Articolo già apparso sul
numero di agosto 2016 di MAT 2020
”Chiacchiere
veronesi “, parlando di musica e dei due fantastici concerti di
David Gilmour
di
Max Pacini
La musica è una fedele compagna della nostra
vita, scandisce il tempo dei nostri ricordi, e ci fa rivivere ogni volta grandi
emozioni nel riascoltare magari quella canzone che ci ha regalato momenti
indimenticabili. Ma la musica è soprattutto condivisione, contatti, amicizia, e
la storia che vogliamo raccontarvi in questo articolo parla proprio di questo.
Due nostri grandi amici che insieme condividono le stesse passioni, gli stessi
gusti musicali. I loro nomi a voi potranno sembrare sconosciuti, ma noi li
conosciamo molto bene, visto che durante i loro concerti con i BIG ONE (all’interno del loro spettacolo
The European Pink Floyd Show), sfoggiano abitualmente con grande orgoglio la
loro divisa ufficiale, cioè la nostra t-shirt di MusicArTeam, donata a loro nel luglio 2014, in occasione di un
grande concerto tenutosi alla fortezza del Priamàr di Savona. Il gruppo di cui fanno parte i nostri protagonisti si chiama
BIG ONE, tribute veronese ritenuta dalla stampa nazionale (e dalla nostra
redazione), come la migliore nel riproporre le magiche atmosfere dell’universo
musicale Pink Floyd. Senza ombra di dubbio èl’unica tribute italiana richiesta
costantemente da diversi anni oltre confine. Sono tornati recentemente da un
grande concerto in Belgio, un tutto esaurito datato 30 aprile 2016 presso
l’EUROPA HALL di Tielt, dove gli organizzatori (fans e cultori dei Pink Floyd)
i PIGS ON THE MOON, li hanno scelti tra una vasta selezione di tribute band
sparse in tutta Europa. Sono di Verona, splendida città degli innamorati e dei
famosi balconi che ci riportano alla storia diRomeo e Giulietta, ma soprattutto
al più grande Anfiteatro all’aperto quale è l’Arena. In questo caldo e afoso
mese di Luglio, precisamente domenica 10 e in replica lunedì 11, Verona è stata
la capitale Floydiana per eccellenza, vista la chiusura nella già citata Arena,
del tour italiano di David Gilmour. Quale occasione migliore per fare due
chiacchiere, con chi ha vissuto questi giorni da “veronesi doc”in prima fila
sotto tutti i punti di vista? Come già vi abbiamo anticipato, sono due nostri
grandi amici, eccoli a voi: Stefano Raimondi (batteria e percussioni), e Gian Paolo Ferrari,
da tutti conosciuto come Giampy (responsabile produzione e tecnico video) dei
BIG ONE.
Giampy e Stefano Raimondi
MAT- Benvenuti ragazzi, è un piacere enorme avere la
possibilità di poter scambiare quattro chiacchiere con amici veri e di lunga
data come voi. Chi vuole rompere il ghiaccio così per cominciare in scioltezza,
parlandoci di David Gilmour in Arena? Da quello che abbiamo potuto riscontrare
dai social e dalla stampa … è stato un grande successo. Raccontateci come è
andata a Verona.
STEFANO-Hai
perfettamente ragione, rispetto all’anno scorso abbiamo trovato un Gilmour in
forma smagliante, uno spettacolo davvero incredibile, ma il Giampy certamente è
molto più bravo del sottoscritto nel saper descrivere certe emozioni, anche
perché con lo zio ha un contatto personale molto stretto … (ride). Pensa che si
è goduto tutte e due le serate in prima fila il raccomandato!
MAT- Ci vuoi
spiegare meglio questa interessante storia Gian Paolo? Hai davvero avuto la
possibilità di stare a stretto contatto
e di conoscere lo zio David?
