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venerdì 21 marzo 2025

Il giorno 21 dedicato a Francesco Di Giacomo


 21 marzo

 

“….la primavera è inesorabile”

 

Ci sarai sempre

Buon viaggio capitano!

Wazza


Dalla rete...

Ho scoperto il Banco per puro caso: la mia ex voleva vedere Finardi al Regio di Parma, salvo poi scoprire che faceva da spalla per qualche pezzo a un gruppo che non avevo mai visto prima. La mia ex era incazzata come un drago, io ero al settimo cielo: avevo conosciuto il Banco del Mutuo Soccorso.

Anni fa, avevo ottenuto un permesso di uscita anticipata dalla fabbrica dove lavoravo come operaio. Solo, andai in un paesino in provincia di Modena, con il terrore di arrivare tardi. La piazza era ancora vuota, come il palco. Vidi aggirarsi Vittorio Nocenzi, gli chiesi se dopo il concerto potevo fare due chiacchiere con loro, mi rispose gentilmente che avrebbero mangiato lì a fianco, dove c'erano quei tavoli. La piazza si riempì. La musica e la voce di Francesco Di Giacomo… Terminò il concerto e non stavo più nella pelle

Vidi la piazza svuotarsi, restarono le cartacce, arrivarono i netturbini, poi rimasi solo io. Era l'una, passò Vittorio, mi avvicinai, mi sorrise e mi invitò a sedermi con loro. Mi chiesero cosa volessi mangiare, non avevo fame, ero felice. Riuscii a dire che quel sigarillo che Vittorio teneva in bocca durante il concerto sembrava cadere da un momento all'altro e invece da trent'anni era ancora lì. Mi parve una bella metafora. "È liquirizia", mi disse lui. Osservai Rodolfo Maltese, Vittorio, Francesco. Non ci credevo!

La mattina dopo ero di nuovo in fabbrica, ne parlai coi colleghi, mi guardarono come un marziano. Ma che glielo dicevo a fare?

"Andiamo a Fidenza? – dissi a una ragazza – c'è il Banco del Mutuo Soccorso!" e lei: "È una trattoria?". Non le ho mai portato rancore per l'affronto, anzi: ci siamo sposati e oggi abbiamo due figli. L'ho perdonata.

Qualche anno fa a Zagarolo, in un bellissimo palazzone, arrivammo per lavoro, sotto una pioggia battente e un vento forte. Dal palco vidi lui, seduto tra le prime file, Francesco Di Giacomo, e quando finimmo facemmo due chiacchiere, gli raccontai di come la mia vita avesse avuto la sua voce come colonna sonora (gli dissi anche di mia moglie, ridemmo), mi parlò di Bella Ciao, di una balconata di paese, di un 25 aprile e di quei fiori che cadevano giù mentre la gente cantava. Non ho una foto di quel momento, ricordo la felicità, nella foto non ci sarebbe entrata, ne sono sicuro. Non è vero che se ne vanno sempre i migliori, perché i migliori si possono cantare, magari non con quella voce lì, che non si può avere tutto, ma si possono cantare sempre. E Francesco canta "non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io dorma questo sonno…" ed io lo ascolto ancora.




giovedì 20 marzo 2025

Compie gli anni Carl Palmer


Compie gli anni oggi, 20 marzo, Carl Palmer, batterista icona del Progressive Rock.

A 19 anni inizia a suonare nella band di Arthur Brown, per poi fondare gli Atomic Rooster.

A 20 suona al festival di Wight con il supergruppo Emerson Lake & Palmer che diventerà una band "stellare", conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Dopo lo scioglimento degli EL&P entra negli Asia, altro supergruppo, fino al 2014.

Continua a suonare dal vivo con la sua band, la Carl Palmer ELP Legacy.

Happy Birthday Carl!

