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domenica 30 settembre 2018

Album da riscoprire: "L'Eligabalo", di Emilio Locurcio



La scomparsa di Claudio Lolli, cantautore famoso tra l'altro per il brano "Ho visto anche degli zingari felici" mi ha fatto venire in mente una sua partecipazione a l'album "L'Eligabalo" di Emilio Locurcio.
Autore, attore e musicista, Emilo Locurcio pubblicò questo "strano" concept album, nel pieno degli "anni di piombo" 1977, ma venne quasi ignorato dal pubblico.

L'album, vedeva la partecipazione di "artisti famosi":

Claudio Lolli - il narratore
Lucio Dalla - un contadino
Rosalino Cellamare - uno studente metropolitano
Teresa De Sio - una ragazza metropolitana.

I brani furono tutti arrangiati da Gaio Chiocchio (Pierrot Lunaire), e quasi tutti eseguiti dai "Crash", gruppo laziale di Claudio, Fabrizio e Gildo Falco (i primi due ex BMS di Donna Plautilla)
Un album da riscoprire…
Wazza


Credits

·         Accordion [Fisarmoniche]  Lucio Dalla
·         Arranged By  Gaio Chiocchio
·         Bass  Gildo Falco
·         Cover  Emilio Locurcio, Lucilla Giovagnoli
·         Drums  Mario Achilli
·         Guitar  Claudio Falco, Paolo Maestrelli
·         Guitar, Mellotron, Chorus  Gaio Chiocchio
·         Horns [Horns Section]  Gli Odeon*
·         Keyboards  Pino Sannicchio
·         Music By  Chiocchio Stalteri* (tracks: 7, 10), Paolo Maestrelli (tracks: 3)
·         Music By, Arranged By  Emilio Locurcio
·         Performer [Acoustic Parts]  Pierrot Lunaire
·         Performer [Rhythmic Parts]  I Crash
·         Piano, Guitar  Arturo Stalteri
·         Producer, Mixed By [Mixage], Technician [Realization]  Piero Cannizzaro
·         Saxophone  Foffo Bianchi*
·         Technician [Fonico And Special Effects]  Enzo Martella
·         Violin  Gerardo Abbate
·         Vocals [Un Contadino Ancora Puro]  Lucio Dalla
·         Vocals [Un Situazionista]  Emilio Locurcio
·         Vocals [Una Ragazza Metropolitana]  Teresa De Sio
·         Vocals [Uno Studente Medioborghese]  Rosalino Cellamare
·         Vocals, Chorus  Leonardo Gatta

·         Voice [Un Dolce Narratore]  Claudio Lolli

Note: Ron appare come Rosalino Cellamare / Liberamente ispirato da "Eliogabalo" di Antonin Artaud e da un'idea di Rossana Palazzoni / "La primavera feroce" e "La gente in strada" sono brani strumentali / Copertina apribile a libretto di Lucilla Giovagnoli ed Emilio Locurcio - All'interno i crediti, i testi delle canzoni e illustrazioni a fumetto che continuano nelle due buste interne - Etichetta personalizzata(vedi link "Altre immagini") / Registrato da Enzo Martella, missato da Enzo Martella e Piero Cannizzaro nel Luglio 1977 negli studi della RCA di Roma / Distribuito da RCA Italiana - Roma


