La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
lunedì 31 agosto 2020
The Who il 31 agosto 1967
Il 31 agosto 1967, The Who sono in
concerto al Public Auditorium di Cleveland, Ohio.
È il loro primo tour negli States, il
pubblico americano rimane sconvolto per il loro "lancio di
strumenti", durante i concerti.
È l'inizio di una strepitosa carriera
musicale!
Di tutto un Pop…
Wazza
The
Who performing at the Kiel Opera House in St. Louis, Missouri on August 25th,
1967
Dopo l’uscita del secondo album, gli Who intraprendono il loro primo tour negli Stati Uniti. Mentre nel quartiere di Haight-Ashbury scoppia la "summer of love", in Inghilterra esce un certo disco che parla di un bizzarro "Sergente Pepe".
Le sognanti atmosfere psichedeliche
influenzano anche la penna di Townshend che scrive "Pictures Of Lily"
dove le schitarrate quasi hard si bagnano nell’acido di una storia sulla
masturbazione. Il singolo viene pubblicato nell’aprile del 1967, anticipando
l’incendiaria esibizione degli Who al Pop Festival di Monterey due mesi dopo.
La sfida a colpi di chitarra tra
Townshend e Jimi Hendrix cattura il popolo degli hippie, ma, soprattutto, i
critici della rivista Rolling Stone.
E’, di fatto, il preambolo al
successo della band in terra americana che viene definitivamente sancito con il
primo posto in classifica del singolo autunnale "I Can See For
Miles", fantastica progressione corale tra atmosfere eteree e
accelerazioni rock, guidata dalla voce in espansione di Daltrey e dalla
chitarra lisergica di Townshend. Le nuove intuizioni musicali aprono una nuova
strada per gli Who che dimostrano, così, di non essere soltanto chiassosi
sfasciachitarre, ma un gruppo polivalente e in continua espansione.
Espansione che passa per un maggiore
stile nella sensibilità compositiva di Townshend, che scrive un disco meno
arrabbiato, ma con maggiori pretese intellettuali.
1967,
The Who begin their first U.S. tour in Seattle,
opening
for Herman's Hermits and the Blues Magoo
The Who Sell Out (Track, 1967),
nuovamente prodotto da Kit Lambert, viene registrato durante la tournée estiva
negli Stati Uniti e si presenta come un disco di concetto piuttosto ambizioso.
L’idea di Townshend è quella di
proporre una serie di brani legati uno con l’altro da fittizi spot pubblicitari
radiofonici. Una sorta di collage pop-art che, musicalmente, crea un ponte tra
la genialità surreale di "Freak Out" di Frank Zappa e le atmosfere
psichedeliche marca Beatles che stanno segnando la seconda metà del 1967. Gli
Who "in svendita" allargano, così, la tela strumentale per un sound
più progressivo che segue la strada aperta dal singolo che introduce l’album,
"I Can See For Miles".
La band, tuttavia, non rinuncia al
suo vibrante marchio di fabbrica e, come in "Armenia City In The
Sky", filtra la psichedelia attraverso il drumming martellante e
imprevedibile e la chitarra quasi hard.
È palese, comunque, un generale
ammorbidimento dei toni che si fanno più variegati e fluidi. "Mary Anne
With The Shaky Hand" (altra canzone sulla masturbazione) si insinua con
una melodia acustica dal gusto zingaresco. Townshend trova, più che il riff, raffinate
e innovative architetture pop nel malinconico incedere corale di "Our Love
Was" e nel piano etereo di "Can’t Reach You". Il chitarrista
segue la scia dei primi Pink Floyd sulle note dell’organo lisergico di
"Relax" e si lascia andare addirittura al romanticismo jazz
dell’acquerello acustico "Sunrise".
