PASSWORDS: (per un’amicizia sul web)
a cura del Feelin’ Blue di Oscar Piaggerella
Nella nostra società odierna, ormai notoriamente complessa, il flusso della
creatività sembra si sia quasi fermato. Assistiamo così a eserciti di persone che
dipingono, che scrivono, che suonano; si sentono artisti o creativi, in un modo
o nell’altro, ma nessuno ha idee veramente innovative per la crescita e
l’evoluzione delle arti.
Oltre ad essere in una società post-moderna, siamo anche in una società post-politica
dove valori e ideali etici non esistono più. Di conseguenza ci troviamo di fronte
all'apoteosi del narcisismo, dell'individualismo e dell'egocentrismo alimentati
anche da arroganza e dalla presunzione del sapere senza voler conoscere.
Scavando un po’di più nella sua storia, notai che questo musicista era stato
chiamato molte volte, come professionista, a suonare nei tour italiani di
Sting, Amii Stewart, Deodato (con cui ha collaborato per anni nonostante la sua
giovane età), Ares Tavolazzi degli Area, Zucchero Fornaciari, Renato Zero, e
molti altri, attraversando così svariati stili musicali. Recentemente ha anche
collaborato insieme a Luca Cabrese e Richard Barbieri, in One Thousand Birds di Grice, meraviglioso disco di cui ho fatto
accenno qualche mese fa proprio su Mat2020, recensendo Alexandrine.
Dopo un breve scambio di “commenti” su post di
altri e di ambito ovviamente musicale, iniziai con Marco ad avere uno scambio
di idee sulla musica ed egli mi inviò alcuni video di sé e quando un giorno gli
dissi: “ma
sai che sei proprio bravo a suonare la batteria!” mi rispose con
estrema umiltà: “grazie”.
Iniziò così con lui un dialogo verbale. A causa
della pandemia i nostri incontri si concretizzarono solo tramite video chiamate,
dove ambedue potevamo esprimere così le nostre vedute sulla musica. Quel “Grazie” mi aveva offerto
una “passwords” di amicizia.
Mi trovai davanti ad un ragazzo umile, intelligente, curioso di conoscere e di relazionare. Mi disse che nel 2014 aveva inciso un disco solista con una band di amici e con la partecipazione del bassista americano Michael Manring che qualche volta abbiamo visto al fianco di Frank Zappa. Saltai dalla sedia…
Si premurò di inviarmene una copia in originale: PassWords si presenta ai nostri occhi con una splendida copertina che ritrae
l’autore in una foto in bianco nero scattata dal fotografo Massimo Zanusso
(anche autore delle altre fotografie all’interno del cd che ci restituiscono
immagini del volto di Marco Maggiore, magistralmente evocate in giochi di
chiaro scuro).
Dell’album, anche se prevalentemente musicale, penso sia necessario soffermarsi
anche sui testi (in inglese). Lo smarrimento giovanile che le nuove generazioni
stanno vivendo in questa società appunto priva di progetti, lo troviamo in Falling Down On Me e in Shinning Boy (non ho più sogni/non ho
più verità). Dopo pochi tocchi sulle pelli dei tamburi e una chitarra elettrica
ruggente (Fabio Beltramini), il disco si apre su melodie e ritmi alla Peter
Gabriel, mentre in Shining Boy su
una “marcetta” all’inglese si introducono, “muovendo” il testo, tipici riff
progressive. La voce di Maggiore spazia libera insieme agli assoli elettrici
del già citato Beltramini. In When My
Love Is Safe è la speranza, invece, a prendere piede. Quel sentimento
tipico di una gioventù che ha bisogno di intravvedere nuovi progetti e amore.
In questo brano, anch’esso dal sapore “gabrieliano”, vedimo la presenza del
bassista americano Michael Manring. Stupefacente è lo “stupro” che viene fatto
alla dolcissima Pink Moon di Nick
Drake divenendo così, mantenendo integro il testo e la melodia, una cosa
diversa, cantata con rabbia ma al contempo con rispetto verso questo capolavoro
degli anni ’70. Segue Elevation,
ambizioso brano strumentale dove tutti i componenti del gruppo danno del loro
meglio nell’interplay esecutivo. E la stessa cosa vale per Starship Groover. Ma qui Maggiore opera in solitaria: su liquidi
accordi di tastiera synth, il batterista inserisce la sua genialità lavorando
sui tamburi in maniera magistrale, creando così piani diversi su cui progredire
nell’evolversi del brano. Il disco si chiude con Rising Sun. Un omaggio al padre sassofonista scomparso qualche anno
fa. Ritrovando una sua vecchia incisione di solo sassofono, Maggiore raccoglie
svariati tipi di percussioni provenienti da tutto il mondo e li aggiunge per
ridare vita, come un sole nascente, al ricordo della figura del genitore. Un
brano ricco di struggenti melodie nel quale le ritmiche aggiunte offrono uno
spaccato della versatilità del nostro autore.
Purtroppo, questo periodo oscuro di Covid19 non ci
ha permesso di incontrarci di persona ma ci siamo ripromessi di farlo appena
sarà possibile. E sicuramente sarà entusiasmante, in quanto ho avuto modo di
conoscere un batterista incredibile, ricco di idee, abilità esecutiva nel
passare da un genere musicale all’altro con estrema facilità e di apprezzabile umiltà
che emerge dalla semplicità nel raccontarsi. Quando, in una diretta su All’Ora
di Amadeus, gli chiesi che impressione gli facesse suonare con certe star della
musica, egli mi rispose, invece di vantarsi, con una sola parola: “la strizza”.
Nel concludere questo scritto mi restano nelle orecchie, non solo la sua musica
e il suo disco di debutto, ma anche le sue esplosive risate che rafforzano la
mia stima verso il suo modo di porsi agli altri.
Sei un grande Marco ,ti stimo come batterista e come uomo ,hai idee chiare e competenza musicale ,oggi mercé sempre più rara, ben fatto Drummetz 😉
RispondiEliminaMarco,
RispondiEliminaGRANDI COMPLIMENTI e TANTISSIMI AUGURI di ESSERE APPREZZATO PER QUELLO CHE SEI E CHE SAI FARE.
Ciao!!!
MITICO CAPO!!!
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