Il Blog di MAT2020 (estensione del web magazine)
La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
sabato 28 gennaio 2023
Il compleanno di Robert Wyatt
venerdì 27 gennaio 2023
Il compleanno di Nick Mason
giovedì 26 gennaio 2023
INITIAL MASS-"ALLUVIUM", commento di Luca Paoli
INITIAL MASS-ALLUVIUM
Luminol Records
(13 pezzi | 59.51 min.)
Commento di Luca Paoli
“Alluvium” è il quarto disco della heavy prog rock band con sede a
Los Angeles Initial Mass.
Il lavoro, uscito per l’etichetta italiana Luminol Records, segue il già ottimo "Bending Light" del 2019 e si pone un gradino sopra per livello compositivo e strumentale rispetto al suo predecessore.
Initial Mass è un trio di heavy
prog rock. La band è composta da Mark Baldwin (voce/chitarra), Kevin
Robertson (batteria) e Scott Smith (basso).
Il loro stile musicale combina
riff potenti, cori ottimamente costruiti ed arrangiamenti complessi per creare
un suono unico e distintivo.
Il loro album di debutto, "Time
& Measure", del 2016, ha offerto un viaggio oscuro, malinconico e
melodico di auto-scoperta. Il loro secondo album, "Tidal Force",
è stato un concept album epico, con un approccio più elaborato e calcolato
rispetto al loro primo album. "Bending Light" del 2019 ha rappresentato
uno sforzo più concentrato con meno enfasi sulla coesione tematica e con un
suono più duro e diretto.
Alluvium è
un nuovo concept che racconta la vita di un individuo come metafora dell'ascesa
e della caduta dell'umanità. Il personaggio principale inizia il suo viaggio,
giovane e ambizioso, emozionato per l’occasione di fare la sua impresa.
Rapidamente, diventa sempre più intenzionato nel suo desiderio di prendere ciò
che vuole dal mondo. Mentre diventa sempre più potente, respinge gli
avvertimenti della coscienza della natura e, lasciando una scia di distruzione alle sue spalle, si ritrova
isolato in un mondo che non può più sostenere la vita.
Le tredici tracce che compongono
il lavoro vanno quindi ascoltate dall’inizio alla fine, lasciando scorrere,
oltre le note, la trama di quanto raccontato.
Dal punto di vista strumentale la
proposta della band è molto varia, e assieme a riff belli duri convive un forte
sentore melodico che lo rende appetibile anche a chi non frequenta abitualmente
territori musicali hard e heavy, e continui cambi di tempo ed umori lo fanno
planare decisamente su territori prog.
Insomma, chi ha amato i Rush
troverà pane per i suoi denti.
Il primo singolo, “Wake”,
racconta molto bene quello che è poi la storia presentata nell’album ed è
proprio Mark Baldwin a spiegarcelo:
“Questa canzone non solo cattura praticamente ogni stato d’animo dell’album, ma è anche il culmine di tutto ciò che abbiamo fatto finora come band dal punto di vista musicale. È una canzone che ci ha davvero spinto oltre come unità musicale. Wake è uno dei punti cardine del concept, dove il personaggio centrale raggiunge il suo apice mentre è circondato dal caos e dalle infinite possibilità che le grandi città tendono a offrire. Questo è il punto della storia in cui tutto cambia”.
Altri brani che ho apprezzato particolarmente sono l’epica “Hadean’s Fall”, “Memory Fade” con I suoi cambi di mood, l’indole prog di “The Calling” e la traccia che chiude il disco, “In Store”, con un ritornello che ti rimane appiccicato e non si stacca più.
Come ho scritto sopra tutti I brani sono sopra la media e
vanno ascoltati tutti come da scaletta per poter apprezzare il lavoro che,
oltre ai muscoli, mostra una buona dose di melodia e momenti che ci portano in
terreni prog.
