La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
sabato 5 luglio 2025
Family: accadeva nel luglio del 1971...
venerdì 4 luglio 2025
Aleco – Il Sistema Della Vita, di Luca Paoli
Aleco – Il Sistema Della Vita (Music
Force, 2025)
di Luca Paoli
Ci sono dischi che ti arrivano già carichi di umanità, perché
prima ancora della musica senti la persona che li ha creati. Dischi che
sembrano fatti non solo per essere ascoltati, ma per instaurare un dialogo
silenzioso con chi li accoglie. Con Aleco
– Alessandro Carletti Orsini – succede ogni volta: c’è sempre un filo
che unisce la sua voce alle nostre vite, una capacità rara di trasformare
emozioni individuali in storie collettive. Ma con Il sistema della vita forse
ancora di più.
Questo nuovo progetto non è “solo” un disco: è un intreccio
di suoni e parole, un percorso che prende forma anche nelle pagine di un libro.
Un invito a rallentare, ad ascoltare e leggere, a lasciarsi trasportare da un
flusso che alterna riflessione e melodia, come se entrambe le dimensioni –
quella musicale e quella scritta – fossero indispensabili per cogliere il senso
pieno dell’opera.
Aleco non ha mai cercato scorciatoie per emozionare. La sua scrittura va dritta
al punto con la delicatezza di chi sa osservare il mondo, le relazioni, i
ricordi. Ogni canzone sembra nascere da un gesto quotidiano, da un pensiero
lasciato sedimentare, da quelle piccole verità che spesso ignoriamo ma che ci
appartengono tutti. C’è la capacità di raccontare la nostalgia senza cedere
alla malinconia sterile, di parlare d’amore e di tempo che passa con sincerità,
ma anche con leggerezza, senza mai appesantire l’ascolto.
L’apertura con Un milione di anni fa è una
scelta che sorprende e conquista: la cover del tema del cartone animato Ryan
il ragazzo delle caverne diventa qui un ponte con l’infanzia
collettiva, capace di risvegliare memorie sopite e predisporre l’ascoltatore a
un viaggio intimo.
Poi c’è Maledetta giovinezza, brano che unisce
ironia e malinconia in un modo tutto suo. Aleco canta con disincanto di quella
stagione della vita che sembra infinita e invece sfugge, lasciando dietro di sé
un misto di nostalgia e consapevolezza. È qui che la sua voce si fa più tagliente,
quasi a volerci scuotere, mentre la melodia addolcisce il colpo.
In Negozio nostalgia il tono si fa più soffuso,
quasi sospeso, come quando si entra in un luogo dove ogni oggetto ha un ricordo
appeso. Aleco sa trasformare immagini semplici in emozioni condivise, senza mai
cedere alla retorica.
E poi arriva Pinoli, chiusura lieve e poetica,
come un soffio d’aria che invita a non dimenticare la bellezza delle cose
piccole.
La formula disco + libro non è un vezzo, ma un invito a
un’esperienza più ampia: ascoltare, leggere, fermarsi. E forse anche guardarsi
dentro. Il sistema della vita è un progetto maturo, che non ha bisogno
di grandi effetti per lasciare il segno. Lo fa con sincerità, con la forza
delle piccole cose.
Aleco, da artista e da uomo, riesce ancora una volta a dare forma ad emozioni
che spesso restano senza voce. E per questo non posso che essergli grato.
Tracklist
Un milione di anni fa
Guance rosse
Negozio nostalgia
Maledetta giovinezza
Sospeso
Resta ancora un po’
Nella mia città
Le porte del cuore
Pinoli
I Deep Purple nel luglio del 1968
The Who: accadeva nel luglio del 1971
giovedì 3 luglio 2025
Luca Di Martino torna sulla scena musicale con "U Pisu di Nenti"
Luca Di Martino torna sulla scena musicale con "U Pisu di Nenti", il suo sesto lavoro da solista, un disco che invita l'ascoltatore a un'immersione profonda nella vibrante anima della Sicilia. Quest'album è un vero e proprio racconto sonoro, intriso di poesia e fascino, che si dispiega attraverso la lingua madre dell'artista, il dialetto siciliano, celebrandone la ricchezza espressiva.
