia che ci fa viaggiare nello spazio e nel tempo e che allo
stesso tempo riesce a metterti nelle migliori condizioni possibili.
Francesco Di Giacomo ha
ancora una voce capace di emettere suoni irripetibili e di alternare ad essi
momenti di recitazione pura, come se il concerto fosse unopera d’arte in
continuo movimento. E sebbene ci sia un momento in cui ogni singolo elemento
riesca ad emergere, la cosa più bella rimane sempre quella musica dinsieme
che durante questa serata indimenticabile è riuscita ad ipnotizzare il pubblico
per oltre unora e mezzo. Il concerto, quindi, scorre veloce e
nella sua complessità risulta, leggero, coinvolgente quasi inafferrabile. Con
il Banco tutto diventa semplice, si crea un legame fra pubblico e palco, i
ritmi incalzanti e la potenza che viene sprigionata dalla formazione coinvolge
tutti, anche quelli che magari si trovavano lì per caso ignari di quello che
avrebbero ascoltato. E la cosa che ci ha davvero colpito è l’umiltà,
la semplicità, la spensieratezza con cui la serata viene affrontata, come se
questi illustri signori con alle spalle 40 anni di rock progressivo si fossero
fermati davanti allo scorrere del tempo per regalarci attimi di estasi per i
nostri timpani.
E come grande conclusione
di questa serata, che sicuramente ricorderemo per un bel pò di tempo, salgono
sul palco insieme al Banco le Orme. E immaginatevi cosa può succedere in un
concerto con due formazioni del genere che suonano insieme canzoni capolavoro
come Non mi rompete. Equalcosa
che ci viene veramente difficile da spiegare senza l’ausilio
di quei musicisti che per 20 minuti ci hanno fatto viaggiare con ritmi e
melodie che non si possono definire coinvolgenti perché altrimenti sarebbe
troppo riduttivo. Insomma, quella di domenica è stata la conclusione in grande
stile di un festival (Progressivamente) che per una settimana ci ha
davvero tenuto compagnia con alcuni dei migliori musicisti della scena di ieri,
di oggi, e chissà, forse anche di domani.
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