GIAMPY-Stefano è
sempre molto spiritoso nei miei riguardi, comunque è vero, sia lo scorso
settembre sia quest’anno… ho avuto il piacere di trovarmi a tu per tu
(casualmente), con l’amato zio. Devi considerare che la mia professione di
tassista, mi porta spesso a gironzolare per le vie del centro e a conoscere in
anticipo certe informazioni preziose, visti i miei contatti lavorativi. Sapevo
in anticipo il giorno del suo arrivo, 9 Luglio ore 15 all’aeroporto di
Montichiari (BS). Sei van lo stavano aspettando per portare lui e tutta la band
con relativi amici e famigliari in via Adua 8, all’hotel Palazzo Victoria.
MAT- Altro che
servizi segreti! Con queste informazioni avevi già un vantaggio acquisito
rispetto a tutti gli altri fan, ecco svelato il mistero… allora ci vuoi
raccontare come è andata veramente?
GIAMPY- Nessun
vantaggio credimi, nell’ambito della mia attività mi capita spesso di
incontrare qualche personaggio famoso, devo confessarti che non ho mai avuto
episodi sgradevoli, anzi! Ho sempre trovato persone gentili e molto
disponibili, e ti posso garantire che sul mio taxi ne sono salite tante. Vuoi
qualche nome? Bollani è di una simpatia unica, con Max Gazzè ho interrotto per
circa trenta minuti il mio servizio per parlare dei Pink Floyd, Michele Placido
ha voluto stringermi la mano augurando tanta fortuna alla mia passione musicale
floydiana, con Pau dei Negrita abbiamo fatto l’alba in un locale del centro,
parlando di architettura sonora dei teatri all’aperto e di ferie in camper, un
ragazzo veramente splendido dal punto di vista umano (rientrando in albergo mi
ha addirittura invitato al concerto di Brescia in Piazza della Loggia, dove ho
potuto accedere al back-stage per i saluti finali, con tanto di presentazione
con gli altri componenti del gruppo)… con Gilmour invece devo stendere un velo
pietoso. Ho sempre saputo (da quello che veniva riportato dalla stampa), che
avesse un brutto carattere, ma non pensavo fosse così… burbero e antipatico. Lo
dico con molta tranquillità perché senza volerlo, ogni volta che capita a
Verona me lo ritrovo davanti. Anche questa volta mentre transitavo in centro
con la mia auto ho riconosciuto subito la sua sagoma inconfondibile,
accompagnata da quell’orribile cappello di paglia! Al mio passaggio ha dovuto
scostarsi (essendo la via molto stretta), ci siamo incrociati con lo sguardo, e
ho ritenuto per educazione e gentilezza, accennare ad un timido saluto di
benvenuto. Il suo sguardo seccato e indispettito ha messo letteralmente a
disagio anche la cliente che in quel momento stavo trasportando, mandando in
frantumi la figura di un mito. Ma nonostante questo… gli voglio bene lo stesso,
perché alla tenera età di 70 anni, ha saputo regalare a tutti noi due serate
indimenticabili. Sul palcoscenico dell’Arena si è presentato un Gilmour
eccelso, accompagnato da una band affiatata e impeccabile, coadiuvata dai
fedelissimi onnipresenti Guy Pratt al basso e Steve DiStanislao alla batteria.
Verona ha vissuto per tre giorni una magica atmosfera floydiana, che ho potuto
assaporare fino all’ultimo respiro, non mi sono fatto mancare niente (vista
l’occasione irrepetibile). Ho assistito al primo concerto in prima fila, con
quasi tutta la band dei BIG ONE, per la seconda serata invece, vista la nostra
tradizione romantica, io e Leonardo De Muzio (chitarra solista del gruppo),
abbiamo pensato bene di farci accompagnare dalle nostre rispettive “Giuliette”…
Non vorrei dilungarmi troppo su questa breve recensione dei concerti, visto che
sui social si è scritto già tutto, posso solo aggiungere che lo zio sull’assolo
finale di Sorrow, ha fatto tremare tutti gli spettatori presenti (la vibrazione
era così forte che ti entrava in tutto il corpo e non era una sensazione quella
che avvertivi… stavi tremando davvero!).