Wazza




 Carl Palmer at 19 years of age with The Crazy World Of Arthur Brown

 ATOMIC ROOSTER: Carl Palmer, Vincent Crane e Nick Graham

 Emerson, Lake & Palmer

Asia: Carl Palmer – John Wetton – Geoff Downes – Steve How

mercoledì 19 marzo 2025

King Crimson a Udine il 19 marzo 1974

Robert Fripp-King Crimson 1974


Il 19 marzo 1974 i King Crimson suonano al “Palasport Carnera” di Udine… altri tempi!

 Di tutto un Pop…

Wazza


Di Maurizio Lozei…

In tema di riedizioni e rimasterizzazioni delle pagine più significative della musica rock, spicca la nuova serie dedicata al quarantennale dei King Crimson, uno dei gruppi più importanti della corrente sinfonica e progressiva della musica contemporanea. Dopo l'uscita di un cofanetto sestuplo dedicato al monumentale "In the Court of the Crimson King" (Island, 1969), Robert Fripp, leader e businessman del re cremisi, affiancato in sede di produzione dal leader dei Porcupine Tree Steven Wilson, ha presentato anche le edizioni rivisitate e potenziate di "In the wake of Poseidon" (Island 1970), "Lizard" (1970), "Island" (1971" e "Red" (1974). Per i fans crimsoniani e gli amanti della buona musica del Friuli-Venezia Giulia, però, giunge oltremodo significativa l'ultima riedizione dedicata a "Starless and Bible Black" (1974) dove spunta un piccolo capitolo davvero interessante della storia complessa dei King Crimson, con una liaison speciale con la città di Udine. In Friuli, Fripp e compagni, che per l'occasione erano Bill Bruford, John Wetton e David Cross, giunsero il 19 marzo 1974, festa di San Giuseppe. In quella data i Crimson aprirono ufficialmente la loro tournée europea e presentarono in concerto diversi brani dall'appena pubblicato "Starless and Bible Black". Durante il memorabile concerto pomeridiano, seguito da oltre 6.000 spettatori, venne eseguita pure una canzone mai suonata sino a quel giorno e di cui non c'era traccia negli album già incisi. "Guts on my side", questo il titolo, venne proposta solo a Udine. Nei concerti successivi scomparve dalla scaletta del re cremisi e, in definitiva, dal repertorio del gruppo. Di quella performance rimase traccia solo in alcune registrazioni private effettuate da diversi fan. Al Palasport Carnera, i King Crimson suonarono inoltre l'altrettanto inedita "Starless", più tardi incastonata nell'apocalittico "Red". Grazie dunque a quei provvidenziali "pirati" della registrazione live, da sempre eccessivamente vituperati dall'occhialuto chitarrista, "Guts on my side" può essere ascoltata e ne vale la pena. Il brano "udinese", di cui tutti i membri del gruppo persero memoria, ora appare sia nel cd che nel dvd che fanno parte dell'edizione del quarantennale di "Starless and Bible Black". Non solo. L'intero concerto di Udine del 1974 può essere scaricato in edizione MP3 o Flac dal sito della Discipline Global Mobile (www.dgmlive.com), l'etichetta privata di Robert Fripp. C'è ancora un interessante particolare. Tra le persone che hanno permesso alla DGM di poter pubblicare il raro concerto e l'inedita canzone, c'è anche un triestino, Mauro Degrassi, al quale i crimheads di tutto il pianeta devono tanta riconoscenza. Assieme a altri spettatori che incisero il concerto udinese con supporti tecnologici ancora rudimentali, Mauro ha consentito ai tecnici britannici di ricostruire e ripulire il documento sonoro, rendendolo accessibile a tutti gli appassionati del re cremisi. Dimostrando allo stesso Fripp che senza il suo/loro contributo, un pezzo di storia dei King Crimson sarebbe andato irrimediabilmente perduto.