Di Martino riesce a intessere una trama musicale innovativa,
fondendo la tradizione della canzone d'autore con sfumature pop contemporanee,
arricchite da influenze world. Non mancano tocchi classici ed elettronici,
abilmente orchestrati in un equilibrio sorprendente. Il disco si fa portavoce
di una riflessione profonda sulla percezione degli eventi che scandiscono la
nostra esistenza, invitandoci a ponderare il "giusto peso" da
attribuire a ciascuno di essi.
Il titolo stesso, "U Pisu di Nenti" (Il peso del niente), scaturisce da una tipica espressione siciliana: "Chistu nenti è!" (Questo è niente!), usata per sdrammatizzare le difficoltà. Tuttavia, come sottolinea l'artista, questo "niente" spesso cela ansie, silenzi e frustrazioni, assumendo un suo intrinseco peso. È il "niente" che si fa compagno di rassegnazione, pazienza e desideri inespressi, un concetto chiave che attraversa l'intero progetto.
L'album si compone di dieci tracce, tutte composte e musicate
da Luca Di Martino, con la preziosa collaborazione di Aldo Giordano per
gli arrangiamenti. "U Pisu di Nenti" si arricchisce di importanti
featuring che impreziosiscono il viaggio sonoro, con le voci degli artisti elencati
a seguire.
Le tematiche affrontate sono variegate e profonde. Si spazia
da questioni sociali di ampio respiro a momenti intimi e personali, creando un
affresco complesso ed emozionante. Ogni brano è un tassello di questo mosaico:
- "U
Me Riparu"
celebra la musica come rifugio e guida.
- "Siti" è una toccante invocazione alla
pioggia, ispirata a Rosa Balistreri, che affronta la crisi idrica.
- "Accussì
È!"
esplora il tema della rassegnazione di fronte agli eventi.
- "Antùra" (poco fa) riflette sulla
transitorietà della vita.
- La
title track, "U Pisu di Nenti", è il manifesto
dell'opera, un'analisi della società odierna e del "niente" che
cela grandi significati.
- "Testa
o Cruci"
si interroga sul ruolo del destino e delle scelte personali.
- "Vinnutu
Amuri"
narra la commovente storia di una studentessa costretta a prostituirsi.
- "Paci
di Sira"
evoca la serenità delle serate estive siciliane.
- "Novi
Misi"
descrive l'emozionante attesa della nascita di un figlio.
- "Spaisati" affronta il dramma dello spopolamento dei piccoli borghi meridionali attraverso un dialogo tra anziani.
Oltre a Luca Di Martino alla chitarra e voce, e Aldo Giordano
al piano, fisarmonica, synth e sound aggiuntivi, l'album vanta la
partecipazione di:
- Carlo
Muratori (voce
in "Testa o Cruci")
- Patrizia
Capizzi (voce
in "Vinnutu Amuri")
- Daniele
Guastella (voce
in "Accussì È" e "Spaisati")
- Mauro
Cottone
(violoncello in "Testa o Cruci" e "Vinnutu Amuri")
La produzione è curata da Luca Di Martino, e la suggestiva foto di copertina è opera di Giacomo Bennardo.
Luca Di Martino, chitarrista, cantautore e compositore
palermitano classe '87, vanta una solida formazione classica e un percorso
artistico prolifico. Già direttore artistico dell'Isnello Guitar Festival, ha
collaborato con la band dei "Vorianova" e pubblicato diversi album
solisti strumentali che ne rivelano la visione poetica e evocativa. Con "U
Pisu di Nenti", Di Martino consolida la sua identità di cantautore,
proponendo un lavoro maturo e profondamente radicato nella sua terra, ma capace
di toccare corde universali.