MAT – Immagino siano state delle grandi
emozioni, e voi le avrete vissute certamente con una prospettiva diversa,
essendo entrambi componenti e collaboratori di una grande tribute floydiana,
nata molto tempo fa proprio a Verona.In particolare modo tu Stefano, che se non
vado errato sei il batterista storico del gruppo. Vuoi raccontarcicome è nato
il progetto Big One, e quale è stata la sua evoluzione, visto che nel corso degli anni ha coinvolto diversi musicisti, se
non sbaglio sei rientrato nella formazione attuale da un po' di tempo, dopo un
breve riposo? Che differenze(se lo hai potuto notare) hai trovato nel gruppo?
STEFANO- Nel
lontano 2005, ricevetti una telefonata da un amico, un chitarrista che, come
me, adorava i Pink Floyd: Leonardo De Muzio. Ci eravamo conosciuti
precedentemente attraverso un annuncio su internet e volevamo entrambi formare
una tribute band dei nostri idoli. E grazie a quella telefonata, nella quale mi
offrì di entrare a far parte dei nuovi Big One, il sogno ha iniziato a
materializzarsi. Il progetto Big One ha sempre avuto come obiettivo quello di
riproporre il più fedelmente possibile l'esperienza live di un concerto dei
Pink Floyd, e questo nel tempo si è tradotto in un grande lavoro maniacale in
sala prove. Anche l'ambito della produzione e organizzazione dei tour ha
comportato l'investimento di notevoli energie. Negli anni si sono
avvicendati più musicisti, anch'io ho dovuto lasciare, per fortuna solo
temporaneamente, il mio ruolo di batterista. Quando sono poi rientrato, ho
trovato un gruppo che era cresciuto sotto tutti i punti di vista. L'impegno di
tutti è stato fondamentale per raggiungere il livello a cui siamo arrivati,
credo sia doveroso ringraziare per questo, tutti i musicisti che nel corso
dagli anni hanno avuto la possibilità di condividere questa avventura, è anche
merito loro se siamo riusciti in questo arco temporale a raggiungere queste
gratificazioni … e poi mi sono ritrovato a confrontarmi con un grande tecnico
della regia audio-visiva come il Giampy! Una vera garanzia (si ride alla
grande) …
MAT- Invece
tu Gian Paolo, quando hai conosciuto i Big One?
Lavori come tassista a Verona e ci sembra perlomeno strana questa tua
collaborazione, vista la tua professione molto impegnativa e stressante.
GIAMPY-
Hai
detto bene, è stato un caso, sai come si dice in questi casi… il destino! Dei
colleghi mi invitano ad un concerto al Teatro Romano qui a Verona, conoscendo
la mia passione musicale, mi vogliono portare a vedere una tribute dei Pink
Floyd, rispondo “NO GRAZIE! Le tribute
non mi interessano, preferisco gli originali”. Sarò breve: per la compagnia
… vado, osservo, vedo Leonardo alla chitarra e non credo a quello che sto
sentendo, era Gilmour, semplicemente uguale a Gilmour! Voglio conoscere questo
gruppo per scrivere un articolo (collaboravo già con l’amico Athos Enrile), ci
conosciamo, comincio a seguirli in tour e una sera Leonardo mi prende in
disparte e mi dice: ”Senti Giampy, inizia
a guardarti attorno, studia luci, effetti, video, insomma comincia a pensare a
qualcosa di diverso che non sia una semplice foto. Sono convinto che a breve
sarai in grado di diventare un nostro collaboratore. Io non voglio
professionisti, ma gente che ama i Pink Floyd come me, e soprattutto preferisco
avere degli amici sinceri al mio fianco”. Detto fatto, sono qui! Aveva
ragione! Nel corso di questi ultimi anni siamo diventati grandi amici, sono uno
dei responsabili della produzione e delle proiezioni video, oltre che dovere sopportare
continuamente quel batterista spiritoso che tu conosci molto bene … Vedi un po’
di intervistare lui (ride), i tecnici devono rimanere sempre nell’ombra … anche
se sono indispensabili …
MAT- Immagino
che anche i lettori abbiano capito che con voi due è molto difficile annoiarsi,
perciò Stefano raccontaci quando hai iniziato ad appassionarti al tuo strumento
e come è stato il tuo percorso musicale.