Presso PALASPORT di UDINE 19 marzo 1974





 

Nasceva il 19 marzo del 1946 Keith Ellis


Ricordiamo oggi Keith Ellis, nato il 19 marzo del 1946, bassista inglese, ha suonato con svariati gruppi - The Kooabas, The Misunderstood, Juicy Lucy, Boxer, Mike Patto -, ma noi lo ricordiamo per aver fatto parte dei Van der Graaf Generator, con i quali incise “The Aerosol Grey Machine”, nel 1969. 

Keith Ellis, mori nel 1978 durante una tournée in Germania.

Peter Hammill dopo la sua morte gli dedicò una canzone, "Not for Keith" inclusa nell’album “PH 7”, del 1979.

Di tutto un Pop…
Wazza


Van der Graaf Generator-1968
L-R: Peter Hammill, Keith Ellis, Hugh Banton, Judge Smith, Guy Evans

VDGG 1968 Hammill, Smith, Banton, Evans & Ellis


From left to right: Eric Burdon (Eric Burdon & The New Animals), Stu Leathwood (rythm guitar The Koobas), Keith Ellis (bass The Koobas), Roy Wood (The Move), Jimi Hendrix, Noel Redding, Carl Wayne (The Move), John Mayall (John Mayall's Bluesbrakers), Steve Winwood (Traffic), Trevor Burton (bass The Move), Roy Morris (lead guitar The Koobas). Photo taken in Zurich, Switzerland 1968 where they were all part of Pop-Montserkonzert

martedì 18 marzo 2025

Black Sabbath: accadeva il 18 marzo del 1973


Si concludeva il 18 marzo 1973, a Newcastle, il "British Tour' 73" dei Black Sabbath, registrando il "sold out" in tutte le date!
Di tutto un Pop…
Wazza




domenica 16 marzo 2025

I Colosseum nel marzo del 1971

Nel marzo 1971 i Colosseum registrarono i due concerti realizzati a Brighton e Manchester City University.

Queste registrazioni vennero pubblicate nel mastodontico doppio lp “Colosseun Live” (prodotto da Jon Hiseman), uno di quei dischi che non poteva mancare nella discografia casalinga.

Un disco avanti per l’epoca, composto da lunghe improvvisazioni, un micidiale mix di jazz-rock-blues molto innovativo.

Nonostante questo e relativo tour, la band nell’autunno del 1971 si sciolse!

Di tutto un Pop

Wazza







sabato 15 marzo 2025

I Roxy Music nel marzo del 1972

Nel marzo del 1972 i Roxy Music iniziano le registrazioni del loro primo album, “Roxy Music”, prodotto da Pete Sinfield.

Impiegarono una sola settimana perché, non avendo ancora un contratto e avendo a carico tutte le spese, accelerarono i tempi.

Il disco uscì a luglio e fu proclamato da Melody Maker il miglior disco dell’anno.

Ingiustamente catalogati dalla stampa come “glam rock” per il loro modo eccentrico di vestirsi, i Roxy Music sono stati una grande band di pop rock di altissimo livello.

Il gruppo era formato da grandi musicisti: Brian Eno, Phil Manzanera, Andy Mckay, Brian Ferry… in seguito anche Eddie Jobson.

Nella versione americana del disco venne aggiunto il brano “Virginia Plain”, uscito solo come singolo, che diverrà uno dei cavalli di battaglia della band.

Se non li conoscete, o li avete “snobbati”, questo è il momento di rimediare!

Di tutto un Pop...

Wazza






 

venerdì 14 marzo 2025

Compie gli anni Billy Sherwood... non solo YES!


Compie gli anni Billy Sherwood, nato a Las Vegas il 14 marzo 1965, bassista e chitarrista statunitense noto per essere membro dello storico gruppo progressive Yes.

Sherwood crebbe in una famiglia di musicisti: suo padre Bobby era un direttore di orchestra jazz, sua madre Phyllis una cantante e batterista, e suo fratello Michael pianista, tastierista e cantante.