Recensione di Giuseppe Cattani

Questa è la storia di un disco maltrattato, oltraggiato, boicottato a più non posso. Di un cantautore capitato al posto giusto nel momento sbagliato. La storia di LEliogabalo, primo e unico album di Emilio Locurcio, uscito per la IT/RCA. Nel 1977. O giù di lì. Un anno, anzi, un periodo difficile. Spari e sprangate a destra e a sinistra, espropri proletari, rapimenti, colpirne uno per educarne cento, i carrarmati di Cossiga, pardon Kossiga, gli opposti estremismi, i brigatisti militanti arrivati dritti alla pazzia. Le città italiane somigliano a delle polveriere: ogni scusa è buona per gonfiare i muscoli o tirare fuori la P38. Rivoluzionari senza rivoluzione, ma non solo: Indiani Metropolitani, Andrea Pazienza, Cannibale e poi Il Male, il dadaismo degli Skiantos, gli sberleffi di Gianfranco Manfredi, le radio libere ma libere veramente. Cè tutto e il contrario di tutto in quel 77 tragico ma al tempo stesso meraviglioso e creativo. Emilio Locurcio si ritrova lì, nel mezzo. Nel mezzo del caos.
Locurcio, classe 1953, cresce a Torino, dove è arrivato assieme alla famiglia dalla Puglia. Listinto e la ragione lo portano ad appassionarsi alla recitazione e alla musica. E alla politica. Uno sbocco quasi necessario. Solo che il ragazzo non ha intenzione di assaltare la Bastiglia: sarebbe sufficiente, a lui come a tanti altri, rivoluzionare il proprio io, le proprie relazioni interpersonali, magari anche quelle sentimentali. Si tifa rivolta, certo: una rivolta interiore. Niente di più. Due i punti di riferimento dellallor giovane Emilio: Leo Ferrè e Giovanna Marini, in poche parole le ballate, le radici, la teatralità, la canzone politica. Prime esperienze nei locali di Torino e provincia, dove sbarca il lunario assieme a Enzo Maolucci e Claudio Lolli. Nascono le prime canzoni. Maolucci ha in rubrica il numero di Ernesto Bassignano, cantautore amato dallintellighenzia di sinistra nonché scopritore di talenti: gli consiglia di contattarlo, non si sa mai. È il 1975, Locurcio chiama, nemmeno il tempo di mettere giù la cornetta ed eccolo fiondarsi a Roma. Succede tutto in un attimo. Gli ho fatto ascoltare (si parla di Bassignano, nda) le mie canzoni racconta Locurcio in unintervista concessa nel 2015 alla rivista Storie di giovani pop seduto su di una sedia di casa sua. Il mattino dopo mi ha portato da Vincenzo Micocci della IT e dopo unora ho firmato un contratto quinquennale.
La IT è unetichetta fondata dallo stesso Micocci e distribuita dalla RCA, tra la cui scuderia trovano posto un paio di cavalli di razza del calibro di Francesco De Gregori e Antonello Venditti: il massimo che un cantautore alle prime armi possa desiderare. LEliogabalo può cominciare a prendere forma. In attesa di poter varcare lambita soglia della sala di registrazione di via Tiburtina, Emilio si dà da fare tra qualche set cinematografico: ha già lavorato, nel corso del 1974, per Tonino Cervi in La nottata, di seguito arriveranno le pellicole girate al servizio di Vittorio De Sisti (Lezioni private), Renato Savino (I ragazzi della Roma violenta), è nel cast di un film di un certo successo come Sturmtruppen, ispirato alle strisce di Bonvi e girato da Salvatore Samperi. Sul set di Lezioni private stringe amicizia con Rosalino Cellammare e, di riflesso, con Lucio Dalla. Incontri, come vedremo, decisivi.

Intanto passano due anni ma LEliogabalo resta unidea lontana dal realizzarsi. Locurcio si rende conto che è ora di tornare alla carica. Bussa nuovamente alla porta di Micocci ma questa volta in compagnia di Cellammare, Dalla, Lolli e Teresa De Sio, amica della sua compagna dellepoca, e sbraita: Ho scritto unopera rock e questi sono i suoi interpreti!. In realtà si trattava, più o meno, delle stesse canzoni presentate un paio di anni prima, ma ora cambia tutto. Se Cellamare, non ancora Ron, è in una fase di transizione della propria carriera artistica e De Sio sta muovendo i primi passi come cantante, Dalla è reduce dal successo di Comè profondo il mare e Lolli, grazie a Ho visto anche degli zingari felici, è diventato un musicista autorevole e affermato. A questo punto Micocci capisce che può nascere qualcosa di interessante: le porte della RCA, finalmente, si aprono.