STEFANO-
Ho
sempre avuto il desiderio di suonare la batteria, e infatti investii il mio
primo stipendio proprio per acquistarne una. Avevo 18 anni, fu veramente una
grande emozione, porto ancora quel ricordo nel mio cuore, mi sentivo l’uomo più
felice del pianeta (restando in tema lunare - floydiano). Musicalmente adoro il
rock degli anni '70. Ricordo con piacere che ho fatto parte di un gruppo dove
facevamo cover dei Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd e altri gruppi anni
'70. Ci chiamavamo Mistery Train. E ci divertivamo un sacco!
MAT- Siete considerati trai migliori nel vostro genere, questo titolo vi
imbarazza o ne siete consapevoli, visto il vostro curriculum -live, dove avete
toccato le location più importanti: vedi Geox di Padova, Teatro Romano di VR,
Habihall di Firenze, Palacreber di Bergamo (per citarne qualcuna), senza
contare che probabilmente siete l'unica tribute italiana, che da diversi anni si
esibisce anche in Europa. Avete trovato qualche differenza rispetto alle nostre
realtà Nazionali e come riuscite a gestire emotivamente queste sensazioni
all’interno del gruppo?
STEFANO
- Personalmente sono
onorato di aver suonato in location così prestigiose, se poi ci definiscono i
migliori, significa che abbiamo lavorato bene e ciò ci sprona a continuare a
lavorare per crescere ancora. Esibirsi fuori dall'Italia ci ha permesso di
entrare in contatto con realtà molto diverse. Non cambiano solo le prese di
corrente ed il cibo, cambia tutto: abitudini, mentalità, organizzazione. Però
la passione ed il calore del pubblico per la musica dei Pink Floyd è sempre la
stessa, ovunque. E ci ha sempre fatto sentire a casa! Per quanto riguarda la
gestione di determinate sensazioni, siamo tutti consapevoli che finito il
concerto, il giorno successivo ti trasporta alla vera realtà delle cose: il
lavoro, la famiglia, insomma… il vivere quotidiano di una persona semplicemente
normale …
GIAMPY – Concordo
con Stefano, ma vorrei precisare un dettaglio importante:i Big One possono
essere considerati (forse), i migliori,
in conformità dei mezzi, e alle possibilità che abbiamo a nostra disposizione.
I Brit Floyd o gli Australian Pink Floyd, possono offrire certamente degli
spettacoli scenografici accattivanti e altamente professionali dal punto di vista
tecnologico, ma questi sono giustificati dagli enormi budget milionari, a cui
questi gruppi possono attingere. Quindi, tutte le tribute hanno un loro valore
importante, piccole o grandi che siano. Ecco spiegato il motivo del nostro modo
di vivere determinate situazioni, siamo orgogliosi di questo, ma ci rendiamo
perfettamente conto che a tutti gli effetti … restiamo e siamo … persone
semplici e normali, che hanno la fortuna di potere condividere INSIEME, questa
grande passione musicale. Però c’è un particolare importante e molto
significativo che voglio ribadire e sottolineare: Leonardo De Muzio suona con
noi! Mi permetto di raccontarvi brevemente questo aneddoto, avvenuto all’uscita
dall’Arena, dopo il concerto di David Gilmour. Casualmente incontriamo Steve
DiStanislao, il batterista dello zio Gilmour, e tranquillamente io e Leonardo
lo accompagniamo in hotel, sembravamo come dei vecchi amici intenti a
raccontarsi le ultime impressioni della serata appena trascorsa. Ad un certo
punto dico a Steve di guardare un video dei Big One, e gli faccio sentire l’assolo
di Comfortably eseguita proprio a Tielt in Belgio, mi guarda e rivolgendosi con
stupore verso Leonardo dice: “Incredibile!
