Oggi quasi quasi a pranzo me la faccio la “cacio e pepe”, ma non seguirò la ricetta classica, ma quella che si inventarono anni fa il famoso chef Antonello Colonna e il grande Francesco di Giacomo. Allegata la “Ode a cacio e pepe”... e Cracco muto!
Buon appetito
Wazza
Cacio e pepe pepe e cacio
Pepe e pepe cacio e cacio
Bianco e nero nero e bianco
Impeto della luce ebbrezza della
notte
Tinte-contrasto- grande unisono
E ogni tanto acqua bollente
E poi cacio e pepe pepe e cacio...
Decidi tu quando dire basta
Questa ode al cacio e pepe è stata
scritta dal famoso chef Antonello Colonna con Francesco Di Giacomo cantautore
del gruppo Banco. Questi versi si trovavano nel menù di degustazione del ristorante
col “portone rosso”, a Labico, dove era possibile gustare una personale
versione del cacio pepe preparata davanti ai clienti. Versione che come
racconta Antonello Colonna nel suo libro “Antonello Colonna: un anarchico ai
fornelli”, da Labico a New York è nata nel 2000 nel corso di “Cucinare a
Labico”.
Colonna racconta che l’idea di far
rinascere questo piatto popolare romanesco era data dall’esigenza di
“contrapporlo” alla cucina fusion ed in particolare al sushi che andava di moda
in quegli anni nei ristoranti della capitale. Così pensò di nobilitare il
popolare e semplice cacio e pepe, finito in secondo piano o talvolta scomparso
nei menù dei ristoranti, preparandolo a mo’ di risotto davanti ai clienti, in
una sorta di esibizione artistica.
Riscosse grande successo tanto da
essere definito “il re del cacio e pepe” e alla presentazione della Guida di
Roma del 2000 il Gambero Rosso gli dedicò l’evento dal titolo "tra
sushi e cacio e pepe".
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