Ibridoma - City of Ruins (2018)
Di Enrico Meloni
Heavy Metal. Questo basterebbe a
descrivere e incapsulare in due immortali parole il sound degli italiani Ibridoma.
Parliamo di una band che calca le scene da ormai 20 anni, ha suonato più o meno ovunque, dividendo il palco con alcune delle band più importanti del genere (Queensryche e Manowar, per nominarne due), nonché ospitando su un album due dei tre cantanti più noti che hanno militato negli Iron Maiden. No, non parlo di Bruce Dickinson, ma di Paul Di’ Anno e Blaze Bayley. Mica male.
Questo non tanto per fare una
sviolinata non richiesta ai marchigiani, formazione che ruota attorno al
batterista Alessandro Morroni e al cantante Christian Bartolacci,
in pianta stabile fin dal 2001, anno della fondazione della band, ma per far
capire a chi legge quanto la proposta degli Ibridoma sia effettivamente e
completamente radicata nella più pura tradizione del metallo pesante.
Non mancano alcune parti che ci
ricordano come siamo all’ascolto di un album non uscito negli anni ‘80
(complice anche una produzione potente e cristallina), per cui gli Ibridoma a
mio avviso riescono a coniugare un animo old school con tendenze più moderne e
fresche, e non si può mai parlare di “operazione nostalgia”.
L’album di cui parlerò brevemente in
questa recensione, “City of Ruins”,
esce nel 2018 per Punishment 18 Records, etichetta italiana capace di regalare
autentiche perle, ed è stato promosso a mezzo stampa e con concerti (bei
ricordi, quelli) in lungo e in largo nei mesi e negli anni successivi alla sua
pubblicazione.
La formazione è completata da Marco Vitali e Sebastiano Ciccalè alla chitarra e da Leonardo Ciccarelli al basso.
Il titolo dell’album si rifà ai tragici eventi che hanno scosso il Centro Italia nel 2016, con ben cinque canzoni che si rifanno nello specifico al terremoto che, disgraziatamente, ha colpito anche persone vicine alla band.
Torniamo alla musica. Le 10 canzoni
che compongono il quinto album della band sono piacevoli, rocciose, e sono
sicuro che dal vivo hanno scatenato un bel po’ di headbanging tra i presenti.
Va detto che la proposta degli
Ibridoma non è particolarmente originale, ma l’album riesce a suonare in
qualche modo fresco e genuino, forse proprio per la capacità di unire sonorità
classiche a un approccio più “anni 2000”.
Nessuno dei brani (s)cade nel
tranello di un rallentamento eccessivo, per cui anche nei momenti meno
brillanti e dove si presenta lo spettro del “già sentito”, la tensione rimane
abbastanza alta.
Si parte in quarta con “Sadness Comes”, canzone in realtà fuorviante per quanto riguarda le parti vocali effettivamente presenti nel resto dell’album: Christian Bartolacci suona davvero incazzato in apertura, con un growl minaccioso, ma rivela quasi subito la sua natura più melodica senza perdere un briciolo di potenza. Più volte, nel corso del disco, mi ha ricordato cantanti quali Ralf Scheepers periodo Gamma Ray e Geoff Tate dei già citati e imprescindibili Queensryche.
Tra le mie canzoni preferite segnalo Evil Wind e Angel of War, mentre in un brano come la title-track la sensazione del già sentito viene spazzata via quasi subito da un ritornello melodico di grande richiamo. Un inaspettato ritornello (ci sanno davvero fare, e restano in testa per giorni!) in italiano spezza il ritmo nella rocciosa “Di nuovo inverno”.
Il sound complessivo degli Ibridoma è
compatto e convincente, le chitarre si inseguono alla Maideniana maniera che è
un piacere. Basso e batteria vanno a braccetto come nella più solida tradizione
metallica.
L’immancabile ballatona finale chiude
un buon album di heavy metal made in Italy. Non vedo l’ora di poterli vedere
dal vivo e cantare “Di tutto queeeeello che non saaaaaai” con loro, sarà
bellissimo.
https://www.facebook.com/ibridomaofficial
Tracklist:
01.
Sandness Comes
02.
Evil Wind
03.
T.F.U.
04. Di Nuovo Inverno
05. City Of Ruins
06.
Angel Of War
07.
My Nightmares
08.
Fragile
09.
Terminator
10.
I’m Broken
Line-up:
Christian Bartolacci – voce
Marco Vitali – chitarra
Sebastiano Ciccalè – chitarra
Leonardo Ciccarelli – basso
Alessandro Morroni – batteria
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