Si dice che anche nelle situazioni
più difficili si possano riscontrare delle positività. In un certo senso
l’album di debutto del progetto Unchained,
ruotante attorno alla fervida fantasia del batterista/compositore romano Alessandro
Farulli (Forgotten Prisoners/Quasar), ne costituisce un luminoso esempio.
Il Covid 19, il lockdown e le
famigerate zone rosse hanno reso nefasto il 2020 e nemmeno tanto migliore il
2021, ma il ragazzo non si è perso d’animo e ha approfittato del tanto tempo a
disposizione per concepire un disco interamente strumentale con spiccati
connotati progressive metal. Come ha fatto direte voi? Semplice, in smart
working!
L’album s’intitola Etherea ed ha richiesto sei mesi di lavoro.
La splendida copertina, opera di Sergio
Adhiira Art, è improntata al catastrofismo, ispirata evidentemente proprio
dal periodo nefasto in cui è precipitato il mondo intero.
I brani proposti si presentano in una
veste variegata. Nove pezzi tutti a firma di Alessandro Farulli, eccezion fatta
per la toccante Last Walks e la più movimentata Child on the Cliff of
the Universe, attribuite al tastierista Tiziano Palozza, e per il
conclusivo mirabile rifacimento in chiave metal della Toccata e Fuga di Bach
ideato da Giancarlo Farulli, il papà di Alessandro.
Le fonti d’ispirazioni sono
formazioni del calibro di Symphony X, Dream Theater, Ayreon e Liquid Tension
Experiment, senza tralasciare qualche ammiccamento al prog storico, quello
degli anni Settanta per intenderci.
L’opener Sky on Fire, dopo un
intro sicuramente d’atmosfera, esplode in un convincente metal roccioso;
l’apertura di Breathing the Autumn è affidata a un soave pianoforte, ma
poi è ancora il metal a farla da padrone; le ruvide Time Rain e Stage
of the Wind mettono ben in risalto le doti di Alessandro come batterista.
Escape è soffusa nel suo andamento per poi
crescere d’intensità e di qualità. Uno dei momenti migliori è costituito dal
riff portante posto alla base di 10.000 Galaxies in a Picture, davvero
azzeccato.
La struttura dei pezzi convince e fa
presagire a un futuro promettente. Insomma, mi aspetto un’evoluzione già nel
prossimo disco perché di fronte alla maestria dimostrata in taluni frangenti
non è possibile rimanere impassibili. Il merito è senz’altro anche di tutti
coloro che hanno coadiuvato il Farulli nel realizzare il disco. Sia le parti di
tastiera affidate al citato Palozza che quelle di chitarra di Valerio
Cesarini e, limitatamente a Time Rain, di Nicolò Di Maria
sono di elevato livello. Il basso è curato dall’altrettanto bravo Ivan Moni
Bidin si è occupato egregiamente delle operazioni al mixaggio.
Etherea è stato distribuito in regime di
autoproduzione ed è per questo che merita maggiore attenzione non solo per
l’aspetto musicale, ma anche per il pregevole risultato raggiunto in fase di
registrazione. La musica degli Unchained può essere ascoltata in streaming o in
download sulla piattaforma Spotify e su YouTube. Per acquistare il CD contattate
Alessandro Farulli su Facebook.
Il 31 dicembre del 2001 la lira cedeva il
passo all’euro, anche se a Orvieto capitava che il resto te lo dessero in
dollari; ma più che lo sciagurato scambio di valute non scorderà mai questa
battaglia di San Silvestro tra le sei corde di Pat
Martino e quelle
di John
Scofield su una “Sunny”
arroventata dall’Hammond di un immenso Joey
DeFrancesco.
Grazie
alla RAI che ha documentato il momento, anche se posso assicurare che dalla
seconda fila del teatro Mancinelli l’atmosfera era molto più hot…
1.
The Last in Black
2. My Grave
3. Earthquake
4. No Salvation
5. Perfect!
6. Armless
7. Dr. Strange
8. Dead Man Walking
9. Like a Mirage
10. I Don’t Care
11. Hiroshima
Lineup:
Andrea "Ranfa" Ranfagni (Voce)
Pier Gonella (Chitarre)
Artan Selishta (Chitarre)
Sergio "Dr. Schafausen" Pagnacco (Basso)
Silvano Bottari (Batteria)
Lo scopo dell’arte della musica è quello di sapere generare
sensazioni nell’animo dell’ascoltatore. Se qualsiasi compositore (non è
rilevante il genere proposto) riesce in questo, ha centrato il suo obiettivo
primario.
Ho ascoltato per la prima volta “The Last in Black” su Spotify, consigliato
del batterista Silvano Bottari. Ho avuto il piacere di conoscerlo
all’edizione di quest’anno del Music Day a Roma. Entrambi avevamo il banco di
esposizione e il suo era a fianco al mio.