Ma tu suoni come David, Pazzesco! Complimenti!”, come sempre Leo cercava di
minimizzare la cosa, perché fa parte del suo carattere, però ha voluto
approfondire l’argomento chiedendo espressamente i riferimenti inerenti al
gruppo … non voglio aggiungere altro … Leo sei grande!
MAT -A
proposito di Europa, come avete già ricordato siete reduci da un grande evento
che vi ha visto protagonisti a Tielt in Belgio, vuoi raccontarci com'è andata
Stefano?
STEFANO -
E'
stata veramente una bellissima esperienza. Per l'occasione, su Anotherbrick in
The Wallpt 2, ci siamo ritrovati sul palco, un coro di 25 adolescenti che
si sono esibiti con noi dal vivo. Molto emozionante, ma queste domande vanno
rivolte al nostro addetto stampa: Giampy Press., su questi argomenti è sempre
molto prolisso, e poi lui stesso aveva
preparato qualche sorpresa per il pubblico presente.
GIAMPY – Cercherò di
entrare nel ruolo caro amico, visto che le tue risposte sono sempre
strettamente minimali … Siamo stati invitati da una associazione culturale
denominata Pigs On The Moon, e come ha sottolineato Stefano,è stata una esperienza
molto coinvolgente. Sold out e entusiasmo alle stelle, un pubblico davvero
caloroso (ci vogliono anche l’anno prossimo, siamo già stati prenotati). Per
quanto riguarda la mia sorpresa, in verità è stato un assolo che Leonardo mi ha voluto regalare, dopo le mie
continue e pressanti insistenze iniziate
dopo il concerto di Bologna. Proprio lì è nata la mia idea: poco prima del
soundchek, qualcuno era partito con il riff di PurpleRain (Prince ci aveva
lasciati qualche giorno prima), subito ho pensato che sarebbe stato bello
inserirlo nell’assolo finale di Comfortably Numb come tributo, ma non si poteva
realizzare certamente quella sera. Ci ha pensato invece David Gilmour la sera
dopo,durante un suo concerto, (beccato casualmente in un video su FB), e subito
mi sono sentito … artisticamente … derubato. Chiamai immediatamente Leo per
metterlo al corrente del fatto, e dopo tante pressioni, sono riuscito a
convincerlo “Se lo faccio è solo per te rompiballe!” questa è stata la sua risposta
finale, il risultato invece lo potrete tranquillamente giudicare in questo
video che ho pubblicato su youtube ...
MAT – Una
domanda a entrambi: trovate il tempo per seguire altre tribute band, oppure
preferite studiare e perfezionarvi sugli originali.
STEFANO
- Se
ho l'occasione, quando il tempo me lo
permette, seguo volentieri le tribute band dei grandi gruppi rock anni '70, in
circolazione ce ne sono di veramente interessanti. Per quanto riguarda lo
studio dei brani, lavoriamo già tanto in sala prove, che sinceramente non
riesco a trovare spazi a cui dedicare il mio tempo per seguire altri tributi
floydiani.
GIAMPY –
Personalmente amo leggere qualsiasi cosa che riguarda i Pink Floyd, una fonte a
cui molto spesso faccio riferimento per lo sviluppo delle mie idee, sono senza
dubbio i due fantastici libri pubblicati dai The Lunatics, per quanto riguarda
le tribute, seguo con molto affetto gli Italian Dire Straits del mio caro amico
Max Lisa. Ci siamo conosciuti qualche
anno fanell’ambito di un evento benefico che ci vedeva entrambi protagonisti in
un memorabile concerto al Teatro Filarmonico di Verona (ovvio che loro si esibivano
sul palco, io facevo parte dell’organizzazione). Per essere precisi li avevo
contattati personalmente e ho fatto il possibile per offrirli al pubblico
veronese. Anche quello fu un grande successo che con soddisfazione porto nel
cuore, come il primo concerto organizzato per i Big One al Teatro Romano di
Verona, ma soprattutto il più importante, cioè quello di Savona con MusicArTeam,
non è forse vero Stefano?