"U Pisu di Nenti" è un ascolto essenziale per chi cerca un'esperienza musicale che vada oltre la semplice melodia, invitando a una riflessione sul reale significato delle cose, con la Sicilia come sfondo e protagonista silenziosa.
Atlanta International Pop Festival: erano i primi giorni del luglio '70
Il secondo Atlanta International Pop Festival si tenne in un campo di soia adiacente al Middle
Georgia Raceway a Byron, in Georgia, dal 3 al 5
luglio 1970, anche se non si concluse fino a dopo l'alba del 6.
Fu l'unico
successore del primo Atlanta Pop Festival, che si era tenuto l'estate
precedente vicino a Hampton, in Georgia. L'evento fu promosso da Alex Cooley,
che aveva contribuito a organizzare il festival di Atlanta del '69 e il Texas
International Pop Festival del '69, e due anni dopo avrebbe promosso il Mar Y
Sol Pop Festival a Porto Rico dall'1 al 3 aprile 1972.
mercoledì 2 luglio 2025
martedì 1 luglio 2025
Traffic: il 1° luglio 1970 usciva “John Barleycorn Must Die”
Il 1° luglio 1970 usciva “John Barleycorn Must Die”, album dei Traffic e patrimonio dell’umanità!
Di tutto un Pop…
Wazza
I Traffic: una delle band più
rappresentative per le mutazioni che hanno interessato il rock più evoluto a
cavallo fra i Sessanta e i Settanta. Il loro leader è Steve Winwood.
Lui ha ormai la piena maturità per
dare forma alle sue ambizioni e l’album che ne esce pone fine alla musica degli
anni Sessanta quasi quanto a livello mediatico lo fece in quello stesso anno la
morte della triade Hendrix-Morrison-Joplin. Ancora una volta i Traffic riescono
a dare la perfetta fotografia del paesaggio che li circonda e immortalano il
radicale cambiamento di gusto che sta interessando il rock britannico in quei
mesi.
Ne esce questo album e con "John
Barleycorn" i Traffic toccano uno degli apici nel folk di ogni tempo e
luogo.
Bob Dylan: accadeva il 1° luglio del 1978
lunedì 30 giugno 2025
Gentle Giant: accadeva nel giugno del 2015
domenica 29 giugno 2025
Eric Clapton: era il 29 giugno 1974
Nel 1970 Eric militava nei Derek and the Dominos e per il periodo che servì a incidere “Layla”visse a Miami: ”Stavamo in un alberghetto malandato di Miami Beach, dove si poteva comprare la droga nel negozio di souvenir vicino alla reception. Bastava passare l’ordine alla commessa, tornare il giorno dopo e ritirare la roba in un sacchetto di carta marrone. Ormai ci facevamo di tutto: ero e coca, oltre a un sacco di altra roba pazzesca, come l’Angel Dust. La droga minò i rapporti all’interno della band e fu la causa della fine dei Derek and the Dominos”.
Deep Purple: accadeva il 29 giugno del 1973
Il 29 giugno 1973, subito dopo
il concerto tenuto ad Osaka, il cantante Ian Gillan e il bassista Roger Glover lasciano i Deep Purple mettendo la parola fine alla Mark II del gruppo
inglese.
Gli stessi cinque membri si ritroveranno insieme undici anni dopo per la reunion che produrrà l'album "Perfect Strangers".
Di tutto un Pop
Wazza
29 GIUGNO 1973, IAN GILLAN LASCIA I DEEP PURPLE
Un gran silenzio ha sempre circondato l'uscita nel 1973 di IAN GILLAN dai DEEP PURPLE. Mesi prima dell'ultimo tour Ian consegna la sua lettera di dimissioni in cui dice che lascerà i Purple alla fine del tour successivo.