Fabio Rossi e Silvano Bottari
Era mattina presto, faceva freddo, mi stavo recando
all’Hotel Mercure Roma West dove si teneva la seconda giornata della
manifestazione e nel tragitto mi sono immerso nella musica dei Vanexa.
Sono bastate poche note della title track posta in
apertura di questo lavoro e nella mia mente ho formulato esattamente questo
pensiero: “Mi sento a casa mia!”. Già,
perché quel tipo di metal, il “true” heavy metal, mi ha letteralmente
catapultato a quarant’anni fa, quando m’inebriavo ascoltando Judas Priest, Iron
Maiden, Saxon e compagnia bella. Una meraviglia piacevolissima che mi ha
accompagnato per tutto il percorso.
All’arrivo all’Hotel, ho abbracciato Silvano e gli ho
detto “Grazie! Mi sono sentito davvero a
casa mia” e lui era visibilmente emozionato. Ecco, mi rivolgo soprattutto
ai giovani, è in tal modo che si vive l’amore per l’universo delle sette note. Ovviamente,
ho acquistato il vinile, peraltro una splendida confezione, perché Spotify e
Youtube sono utili, ma se si vuole contribuire a sostenere il movimento bisogna
continuare a comprare CD e LP. Ricordatevelo sempre. The Last in Black
segue cronologicamente Too Heavy to Fly, risalente al 2016, e la line up
è rimasta la medesima.
Del nucleo originario di questa storica formazione, la
prima a importare l’Heavy Metal in Italia con lo storico debut album Vanexa
del 1983 contenente l’hit Metal City
Rockers, è rimasto oltre a Bottari, il bassista Sergio "Dr.
Schafausen" Pagnacco. Le due sei corde sono di pregevole livello sia
in fase di riffing che di assolo; Artan Selishta e Pier Gonnella
che, per chi non lo sapesse, fa anche parte di un gruppo progressive/sperimentale
denominato La Compagnia del’Es che accompagna la cantante e polistrumentista
Paola Tagliaferro, sono sinonimi di garanzia.
I Vanexa con la modella presente nella copertina del disco
L’ugola di Andrea "Ranfa" Ranfagni
convince sia nei pezzi arcigni che in quelli più melodici. Da sottolineare una
cura quasi maniacale riguardante la qualità del sound che si presenta
cristallino e curatissimo in ogni suo particolare.
Dal punto di vista prettamente musicale, il disco ricalca
sostanzialmente le orme del precedente, sebbene si noti una certa volontà nella
ricerca di nuove direzioni: un aspetto encomiabile atteso l’illustre passato
del combo ligure che poteva limitarsi a riciclarsi all’infinito. Si è prescelto,
quindi, un percorso con approcci diversi tesi all’esplorazione di territori meno
battuti come l’andamento a tratti orientaleggiante della lunga e versatile Armless, a mio parere la perla di quest’album,
l’atmosfera rarefatta che introduce l’andamento precipuamente heavy di Eartquake, nonché, in generale, il maggior
utilizzo della chitarra acustica rispetto al passato.
Se My Grave e
No Salvation ci presenta il lato duro
della band, le ballate Perfect e Dead Man Walking gli fanno da
contraltare dimostrando la duttilità della band. Ottimo il refrain di Like a Mirage edi Dr. Strange di
marverlliana memoria; gradevole l’hard rock posto alla base di I Don’tCare e mirabile il rifacimento della conclusiva dirompente Hiroshima precedentemente inserita su
Back to the Ruins del 1988, qui riproposta in una veste nettamente migliore.
Che altro aggiungere. Ho inserito The Last in Black tra i migliori dieci
dischi metal del 2021. Beh, che aspettate ancora, non vi basta, andate a
procurarvelo!
Alla fine del 1972 nascono gli Area,
da un’idea di Giulio Capiozzo.
Dopo alcuni cambi di elementi la band
trova la “quadra”: oltre a Capiozzo ne fanno parte Demetrio Stratos, Paolo Tofani, Patrizio
Fariselli, Patrick Djivas e Victor Eduard Busnello. Per il
primo album bisognerà attendere il 1973, quando verrà pubblicato quel gioiello
chiamato “Arbeith Macht Frei”, il resto è storia!
Le pagine dell’articolo sono quelle di
Super Sound e risalgono al 1972.
Compie
gli anni oggi, 27 dicembre, "brother" Gianni Nocenzi, alle origini "l'altra
mano" del Banco del Mutuo Soccorso.
Sceglie
un percorso di ricerca, avanguardia, studi. Incide due album avanti anni luce
rispetto allo standard discografico degli anni 80/90, "Empusa"
e "Soft songs".