Mentre Entwistle gioca con il coro
gregoriano di "Silas Stingy", Pete sembra inseguire in solitario
tutte le sue idee. Idee ancora confuse, ma che iniziano già a incastrarsi tra
loro come nella suite "Rael", che viene costruita su continue
variazioni acustico-elettriche e che, da lì a poco, verrà ripresa per Tommy.
A legare insieme l’album ci pensano,
poi, gli irresistibili spot commerciali inventati dalla band: la fanfara
irriverente di "Heinz Baked Beans", il pop scintillante di
"Odorono" e la filastrocca di "Medac".
L’esperimento, molto originale, viene
tuttavia accolto tiepidamente, ma verrà rivalutato anni dopo perché, in
effetti, The Who Sell Out è un disco importante oltre che il primo mattone sonoro
per la futura produzione degli Who.
venerdì 28 agosto 2020
Davide Spitaleri - “Uomo irregolare”, di Marco Francione
Davide Spitaleri - “Uomo irregolare”
1980
1980
Recensione oltremodo “irregolare”
Quale obiettivo deve perseguire chi
scrive una recensione?
Sembra davvero facile imbattersi in
articoli dai toni roboanti, sugli stessi dischi di sempre. Le pietre miliari,
per intenderci…
E sembra troppo facile elogiare gli
artisti di sempre. E le idee a dir poco all'avanguardia dei soliti noti.
A modesto parere di chi scrive,
recensire un disco già ascoltato, discusso e trattato innumerevoli volte può
essere considerato un atto di scontata e sterile “devozione musicale”.
L'ascolto critico e la divulgazione
musicale, infatti, non possono essere sminuiti a un approccio accademico
meramente autoelogiativo, né possono ignorare la ricerca di dischi poco
conosciuti che, proprio per questa ragione, possono essere considerati ancora
più degni di pregio e considerazione.
Un metodo poco orientato alla ricerca,
infatti, rischia di far perdere la visione d’insieme del pulviscolo di artisti
e gruppi musicali che compongono l’avanguardia progressiva italiana degli anni
‘70 - ‘80.
Nella prospettiva appena descritta, “Uomo irregolare” di Davide Spitaleri
può essere considerato una perla della musica italiana, un disco ingiustamente
poco conosciuto, che merita una chance di (ri)scoperta.
Il minimo che un semplice estimatore e
ricercatore di musica di qualità può fare, in merito, è scrivere una
recensione, sia pure dai toni “irregolari”.
L'ascolto ci porta nel 1980. In pieno
periodo punk, dance, musica elettronica e nuova ondata di
heavy metal inglese, Jimmy
Spitaleri (alias Davide Spitaleri, alias Thor), dopo aver tratto ispirazione
dall’inferno dantesco per “le Metamorfosi”, dismette le vesti del profeta in
chiave Prog rock e si dedica a comporre un’opera introspettiva e dolente.
La visione d’insieme cantata in “Uomo
Irregolare” coglie la varietà della realtà quotidiana, trattandone le tematiche
in toni incredibilmente sinceri e profondi.
Il risultato sembra anticipare i tempi,
anche per l’ascoltatore del 2020.
L’attualità di “uomo irregolare” è da
attribuirsi sia alle musiche composte da Davide Spitaleri, sia ai testi del
paroliere Maurizio Monti (già apprezzato per due Lp da solista e per aver
composto il testo di “Pazza Idea” cantata da Pravo).
La voce calda e incisiva (e a tratti struggente)
di Jimmy (alias Davide Spitaleri), inoltre, smuove profonde emozioni, per un
disco di intensa commozione e ispirazione.
È facile scorgere, nell'espressività
della voce di Spitaleri, il passato da sofisticato sperimentatore vocale, come
da consuetudine già radicata nell’avanguardia prog per merito di artisti del
calibro di Hammill, Stratos, Sorrenti, Lanzetti.
“Uomo Irregolare”
nonostante lo spessore artistico e le ottime premesse non ha raggiunto un
entusiasmante successo commerciale.