La sua carriera musicale iniziò con la band chiamata Lodgic, fondata col fratello Michael a Las Vegas. Billy era bassista e cantante, Michael tastierista e cantante. Con loro suonavano anche Guy Allison (tastiere), Jimmy Haun (chitarra) e Gary Starns (batteria). Nel 1980 si trasferirono a Los Angeles, e nel 1986 riuscirono a pubblicare il loro album di debutto, “Nomadic Sands”.

Quando i Lodgic si sciolsero, Sherwood fondò un nuovo gruppo con Guy Allison, i World Trade, per il quale reclutarono anche il chitarrista Bruce Gowdy e il batterista Mark T. Williams. L'album di debutto omonimo fu pubblicato nel 1989, e di nuovo Sherwood ne fu anche tecnico del suono e del mixaggio e produttore, oltre che bassista e cantante.

In quel periodo, piuttosto casualmente, Sherwood e Gowdy furono invitati a suonare con Chris Squire, Alan White e Tony Kaye degli Yes. Il cantante Jon Anderson e il chitarrista Trevor Rabin erano in procinto di lasciare il gruppo, e per Sherwood e Gowdy si profilò l'opportunità di sostituirli. Sempre in quel periodo, Sherwood collaborò come produttore discografico nell'album “March or Die” dei Motörhead. Nel 1993-1994, durante il tour dell'album Talk, Sherwood tornò a suonare con gli Yes, questa volta come musicista aggiuntivo (alle chitarre e alle tastiere) per le esibizioni dal vivo.

Dopo “Keys to Ascension” e “Keys to Ascension 2”, nell'estate del 1996 Rick Wakeman abbandonò (per l'ennesima volta nella sua carriera) gli Yes. Questo evento portò Sherwood a diventare per la prima volta membro ufficiale del gruppo per la realizzazione dell'album “Open Your Eyes” (1997), che conteneva molti brani scritti da Sherwood e Squire negli anni precedenti per il "Chris Squire Experiment". In “Open Your Eyes” Sherwood era tastierista e secondo chitarrista (il ruolo di chitarra solista era in quel momento coperto da Steve Howe, che era tornato al suo posto dopo la parentesi degli Yes con Trevor Rabin). Nella primavera del 1997 per concludere le session dell'album e per il loro successivo tour promozionale, gli Yes acquisirono un nuovo tastierista, Igor Khoroshev, lasciando il posto a Sherwood alla chitarra e alle seconde voci.

Fu registrata qualche demo, ma il progetto, in questi termini, non fu mai realizzato; Anderson e Rabin, tra l'altro, non abbandonarono. Come Trevor Horn prima di lui, Sherwood non era molto attratto dalla prospettiva di sostituire Anderson come front-man del gruppo; tuttavia, Sherwood divenne buon amico di Squire, con cui diede vita a un progetto inizialmente chiamato Chris Squire Experiment, da cui sarebbe derivato, qualche anno dopo, il gruppo Conspiracy.

Durante il tour di “The Ladder” fu registrato e filmato un concerto, da cui furono tratti un doppio CD dal vivo e un DVD, entrambi col titolo “House of Yes”. Una settimana dopo al termine del tour del 2003 fu annunciato che Sherwood non era più negli Yes.

Già dai primi anni Novanta, Sherwood collaborò in maniera costante con John Wetton, nel 2011 prese parte come autore all'album “Raised in Captivity”, dopodiché il rapporto si interruppe.

Nell'estate del 2015 tornò di nuovo con gli Yes, stavolta come bassista, rimpiazzando il fondatore del gruppo Chris Squire che era appena deceduto, diventando anche autore di alcuni brani della band.

A partire dal 2017 entra negli Asia come membro ufficiale, dove sostituisce il suo amico John Wetton.

