Oggi ricordiamo un'altro
grande "assente-presente"... 4 dicembre 1993, ci lasciava Frank Zappa..."il genio"
…per non dimenticare
WK
Ricordo del regista Salvo Cuccia
Salvo Cuccia porta lo stesso nome, ha la stessa età (è un
cinquantino), è nato nella stessa terra di Montalbano. Di mestiere, però,
fa il regista, con una certa predilezione per i documentari che vanno
a scavare non nei misteri, ma nella memoria. Il suo Détour De Seta,
2005, è stato presentato al Tribeca Film Festival da Martin Scorsese. Summer
82 when Zappa come to Sicily è approdato quest’anno
a Venezia e poi a Padova.
In attesa che esca nelle sale italiane, va dato avviso ai
cinquantini o più di preparare una buona scorta di fazzoletti. Perché,
lungi dal puntare al lacrimevole e al commemorativo, il lavoro di Cuccia
è un omaggio intenso e profondo non solo al grande Frank, ma anche
alla famiglia, alla band, agli amici, che hanno accompagnato il musicista nel
corso della sua breve vita.
Un omaggio esteso alla generosità della Sicilia e al padre
del regista. Nel 1982, anno del tour europeo di Zappa, che comprende una serie
di tappe italiane, Cuccia è bersagliere nella base militare di Aviano. Lì
viene a sapere che il 14 luglio, data del suo compleanno, Frank salirà su
un palco nello stadio della Favorita a Palermo. Compra il biglietto
e si mette in viaggio con il padre, che per ragioni di lavoro si trova da
quelle parti. I due non riusciranno ad arrivare in tempo. Una malattia
porterà con sé il padre, pochi mesi dopo.
Per trent’anni, Salvo ha conservato il biglietto, insieme ai
dischi di Zappa e alla memoria dei lunghissimi chilometri da Nord
a Sud. Ricordi trasformati nella decisione di raccontare cosa significò
quella notte di musica in una Palermo assediata dalla guerra di mafia,
stracolma ed euforica per la festa di Santa Rosalia e la vittoria ai
Mondiali di calcio; cosa significò quella notte di musica per Frank, la sua
band, i suoi tecnici.
I narratori principali scelti da Cuccia sono la famiglia (la
moglie Gail, i figli Moon, Dweezil, Diva***; i parenti acquisiti,
i nipoti) e Massimo Bassoli, l’amico che per lungo tempo fu presenza
costante al fianco dell’artista. La figura di Zappa viene disegnata attraverso le
testimonianze di chi continua ad amarlo, e le immagini della sala prove
allestita in casa, dei concerti in simbiosi con la chitarra e la folla,
dei giochi con i figli, delle pause e degli scherzi durante
i sound check.
È questo il musicista che il tour in Italia porta
a Palermo; che, complice Bossoli, va a Partinico per cercare la casa
paterna al numero 13 di via Zammatà ed eventuali parenti sullelenco telefonico. Lo fa a metà tra il serio e il
faceto, mentre rimane disorientato dalla povertà, dalla mancanza di strade
asfaltate, dall’immobilità dei luoghi. Ma non rinuncia al sorriso,
e prima di provare racconta alla band cosa ha visto, concludendo: “Però se
la spassano!”.
La cronaca di quanto avvenne la sera del concerto passa
attraverso le sequenze di un palco annegato nel buio dello stadio e troppo
lontano dalle gradinate dove siedono ventimila ragazzi. La musica arriva
svuotata della sua potenza, la protesta cresce. E quando la polizia
ritiene che sia diventata eccessiva, ci dà dentro con manganelli
e lacrimogeni.
Frank è spaventato non sa cosa fare. Gli appelli alla calma
cadono nel vuoto, si perdono tra le urla. Il concerto viene interrotto dopo unora e sei minuti. Ma lo spirito positivo di Zappa riesce
a portarsi a casa cose buone: l’incontro con Tanino Liberatore, il
creatore di Ranx Xerox, che realizzerà la cover dellalbum del tour, The man from Utopia, dove compare anche uno
striscione da stadio 3 a 1 Vaffanculo, risultato della finale mondiale
Italia Germania; la versione inglese di Tengo na minchia
tanta, composta durante le prove da Massimo Bossoli «Frank era incantato
dal suono della parola minchia», ricorda Massimo ridendo; le registrazioni di
voci e rumori raccolti nelle strade.
Ma Salvo ha bisogno di qualcosa ancora per considerare compiuto
il suo omaggio. Vuole che gli Zappa volino dallAmerica a Partinico, trent’anni dopo. Così avviene.
E il documentario racconta, allora, il conferimento della cittadinanza
onoraria, le musiche di Frank eseguite da unorchestra,
via Zammatà e l’aula di una scuola intitolate al musicista, Dweezil che
suona in mezzo ai bambini, l’incontro con i parenti, gli album di foto
bianco e nero, il banchetto in onore degli ospiti. È commozione
bella, forte, non di circostanza. Il miglior complimento al lavoro di Cuccia lo
avrebbe fatto Zappa. Una sola ed eloquente parola. Minchia. Con tanto di punto
esclamativo.
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