Le notizie dell'epoca
attribuiscono le scarse vendite alla cessazione dell’attività da parte
dell’etichetta Ciao Records che ne deteneva i diritti, avvenuta poco tempo dopo
la pubblicazione dell'LP.
Il paroliere Maurizio Monti, negli anni
successivi, avrà successo di critica e di pubblico per “Amore” di Mina e
Riccardo Cocciante.
Jimmy Spitaleri, nel periodo successivo
al 1980, continuerà a mostrarsi poco interessato alle logiche (o ai
compromessi) di natura commerciale, esprimendo liberamente il proprio talento
con coerenza e onestà intellettuale, sia da solista, sia con le Metamorfosi.
Nel 2011 Jimmy approderà a Le Orme, rivoluzionando radicalmente l’impostazione
vocale della band, a seguito dell’uscita dal gruppo di Aldo Tagliapietra.
“Uomo irregolare”,
pur avendo un’impostazione di chiara matrice “progressive” non segue le
tematiche “oniriche” tipiche dei testi del genere, ma tratta di argomenti veri
e autentici della realtà circostante.
Si passa, infatti,
dall'immedesimazione in chi vive innumerevoli difficoltà della vita (“il
servo accetta il suo destino, allora il servo sono io...”), alla violenza
miseramente commessa ai danni della donna, sia pure con un’esortazione a non
farsi sopraffare dagli eventi (“tu, bellezza, canta la poesia… tu, bellezza,
ora sei più tua…”).
Si ascoltano,
inoltre, storie di emarginazione e e di dipendenze (“l’alcol forse un giorno
i miei pensieri brucerà… uomo irregolare, uomo grande senza età”), e di
isolamento (“sto soffocando qua nella città che copre tutto”).
Ecco la lista
delle tracce del disco:
1) Il Servo;
2) Bellezza;
3) Uomo Irregolare
4) La Città
5) Figli del Popolo
6) Computer di Razza
7) Luna Park
8) La Pistola
Scorrendo i membri della band di
Spitaleri spiccano artisti del calibro di Mauro Pagani (Pfm), Gianni Oddi (noto
per la collaborazione artistica con Domenico Modugno, De gregori, Mia Martini),
Franco Coletta (Alunni del sole, Banco del Mutuo Soccorso), Giorgio Coccilovo
(T. De Piscopo, Bertè, A. Branduardi, G. Gaber), Walter Calloni (L. Battisti,
Area, Finardi, De Andrè), Massimo Fabreschi (Ivan Graziani), Stefano Senesi (R.
Zero, New trolls, G. Morandi, R.
Gaetano), Gianni Marchetti (noto per essere stato il produttore di B. Solo).
“Uomo irregolare” è un sincero e riuscito affresco
della sensibilità dell’artista nei confronti della realtà circostante, senza
interesse per le logiche commerciali. Una scelta insidiosa, che denota spiccata
personalità, e profonda coerenza con gli ideali tipici dell’avanguardia prog. italiana.
Buon ascolto “irregolare” a tutti.
martedì 25 agosto 2020
Tu chiamale se vuoi... emozioni!
Gianni e Vittorio Nocenzi
“Tre cose sono necessarie per un
buon pianista: la testa, il cuore e le dita.”
(Wolfang Amadeus Mozart)
Ogni tanto ricapita che queste due
anime musicali si ritrovino sullo stesso palco. È successo a Castro dei
Volsci, domenica 23 agosto… è sempre una grande emozione e un privilegio
vederli insieme.
Peccato per chi non c’era!
Wazza
lunedì 24 agosto 2020
Ivano Fossati, i Delirium e la stampa di un tempo...
Prima di diventare il grande
cantautore che tutti conosciamo, Ivano Fossati, dopo la partecipazione con i Delirium al
festival di Sanremo del 1972, veniva spesso criticato come “clone” di Ian
Anderson.
Evidentemente questi “giornalari” non
avevano mai visto i Jethro Tull negli anni’70.