Nel 2020 Sherwood decide di porre fine al gruppo Conspiracy, del quale era diventato leader; alcuni mesi dopo annuncia la nascita di un nuovo supergruppo, gli Arc of Life.







mercoledì 12 marzo 2025

12 Marzo 1972: PFM 1° in classifica

Alla “Mostra dello strumento” del 1971 c'era un prototipo di Moog, il secondo, perché fino a quel momento lo possedeva solo Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor Moog in persona. Eravamo estasiati. “Quanto costa?”, chiesi. Costava uno sfracello e mezzo. E noi uno sfracello e mezzo non l’avevamo. Allora dissi: “Guarda, io penso che questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana. Dallo a noi e ne venderai almeno dieci”. Allora il proprietario ci diede il moog. Con il suo suono incidemmo "Impressioni di Settembre". Uscì il disco e fu un botto pazzesco.

(Franz Di Cioccio)


La classifica degli album più venduti nel marzo 1972, pubblicata da “Ciao 2001”, vede “Storia di un minuto” della Premiata Forneria Marconi, al primo posto, album d’esordio uscito a gennaio dello stesso anno.

Da notare come all’epoca i dischi stazionassero nelle classifiche, vista la presenza di album usciti nel 1971, come Aqualung dei Jethro Tull, Collage delle Orme….

Si prestava molta attenzione e tempo all’ascolto di tali opere.

Di tutto un Pop…

Wazza






martedì 11 marzo 2025

IKITAN - Shaping The Chaos-Commento di Luca Paoli

 


IKITAN - Shaping The Chaos

Di Luca Paoli

 


Pubblicare un album rock strumentale oggi potrebbe sembrare una scelta rischiosa, data la difficile situazione dell'industria musicale. Eppure, l'abilità di quei musicisti che si avventurano su questo terreno merita senza dubbio rispetto. Raccontare una storia esclusivamente attraverso gli strumenti non è semplice: richiede una combinazione di tecnica e immaginazione per suscitare emozioni senza l'ausilio di parole.

"Shaping The Chaos" degli IKITAN si inserisce perfettamente in questa dimensione, presentandosi come un viaggio musicale che si sviluppa in nove tracce, ognuna ispirata a fenomeni naturali e luoghi affascinanti del nostro pianeta … è il primo album completo della band, dopo l’EP di debutto Twenty-Twenty.

Registrato tra il 2021 e il 2025 presso i Marsala Studios di Genova, il disco è distribuito da Taxi Driver Records.

Il sound della band si distingue per la fusione di post-rock, metal, stoner, psichedelia e influenze progressive. Chitarre eteree, un basso profondo e una batteria potente creano un'esperienza di ascolto coinvolgente e dinamica, arricchita da un’ottima registrazione che enfatizza ogni dettaglio sonoro.

Il lavoro si sviluppa in nove tracce distinte, con sette di esse nella versione vinile. Rispetto al precedente EP, che si presentava come una suite unica di 20 minuti e 20 secondi, Shaping The Chaos porta la band a esplorare strutture più articolate, ma mantenendo un carattere strumentale inconfondibile.

L'album prende il via con "Chicxulub", una traccia atmosferica che evoca il drammatico impatto dell'asteroide che segnò l’estinzione dei dinosauri, creando un'atmosfera di mistero.

Con "Lahar", i ritmi energici e potenti trasmettono la furia delle correnti di gas e cenere vulcanica, mentre "Darvaza" ci immerge in sonorità ipnotiche, che ricordano il cratere infuocato in Turkmenistan.

"Sailing Stones" ci porta nel deserto della Death Valley, con melodie fluide e ritmi che sembrano danzare al ritmo delle misteriose pietre mobili.

"Natron", arricchita dal violino di Roberto Izzo e dalle percussioni di Olmo Manzano, esplora un’atmosfera profonda e meditativa, ispirata al lago Natron in Kenya … dieci minuti di pura magia.

