Alla “Mostra dello strumento” del
1971 c'era un prototipo di Moog, il secondo, perché fino a quel momento lo
possedeva solo Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor Moog in persona.
Eravamo estasiati. “Quanto costa?”, chiesi. Costava uno sfracello e mezzo. E
noi uno sfracello e mezzo non l’avevamo. Allora dissi: “Guarda, io penso che
questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana. Dallo
a noi e ne venderai almeno dieci”. Allora il proprietario ci diede il moog. Con
il suo suono incidemmo "Impressioni di Settembre". Uscì il disco e fu
un botto pazzesco.
(Franz Di Cioccio)
La classifica degli album più venduti
nel marzo 1972, pubblicata da “Ciao 2001”, vede “Storia di
un minuto” della Premiata Forneria Marconi, al primo posto, album
d’esordio uscito a gennaio dello stesso anno.
Da notare come all’epoca i dischi stazionassero
nelle classifiche, vista la presenza di album usciti nel 1971, come Aqualung
dei Jethro Tull, Collage delle Orme….
Si prestava molta attenzione e tempo
all’ascolto di tali opere.
Usciva il 26 marzo 1974 “Caution Radiation Area”, secondo lavoro degli Area.
Formazione cambiata, con l’uscita del
sassofonista Victor Edouard Busnello e il bassista Patrick Djivas (rimpiazzato
da Ares Tavolazzi), questo diverrà il nucleo storico fino al 1977.
Di tutto un Pop…
Wazza
GIULIO CAPIOZZO - AREA from Qui
Giovani april 1974
È venuto a
mancare il 24 marzo Bert Ruiter,
bassista, compositore, produttore. Dal 1971 al 1978 membro del gruppo
olandese dei Focus.
Ha suonato
anche negli Earth e Fire.
RIP!
Wazza
Focus, group portrait, on the south
bank by Westminster Bridge, London, 1972, L-R Pierre van der Linden, Bert
Ruiter, Jan Akkerman, Thijs van Lee
È morto Bert
Ruiter, ex bassista delle band Focus e Earth & Fire. Il comunicato arriva
direttamente dalla pagina social dei Focus: aveva 75 anni.
Ruiter, nato a
Hilversum nel 1946, iniziò a suonare la chitarra all'età di dodici anni e
in seguito passò al basso.
Inizialmente fece parte di vari gruppi, accompagnando anche il cantautore Herman van Veen per una
stagione; nel 1971 entrò nei Focus del flautista
Thijs van Leer e del chitarrista Jan Akkerman, prog band nota per alcuni grandi successi, tra cui “Sylvia”
e “Hocus Pocus”.
Earth
& Fire
I Focus si sciolsero
nel 1978 e in seguito Ruiter divenne un membro degli Earth & Fire. Con quel
gruppo realizzò la hit “Weekend”, che raggiunse le 100.000 vendite nei
Paesi Bassi.
Successivamente
Ruiter lavorò con il suo partner Jerney Kaagman - con il quale suonò anche negli Earth & Fire - ad altri progetti musicali. Era anche attivo come produttore
e arrangiatore.
I Focus hanno annunciato su Facebook: “Grazie per tutta la tua musica. Auguriamo a Jerry di
reagire con forza a questa perdita".
Compie gli anni oggi, 25 marzo,
Lucio "violino" Fabbri,
violinista, polistrumentista, arrangiatore e direttore d'orchestra.
Inizia con Eugenio Finardi nel 1976,
suonando e co-producendo l'album "Sugo": all'epoca Finardi apriva
spesso i concerti della PFM.
Nel 1979 Lucio entra nella PFM per il
tour con De Andrè. La sua preziosa collaborazione all'interno della Premiata
Forneria Marconi continua ancora!
Lucio Fabbi ha suonato praticamente
con tutti, ricordiamo partecipazioni su dischi di Claudio Rocchi, Demetrio
Stratos, Roberto Vecchioni, Grazia di Michele, Francesco Guccini, Milva ecc.
Un talento della musica italiana, uno
che alle note da del “tu”.
Pietro Balbi (Chitarra), Diego
Banchero (Basso, Testi), Alessandro Bezante (Basso), Davide Bruzzi (Chitarra),
Fernando Cherchi (Batteria), Marco Fehmer (Voce, Chitarra, Composizione,
Testi), Graziella Gemignani (Quadri), Mauro Isetti (Basso), Roberto Lucanato
(Chitarra), Renzo Luise (Chitarra), Tommaso Maestri (Chitarra), Beppi Menozzi
(Voce, Tastiera, Sound Fx, Arrangiamento, Composizione, Testi, Produzione),
Pietro Menozzi (Chitarra), Rita Menozzi (Voce), Riccardo Morello (Voce), Silvia
Palazzini (Voce), Paolo Puppo (Grafica, Chitarra), Mario Riggio (Batteria),Tommy
Talamanca (Mix e Master)
Recensione di Fabio Rossi
L’infausto periodo del lockdown è
stato uno dei più tristi della storia dell’Italia repubblicana. Molte persone
sono diventate apatiche, alcune hanno avuto a che fare con la depressione,
altre sono state incapaci di capitalizzare il tanto tempo a disposizione, ma
non per tutti è stato così. C’è chi per fortuna ha approfittato dell’inattività
per realizzare un progetto proprio come ha fatto Beppi
Menozzi.