Non basta avere un flauto in mano per
essere Ian Anderson!
Di tutto un Pop…
Wazza
venerdì 21 agosto 2020
21 agosto 2020 - Ricordando Francesco
21 agosto 2020 - Ricordando Francesco
"Siamo Achei, di ritorno da
Troia, che i venti hanno deviato sul grande abisso del mare. A casa eravamo
diretti ma altre vie, altri cammini abbiamo seguito, per volere di Zeus."
(Odissea – IX)
Ci sarai sempre. Buon viaggio capitano!
(dopo 5 anni e mezzo di ricordi
mensili… mi sono permesso di mettere una foto insieme)
Wazza
Le virgole sono importanti, tutta la
punteggiatura lo è. Come il destino, quando capiti nel posto sbagliato, nel
momento meno opportuno e tutto cambia.
Poi c'è un verbo "sentire",
dai mille significati.
Mi piace il verbo sentire, sentire il
rumore del mare, sentirne l'odore, sentire il suono della pioggia che ti bagna
le labbra, sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l'odore di chi ami, sentirne
la voce e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni, ci
si sdraia sulla schiena del mondo e si sente.
Alda Merini
giovedì 20 agosto 2020
Anna Cimenti - AFTER THE RAIN, di Andrea Zappaterra
Anna
Cimenti - “AFTER THE RAIN”
(Una
produzione LONG DIGITAL PLAYING/distribuzione Believe Digital)
Di Andrea
Zappaterra
Articolo
già uscito su MAT2020 di maggio
“After the Rain”, di Anna
Cimenti, è un album che nasce dal desiderio di condividere, al di là
della musica, un percorso di consapevolezza dell’esistenza fisica e di quella
dell’anima, arrivando allo spirito dell’ascoltatore attraverso note calde e
avvolgenti, qualcosa che va al di là del semplice brano jazz o atmosfere da
nightclub, perché la voce calda e affascinante di Anna Cimenti riesce a produrre
una vibrazione interiore molto forte.
Provo a
delineare i vari episodi.
“Come
rain or come shine”, dopo la pioggia torna il sereno e questo è il tema
dominante, la serenità di cui si ha tanto bisogno, e qui se ne respira l’umore,
come camminando dopo un forte acquazzone si avverte l’aria più pulita, perché
la pioggia si è portata via le impurità e i veleni che ci ammorbano.
“Like
a Lover” è un delicato brano sussurrato con voce suadente, “Devil
may care” uno swing apprezzabile anche per un magnifico sax e un
pianoforte solista che dipinge insieme alla voce e alla batteria parabole
vivaci e gioiose.
“Black
coffee” cambia il ritmo, un tempo rallentato, scandito da un
contrabbasso di sottofondo che riporta ad un fumoso night, misterioso e torbido,
con luce soffusa e sonnolente emozioni, ma con la voce sempre predominante di Anna a prevalere su tutto.
“Ask me
now”… atmosfera rarefatta, accattivante, anche qui scandita da un
pianoforte libero di spaziare sul pentagramma a proprio piacimento.
“Inside
the silent tear” è il dolore di una lacrima che non riesce a
sprigionarsi, ”It might as well be Spring” un’allegra ballata
esaltante la gioia di vivere nel risveglio della primavera, “Four Women” le storie incredibili di
quattro donne africane ,“Strange Fruit”, pezzo storico e discusso
del repertorio jazzistico e infine una splendida cover di ”Sunny” che chiude in
bellezza questo articolato lavoro, altalenante tra jazz , swing e blues con un sax tenore favoloso e pregevoli assolo dei vari
strumentisti.
Hanno
collaborato alla realizzazione dell’album il pianista e fisarmonicista Massimo Tagliata (tra le collaborazioni l’ultima con Mina e Ivano Fossati),
Massimo Turone (contrabbasso), Oreste Soldano (batteria) e Pietro Mirabassi (sassofono tenore). Voci
soliste in “Four Women” di Sonia
Cavallari, Grazia Donadel e Linda Gambino.