La traccia successiva, "Bung Fai Phaya Nak", ci immerge in un'atmosfera esotica, dominata da ritmi pulsanti e da riff di chitarra che ne sono i protagonisti. Sebbene non manchino momenti di quiete, questi intervalli sono brevi e subito seguiti da una nuova esplosione di energia.

"Brinicle" crea una sensazione di fredda immersione, evocando le stalattiti di ghiaccio che si formano sotto il mare … notevole il lavoro offerto da batteria e basso che dialogano con la chitarra in modo energico ma anche complesso.

"Blood Falls", ispirata alle omonime cascate in Antartide, esplora tonalità cupe e melodie malinconiche. L’album si chiude con "52 Hz Whale", un brano breve ma carico di emozione, che richiama il canto solitario della balena che emette il suono più unico e misterioso del mare.

Le tracce dell’album, con i loro titoli evocativi, ci guidano attraverso una serie di paesaggi sonori: dalla devastazione delle cascate di sangue, al cratere dell'asteroide Chicxulub, fino al misterioso canto della balena solitaria. Ogni composizione diventa una narrazione che affascina sia gli appassionati di post-rock sia coloro che cercano atmosfere più dense e sperimentali.

"Shaping The Chaos" è uscito il 7 marzo 2025 in concomitanza con il Bandcamp Friday, con un release party il 9 marzo presso Flamingo Records Store a Genova.

La versione fisica del disco, disponibile in CD e vinile (con 100 copie numerate a mano e un poster in omaggio), riflette l'attenzione della band per la qualità del formato fisico. La grafica dell'album è stata curata da Luca Marcenaro.

Con questo lavoro, gli IKITAN consolidano la loro maturità artistica e la loro visione musicale, offrendo un album potente e ricco di emozioni, che li posiziona come una delle realtà più interessanti del panorama heavy post-rock italiano.

 

Track List:

Chicxulub

Lahar

Darvaza

Sailing Stones

Natron

Bung Fai Phaya Nak

Brinicle

Blood Falls

52 Hz Whale


Secondo alcune leggende, IKITAN è il Dio del suono delle pietre, ed è stato riportato in vita da: 

Luca Nasciuti: chitarre 

Frik Et: basso 

Enrico Meloni: batteria e cowbell 

Olmo Manzano: percussioni su “Natron” 

Roberto Izzo: violino su “Natron”

 



Ricordando Keith Emerson

"Quella era un'epoca di grandi sperimentazioni ed eravamo eccitati per la direzione che prendeva il nostro suono, così come lo era il nostro pubblico.

Percorrevamo la stessa strada. Ascoltavo la Premiata Forneria Marconi e il Banco, e con gli ELP formammo un’etichetta, la Manticore, per incoraggiare queste band. Non ho mai avuto a che fare con la PFM quanto Greg e Pete Sinfield, ma eravamo amici e ho visto i loro concerti, li ammiravo molto". (Keith Emerson)

Ci lasciava tragicamente l’11 marzo 2016 Keith Emerson…

Per non dimenticare!

Wazza

A seguire il ricordo di Gianni Nocenzi


Per Keith...

Ho conosciuto e amato Emerson grazie ad un suono, e grazie a quel suono è nata la mia passione per il timbro che mi accompagna da sempre. Ricordo la grande emozione di musicista poco più che adolescente quando ascoltai per la prima volta il ‘solo’ di Keith sul finale di ‘Lucky Man’. Una sonorità all’epoca inaudita e meravigliosa ed il fraseggio che l’aveva subito fatta propria adattandovisi con grande maestria. Un suono che si impennava alle ottave superiori in maniera completamente diversa da come puoi fare con un normale ‘glissato’ su una tastiera. Qui si sentiva il passaggio da un’altezza a un’altra passando per tutte le frequenze, hertz per hertz. L’ottava non era più divisa nei consueti 12 semitoni del sistema temperato e si andava ben oltre i quarti o addirittura gli ottavi di tono. Era il ‘Glide’, circuito implementato dal genio di Robert Moog, ed altri pionieri come Buchla, nei primi sintetizzatori analogici. Di un colpo con i synth si era azzerato il dilemma del dividere in parti uguali (quante?) l’ottava, dilemma che aveva impegnato tutti i più grandi pensatori da Pitagora a Vincenzo Galilei (padre di Galileo), Newton etc: tutte le frequenze avevano uguale diritto di cittadinanza, erano tutte suonabili senza soluzione di continuità, con conseguenze potenzialmente esplosive sull’armonia. 