L
Eliogabalo prende spunto da Eliogabalo o lanarchico incoronato di Antonin Artaud, libro dato alle stampe nel 1934. Dellopera del surrealista francese rimarrà ben poco tra i solchi del disco se non la figura del protagonista, un imperatore sui generis, metafisico, anarchico e irrazionale. Il resto è farina del sacco di Emilio Locurcio, autore dei testi e di quasi tutta la parte musicale, nonché dei disegni della copertina e della busta interna. In studio, il cantante torinese trova una squadra di tutto rispetto: ci sono, tra i tanti, i Crash, band progressive già al fianco di Rino Gaetano, il sassofonista Foffo Bianchi, futuro collaboratore di Claudio Baglioni, Arturo Stalteri e Gaio Chiocchio dei Pierrot LunaireCapii immediatamente che ero al cospetto di una persona con le idee molto chiare  ricorda Stalteri al microfono di Rockit  e conscio del proprio talento, non disposto a compromessi di alcun genere. LEliogabalo è tuttora un disco scomodo, la copertina era già una feroce critica al sistema politico dellepoca ed è tristemente ancora attuale, ma tutto il disco era durissimo nei testi.
Già, un disco complicato. Da tutti i punti di vista. Per registrarlo ci vogliono tre mesi. Dai quali uscirà un suono caldo e coinvolgente, poco inquadrabile a dire il vero. Un album prog? Se Stalteri contesta la definizione (Non ha nulla di progressive, a parte qualche evoluzione tecnica dei Crash. Anche Gaio e io intervenimmo in maniera molto morbida), secondo lopinione di Locurcio, i musicisti coinvolti nel progetto subiranno l’influenza di Robert Fripp: Quello era il periodo dei King Crimson  spiega sempre dalle pagine di Storie di giovani pop si ascoltavano i loro dischi i loro dischi in silenzio, rapiti dal suono della chitarra di Robert Fripp. Purtroppo, nei miei brani avevo messo troppe parole e il respiro musicale ne aveva patito. Già, il protagonista assoluto dellalbum, prog o non prog, è proprio Locurcio. Con la sua voce profonda e ricca di sfumature, con il suo furore, con la sua recitazione aggressiva. E con i suoi testi incendiari.

L’Eliogabalo, come si evince dalla busta interna del disco, è unoperetta pop a più usi: come manuale di ingenua Rivolta, come biglietto d
andata per Nessun luogo. È un racconto, allinterno del quale ognuno recita una parte. Locurcio è il situazionista, Cellammare, lo studente medio borghese, Claudio Lolli si ritaglia il ruolo del dolce narratore, vero e proprio collante tra le varie parti del disco, mentre Teresa De Sio è la ragazza metropolitana e uno strabordante Lucio Dalla il contadino ancora puro. Il disco è diviso in due parti: se il lato A è una sorta di introduzione, la seconda facciata esplode con larrivo, direttamente dalle viscere della terra, di Eliogabalo, eletto imperatore dalla lotteria degli zingari. Grazie al quale scoppierà uneffimera rivoluzione. Le sorti del Paese sono affidate alle carte e allastronomia, un ballerino viene nominato nuovo capo dei Carabinieri, i soldati si trasferiscono dallAccademia Militare allAccademia di Belle Arti, i sacerdoti cacciati dalle cattedrali, le ballerine prendono il posto dei chierichetti, la gente vuole essere governata dalla magia e dallincantesimo, non più dalla scienza. Un incantesimo che dura poco, i signori riprenderanno in mano la situazione ed Eliogabalo fatto fuori. Torna la normalità, il nuovo governo sega in due lalbero della cuccagna, i ribelli finiscono in miniera a estrarre i diamanti. Fine della storia. Una storia che ai piani alti della RCA provoca più di un mal di pancia.

Siamo alla fine del 1977, il disco è pronto ma rimane fermo ai box. A Ennio Melis, il gran capo di RCA Italia, L
Eliogabalo non piace. Una sentenza difficilmente appellabile. Esce alla fine dellanno successivo in edizione limitata, per un totale di 5000 copie circa, con una promozione prossima allo zero, se si eccettua la pubblicità su Re Nudo e la pubblicazione di un 45 giri (Giovanna labbromorto) diviso a metà con tale Geppi Patota. Una condanna a morte. Ma cosa fa paura ai dirigenti della RCA? Come abbiamo visto, è un periodo difficile per il nostro Paese, i venti di rivolta serpeggiano tra i giovani, soprattutto negli ambienti universitari. Eliogabalo sarebbe stato il leader perfetto dellala creativa del movimento, degli Indiani Metropolitani, di chi pensava che la rivoluzione non sarebbe passata tra le parole dei vacui leader di ispirazione marxista-leninista ma attraverso la negazione delle ideologie e laffermazione della felicità a ogni costo. È troppo per una casa discografica che, al massimo, può accettare le prediche innocue di un Venditti o i corto circuiti ermetici di un De Gregori. A farne le spese un disco bellissimo, che a distanza di quarantanni non ha perso un grammo della sua visionarietà, e un artista che avrebbe potuto regalarci altre sorprese. Che nel frattempo ha messo da parte il passato da cantautore e ha dato vita a una scuola di teatro e recitazione nella sua Torino, la Maigret & Magritte.