L’instancabile tastierista genovese, conosciuto per
militare ne Il Segno del Comando e nei Jus Primae Noctis, combo di significativo
spessore dediti al rock progressivo dal retrogusto oscuro, ha pensato bene di
attorniarsi di una pletora di musicisti liguri, provenienti da gruppi quali
Sadist, Will’o’Wisp, Toolbox Terror, Gipsy Trojka oltre ai due già citati, per
realizzare un album nuovo di zecca. La formazione è stata denominata ZoneM, mentre il disco s’intitola Sono Dentro Di Me.
Si tratta di un’opera che risente
fortemente del tragico momento storico in cui è stata concepita. L’atmosfera è
umbratile, ansiogena e claustrofobica. L’inquietante cover la dice lunga su
quello che l’ascoltatore si appresta ad affrontare. Il songrwiting è eccellente
all’insegna di un prog cupo, esoterico, venato di metal e di soffusa
psichedelia, pressoché privo di romanticismo e incline a certi stilemi del
Balletto di Bronzo, La Maschera di Cera, Goblin e Alchem, con una strizzatina
d’occhio ai Van Der Graaf Generator e agli Emerson, Lake & Palmer. In
taluni frangenti le linee musicali de Il Segno Del Comando emergono
predominanti, fatto del tutto positivo essendo un amante dei loro album.
Prodotto egregiamente dalla Nadir Music, Sono Dentro Di Me include sedici
allucinanti composizioni che sembrano essere state concepite per fungere da
colonna sonora a un film horror. Facendo particolare attenzione ai suoni, scoprirete
rumori ancestrali, tuoni, dissonanze varie che rendono il tutto ancora più
angosciante. Non vi basta? V’imbatterete in sperimentalismi senza mai eccedere,
musica americana utilizzata durante la guerra in Vietnam, registrazioni
provenienti da Saturno, voci distorte e chi ne ha più ne metta. I brani Chthulu, testo di Diego Banchero e voce
di Silvia Palazzini, e l’incisiva Arkham,
i miei preferiti del lotto insieme alla marziale funkeggiante Peshtigo (munita di un pregevole assolo
di chitarra conclusivo sciorinato da Renzo Luise e di una sezione centrale in
cui spiccano gli ammalianti vocalizzi di Silvia), s’ispirano a opere di H.P. Lovecraft
(Il Richiamo di Chtlulu e Il Colore dallo Spazio) a conferma del senso che si è
voluto dare al progetto. Siamo al cospetto di un disco variegato (sono presenti
incursioni nel jazz e nell’elettronica), privo di cali di tensioni e di momenti
arzigogolati. La morale è che anche dalle situazioni più avverse si può trovare
la giusta positività e quest’album visionario, inquieto e per certi versi anche
innovativo (si pensi alla genialata di disporre quasi casualmente le cinque
parti della mini suite La bestia e le
due di Incubo, nonché la scelta di
prescegliere tre brani brevissimi per chiudere l’album).
Ottima la prima e speriamo che non rimanga
un episodio a sé stante perché abbiamo estremo bisogno di musica di tale
fattura. Capito Beppi?
Usciva il 23
marzo 1973, in UK, “The Dark Side of The Moon”,
disco dei Pink Floyd, che entrerà di
diritto nella storia del rock.
Di tutto un Pop…
Wazza
(dalla rete)
Il 23 marzo del
1973, dopo meno di due settimane dalla sua uscita americana (01/03), I PINK
FLOYD pubblicano nel Regno Unito (con la Harvest Records) “The Dark Side Of The
Moon”, il loro ottavo album in studio.
Il capolavoro
della band di Roger Waters e soci rimarrà nelle classifiche per ben 741
settimane (non contigue) dal 1973 al 1988, ovvero più di ogni altro album nella
storia, alle quali si aggiungono le 759 settimane della "Billboard Top Pop
Catalogue”, arrivando così a 1500 settimane totali di permanenza nelle
classifiche.
È un concept
album sulla follia (è questo il lato oscuro della luna), sul dolore e i
passaggi di tempo, sull'alienazione e sulla parabola dell'essere umano nelle
sua varie fasi. È un'opera strutturata sulla vita dell'uomo, che si apre col
battito cardiaco di "Speak to me" e finisce con "Eclypse".
Proprio Eclypse a un certo punto, sembrava dovesse essere il titolo dell'album.
