Sesto album in studio per il cantautore di
Pescia, “Il dimenticatoio-Canto monumentale alle identità perdute” (La Stanza Nascosta
Records)
arriva a tre anni di distanza dal capolavoro assoluto Ultimo D’Annunzio,
con il quale presenta una continuità, sia semantica (si ascoltino ad esempio,
La ciocca della Pisana e La discesa) che sonora, in
questo caso più a livello di reminiscenza. (Floreale sembra, ad
esempio, riprendere La Stanza della musica).
Un ulteriore tassello, di assoluto pregio, si
aggiunge alla produzione artistica di Marasti, che ci regala un
disco, allo stesso tempo, identitario e contro-identitario, biografico
e- se vogliamo- storico. Gli arrangiamenti, estremamente riusciti, sono
stati elaborati collettivamente con la collaborazione di Carlo Longo, Dario
Baldini, Andrea Marasti, Liam Thomas Panerai, Daniele
Belli, Teresa Dereviziis, Sara Bertolucci, Danilo Sesti.
La musica ci pare, però, essere ad assoluto
servizio della parola: i testi- sul tema dell’identità
autobiografica, politica, nazionale, sempre fluida e potenzialmente in crisi-
sono efficacissimi, colti, acuti, icastici. La saga epica/tragicomica
che attraversa gli anni «dal liceo
all’università» si snoda attraverso episodi estremamente felici dal punto di
vista narrativo, che confermano Marasti penna puntuta e voce- in senso lato-
inconfondibile della nostra canzone d’autore.
Come caratteristico dell’intera produzione di
Marasti, un ascolto superficiale- sebbene godibile- non consente a nostro
avviso di cogliere tutta la profondità, l’intelligenza, la capacità di analisi
e la preveggenza dell’opera, volutamente sovrabbondante ma mai stucchevole.
La salita chiude il disco in assoluta
bellezza (non a caso ad essere citata è Cala Goloritzè, neoeletta
spiaggia più bella del mondo): nonostante qualche accenno fisiologico di crisi,
il messaggio finale è luminoso: affrontando le difficoltà,
scontrandosi fisicamente con i fatti prima che con le parole, si può scegliere -
capendosi - di restare insieme.
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