La voce
di Anna Cimenti comunque è il vero valore aggiunto, calda avvolgente
vibrante al punto giusto, un vero e proprio strumento musicale che eleva la
performance degli artisti al suo fianco con suoni e sonorità impensabili,
creando un legame inscindibile.
Un po' di
storia di Anna Cimenti
Nasce il
12 aprile 1968 in un ambiente familiare dove musica e arte sono “linfa vitale”.
Da una parte gli zii paterni, che sono amanti di musica operistica, dall’altra
i nonni materni che, da ragazzi, hanno fatto parte di una compagnia teatrale
dialettale (all’epoca era una rarità, si parla del periodo prima della Seconda
guerra mondiale).
All’età
di sette anni inizia a studiare pianoforte e, nonostante sia molto giovane, le
viene riconosciuta una dote naturale.
A
ventitré anni consegue il diploma di pianoforte al Conservatorio “A. Pedrollo”
di Vicenza, a cui fa seguito un anno di approfondimento di pianoforte jazz
sotto la guida del Maestro Paolo Birro.
Ma
un’altra passione sarà determinante nella scelta del suo percorso artistico, un
talento che le consente di esprimere al meglio sé stessa e un bisogno
irrefrenabile di cui non può più fare a meno: l’arte del canto.
Una voce
particolare che fin da bambina sprigiona un suo carattere gioioso e un’energia
infinita. Un’anima piena di vitalità e positività, ma che ha bisogno di essere
indirizzata.
Anna è
una ragazza curiosa e appassionata e questo la spinge a studiare la musica
seriamente prendendo due strade parallele: il jazz e la lirica.
Nell’Agosto
2019 registra il suo primo disco jazz intitolato “After the rain” supportata da
un gruppo di amici musicisti e comprende che “non si tratta più di un puro e
semplice ritorno, bensì di un esserci definitivamente”
mercoledì 12 agosto 2020
CORPO-"III "
CORPO-"III "
Lizard Records (2020)
Di
AlbeSound
Ho
scartato il CD, l’ho messo nel lettore e ed ho atteso con curiosità lo svilupparsi
delle sue prime note. L’insolita particolarità dei titoli dei vari brani già era stata una prima
avvisaglia della inconsueta stranezza di questo disco e, man mano che la musica fluiva sviluppando singolari
armonie, non propriamente in linea con il genere progressive (“neo” o classico
che sia) a me familiare: dopo aver
inarcato le ciglia e sgranato gli occhi per lo stupore, la curiosità ha avuto
la meglio sulla titubanza iniziale e devo dire che, a conti fatti, ha
sicuramente avuto ragione. L’ascolto di questo disco provoca, infatti, la
stessa sensazione che si ha osservando l’alternarsi della
composizione-scomposizione dei vari colori all’interno di un caleidoscopio.
Si passa
da un genere musicale all’altro in un continuo rimescolarsi di sonorità diverse
tra loro, così da rendere impossibile attribuire al gruppo l’appartenenza ad un
filone musicale ben preciso. Album molto, molto particolare con ampia
varietà di atmosfere che si dispiegano impetuosamente durante lo scorrere
dei brani: un vero disco alternativo come ben poche volte ho avuto modo di
ascoltare, fuori da qualsiasi schema, che brilla di luce propria per
originalità in un rincorrersi di stili diversi che si accavallano come le onde
del mare.
Francesco e Biagio Calignano
Bene ho fatto
quindi a bloccare il mio primo impeto di fermarlo e rinfoderarlo
nell'astuccio: bello non c'è che dire.
Questa
Lizard Records ci sta aiutando a prendere atto che il periodo dei dinosauri è
ormai irrimediabilmente estinto e che sotto le sequoie millenarie dei grandi
nomi ormai pietrificati ferve un sottobosco sconosciuto ai più, brulicante di
nuove formazioni che sprizzano vitalità innovative insospettate e che, ahinoi, spesso
raccolgono molto meno di quanto meriterebbero. Prog on!