Locurcio durante una lezione nella sua scuola (2014)

Purtroppo
LEliogabalo è stato rimosso o quasi. Ristampato su cd nel 1997 dalla MP Records, viene citato o ricordato molto raramente, altrettanto rare le tracce reperibili in rete. Mentre parecchi dischi dellepoca, non sempre memorabili, rinascono dalle polveri degli archivi per essere rivalutati e osannati dalla critica. Il solo Ivano Fossati ha avuto lardire di inserire Eliogabalo imperatore allinterno della compilation Prog. Viaggio nel rock progressivo con Ivano Fossati, pubblicata nel 2011. Il resto è il nulla. Come se L’Eliogabalonon fosse mai esistito. Come se la paura che investì la RCA allepoca fosse anche la nostra paura.

sabato 29 settembre 2018

Il 29 settembre in musica...

            VANDELLI E BATTISTI al Cantagiro del 1969

"Seduto in quel caffè
io non pensavo a te...
Guardavo il mondo che
girava intorno a me..."


Nella memoria collettiva il 29 settembre inizia sempre con questa canzone...
Wazza

Il 29 settembre non è una data come sempre, soprattutto se siete fan di Lucio Battisti. A questo giorno, infatti, fa riferimento una delle sue canzoni più conosciute, quella "29 settembre" che deve la sua fama, però, all'Equipe 84, la band capitanata da Maurizio Vandelli che per primo le diede la voce. La storia della canzone, infatti, merita di essere raccontata, perché è una pietra importante nella carriera di quello che col tempo sarebbe diventato il più grande cantante italiano e con Mogol, una delle coppie d'oro della musica nostrana: questo singolo, infatti, il terzo che i due scrissero assieme fu scritta, come sempre, nello studio di Mogol, dove i due si incontravano verso mezzogiorno, prima di andarsene a mangiare.


In un'intervista  Mogol ha spiegato che"La musica era assolutamente nuova, è stata la terza canzone che abbiamo scritto assieme e sicuramente è stato un balzo. Il primo grande successo e poi aveva un fascino che era ancora vivo. Ero in ufficio, quando la scrivemmo, Lucio veniva a trovarmi a mezzogiorno e poi andavamo a mangiare qualcosa".

Le due versioni differiscono non poco, almeno a livello sonoro, con la prima più vicina al mondo della psichedelia che tanto doveva agli Stati Uniti, mentre nella versione battistiana, che fu pubblicata due anni dopo nel suo album di debutto, la patina psichedelica si attutisce (anzi si annulla) dando più spazio alla dimensione onirica: "Lucio non voleva interpretarla, io ho dovuto convincerlo a fare il contratto con la Ricordi, per cantarle, - ricorda Mogol -. Mi aveva detto che era un compositore e non aveva questa ambizione, perché quando facevamo ascoltare le canzoni, lui faceva un provino e questo era quasi sempre più convincente del disco degli altri".

Di cosa parla la canzone?

Il titolo c'entra poco con il contenuto della canzone, ma anzi fa semplicemente riferimento alla data di nascita di Serenella, prima moglie di Giulio Rapetti (vero nome di Mogol): "L'intenzione era quello di dare un esempio di ciò ti prende per una persona una sera e poi rendersi conto del confronto per il bene profondo di anni e queste cose non possono essere messe a confronto, perché uno è un lampo e l'altro è la luce" continua Mogol, spiegando la canzone che nel testo è abbastanza esplicito. "Poi d'improvviso lei sorrise e ancora prima di capire mi trovai sottobraccio a lei, stretto come se non ci fosse che lei. Vedevo solo lei e non pensavo a te" racconta il protagonista della canzone, prima di svegliarsi e: "Mi son svegliato e… e sto pensando a te. Ricordo solo che, che ieri non eri con me.  Il sole ha cancellato tutto, di colpo volo giù dal letto e corro lì al telefono, parlo, rido e tu… tu non sai perché".

venerdì 28 settembre 2018

Reale Accademia di Musica: intervista di Max Rock Polis



Reale Accademia di Musica, Angeli Mutanti. Le lezioni di Prog non finiscono mai
Intervista radiofonica del 15 marzo 2018-di Max Rock Polis

Un altro graditissimo ritorno dagli anni '70 si è concretizzato con la Reale Accademia di Musica, sotto la guida del chitarrista fondatore Pericle Sponzilli. In realtà lui non aveva mai abbandonato il settore, ma ha voluto riprendere un'effige prestigiosa, riassemblando in ambito romano una formazione di tutto rispetto, che sapesse trovare il giusto sound per il Progressive italiano degli anni '10.