I Pink Floyd avevano già scelto The Dark Side of The Moon, ma pochi mesi prima
della pubblicazione era uscito un disco con questo stesso titolo, dei Medicine
Head. Tuttavia, l'insuccesso fu tale, che i nostri ragazzi decisero di tornare
all'idea originale. Nessuno si era infatti accorto che esisteva un lato oscuro
della luna dei Medicine Head.
Fu inciso negli
Abbey Road Studios in due sessioni, tra maggio 1972 e gennaio 1973. Il sound
engineering fu affidato ad Alan Parsons, che aveva già lavorato come assistente
in "Atom Heart Mother" e come ingegnere del suono negli album dei
Beatles "Abbey Road" e "Let It Be". Durante le sessioni di
registrazione si utilizzarono le tecniche più sofisticate dell'epoca: lo studio
era in grado di mixare fino a sedici tracce, caratteristica che offriva un alto
livello di flessibilità, anche se la band arrivò ad usare molte più tracce, al
punto che dovettero copiare i nastri.
Con circa 45
milioni di copie vendute, è in assoluto il maggior album di successo dei Pink
Floyd e uno dei più venduti nella storia della musica a livello mondiale. Oltre
al suo successo commerciale, The Dark Side of the Moon è spesso considerato uno
dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici
appassionati.
La celebre
copertina, un prisma su sfondo nero che, colpito da un raggio di luce, genera i
colori dell'iride, è forse una delle più riconoscibili nella storia del rock.
Il 22 marzo 1972Le Ormeiniziavano
degli studi Phonogram di Milano le registrazioni dell’album “Uomo di Pezza”.
Un connubio perfetto, tra la musica
delle Orme, gli arrangiamenti di Gian Piero Reverberi e la copertina di Mac
Mazzieri. L’album entra di diritto nell’olimpo del progressive mondiale.
Di tutto un Pop…
Wazza
Pausa pranzo
(dalla rete)
Il 1972 conferma ancora una volta la
professionalità e la vena compositiva delle ORME: viene inciso e lanciato sul
mercato italiano uomo di pezza (primo disco d'oro) e, cosa strana per un gruppo
rock, il 45 giri Gioco di bimba, estratto da questo album, scala le
vette della Hit-Parade Italiana, suscitando una serie di polemiche intorno al
gruppo.
Le ORME from Ciao 2001 magazine June
1972
La
critica comincia a chiedersi: "ma sono musicisti o canzonettieri?".
In ogni caso nel 1972, nei negozi di dischi è in evidenza l'album Uomo di
pezza, che si presenta con una veste grafica molto curata: la copertina è,
infatti, un quadro di Walter Mac Mazzieri, con dei colori pastello molto vivaci
e ricco di immagini surreali. L'lp contiene un solo brano strumentale,
Alienazione, nato quasi per improvvisazione in studio, dando sfogo agli effetti
ricavati dal famoso Moog. Gli altri brani sono tutti cantati e ricchi di tante
suite strumentali. Una dolcezza nuova è la canzone che apre l'album, e vede la
partecipazione al pianoforte di Gian Piero Reverberi; alcuni inserti di questo
brano sono tratti da Bach
Il Maestro Gian Piero Reverberi, il
primo a credere alla svolta Prog de Le Orme
Di seguito ascoltiamo Gioco di
bimba, una canzone che si "dondola" fra le note di un giro di
valzer e che racconta di una donna colpita nella sua purezza dal furtivo
violentatore (uomo di pezza), che poi si pente e quasi chiede perdono,
urlando per strada e invocando il suo "Sarto". Ancora una figura
femminile è la protagonista de La porta chiusa: una donna sola col suo candore
da difendere dietro una porta, che non deve aprire nemmeno a "Lui".
Walter Mac Mazzieri davanti all'isola
di San Giorgio Maggiore (Venezia, 1984)
L'immagine
fuggevole, brevissima, di una donna si ritrova anche fra i giochi di luce di
Breve immagine. In Figure di cartone, c'è ancora una donna, questa volta
però è una donna "autistica" chiusa in sé stessa: una donna che non
"sente" i problemi del mondo esterno e che da questo è vista come una
fuori di testa verso cui provare solo pietà, ma lei è felice, anche solo
guardando, in un gioco di ombre, il profilo del suo corpo che stringe un
cuscino, simile a quello di una mamma con il suo bambino, insoddisfatto
desiderio di maternità.
LE ORME advertising - Ciao 2001 -
Anno IV - N. 21 - 28 maggio 1972
Suggestivo e ricco di colori, il
brano Aspettando l'alba: l'immagine di un bivacco sulla spiaggia, le
note di una chitarra, gli sguardi che si incrociano, è un amore che dura lo
spazio di una notte e che finisce col tramontare della luna.
LE ORME from Qui Giovani august 1972
Primo in classifica, davanti ai
Jethro Tull e Banco del Mutuo Soccorso