La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
mercoledì 30 aprile 2025
Ricordando Maurizio Arcieri...
La classifica musicale nell'aprile del 1973
Ricordando Rino Zurzolo
...per non dimenticare.
martedì 29 aprile 2025
Eagles-"Desperado", aprile 1973
lunedì 28 aprile 2025
Mick Ronson: era il 29 aprile
Il compleanno di Eddie Jobson
Compie gli anni oggi, 28 aprile,
Eddie Jobson, tastierista, violinista.
Forse si fa prima a scrivere con chi
"non" ha suonato... enfant prodige, entra ancora minorenne nei Curved
Air; nel 1973 sostituisce Brian Eno nei Roxy Music e inizia una carriera straordinaria,
sino a che, nel 1976, approda alla corte di Frank Zappa.
Fonda il supergruppo degli UK, con
Allan Holdsworth, Bill Bruford e John Wetton.
Durante il tour americano del 1979, come "spalla" dei Jethro Tull, si "invaghisce" (musicalmente) di Ian Anderson ed entra nel suo riformato gruppo dopo il "sisma" di “Bursting Out!” Dave Pegg, ama raccontare questo aneddoto: "Eddie sul palco era circondato da tastiere, che suonava contemporaneamente con le due mani, da entrambi i lati; alla fine del soundcheck gli allontanavo le tastiere di quel tanto che Eddie non ci potesse arrivare..." forse è per questo che se n’è andato subito?
Dalla metà degli anni '80 si dedica
alla carriera solista, sperimentazione e colonne sonore; forma poi gli UKZ.
È stato special guest con gli Yes, King Crimson, Deep Purple, Fairport Convention, Brian Ferry, Bill Bruford, Phil Collins, Amazing Blondel… vado avanti?
Nel 2012, insieme a John Wetton, e
Terry Bozzio, ha riformato gli "UK", ottenendo sold out in tutti i
concerti. Insomma, un fenomeno.
Nell’aprile 2017, insieme a Marc
Bonilla, ha portato in tour un tributo a John Wetton e Keith Emerson chiamato
“Fallen Angels Tour”.
Nel 2019 viene inserito nella Rockand Roll Hall of Fame come membro dei Roxy Music.
Happy Birthday Eddie!
Wazza
domenica 27 aprile 2025
Bob Dylan: accadeva il 27 aprile
Il 27 aprile del 2012 Bob Dylan riceve la “Presidential Medal of Freedom”, una delle più alte onorificenze degli States… notare la gioia sul volto di Bob!
Di tutto un Pop…
Wazza
Il 27 aprile del 2012 Bob Dylan
riceve la “Presidential Medal of Freedom”, la più alta onorificenza civile per
un cittadino degli Stati Uniti, dall’allora presidente americano Barack Obama.
Dylan è il ventinovesimo musicista a
ricevere questa medaglia, che in precedenza era stata data, tra gli altri, a
Frank Sinatra, Aretha Franklin, e Irving Berlin.
sabato 26 aprile 2025
Le Orme: accadeva nell'aprile del 1974
venerdì 25 aprile 2025
Compie gli anni Fish
Compie gli anni oggi, 25 aprile,
Fish (Derek Dick), voce del gruppo rock
britannico Marillion dal 1981 al 1988.
Il singolo ”Kayleigh" arrivò al
secondo posto nel Regno Unito nel 1985.
"Lasciati i Marillion, Fish evolve in artista solista e attore occasionale.
Di tutto un Pop…
Wazza
Grande fan dei Jethro Tull, del
connazionale Ian Anderson
Il compleanno di Hugh Banton
giovedì 24 aprile 2025
RocKalendario del secolo scorso – Aprile, di Riccardo Storti
RocKalendario del secolo scorso – Aprile
di Riccardo Storti
1955 – Alla fine dell’Ottocento c’era un inventore svedese, tale Carl Lindström, creatore di grammofoni e fonografi, che decise di fondare una ditta in Germania, denominata “Parlophon”. Nel 1923 si occupò di produzioni discografiche jazzistiche, ma quattro anni più tardi l’azienda venne assorbita dalla britannica Columbia. Quest’ultima, nel 1931, si fuse con la Gramophone per dare vita alla EMI; intanto, nel frattempo, alla sotto-etichetta di origine teutonica si aggiunse la “e” finale e la Parlophone continuò a dedicarsi al jazz e all’intrattenimento. Nel 1950 viene assunto un giovane diplomato della Guildhall School of Music and Drama: costui si chiamava George Martin e aveva lavorato già qualche anno alla BBC.
Martin si farà notare subito per lo spirito intraprendente e l’indubbio talento di arrangiatore, così il 1° aprile del 1955, all’età di 29 anni, divenne responsabile dell'A&R (artisti e repertorio). In una carriera durata più di sei decenni, è oggi considerato uno dei più grandi produttori discografici di tutti i tempi, con 30 singoli arrivati al primo posto nel Regno Unito e 23 negli Stati Uniti. Ecco qui una delle prime produzioni del 1955 che sanno di jazz ma guardano chiaramente al rock’n’roll.
1965 – È il 9 aprile, quando irrompono sulla scena gli Zombies (non ancora quelli di Romero!): Begin Here segna l’esordio discografico della band di St. Albans. Immerso nel contesto beat inglese, l’album si distingue per un approccio più raffinato e malinconico rispetto a molte delle band contemporanee. Gli Zombies si mettono in mostra per l’uso elegante dell’organo elettrico di Rod Argent, le armonie vocali sofisticate e l’intensità interpretativa di Colin Blunstone.