L’ultima data sarebbe stata quella di Osaka, il 29 giugno 1973. Quella era la fine programmata del tour e quindi il suo ultimo spettacolo e ancora nessuno aveva detto una sola parola a riguardo:
"Salimmo sul palco e ci
esibimmo e lasciai la sede per conto mio e tornai in hotel. Non c’è stato alcun
addio, nessuno collegato ai Purple disse qualcosa. Nessuno della band, nessuno
dell’equipaggio, nessuno della gestione. Era come se tutta la questione fosse
stata spazzata sotto al tappeto. È stato strano.
L’atmosfera di quel momento fu semplicemente
orribile, e per me fu un sollievo aver finito tutto.
Per capire cosa stesse succedendo nella band avreste bisogno di uno psicologo esperto. Tutti nella line-up si comportarono come dei coglioni, me compreso. Non ci aiutò il fatto che da tempo erano coinvolte un sacco di altre persone, avevamo degli ordini da seguire e lavoravamo fino allo stremo. Se fossimo stati in grado di prenderci una pausa, allora forse avremmo elaborato il tutto. Ma eravamo su un tapis-roulant e arrivai al punto di volermene andare. È per questo che lasciai le mie dimissioni con una lettera. Quella sera a Osaka noi tutti agimmo come se nulla fosse, come se andasse tutto bene. Anche se chiaramente non era così.
Il giorno dopo lasciai l’aeroporto da solo, salii sul volo e tornai a casa. Era come se mi trovassi dietro le quinte e non fossi considerato un membro della band. Una volta tornato in Inghilterra mi sarei aspettato almeno una telefonata dalla band, ma non arrivò nessuna chiamata. Alla fine, qualche tempo dopo, ricevetti una chiamata da Roger Glover per dirmi che era stato licenziato dai Purple…”.
Il compleanno di Ian Paice
sabato 28 giugno 2025
Il Bath Festival Of Blues il 28 giugno 1969
Accadeva il 28 giugno 1969
Bath, contea del Somerset
Bath Festival Of Blues
Il Recreation Ground della cittadina termale alle porte di
Londra ospitava in quel giorno la più grande manifestazione mai dedicata alla musica
delle radici afroamericane.
Sul palco, nel verde della campagna inglese, era pronta a
salire la crème del rock blues inglese:
John
Mayall, Ten Years After, Led Zeppelin, Fletwood
Mac, The Nice, The Colosseum e molti
altri…
Il presentatore era John Peel, leggendario dj della
BBC.
Il Bath Festival Of Blues nacque da una geniale idea dell’organizzatore
Freddie Bannister, una sorta di pioniere dei concerti rock in terra
d’Albione.
Aiutato dalla moglie Wendy, Bannister fu così bravo e scrupoloso
che, al contrario di tanti suoi colleghi dell’epoca (al di qua e al di là
dell’Oceano Atlantico) uscì vittorioso anche dal punto di vista economico,
tanto che il Bath Festival Of Blues diventò, negli anni, una sorta di
istituzione dei Festival inglesi.
Per agevolare la fluidità del programma, Bannister si inventò
un palco doppio così che, mentre su uno si stava esibendo una band, sull’altro
si preparava il gruppo successivo.
Il pubblico non ebbe così tempi morti d’attesa e il
programma, molto intenso, venne rispettato al minuto.
I 30.000 presenti ebbero modo di godere di una giornata di
musica straordinaria che scorse senza gravi incidenti.
Un unico problema di carattere tecnico accadde quando i Nice
di Keith Emerson decisero di fare salire sul palco un gruppo di suonatori di
cornamusa: il peso eccessivo fece crollare una parte del palco.
Il concerto venne così momentaneamente sospeso per dar modo
di effettuare le riparazioni.
Un quarto d’ora dopo, la musica riprese più entusiasmante di
prima …
I Beatles a Roma nel 1965
The Beatles a Roma per due concerti
27/28 giugno 1965 al Cinema Teatro
Adriano
A leggere le cronache dell'epoca fu un mezzo fiasco!
Photo gallery by kind permission of
Wazza