“Le parole di Sinfield sono un puzzle, un geniale rompicapo, un bellissimo mosaico di saggezza in cui ogni tassello va girato e rigirato come in un cubo di Rubik”
Compie gli anni oggi, 27 dicembre, Pete Sinfield, il poeta del Prog, ma anche "acuto" produttore.
Il nome di Sinfield è generalmente
associato, innanzitutto, a quello dei King Crimson di Robert Fripp e Greg Lake.
Sinfield collaborò con il gruppo dal 1969 (anno dell'album di debutto “In the
Court of the Crimson King”) fino a tutto il 1971 (Islands), apparendo come
produttore, membro ufficiale del gruppo e autore dei testi.
In seguito, Fripp chiese a Sinfield
di lasciare i King Crimson.
Tra le varie collaborazioni, da ricordare quella con la Premiata Forneria Marconi.
Happy Birthday Pete!
Wazza
(dalla rete)
Se consideriamo la storia travagliata
del gruppo nei suoi primi anni, è evidente come l’elemento unificante, la vera
guida dei King Crimson, non sia stato tanto Robert Fripp, che spesso all’epoca
sembra vittima passiva degli eventi, quanto Pete (Peter) Sinfield.
Un compito ben gravoso per chi si è
assunto l’onere di scrivere i testi, provvedere all’impianto luci, sedere al
mixer, curare la grafica delle copertine e perfino, all’occorrenza, caricare e
scaricare il pesantissimo Mellotron dal furgone.
Diversamente da Fripp – nato in
provincia, nel Dorset, da una famiglia modesta – Peter Sinfield era il classico
esponente della swinging London, un giovane hippy innamorato dei poeti beat, di
Bob Dylan e di Donovan. Figlio di una militante di sinistra bohémienne e bisessuale
che lo porta giovanissimo alle marce della pace, ha come governante una celebre
artista circense, Maria Wallenda.
Le sue frequentazioni preferite sono
i romanzi di fantascienza, i drammi di Shakespeare, il Signore degli anelli di
Tolkien, le canzoni di Simon & Garfunkel, e ancora le canne, le mostre
d’arte, la prima musica psichedelica: è questo il disordinato ed esaltante
percorso di formazione del giovane Peter.
Strimpellando malamente la sua
chitarra ha già imbastito, ispirandosi a Dylan ma con l’orecchio attento al
“celtico” Donovan, due ballate sull’alienazione, il dominio totale di anonimi e
potenti burattinai, i rischi della guerra nucleare dell’inquinamento, quando
incontra Ian McDonald, un brillante polistrumentista che si è fatto le ossa suonando
in banda durante il servizio militare e che si offre di sviluppare quelle idee
appena abbozzate.
Grandissimo
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