Dopo
23 anni di silenzio voluto è tornato con un grande album di piano-solo, "Miniature",
considerato a ragione una delle più importanti e inattese sorprese del 2016.
Uno
dei pochi geni del panorama musicale.
Ha
avuto l'unico torto di essere nato in Italia, paese dove si
"contrabbanda" un libro di Bruno Vespa come evento culturale.
Avanti così brother Gianni… raggio di
sole in questo grigiore musicale!
Buon compleanno!
Wazza
Colonne
sonore composte da Gianni Nocenzi
Composer
(5 credits)
1999-El
siglo del viento (Documentary)
1988-Un
señor muy viejo con unas alas enormes
1982-Colomba
(TV Movie)
1981-Turno
di notte (TV Mini Series) (2 episodes)
-
Episodio #1.2 (1981)
-
Episodio #1.1 (1981)
1980-Nella
città perduta di Sarzana (TV Movie)
Music department (1 credit)
1981-Nudo
di donna (composer: song "Running")
Soundtrack (1 credit)
1988-Un señor muy viejo con unas alas enormes
(performer: "The Spider Woman") / (writer: "The Spider Woman”
“Non è stato un incontro casuale perché era da tempo che volevo
utilizzare la musica di Keith per un mio film. Sono sempre stato un suo grande ammiratore”
(Dario Argento)
Keith Emerson compose la colonna
sonora del film Inferno, uscito nel 1980; si tratta del secondo capitolo della
trilogia horror cosiddetta delle Tre Madri, iniziata nel 1977 con Suspiria e
conclusasi nel 2007 con La Terza Madre, capolavori del cinema italiano diretti
dal regista romano Dario Argento.
Inferno deve il suo successo anche
all’eccellente qualità delle musiche e, infatti, il disco ancora oggi viene
acquistato sebbene siano passati oltre quarant’anni dalla sua pubblicazione. Il
brano più famoso è Mater Tenebrarum il cui testo in latino è cantato con il
contributo di Linda Lee (pseudonimo di Rossana Marialinda Barbieri).
Girovagando sul web mi sono sorpreso che nessuno si è peritato di tradurre le
liriche e quelle che si reperiscono qua e là non sono nemmeno certe al 100 per
cento. Così, su impulso del gruppo Facebook Emersonology - Keith Emerson Lovers
(https://www.facebook.com/groups/239756066569943),
ho ripreso in mano l’ormai vecchio e impolverato vocabolario che usavo ai tempi
del liceo classico e ho cercato, nei limiti del possibile, di venirne a capo.
Ecco per voi il risultato del mio
lavoro:
Mater Suspirorum
Madre
dei Sospiri
Lachrymarum
Delle
Lacrime
Tenebrarum
Delle
Tenebre
Domine!
O
Signora!
Domine!
O
Signora!
Domine!
O
Signora!
Dominarum!
Delle
Signore!
Ignis Vestri Amissio Amicitia
Nel
Vostro Fuoco l’Amicizia è Perduta
Vacuus, Vacuus!
Vuoto,
Vuoto!
Amen!
Così
Sia!
Mater Suspirorum
Madre
dei Sospiri
Lachrymarum
Delle
Lacrime
Tenebrarum
Delle
Tenebre
Matricidium Suspirorum
Matricidio
dei Sospiri
Laudator Tenebrarum
Lodatore
delle Tenebre
Domine!
O
Signora!
Domine!
O
Signora!
Domine!
O
Signora!
Dominarum!
Delle
Signore!
Ignis Vestri Amissio Amicitia
Nel
Vostro Fuoco l’Amicizia è Perduta
Vacuus, Vacuus!
Vuoto,
Vuoto!
Amen!
Così
Sia!
Ignis Vestri Imagine Inferorum Recipiunt Animi Mei Delitiarum
Nel
Loro Fuoco Accolgono L’Immagine degli Inferi Delizia del mio Animo
Mater Suspirorum
Madre
dei Sospiri
Lachrymarum
Delle
Lacrime
Tenebrarum
Delle
Tenebre
Magistrae!
O
Maestre!
Magistrae!
O
Maestre!
Tenebrae Agito...
Inseguo
le Tenebre...
Ominosus
Malauguranti
Ignis Vestri Imagine Inferorum Recipiunt Animi Mei Delitiarum
Nel
Loro Fuoco Accolgono L’Immagine degli Inferi Delizia del mio Animo
“Le parole di Sinfield sono un
puzzle, un geniale rompicapo, un bellissimo mosaico di saggezza in cui ogni
tassello va girato e rigirato come in un cubo di Rubik”
Compie gli anni oggi, 27 dicembre,
Pete Sinfield,il
poeta del Prog, ma anche "acuto" produttore.
Il nome di Sinfield è generalmente
associato, innanzitutto, a quello dei King Crimson di Robert Fripp e Greg Lake.