STEFANO
–E’
stato nel 2014 se non erro, suonammo in quella cornice fantastica quale è La
Fortezza del Prìamar, fu in quell'occasione che ebbi il privilegio di conoscere Max Pacini , Athos
Enrile ed il loro MusicArtTeam. Persone stupende e grandi conoscitori di musica.
A tutti noi venne regalata la t-shirt ufficiale, che da allora indosso spesso e con orgoglio durante i nostri spettacoli live, e non solo…
(il Giampy, ha voluto che entrambi, fossimo presenti in prima fila al concerto
di Gilmour con la nostra immancabile divisa), non si potevano scattare molte
foto, perché del personale addetto cercava di impedirtelo. Il Giampy rideva,
perché a lui nulla era vietato, e se qualcuno provava a farlo… mostrava la t-shirt
con la scritta, aggiungendo che stava lavorando… uno spasso ve lo posso
garantire …
MAT –Qual
è il concerto che ricordi con maggiore soddisfazione Stefano, vista la tua
lunga militanza nel gruppo, c’è qualche ricordo che può aiutare la tua scelta?
STEFANO
-
E' una scelta difficile.. Direi il Live at Valle dei Templi del 2006,
all’interno del quale è stato registrato il nostro secondo DVD. Mi ricordo che
suonare Echoes in quel contesto è stato davvero emozionante.
MAT – La
vostra canzone e l’album che preferite dei Pink Floyd, stilate una vostra ipotetica
classifica da 1 a 3.
STEFANO
– Se
parliamo di album, per me il capolavoro assoluto è senza ombra di dubbio The
Dark Side, seconda posizione per WishYouWere Here seguito da Animals. Per
quanto riguarda le canzoni 1-Comfortably Numb, un capolavoro assoluto, 2-Careful
With ThatAxe Eugene, space-rock by Pink Floyd all’ennesima potenza, 3-Wish
YouWere Here, emozione allo stato puro.
GIAMPY
– Sicuramente
The Dark Side, perché ancora oggi rappresenta l’essenza del fascino del sound
floydiano, guardi le stelle, osservi la luna … e subito pensi a questo disco.
Per la seconda posizione Animals! Ero adolescente in quel periodo, e mi sentivo
incazzato con tutti, eravamo in piena era Punk, arrivò questo disco che parlava
di un’umanità popolata da cani, porci e pecore, diciamo che fu una risposta
alle mie incazzature, e che in parte le poteva giustificare … la tristezza
forse è che sono passati quasi 40anni, ma siamo peggiorati … purtroppo, e siamo
circondati sempre dalle stesse figure. Per quanto riguarda le canzoni, sono
tutte fantastiche, ti posso citare quelle che preferisco eseguite dai Big One:
AnyColourYou Like, AstronomyDominè, Us And Them, ne aggiungo un’altra che spero
entri nel repertorio live, e cioè Obscured By Clouds, un pezzo incredibile che
ha anticipato con i suoi tre minuti, il sound dei Kraftwerk di Trans Europe
Express, ecco spiegato il motivo della grandezza di questo gruppo, tutti bene o
male hanno dovuto attingere da loro ...
MAT – In
questo ultimo periodo sono avvenuti diversi cambiamenti all’interno delgruppo, praticamenteavete una nuova line-up. Questa
situazione ha creato qualche problema (visto che stiamo parlando sempre di una
tribute) , oppure è stato un ulteriore passo in avanti verso progetti ancora
più ambiziosi, quali sono appunto in ottica futura, i vostri nuovi traguardi da
raggiungere.
STEFANO –
I
cambiamenti in generale, sono sempre portatori di nuova energia propositiva, nella realtà di una tribute credo sia
assolutamente normale vivere certe situazioni. Qui non stiamo parlando di
musicisti professionisti legati da vincoli contrattuali, siamo persone normali,
che molto spesso si devono confrontare con i problemi reali, cioè: lavoro,
famiglia ecc., e non è scontato che queste dinamiche possano sempre incontrarsi.