Eccoci qua con Pericle Sponzilli della Reale Accademia di Musica. Siamo contenti e onorati di avere te qui, un pezzo di storia del Progressive italiano.
“Ciao, ciao a tutti! Beh sì, la storia è storia [ride, ndr].”

Ma non è una cosa passata, lo potete sentire voi stessi, in questo lavoro “Angeli Mutanti”. Ma chi sono gli angeli mutanti?
“Questi angeli mutanti possiamo essere tutti. Io nella mia vita mi sono sentito molto spesso un angelo mutante, esistenze senza un piano, però che volano alto anche senza ali [ride, ndr].”

Ecco avete già capito chi è che ha scritto i testi.
“Sì, i testi sono miei, tra il fantasioso, il surreale e anche però il narrato di esperienze personali e di vita. C'è un pò quello che al momento il pezzo ispirava oppure quello che era il momento della scrittura.”

Album edito dalla M. P. & Records di Vannuccio Zanella, dieci canzoni che potrebbero essere dieci singoli Rock e fatti uscire uno dopo l'altro.
“Beh ma noi siamo un gruppo Rock in realtà [ride, ndr].”


Un pò d'anni fa eravate un gruppo Pop.
“Sì, perché Pop al tempo era quello che era il Rock. Pop era tutto ciò che era popolare, infatti i festival che facevamo, i famosi festival di Villa Pamphili, di Caracalla, di Viareggio, di Palermo, che erano i grandi raduni nati dopo l'onda di Woodstock, erano proprio chiamati Festival Pop. Non c'era il termine Progressive, per esempio noi quando abbiamo registrato l'album del '72 “Reale Accademia di Musica” non sapevamo di fare un album che poi sarebbe stato etichettato Prog.”

Chi ha quell'LP se lo tenga stretto perché vale un sacco di soldi.
“Io ce ne ho uno per fortuna che mi è rimasto.”

Mi pare giusto parlare dell'importanza che ha avuto la Reale Accademia di Musica. Che numerazione diamo a questo ultimo? Secondo, terzo, quarto?
“Questo per me è il nostro secondo album, anche se ne sono usciti degli altri che hanno usato questo nome. Per me è il secondo perché prima di tutto io ero l'autore dei brani del primo e qui sono l'autore della maggior parte delle canzoni di “Angeli Mutanti”, ma essenzialmente più che questo è lo spirito. Altri album che sono usciti non c'entrano nulla, tipo che sembravano sonorizzazioni per documentari, oppure è uscito un album tre anni fa a nome Reale Accademia di Musica ma in realtà quello era un album registrato nel '74 che era il disco del cantante della Reale Accademia di Musica, Henryk Topel, dove suonarono vari musicisti della Reale ma in qualità di turnisti. Non eravamo un gruppo in quel momento, eravamo praticamente degli amici che accompagnavano un cantante, un cantautore.”