Sinfield collaborò con il gruppo dal 1969 (anno dell'album di debutto “In the
Court of the Crimson King”) fino a tutto il 1971 (Islands), apparendo come
produttore, membro ufficiale del gruppo e autore dei testi.
In seguito, Fripp chiese a Sinfield
di lasciare i King Crimson.
Tra le varie collaborazioni, da ricordare
quella con la Premiata Forneria Marconi.
Happy Birthday Pete!
Wazza
(dalla rete)
Se consideriamo la storia travagliata
del gruppo nei suoi primi anni, è evidente come l’elemento unificante, la vera
guida dei King Crimson, non sia stato tanto Robert Fripp, che spesso all’epoca
sembra vittima passiva degli eventi, quanto Pete (Peter) Sinfield.
Un compito ben gravoso per chi si è
assunto l’onere di scrivere i testi, provvedere all’impianto luci, sedere al
mixer, curare la grafica delle copertine e perfino, all’occorrenza, caricare e
scaricare il pesantissimo Mellotron dal furgone.
ROBERT
FRIPP and PETE SINFIELD from Ciao 2001, february 1972
Diversamente da Fripp – nato in
provincia, nel Dorset, da una famiglia modesta – Peter Sinfield era il classico
esponente della swinging London, un giovane hippy innamorato dei poeti beat, di
Bob Dylan e di Donovan. Figlio di una militante di sinistra bohémienne e bisessuale
che lo porta giovanissimo alle marce della pace, ha come governante una celebre
artista circense, Maria Wallenda.
Le sue frequentazioni preferite sono
i romanzi di fantascienza, i drammi di Shakespeare, il Signore degli anelli di
Tolkien, le canzoni di Simon & Garfunkel, e ancora le canne, le mostre
d’arte, la prima musica psichedelica: è questo il disordinato ed esaltante
percorso di formazione del giovane Peter.
Strimpellando malamente la sua
chitarra ha già imbastito, ispirandosi a Dylan ma con l’orecchio attento al
“celtico” Donovan, due ballate sull’alienazione, il dominio totale di anonimi e
potenti burattinai, i rischi della guerra nucleare dell’inquinamento, quando
incontra Ian McDonald, un brillante polistrumentista che si è fatto le ossa suonando
in banda durante il servizio militare e che si offre di sviluppare quelle idee
appena abbozzate.
Mel
Collins & Pete Sinfield with PFM
From L to R: Keith Emerson, Pete
Sinfield (lyricist for ELP, King
Crimson, etc), H.R. Giger, Carl Palmer, and Greg Lake
Compie gli anni oggi, 25
dicembre, Jacqui Mc Shee, cantante
autrice, nota per essere la voce femminile dei mitici Pentangle, raffinato
gruppo di folk-jazz-etnico-rock!
Happy Birthday Jacqui!
Wazza
La musicista di questa
settimana è Jacqui McShee, all'anagrafe Jacqueline McShee, nata a Londra il 25
dicembre del 1943, cantante inglese famosa per la sua militanza nei Pentangle
accanto al chitarrista e polistrumentista John Renbourn.
La sua carriera comincia
ufficialmente all'inizio degli anni '60 quando, per le vie inglesi,
folleggiavano il beat, il rock, ma soprattutto il folk. È l'epoca dei locali
con musica dal vivo, i Beatles ne sapevano qualcosa, ed è proprio in questo
fantastico periodo che la McShee si esibisce.
Dai e dai, una sera
incontra il chitarrista John Renbourn che le propone di prestare la sua
stupenda e delicata voce per i Pentangle, un gruppo folk con influenze rock e
jazz per non parlare dei rimandi alle melodie medievali.
Recuperati gli altri
musicisti quali Terry Cox (batteria, percussioni e glockenspiel), Bert Jansch
(chitarra, banjo e voce) e Danny Thompson (contrabbasso) la formazione è al
completo ed i Pentangle si sono ufficialmente formati (1966).
Nel 1968 il gruppo
esordisce sul mercato discografico con il primo album omonimo, “The Pentangle”,
contenente un misto di canzoni folk tradizionali della cultura inglese,
adeguatamente riarrangiati, e brani originali.
I primi quattro album
(“The Pentangle”, “Sweet Child”, “Basket of Light” e “Cruel Sister”) seguono
tutti questo schema e si possono udire quasi esclusivamente strumenti acustici.
I successivi dischi degli anni '70 vedranno poi una svolta elettrica prima
dello scioglimento della band.
In seguito, la McShee
prosegue come solista, Jacqui McShee's Pentangle. e partecipa alla reunion dei
Pentangle nei primi anni '80 con una formazione che vede ancora presente anche
il batterista Gerry Conway (Jethro Tull, Faiport Convention e Cat Stevens tra i
vari) che è anche il marito della cantante.