Machine Head:
un-fuc**ng-believable @ Orion – 30 09 2015
Live report a cura di Gabriele Mangano
Articolo già apparso sul portale Rock by Wild:
Prima volta in assoluto per i Machine Head a Roma da headliner. La recensione potrebbe
concludersi semplicemente riprendendo le ultime parole di Robb Flynn: Un-fuc**ng-believable,
e avrei detto tutto.
Ma facciamo un passo indietro di qualche ora.
L’inizio del concerto è previsto per le 21:00 ed io ovviamente sono fuori
dal locale già dalle 19:30. Finalmente i cancelli vengono aperti e tra
un sorso di bionda e una goccia di sudore a causa del gran caldo all’interno
del locale, mi godo tutte le song che passano in sottofondo mentre i tecnici
sistemano il palco.
Noto subito che la batteria on stage è solo una, segno che non ci sarà nessuna band ad aprire il concerto, ma partiranno
direttamente con i quattro guys da Oakland.
L’intro è affidato alla canzone “Diary of a Madman” di Ozzy Osbourne e i numerosi fan presenti sanno
che si tratta dell’inizio del concerto perché come tutti, hanno passato una mattinata intera a leggere
ogni scaletta del tour europeo dei Machine Head su setlist.fm.
Si parte con “Imperium“, immenso brano dall’album
“Through The Ashes Of Empires” del 2004, per alcuni l’anno dell’abbandono del new
metal da parte di Robb Flynn & Co.
Flynn è un ottimo intrattenitore, non salta più per il palco come un folle
come tanti anni fa, ma interagisce in maniera fenomenale con gli spettatori.
Non c’è tempo per troppi discorsi, lo sappiamo noi e lo sanno loro che il
concerto durerà veramente tanto, quindi si passa subito a “Beautiful Morning“, “Now We Die“, “Bite the Bullet” e “Locust“, tutte suonate egregiamente, per poi sentire il riff di “From this Day” dall’album “The Burning Red“, additato come schifezza dai defender più accaniti, ma acclamato con somma
esaltazione da parte del sottoscritto.
La set-list è veramente meravigliosa, ripercorre tutta la carriera della
band, da “Davidian” a “Crashing Around You“, “Ten Ton Hammer“, “Bulldozer” o ancora “Killers & Kings“, brano in cui Flynn chiede esplicitamente ai fan di
creare un epico wall of death.
Sono lontani i tempi in cui noi italiani facevamo delle immense figuracce
di fronte ai nostri heroes sul palco che ci parlavano (ovviamente) in inglese.
Basta citare il Gods Of Metal del 2000 dove Tom Araya si rivolgeva al
pubblico in delirio per ogni sua parola esclamando “You guys don’t understand anything I’m saying?”.
Qui tutti capiscono Robb, anche se ad un certo punto si lascia un po’ prendere
la mano e forse pretende troppo da delle orecchie fortemente provate dai loro
distorsori.
Coro da stadio sulle note finali di “Darkness Within” del tutto improvvisato, coro che stupisce Flynn, il
quale alza le braccia al cielo in segno di evidente fomento. Lo scriverà anche il giorno dopo sulla pagina Facebook ufficiale
della band.
Menzione speciale per “Aestethics of Hate“, brano dedicato all’immortale ricordo di Dimebag Darrell, ex chitarrista
dei Pantera, assassinato sul palco da un colpo di pistola nel 2004.
Tutti dedicano una canzone a Dimebag, i Machine Head hanno scritto
questa e dire che eravamo tutti coinvolti, è decisamente dire poco.
Il concerto termina con “Halo” e dopo ben due ore e mezza di “awesome”, “louder” e Dave McClain che non sbaglia un dannato colpo, è il
momento della foto finale, rito della band alla fine di ogni show.
Forse mi sono dilungato un po’ troppo, i Machine Head sono una delle
mie band preferite in assoluto, adoro ogni loro canzone e ogni loro album. E
questo rimarrà uno dei concerti più belli ai quali ho assistito.
Horns up!
Set list
Imperium
Beautiful morning
Now we die
Bite the bullet
Locust
From this day
Ten ton hammer
This is the end
In comes the flood
The blood, the
sweat, the tears
Crashing around you
Darkness within
Bulldozer
Killers & kings
Davidian
Descend the shades of
night
Now I lay thee down
Aestethics of hate
Game over
Old
Halo
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