E adesso invece la storia ritorna. Ritorna la Reale Accademia, finalmente.
“Sì, in realtà non mi ero mai reso conto di quanta influenza avesse avuto questo marchio, Reale Accademia di Musica. Tre anni fa, nel 2015, Guido Bellachioma ebbe questa idea di mettere insieme un pò di noi musicisti dell'area romana dei primi anni '70, e io sono stato uno dei primi a essere chiamato a questo appello. Per cui Guido ebbe questa idea di fare un gruppo che si chiamava PIS: Progressivamente Italia Superband, con tutti noi dell'area romana più Jenny Sorrenti napoletana. C'era Luciano Regoli come voce insieme a Jenny, Elio Volpini e Ruggero Stefani dei Fholks e dei L'uovo di Colombo, poi Enzo Volpini che aveva suonato con noi nei Fholks, insomma facemmo un bellissimo concerto al Progressivamente free festival di Guido Bellachioma. E lì praticamente mi sono reso conto che c'era un qualcosa, varie persone mi hanno detto: “ma perché non riformi la Reale Accademia di Musica, non fai un disco nuovo?”, e lì praticamente questa cosa mi ha cominciato a ronzare nella testa e ho cominciato a scrivere. Io ho questo vizio che ogni tanto prendo la chitarra e inizio a scrivere dei brani, questa cosa qua mi ha sempre accompagnato nella vita. Per cui ho cominciato a scrivere dei nuovi brani in questa direzione.
Poi c'è stato l'altro fatto che è stato determinante nel rifondare la Reale Accademia di Musica: una fotografia che postai su Facebook con la chitarra in mano, e subito mi arrivò un messaggio da Fabio Liberatori che diceva una cosa tipo “vecchio birbante, che stai combinando?” [ride, ndr]. Per cui da questo messaggio ci siamo ricontattati, io con Fabio avevo realizzato nell'89 l'Opera rock “Il poliedro di Leonardo”, che è quello che mi ha fatto conoscere Vannuccio Zanella perché lo ha ristampato 3 o 4 anni fa. Per cui c'era questa vecchia amicizia e stima con Fabio Liberatori, questa voglia di rimetterci in gioco, di fare musica che assolutamente rispecchiasse solamente la voglia di fare musica. Questo è un altro fondamento della Reale Accademia di Musica: eravamo un gruppo di appassionati, di musicisti con la passione per la musica. Questo secondo me è un giusto parallelo tra la  Reale Accademia di Musica storica e quella che adesso è risorta. E poi abbiamo avuto la fortuna di incontrare dei compagni di viaggio sia musicalmente che umanamente in sintonia.”

Bello veramente. Nominiamoli e salutiamoli.
“Appunto, oltre a Fabio Liberatori che abbiamo già nominato, alle tastiere - che viene da una bellissima esperienza di carriera musicale con  gli Stadio e colonne sonore per film -,  abbiamo Erika Savastani di Deserto Rosso, magnifica cantante, simpaticissima e bellissima donna, poi abbiamo Andy Bartolucci alla batteria e Fabio Fraschini al basso, che formano una sezione ritmica veramente di una sapienza incredibile.”

Dicevamo prima dieci singoli: oltre a essere belle canzoni sono anche differenti. Dal punto di vista compositivo come si fa a farli così?
“Ma, in realtà ogni giorno è differente dall'altro, per cui se scrivi una canzone un giorno sarà differente da quella che scrivi in un altro momento [ride, ndr]. Almeno per me è abbastanza vero, poi ci sono momenti che mi sento carico e mi vengono delle idee, perché magari c'è una sinergia anche con altre persone. “Tempo” ad esempio è di Fabio Liberatori, poi su sua indicazione mi ci sono messo e ho scritto il testo della parte vocale.”

Un conto è dire una canzone differente dall'altra, un altro è cambiare l'impronta musicale che si ha nella testa.
“Mah, questa impronta, questo disco in realtà è stato fatto in un paio d'anni e questo ha i suoi pro e i suoi contro. Nel senso che un disco del genere fatto con una produzione alle spalle, come era una volta, magari sarebbe stato realizzato in 6 mesi. Adesso col fatto delle self production, dei tempi anche dovuti agli impegni di tutti i musicisti, i tempi un pò si dilatano. Ad esempio in un momento di pausa noi abbiamo realizzato i primi cinque brani e poi abbiamo cominciato a sondare il terreno per vedere che tipo di riscontri potevano avere, diciamo, nel giro delle produzioni e devo dire che in realtà in questa pausa di 4-5 mesi io ho scritto tre brani a cui prima non pensavo proprio, erano già differenti dai brani che avevamo registrato. Lì è venuto “A dritta San Salvador”, è venuto “Cosa nascondono le nuvole”, in quel periodo avevo molta fantasia e in realtà nell'arco di un mese, un mese e mezzo sono nati tre brani nuovi, ognuno con una sua connotazione. Non so come dire, poi anche per il testo, la storia che stai raccontando, nel momento in cui trovi l'idea di un testo sai cosa stai raccontando e prende forma un'idea di musica.
E poi senz'altro una grossa influenza è stata il fatto di aver cominciato a suonare insieme agli altri musicisti, per cui insieme si comincia a prendere una strada, si comincia a formare un suono. Una volta che si comincia a delineare un suono tu metti la tua energia in esso, questo ti ritorna e ti ispira a fare le cose in un certo modo o in un altro. Io ad esempio ho ricominciato a usare i distorsori in questo disco, che non usavo da tanto tempo, invece in questo disco sentivo che i distorsori stavano benissimo [ride, ndr] e facevano parte del mio modo di suonare. Anche se erano passati anni, era sempre il mio suono, un'altra espressione di esso.”