Tra i brani più rilevanti spiccano She’s Not There, il loro primo grande successo internazionale (poi ripreso da Santana in Moonflower nel 1978), e The Way I Feel Inside, canzone dal forte afflato intimista per voce e organo. Interessanti anche alcune delle cover presenti nel disco, come You've Really Got a Hold on Me di Smokey Robinson (già ripresa dai Beatles in With the Beatles) in medley con Bring It On Home to Me di Sam Cooke, e una sorprendente versione di Summertime di Gershwin, in modalità waltz-jazz con un efficace solo al piano elettrico Hohner Pianet di Argent. Begin Here è oggi riconosciuto come una pietra miliare del primo pop britannico, capace di sapere unire energia e raffinatezza musicale.
1975 – Sperimentazione rock e canzone d’autore irrompono alla grande negli studi della Cramps, quando il 21 aprile esce Non gettate alcun oggetto dai finestrini, esordio di Eugenio Finardi. Emblematica la fotografia in copertina che ritrae il musicista dietro alle sbarre: in realtà si tratta di una gabbia che va a coprire solo la testa, insomma una bella metafora immaginifica, studiata ad arte da quel genio di Gianni Sassi con la realizzazione istantanea dell’obiettivo di Cesare Monti. L’opener Se solo avessi è un bel pugno nello stomaco, anche grazie alle svise della chitarra di Camerini e del violino di Lucio Fabbri, mentre la coppia ritmica Bullen – Calloni conferisce il giusto passo al motore rock del brano.
Il versante più cantautorale non è esente di originalità come nella ballata Quando stai per cominciare o nel remake hard di un classico della canzone di protesta come Saluteremo Signor Padrone oppure nella delicatezza scritturale di Storia della mente, composta con Claudio Rocchi. Stesso afflato poetico in Afghanistan (firmata anche da Camerini), Caramba (attualissima) e Take It Easy. Occhio, anzi, orecchio al sottofondo perché ci sono certi suoni provenienti da altri mondi (le “porte del cosmo che stanno su in Germania”?): li hanno prodotti il moog di Giuseppe “Baffo” Banfi del Biglietto per l’Inferno e il VCS3 di un certo Franc Ionia (sì, Franco Battiato).
1985 – A proposito di Battiato, nell’aprile di quest’anno il catanese fa uscire un nuovo album – Mondi lontanissimi – e una raccolta di canzoni in inglese - Echoes of Sufi Dances. Il primo è il risultato di una pausa transitoria con un parziale allentamento del sound elettronico e il reintegro di strumenti acustici (attraverso la rinnovata supervisione di Giusto Pio): si vede all’orizzonte il “Battiato che sarà” di Fisiognomica, benché persista la presenza dei sequencer e delle batterie elettroniche. Quanto ai temi trattati, c’è un ritorno alle tematiche apocalittico-fantascientifiche (Via Lattea e No Time Non Space) con adeguati approfondimenti esistenziali, sempre mediati dalla filosofia di Gurdjieff (L’animale).
Il resto è una sensata reprise di canzoni già edite in precedenza da Alice (Chan-son
egocentrique e I treni di Tozeur) e da Battiato stesso (Il re del
mondo qui con un nuovo arrangiamento e Temporary Road, passata in TV
nel 1983); omaggio alla propria terra in Risveglio di primavera in
continuità con le precedenti Mal d’Africa e Stranizza d’amuri.
Quanto a Echoes of Sufi Dances, tale progetto discografico, volto a fare conoscere il compositore in ambito anglosassone, si rivelò un fallimento a causa di discutibilissime traduzioni letterali – oggi diremmo – “copia e incolla”, incapaci di trasmettere l’essenza del mondo lirico e poetico di Battiato.
1995 – Sempre in formissima i King Crimson. E chi li abbatte, quelli? Un solo album in tutti gli anni Novanta, ma una pietra miliare del decennio. Portano in campo un’esperienza paurosa, sanno stare la passo con i tempi e, come accadde negli anni Ottanta, il loro Thrak – uscito il 3 aprile – si cala subito nel sound contempoaneo, fondendo nel proprio linguaggio stilistico scorie provenienti da ambiti inediti come il grunge, il math rock, l’heavy metal, il noise e il nu jazz. Con il demiurgico e quintessenziale Robert Fripp, accompagnato dai sodali Belew, Bruford e Levin, si aggiungono un ulteriore elemento percussivo, Pat Mastelotto e una specie di bassista che proprio bassista non è per gli esiti timbrici del suo strumento, infatti, il nuovo arrivato Trey Gunn suona lo stick.
L’album è perfetto e snocciola una serie di composizioni di livello sopraffino, che sintetizzano al meglio quello che i King Crimson erano nel 1995 (e non nel nostalgico passato): la forza dinamica della title track e di Vroom, le allucinazioni di Code: Marine 475 e di Radio, gli insospettabili lasciti melodici beatlesiani di Dinosaur e della ballad pseudo-lennoniana Walking on Air, il rumorismo intelligente di B’Boom, le ombre raffinate di Inner Garden, il funky strisciante di People (tra Peter Gabriel e RHCP), le mosse latine di One Time, le eresie blues tra Prince e Nirvana in Sex Sleep Eat Drink Dream. Un capolavoro che, a distanza di trent’anni, non ha ancora perso smalto.