CORPO:
Francesco
Calignano: chitarra, effetti, liriche
Biagio
Calignano: piano acustico e digitale, tastiere e sintetizzatori, basso synth,
batteria
ALTRI
MUSICISTI:
Giuseppe
Amoroso: trombone, basso tuba
Fabio
Cicerello: sassofono tenore e soprano
Antonio
Grassi: tromba
Ivana
Cammarota: voce
Andrea
De Jaco: basso
Mario
Calignano: basso in “Francesco Calignano suona per Girolamo Melcarne”
martedì 11 agosto 2020
Franca Valeri R.I.P.
“Coi capelli sciolti al vento
Io dirigo il tempo
Il mio tempo là
Negli spazi dove morte non ha domini
Dove l'amore varca i confini
E il servo balla con il re
Corona senza vanità
Eterna è la strada che va”
Il momento della registrazione
Hello,
nel salutare la grande attrice Franca Valeri che oggi ci ha lasciato, ricordo a
chi non lo sapesse che lei, ultranovantenne, prestò la sua voce nel brano “Coi
capelli sciolti al vento”, nel capolavoro dedicato a Francesco Di
Giacomo “Un’idea che non puoi fermare”, del Banco del Mutuo Soccorso.
Grazie Valeria
Wazza
Alberto Sordi, avrà avuto “visite”
Ricordo come fosse ieri il giorno in
cui chiamai Franca per chiederle di interpretare alla sua maniera alcuni testi
da inserire nell'album "UN'IDEA CHE NON PUOI FERMARE" del Banco del
Mutuo Soccorso. Lei, già ultranovantenne, accettò con entusiasmo e io e Nicola
Di Già
andammo a casa sua per registrare i
brani.
Francesco Villari
Il compleanno di Renato D'Angelo
Compie gli anni oggi, 11 agosto,
Renato D'Angelo, bassista del Banco
del Mutuo Soccorso dal 1972 al 1978. Suona il basso in tutti i
"capolavori" del gruppo, dal "Salvadanio" a ..."di
Terra".
Renato nasce come chitarrista, ma
diventa bassista, gioco-forza, dato che nel gruppo che stava creando con
Francesco Di Giacomo e Pierluigi Calderoni (Le Esperienze) c'erano già due
chitarristi, Nicola Agrimi e Gino Scondino.
La "legenda" narra che fece
il suo debutto nel Banco nelle famose quindici serate in un albergo di
Gallipoli, dove sostituirono i "Panna Fredda", ingaggiati in
precedenza, raggiunti all'ultimo momento da Pierluigi Calderoni, ancora
"titubante"... da lì nacque la storia del progressive italiano.
Personaggio poco appariscente,
riservato, ma sempre disponibile e gentile, ha intrapreso una straordinaria
carriera come imprenditore nel campo audio-luci, in occasione dei grandi
eventi.
Buon compleanno Renato
Wazza
In occasione dell’ultima "Ormata
Brancaleone" (il Banco incontra i fans..) abbiamo avuto il piacere di
ospitare il mitico Renato D'Angelo, storico bassista dal 1972 al 1979.
Renato è una specie di
"Pizzaballa", per i fans del Banco, vista la sua riservatezza...
Condivido quello che ci ha scritto,
per il piacere di chi c'era, di chi c’è stato, di chi ci sarà...
Carissimo Aldo,
non puoi immaginare il piacere, la
gioia, l'emozione che ho provato ad incontrare tutti voi.