LINEUP
Mark Baldwin: vocals/guitar
Kevin Robertson: drums
Scott Smith: bass
Alluvium track listing (cliccare sul titolo per ascoltare)
01. Hadean’s Fall
02. Trails Behind
03. Out of the Mold
04. Horizon
05. Wake
06. Calm Wind
07. Believers
08. Memory Fade
9. Drifting
10. The Calling
12. Vacant Throne
13. In Stone
Initial Mass:
https://www.facebook.com/initial.mass
Luminol Records:
https://www.facebook.com/luminolrecords/
Donato Zoppo
Synpress 44 |
ufficio stampa
Accadeva il 26 gennaio 1991
Era il 26 gennaio 1991. La sinistra giovanile
organizza un concerto a Roma, in Piazza San Giovanni, contro la guerra del
Golfo: partecipano oltre al Banco, Gino Paoli, Tullio de Piscopo,Teresa De Sio,
Pierangelo Bertoli, Eugenio Finardi e molti altri (le foto del Banco sono di
Michele Cecere)
Wazza
mercoledì 25 gennaio 2023
Van der Graaf Generator-"The long hello", un album (senza Peter Hammill) dimenticato... riascoltiamolo!
Qui Giovani nel gennaio 1974
pubblica un'intervista a Guy Evans.
L'ex Van der Graaf Generator parla del nuovo album "Points
of view" in uscita… praticamente i VDGG senza Hammill.
L'album poi verrà chiamato "The long hello" e ci sarà anche un Pietro ma non sarà Hammill, bensì l'italiano Messina.
Wazza
“The Long Hello” è un album
strumentale di David Jackson, Hugh Banton, Guy Evans e Nic Potter, registrato
nell'agosto 1973 e pubblicato in Italia nel 1974 (e in Gran Bretagna ed Europa
nel 1976). Tutti erano stati membri dei Van der Graaf Generator, ma la band si
era sciolta nell'agosto 1972 (riformata poi nel 1975).
Nel 1981 Potter ed Evans pubblicarono
un seguito di questo album, The Long Hello Volume Two. C'è
anche un Long Hello Volume Three (di Jackson e Evans, 1982) e Long
Hello Volume Four (di Jackson, Evans e Life of Riley, 1983). L'album Gentlemen Prefer Blues (di
Jackson, Banton e Evans, 1985) è talvolta considerato come una sorta di "Long
Hello Volume Five".
L’album è stato progettato da Banton
ed è stato mixato al Chalk Farm Studio, Chalk Farm, Londra.
Tracce
The Theme
from (Plunge) (David Jackson) – 5:31
The O Flat
Session (Pietro Messina) – 5:32
Morris to
Cape Roth (David Jackson) – 6:33
Brain
Sequestro (Hugh Banton) – 4:01
"Fairhazel
Gardens" (David Jackson, Pietro Messina) – 7:56
Looking at
You (David Jackson) – 6:16
I've Lost My
Cat (David Jackson) – 8:28
Formazione
David Jackson
- sassofono, flauto, pianoforte
Hugh Banton -
tutti gli strumenti in "Brain Seizure", basso in "The O Flat
Session"
Guy Evans -
batteria
Nic Potter -
basso
Ced Curtis -
chitarra elettrica, basso in "Fairhazel Gardens"
Pietro
Messina – chitarra elettrica, chitarra acustica, pianoforte
martedì 24 gennaio 2023
OSSO SACRO - “Urla dal confine”, commento di Andrea Pintelli
OSSO
SACRO
“Urla dal confine”
(ZPL
- Zoopalco Poetry Label, 2022)
8 tracce | 28.04
Commento di Andrea Pintelli
Ecco un prodotto che dedico a chi si lamenta che in Italia non si faccia musica seriamente, con professionalità e ispirazione e ricerca. Sentitamente polemica, questa invettiva è il frutto di una situazione stantia, in cui questi personaggi che si fermano a quel che passano le radio o i siti web più seguiti (visto che di giornali, ormai, se ne fanno sempre meno) sono gli stessi che poi si permettono di emettere sentenze senza voler conoscere, o almeno ascoltare, il vero cuore dell’arte. Basterebbe poco, e invece la moltitudine si ferma alla superficialità. Forse anche prima di essa.