Andate sul Facebook della Reale Accademia di Musica a dargli il like. È lì che si possono avere indicazioni su come comprare “Angeli Mutanti”, CD e vinile, una chicca da collezionisti.
“C'è una bella pagina della Reale Accademia di Musica, poi c'è anche il sito www.realeaccademiadimusica.it. Da lì si arriva al link di G. T. music [ride, ndr]. Il vinile doveva già esserci in realtà, è questione di giorni, c'è una tiratura limitata di 300 copie al momento col vinile bianco. Vogliamo pure parlare della copertina: è una copertina per me molto importante perché è un bellissimo quadro di Luciano Regoli, che è un amico oltre che un gran cantante della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, ma è pure un grandissimo pittore, che dipinge proprio come un maestro del '500. Io mi ero innamorato di questo quadro dove c'è una scimmia, è una natura morta con questa scimmia, degli strumenti musicali, una maschera della commedia dell'arte. Insomma come nel primo disco c'era questo maiale che dissacrava un pò il nome altisonante Reale Accademia di Musica, la scimmia è proprio il simbolo del musicista di strada che ammaestra la scimmia, per cui mi piaceva questa idea. E poi ci sono dei colori meravigliosi, questo rosso predominante che lega molto bene col nostro logo. Per cui grazie Luciano per questa copertina!”

C'è anche un bel teaser su Youtube del vostro ultimo lavoro.
“Sì, l'ha realizzato Daniele Massimi, a me è piaciuto tantissimo, è secondo me un bellissimo lavoro perché si può sentire una piccola anteprima di ogni brano visualmente accompagnato da questi effetti visivi moto belli che ha saputo creare Daniele.”

Sembra quasi un nome da concept albumAngeli Mutanti”.
“Beh, “Angeli Mutanti” in realtà non sapevamo bene come intitolarlo, però una volta realizzati tutti i brani ci siamo chiesti quale potesse essere il titolo. “Angeli Mutanti” secondo me è un bel titolo di per sé, a parte il testo a cui sono molto affezionato. Ma sono affezionato a un pò tutti i testi devo dire [ride, ndr], come musicista che ha abbracciato la musica in quegli anni, che erano anni di cambiamento, gli anni '60 inizio '70, poi chi ha seguito un po’ la nostra storia sa che io nel '72, dopo aver registrato l'album, sono partito e per 8 anni sono restato quasi sempre in India, ho avuto una vita un pò alternativa rispetto a certi canoni prestabiliti. La musica è sempre stata la base della mia vita, è stata la professione principale che ho sempre esercitato, magari non in un ambito di gruppi così però sempre scrivendo, facendo musiche per televisione, per teatro, oppure altre storie musicali. Insomma è sempre stata la base, però è sempre stato un modo mio di approccio, di fare sempre quello che mi andava di fare, e io in questo testo ho un po' messo questo mio modo di vedere la vita.”

Parliamo di “Cosa nascondono le nuvole”, con un testo d'autore.
“Su questo testo, un giorno vedendo una cosa in televisione dove c'era questo ragazzo, si parlava di ragazzi che scappavano da posti dove la vita è molto dura e molto pesante, anche dalla guerra, ho pensato “ma questo ragazzo ha l'età di mio figlio”. Mio figlio ha 21 anni quasi 22. Ho immaginato un ragazzo della sua età che si trovava su un barcone in mezzo alla puzza di benzina, sudore e tutto il resto, sottolineando il coraggio di un ragazzo che va via da dove è cresciuto per cercare un'altra soluzione alla sua vita. Ho cercato di mettere in questo testo questo concetto, questa storia.”

Riusciremo a vedervi dal vivo a Roma?
“Assolutamente sì: faremo la presentazione del disco verso fine maggio, chi ci segue sarà avvertito con molto anticipo.”

Ho avuto molto piacere ad averti qui, ti ringrazio.
“Sono stato molto bene, grazie a te. Ciao a tutti e grazie per essere stati con noi.”