Quasi impacciato all'incontro con
Vittorio che non vedevo da tempo e che comunque non scambiavo così tante
parole, pensieri, ricordi con lui e sopraffatto dall'emozione mi sono perso
nella sua voce e con lui mi sono sentito trascinare in un vortice che mi ha
portato al di fuori della realtà, a volte scordandomi della presenza di tutti
Voi; e di questo vi chiedo scusa, ma quel feeling ritrovato in poche battute
con quel compagno di sogni ed avventure mi ha completamente travolto. Mancava
solo riprendere il fido Precision ed appoggiarvi le dita per trarne dei suoni e
delle immagini già condivisi con lui.
Sono stato felicissimo anche per Rosi
che, a differenza mia, ha incontrato sia Vittorio che Gianni ma in momenti a
dir poco molto infelici. Invece in questa maratona fisica e culinaria ha potuto
gustare gli amici di un tempo e non, con uno spirito completamente diverso e
piacevole.
Mi dispiace esser andato via subito
dopo il pranzo senza poter gustare l'ultima parte del programma, ma si era
fatto tardi e a casa ho una mezza fattoria e tutti i miei cari animali mi
reclamavano.
Porgi i miei ringraziamenti a tutto
il fan club per la loro genuina felicità mostratami all'incontro, gioia che in
effetti non avevo provato più da un po' di tempo e che mi ha piacevolmente
colpito.
Un abbraccio forte forte
Renato D'Angelo
mercoledì 5 agosto 2020
Racconti sottoBanco: Ian Anderson e il libro del BANCO
Aldo Pancotti (Wazza)-Ian Anderson-Aldo Tagliaferro
Racconti sottoBanco
Per creare fake su
internet ci vuole un attimo, basta farsi una foto con una rock star o un personaggio
famoso e spacciarlo per “amico”, chi ci può contraddire?
Pubblicando questa
foto, con Ian Anderson che mostra il libro “E mi viene da Pensare” -
raccolta dei testi del Banco del Mutuo Soccorso - potrei dire di lui che è un
grande ammiratore della band di Vittorio Nocenzi…
Magari si è solo
“prestato” per farmi piacere, magari l’ha lasciato nei camerini, magari l’ha
messo sotto il piede del tavolo Luigi XVI del suo salotto… chissà!
L’importante è essere
onesti!
Non so se Anderson
abbia mai ascoltato il Banco, ma so per certo che Glenn Cornick era un loro
ammiratore; li vide la prima volta al Festival di Caracalla, quando ci suonò
con i Wild Turkey, e ne rimase impressionato (tant’è che mi diede una sua foto
con dedica per il Banco che portai a Vittorio).
A Clive Bunker regalai
il disco in inglese, che apprezzò molto, e spesse volte ha suonato “RIP” con i
Beggar’s Farm di Franco Taulino.
Altri due a cui sono
piaciuti molto sono stati Doane Perry e Jonathan Noyce….
Occhio alle Fake
(tr.sòle)
Wazza
Estratto Intervista a
Ian Anderson - 2015
E che apprezzi non
poco il Bel Paese lo dimostra anche la profonda conoscenza della musica
italiana. "Con la PFM siamo buoni amici e abbiamo anche suonato insieme
un paio di anni fa in un festival prog di Roma. Ma conosco anche le altre band
di quel periodo (Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls e così via). In Italia il
prog rock ha avuto un enorme forza musicale e penso che abbia tutti i
presupposti per far parte a pieno titolo della storia del rock universale".
lunedì 3 agosto 2020
Un pensiero per Rudy
Foto Irene Fittipaldi
L'anima
libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un
senso di benessere quando le sei vicino.
(Charles
Bukowski)
Ciao
grande Rudy
Wazza
Franco
Mussida ex PFM gli ha dedicato questo messaggio (2015)
UN PENSIERO
PIENO DI CALDO AFFETTO PER RODOLFO MALTESE, TESTIMONE DI UN PERIODO IN CUI I
GRUPPI SPOSAVANO LA MUSICA, AFFASCINATI COME POCHI DALLE SUE CAPACITÀ
VISIONARIE.