Ma
veniamo a noi. Siamo nel Sannio (Samnium in latino, Safinim in osco), che era la regione dell'Italia antica abitata dal popolo dei Sanniti (in latino Samnites,
in osco Safineis)
tra il VII-VI secolo a.C. e il I secolo d.C. Comprendeva buona parte
dell'attuale Molise (eccetto la
fascia litoranea) nonché il settore meridionale dell'Abruzzo e le aree nord-orientali
della Campania, oltre a
racchiudere alcune ristrette zone interne del Lazio sud-orientale e della Puglia e della Basilicata nord-occidentali.
Osso Sacro è un progetto di approfondimento, rielaborazione e
riposizionamento delle narrazioni orali e sonore del territorio, appunto,
sannita (ma non solo), nato dall’unione artistica tra il poeta e performer Vittorio
Zollo e il polistrumentista Corrado Ciervo. Al duo si unisce in
seguito Carlo Ciervo, musicista e producer. Sono i vincitori del Premio Dubito
di Poesia con Musica nel dicembre 2021, che è il più importante riconoscimento
italiano nel campo della poesia ad alta voce (spoken word, poetry slam) e della
poesia con musica (spoken music, rap), dedicato alla memoria di Alberto
‘Dubito’ Feltrin, uno dei più noti e raffinati esponenti delle giovani
generazioni.
Questo
loro primo lavoro discografico e di live performance si intitola Urla dal Confine,
pubblicato da Zoopalco alla fine del 2022. Le vicende parlate, suonate, cantate
e performante si basano su fatti realmente accaduti, ricollocati dal poeta
Zollo. Corrado Ciervo, artefice di ogni produzione musicale e microsfumatura
sonora, recupera e riposiziona le sonorità del territorio.
Lasciamoci introdurre nel mondo Osso Sacro direttamente dalle loro parole:
“Urla dal confine è il frutto di un lavoro di ricerca su due campi differenti, quello poetico e quello musicale, entrambi connessi al Sannio. È un disco metastorico, una performance mitopoietica in cui tutto accade in un tempo altro e in una zona non ordinaria. Sono le grida mute che giungono dai margini di ogni paese, borgo o periferia. È l’intero globo in una sola contrada, precisamente ai confini tra Regno di Napoli e Stato Pontificio. Qui abbiamo collocato la nostra storia. Tutto nasce dall’urgenza di raccontare con uno sguardo altro una terra specifica, liminale, dalla bellezza ingenua ed estremamente eterogenea, evidentemente spigolosa, che spesso viene liquidata semplicisticamente come “area interna”. Il nostro è un tentativo di alimentare la fiamma delle tradizioni, contestualizzandole e posizionandole nel tempo materico in cui siamo, e non semplicemente custodirle per renderle immobili. Da qui l’idea di rendere contemporanei i suoni e le voci di una terra, che essendo millenaria appare immobile (ma che in realtà non lo è), attraverso la mitopoiesi (tendenza dello spirito umano a pensare o a interpretare la realtà in termini mitologici, n.d.r.). Siamo partiti da voci sconnesse tra loro, canti a distesa e tradizionali tramandati esclusivamente oralmente, linee melodiche che avevano perso la parola, e da lì abbiamo costruito la nostra opera, sia orale che musicale. Abbiamo processato suoni e contenuti. È ciò che facciamo, lavoriamo molto sul processo, il prodotto poi viene da sé. Dopo due anni di gestazione, abbiamo registrato le tracce in dieci giorni, con un'esperienza immersiva e totalizzante, all'interno di un vecchio essiccatoio per tabacco immerso nella natura tra le campagne di San Leucio del Sannio (BN), in quello che un tempo era il "locale a fuoco" del nonno di Vittorio, in una zona chiamata Ripa Lupina o anche Ripa delle Janare. All'interno dello studio che abbiamo allestito per l’occasione l’ambiente non era asettico, anzi c’erano vecchi libri e porte di legno, un quadro di Diego Armando Maradona (nostro protettore) e l’organetto del nonno di Vittorio. Elementi questi, con cui abbiamo voluto dialogare anche da un punto di vista sonoro”.