Per quanto riguarda il futuro,personalmente mi piacerebbe riproporre live
l’intero album di Animals, come ricordava giustamente il nostro
tecnico-tassista … siamo prossimi al 40° anniversario ormai.
GIAMPY
– Ha
ragione Stefano, i cambiamenti portano sempre nuova energia e colgo l’occasione
in merito a questo, per rispondere a tutte quelle persone che mi hanno
contattato in questo ultimo periodo, manifestando preoccupazioni sulla sorte di
questa band. Ebbene, a tutti quanti vorrei dire che … restiamo con i piedi per
terra! Forse qualcuno ha un pochino
esagerato nell’attribuire così tanta importanza a fatti assolutamente normali. Qualche tempo
fa Paolo Iemmi ha lasciato il gruppo per seguire (giustamente), la sua
avventura artistica nell’ambito della musica prog, è arrivato (alla grande)
Luigi Tabarini, un nuovo bassista che ha già fatto intravedere le sue qualità.
Con Elio Verga (vista la carta d’identità), sapevamo tutti che entro la fine di
quest’anno avrebbe lasciato il gruppo, ha solamente anticipato la sua scelta,
mettendo davanti a sé il bene più prezioso: la salute. In merito a questo
vorrei riportare lo stralcio di una recente intervista rilasciata da Ian
Anderson (Jethro Tull): ”La salute è una cosa seria, specialmente mano a mano
che passano gli anni. La maggior parte di noi maschietti non pensa a cosa possa
succederci. Ma bisogna pensare anche a chi ci vuole bene e ci sta attorno,per
cui è anche una questione di sano egoismo.” Elio ha fatto la scelta giusta, era
già da molto tempo che cercavo di convincerlo in questo, posso dire questo
senza ombre, visto che sono stato a stretto contatto con lui fino a poco tempo
fa. Purtroppo sui social certe persone possono manipolare e fuorviare certe
notizie, indirizzandole su linee incomprensibili, creando equivoci e sospetti
infondati… Resto dell’idea, che la sorte dei Big One possa interessare a
qualche amico-fan-simpatizzante, ma certamente non siamo i Pink Floyd, e per
questo non meritiamo sotto certi aspetti tutto questo interesse, perdonatemi se
mi viene da ridere… Per quanto riguarda il futuro, ho creato un nuovo logo per
la band, viste le continue indicazioni che ci pervenivano da varie direzioni.
Il vecchio logo era considerato da molti, brutto, inadeguato e cupo. A tutto il
gruppo è piaciuto il mio progetto, e quindi per i prossimi concerti saremo già
pronti! Perciò, un saluto a tutti e cerchiamo di guardare al futuro con un sano ottimismo, nella
speranza che Leonardo non venga mai colpito dal più piccolo dei raffreddori…
resta sempre lui, il nostro diamante insostituibile …
MAT – Visto il
vostro simpatico spirito e per l’amicizia che ci lega, abbiamo pensato di
chiudere queste nostre “chiacchiere veronesi” con questa ultima richiesta, naturalmente
se siete d’accordo… Stefano parlaci del tuo amico, e tu Gian Paolo, fai
altrettanto!
STEFANO- Quando
sono rientrato nel gruppo dopo una breve assenza, il Giampy (così viene
chiamato da tutti noi), era già operativo. Avevo capito immediatamente che pur
non essendo un musicista era diventato una figura fondamentale. Ancora adesso
non riesco a capire come faccia a gestire tante cose contemporaneamente.
