di Paolo Rigotto
Le Capre a Sonagli sono un progetto
bergamasco giunto al secondo lavoro; il precedente “Sadicapra” si è guadagnato una nomination al PIMI 2013 e il nuovo
lavoro, “Il fauno” è un'opera di indubbio
impatto, musicalmente convincente sotto ogni profilo, liricamente folle il
giusto in quest'epoca in cui di parole “sensate” se ne sentono fin troppe.
Ma andiamo con
ordine.
LCAS (Stefano
Gipponi, Matteo Lodetti, Enrico Brugali e Giuseppe
Falco) producono musica che si muove a 360 gradi verso e intorno ogni
direzione rock e non solo rock, partendo da lezioni di psichedelia e post-punk
imparate alla perfezione e sviluppando un discorso multicolore, libero da ogni
forma convenzionale eppure talvolta ben saldo a strutture che storicamente
appartengono alla forma canzone-rock.
Il lavoro ha preso
forma come commento sonoro ad un mediometraggio realizzato dall'illustratore
Dulco Mazzoleni, quindi la struttura dell'intero disco è il concept.
La storia è quella
del Fauno, essere mitologico il quale racconta di volta in volta fantastiche
storie aventi come protagonista un certo Joe Koala. Atmosfere tra il grottesco
e l'acido-surreale, in bilico tra lo humor e l'obliqua ironia del folle.
Ma al di là dei
contenuti più o meno comprensibili dei testi, quello che veramente colpisce e
convince di questo lavoro è l'assoluta varietà sonora, dove l'attualità di un
certo linguaggio tra stoner e psichedelia del nuovo millennio si intreccia ad
un mondo sonoro in cui l'unica via di uscita (anzi, di entrata) è liberarsi di
ogni preconcetto e, contemporaneamente, accettare ciò che ancora non si
comprende così come un neonato impara ad accettare il mondo extrauterino nel
quale drammaticamente si imbatte.
Nella sua forma
estremamente minimale (trenta minuti suddivisi in quattordici brani per lo più
brevissimi) contiene così tanta musica da non risultare mai scontato né
tantomeno indulgente verso generi o tematiche per così dire “accattivanti”.
Ecco, LCAS non hanno alcun interesse nello
stuzzicare l'ascoltatore distratto con qualcosa che lo sobilli ruffianamente ,
piuttosto il mondo tra lo psichedelico e il mitologico-futuristico che prende
forma in questo “Fauno” prevede come condizione minima che il fruitore sia
disposto ad un ascolto autentico e libero il più possibile da giudizi formali e
soprattutto (Dio ce ne liberi) da giudizi di carattere “commerciale”.
E', precisamente,
quello che accade nel cinema. Il film o lo si segue con attenzione dall'inizio
alla fine oppure è come non esistesse. Qui vale più o meno lo stesso principio.
E' solo mezz'ora di musica, ma di tale cura e complessità (per non parlare
della sua 'ironica pesantezza') da meritare quantomeno l'attenzione
incondizionata dell'ascoltatore. Sinceramente non saprei trovare artisti di
paragone (forse Zappa, forse Mr. Bungle) ed oltretutto non è associare questa
band a nomi più “noti” la chiave di lettura giusta per comprenderli.
Si tratta di ottima
arte e basta, al di là dei clichè e dei modi, dei manierismi e della tecnica.
Le lezioni dei grandi esploratori musicali del passato sono qui condensate in
un viaggio che sa davvero di allievi modello impegnati a divertirsi.
D'accordo, non è
proprio l'orecchiabilità il suo punto di forza, anche se momenti lirici come “Slow” o la spassosa “Bobby Solo” (vagamente Pattoniana) ci
regalano qualcosa di addirittura cantabile.
Ma, a dirla tutta,
di una hit radiofonica in questo lavoro non se ne sente affatto il bisogno.
Cum laude.
Crediti
Prodotto
da Stefano Gipponi (Le Capre a Sonagli) per la parte artistica e da Francesco
Invernici (Omicron studio di Capriolo, BS) per la parte tecnica.
Suonato
da Le Capre A Sonagli:
Stefano Gipponi, Matteo Lodetti, Enrico Brugali e Giuseppe Falco.
Stefano Gipponi, Matteo Lodetti, Enrico Brugali e Giuseppe Falco.
La
voce narrante del Fauno: Bruno Scarpanti
Hanno
collaborato alla produzione Francesco Pontiggia, Dulco Mazzoleni (autore dei
disegni) e Igor Malvestiti dei Moostroo.
Mastering
eseguito da Maurizio Giannotti presso New Mastering
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