“Urla dal confine”, prima canzone del disco, è musicalmente un dolcissimo inizio d’opera, marcato da quelle urla silenziose provenienti dai paesi e soprattutto dalle persone che abita(va)no il Sannio, Oltre al canto sentitissimo, la voce stessa narra queste vicende con un candore fatto di storie millenarie che Osso Sacro vuole rapportare ai giorni nostri, riuscendovi. Una carezza che profuma di storia popolare. “Muovo i fili” è una poesia decantata con rara intensità. Ascoltatene le parole per il vostro piacere. “Demetra sul tamburo” si muove fra elettronica, esposizione profumata di hip hop, linee melodiche di nuova musica tradizionale, insomma un crescendo emotivo che rende l’idea di quanto profondo sia il messaggio che Osso Sacro vuole passare. “Le serpi angizie” è un brano “esteso e aperto”, una sorte di dare-avere fra i ragazzi del gruppo e il Sannìo, dove gli echi del passato si tatuano nelle parole che Vittorio espone e scrive sulle lande della sua terra interiore. L’armonia di questa traccia è ben sottolineata da un mondo variegato di suoni che si sposano in maniera mirabile. “Affacciati” è una fotografia del Sud, talmente perfetta che se ne possono captare i profumi e i sentori, come le lacrime legate al momento. Non è situazionismo, ma un mondo arcaico che ti investe e pervade col suo carico di umanità popolare. “Judeca”, ovvero il ritmo al servizio della testimonianza. Energia, fierezza, storia. Potrebbe durare due ore e non stancherebbe; ma, forse, è giusto che sia racchiusa in quattro minuti e mezzo, dove il teatro si fa vita. Da fremito. “A ‘beat”, più pacata della precedente, si adagia sulla piacevolezza delle sensazioni che riesce a trasmettere. Calorosa come solo il Meridione sa essere, abbraccia e non lascia al proprio destino: resta per proteggere, come fosse un’invocazione. “Pruserpina”, singolo ricavato dal disco, da sola può fare capire quanta bontà e qualità ci sia nel lavoro di Corrado e Carlo Ciervo, creatori di tappeti sonori che non sono mai sottofondo alle parole di Vittorio Zollo, ma protagoniste (tanto quanto lui) di questo lavoro d’eccezione.
La
tradizione continua a vivere perché si reinventa, si mischia con altri
messaggi, personaggi e culture; se fosse sempre riproposta tale e quale, nonché
fine a sé stessa, essa morirebbe in poco tempo (i puristi se ne facciano una
ragione). Se anni fa gli Agricantus vinsero il premio Tenco come miglior album
in dialetto, non vedo perché non assegnare il prossimo agli Osso Sacro.
“Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici” (Marcus Garvey). Condivisibile, vero?
Tracklist
1 – Urla dal confine
2 – Muovo i fili
3 – Demetra sul tamburo
4 – Le serpi angizie
5 – Affacciati
6 – Judeca
7 – A’ Beat
8 - Pruserpina
Ospiti
Dennj De Nisi
- voce
Alfredo
D'Ecclesiis - voce
Vittorio
Coviello - flauto traverso
Toi Giordani - poesia e grafiche
La
copertina è opera di Toi Giordani del collettivo Zoopalco.
Il
fonico che ha registrato il disco è Raffaele Morabito.
Il
fonico che ha mixato e masterizzato il disco è Claudio Auletta Gambilongo di
Multiversi Lab.
Il
disco è prodotto dall'Etichetta bolognese ZPL - Zoopalco Poetry Label.
Il lavoro grafico è di Toi Giordani del collettivo Zoopalco.
Francesco Di Giacomo: accadeva il 24 gennaio del 2013
La differenza tra la favola e l’utopia è che la prima inizia con “C’era una volta”, e pretende di essere creduta” la seconda inizia con “Ci sarà… forse”, ma ci devi credere tu .