Durante lo spettacolo ha il delicato compito di “lanciare” i video, durante
l’esecuzione dei nostri brani, e il giorno dopo ti ritrovi sui social il
reportage con le sue foto e video del concerto … incredibile! E’ un grande
amico, sincero, onesto che non ha peli sulla lingua e perciò non te le manda a
dire. Siamo entrati subito in sintonia, anche perché la batteria è lo strumento
che adora e che vorrebbe suonare (per il momento si accontenta di darmi una
mano nello smontaggio alla fine di ogni concerto). E’ a tutti gli effetti il
componente dei Big One alla regia dello spettacolo, è lui che realizza e
produce i video per i nostri concerti. Ha la responsabilità di controllare ogni
benché minimo dettaglio, e noi che siamo sul palco ci sentiamo in buone mani
nel vederlo attento nella sua postazione, logico che se poi qualcosa non
funziona … la colpa è sempre sua (ride). E’ una persona molto meticolosa con
una testa sempre in continua evoluzione, mi piace la sua calma e la sua umiltà,
sa farsi voler bene perché sempre disponibile a risolvere qualsiasi problema,
ha uno spiccato senso della comunicazione e in questi anni è riuscito ad
organizzare diversi concerti per il gruppo e già questo non è poco, se non
ricordo male dovrebbe esserci il suo zampino anche in quello straordinario
concerto ligure di due anni fa o sbaglio? A parte questo posso dire che è l’amico che
tutti vorrebbero avere, grande Giampy! Visto che questa è l’ultima domanda,
vorrei cogliere l’occasione per abbracciare tutti i lettori e gli amici di MAT,
ringraziando voi della redazione in modo particolare, per la vostra grande
sensibilità, un grande ciao da Stefano Raimondi.
GIAMPY – Quando
Stefano è rientrato ho capito subito la differenza. Un batterista è come le
fondamenta di un gruppo, come il portiere di una squadra di calcio: se il
portiere è scarso, la difesa si sentirà meno sicura. Se Leonardo De Muzio
(chitarra solista e voce n.d.r.) è il diamante, Stefano è il portiere che da
sicurezza e serenità a tutta la band. Ragazzo straordinario, sempre positivo
con il quale mi lega una grande amicizia. Se in tour devo scegliere il compagno
ideale per dividere la stanza d’albergo, scelgo sempre lui. Mi piace la sua
calma serafica, mai una parola fuori dalle righe o una polemica. Ad entrambi,
interessa solo la passione e la voglia di fare musica coinvolgendo il pubblico
che viene ai nostri concerti, e poi… ci divertiamo veramente alla grande. Molto
spesso mi sento chiedere se Stefano è il migliore batterista in circolazione
nel suo genere. Personalmente non amo le classifiche e rispetto tutte le
tribute sparse nel nostro paese, perché chi ha la fortuna di saper suonare, ha
il sacrosanto diritto di farlo, sarà il pubblico eventualmente a fare una
scelta. Recentemente ho letto una dichiarazione di Cristina Scabia dei Lacuna
Coil, dove in un’intervista, parlando in merito alla nuova line-up del gruppo,
a proposito del batterista dice: “Ryan
Folden è con noi da otto anni, ha iniziato come tecnico della batteria di Criz
e oggi ha finalmente guadagnato il suo posto nella band. Ha dato un bel
contributo stilistico. Qualcuno su FB mi ha chiesto se non ci fosse un
batterista italiano all’altezza. Probabilmente ce ne sono anche più bravi, ma
Ryan è la persona giusta. Quando un gruppo deve passare tanto tempo on the road
come facciamo noi, esistono fattori umani e caratteriali che contano molto”.
Ecco, perché secondo me, Stefano
Raimondi è la persona giusta, oltre che ad essere un bravo batterista, porta
con se dei valori umani che non hanno prezzo, e questo nel corso del tempo fa
sempre la differenza. Mi associo ai saluti di Stefano e vi abbraccio tutti con
affetto, (se indossiamo sempre con orgoglio la t-shirt di MAT è
perché ci sentiamo portatori di questa filosofia di vita, MAT è una famiglia
composta da persone che amano la musica e si dedicano a questo con grande
umanità), un abbraccio sincero, da Gian Paolo, SHINE ON!
Ripensando all’incontro, non posso che affermare: “Attenti a quei due!”
Anche da parte mia Shine On!
Con affetto
Max Pacini
Big One
Leonardo De Muzio – chitarra
solista/voce
Stefano Raimondi – batteria
Luigi Tabarini – Basso
Claudio Pigarelli – piano
Stefano Righetti - sinth
Marco Scotti – sax
Debora Farina - cori
Elisa Cipriani - cori
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