MUSICA CHE
NON HA MAI ABBANDONATO, COME NON LO HANNO ABBANDONATO I SUOI AMICI, IN QUESTI
ANNI DI SOFFERENZA.
MUSICA CHE
NON LO ABBANDONERÀ ORA, ACCOGLIENDOLO TRA LE SUE BRACCIA.
FRANCO MUSSIDA
domenica 2 agosto 2020
Daniela Mastrandrea - “Mondi Paralleli”, di Antonello Giovannelli
Daniela
Mastrandrea
“Mondi Paralleli”
“Mondi Paralleli”
Di
Antonello Giovannelli
Articolo
già presentato su MAT2020 di maggio
Il mistero sonoro del
pianoforte, la magia di luoghi senza tempo, le note che tracciano percorsi
vissuti e da vivere, che si specchiano in una dualità di percezioni del mondo e
della vita. L’ispirazione dell’Artista muove dal suono stesso, limpido e cristallino,
dello strumento dal quale fluiscono melodie come pensieri, e dai paesaggi
incantati della sua terra. Terra di Puglia, così feconda di artisti e di
bellezze naturali, che fa da incubatrice e da culla al quarto CD di Daniela Mastrandrea, artista di grande talento
molto affermata non solo nella sua amata regione, ma anche a livello nazionale
ed internazionale.
A Gravina in Puglia è
ambientato il suggestivo videoclip del brano che dà il titolo all’intero lavoro
per pianoforte solo, “Mondi Paralleli”,
e che molto efficacemente offre le adeguate suggestioni per richiamare il tema della
duplicità della percezione degli opposti che si ricombinano nell’esperienza
della vita, e che sono il motore della stessa. La gioia e il dolore, il bianco
ed il nero, il bene ed il male, lo specchio nel quale l’artista cerca di
guardarsi per comprendere i propri pensieri e trasferirli sul pentagramma.
La musica di Daniela
Mastrandrea nasce spontanea e suona molto intima, proprio come pensieri che
vanno e vengono, portando ricordi ed emozioni. Melodie lucide, incisive, mai
banali, mai ripetitive. Temi sapientemente cesellati che fanno subito presa e si
fanno ben ricordare, suonati con un tocco così sicuro nella dinamica dei
pianissimi, che sembra sia il pianoforte stesso a suonare. La passione per la musica
si accende, nella Daniela bambina, con l’ascolto di Richard Clayderman e Steven
Schlaks, e prosegue con gli studi classici presso il Conservatorio di Monopoli.
I suoi lavori, caratterizzati da una forte personalità, le danno subito grande
visibilità sul territorio nazionale e le aprono le porte per una proiezione a
livello internazionale.
“Mondi Paralleli”
rappresenta un ulteriore passo nel percorso umano ed artistico di Daniela
Mastrandrea, orientato da una visione positiva di costruzione del proprio
destino e dalla consapevolezza della forza dei propri pensieri e della propria
volontà.
I brani del CD, che
raccolgono le esperienze e le suggestioni delle composizioni pianistiche del
mondo classico, sono riflessioni brevi, pensieri profondi e fugaci, che
accarezzano l’ascoltatore senza aggredirlo, con la potenza dei “piano”,
“pianissimo” e dei “mezzo forte”, che tracciano serenamente un percorso
essenziale, senza retorica ed orpelli, senza tecnicismi, senza sviluppi non
necessari, con la sola forza delle idee.
I brani:
-
Sentieri
-
Tra
le foglie
-
Danza
lenta
-
Nel
mio sentire
-
Sulla
via del ritorno
-
Qui
ed ovunque
-
Il
mio tormento
-
Mondi
paralleli
-
Amaro
indelebile
-
Al
calar della sera
-
L’ignoto
-
In
tutte le cose
-
La
stanza dei ricordi
-
Jèlena
Daniela
Mastrandrea:
Daniela
Mastrandrea FB:
Daniela
Mastrandrea IG:
@danielamastrandrea.it/
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