Keith con il coraggio e la curiosità del pioniere portava in musica l’invenzione tecnologica non limitandosi a subirne il fascino o esponendola/imponendola come nuovo potere incantatorio per il pubblico, ma la penetrava con la sua arte e la trasformava subito in mezzo espressivo di grande emozione (pochi altri in quel periodo, penso al Carlos di Arancia Meccanica).

Inutile qui che io ricordi il pianista, il virtuoso di Hammond. Che Emerson sia stato un vero e proprio caposcuola per intere generazioni di musicisti è un fatto universalmente accettato. Quello che ritengo non sia mai stato sufficientemente riconosciuto è invece il suo enorme merito di divulgatore che ha contribuito non poco ad elevare la qualità dell’ascolto del pubblico di quegli anni e del tempo a seguire. Pensando alla pochezza dell’attuale panorama musicale il coraggio di sdoganare nel rock autori di musica cosiddetta classica, rivisitandoli con l’energia e i suoni di una band elettroacustica davanti a platee gigantesche, è stato un coraggio enorme. Non solo Mussorgskij e i suoi ‘Quadri’, non a caso premiati da un successo planetario, l’attenzione di Emerson era privilegiatamente rivolta ad autori della contemporaneità del ‘900 spesso misconosciuti perfino nei Conservatori come Bartòk, Ginastera, Copland. Un grande servizio alla Musica!


E poi l’uomo. Il classico humour anglosassone con un di più di dolcezza e pacatezza. Ricordo quando con il Banco eravamo a Londra in procinto di partire per il tour Europeo per il lancio del nostro 4° disco pubblicato da Manticore. Ero in grande difficoltà. Per motivi tecnici e logistici sembrava impossibile includere nel backline del tour il mio pianoforte acustico, ma io mi ostinavo a volerlo fare rifiutando l’alternativa di un piano elettrico. Arrivò Keith e disse semplicemente: ‘Gianni, no problem’ con un sorriso dolce ed intelligente. Il giorno dopo mi trovai davanti ad un enorme flight case all’interno del quale i tecnici, su sua istruzione e lavorando tutta la notte, avevano inserito il mio pianoforte già cablato con i primi microfoni a condensatore corti e pannelli fono assorbenti, risolvendo magicamente tutti i problemi di trasporto, peso ed acustica. Da grande musicista aveva capito immediatamente che non si trattava di un capriccio ma che il piano elettrico avrebbe influenzato negativamente il mio pianismo e di conseguenza il suono generale del gruppo.


Nulla a che a fare con lo stereotipo della rockstar ma un mix di sensibilità, passione ed intelligenza espresse al massimo grado nella sua arte, con un talento musicale magistrale.

Ecco perché sono costernato e profondamente addolorato dopo aver letto un articolo, segnalatomi da amici indignati, nel quale viene definito 'sado-musicista' per il vezzo di infilare dei pugnali tra i tasti del suo Hammond L100 al fine di prolungarne il suono. Fin qui, secondo me, pura ignoranza (nell’etimo) da parte del giornalista. Ignoranza del personaggio e del movimento musicale dell’epoca all’interno del quale anche certi atteggiamenti sopra le righe facevano ‘glamour’ e trovavano cittadinanza per comunicare meglio con platee enormi. D’altra parte, è sempre stato così nello spettacolo e lo è ancora, spesso però senza una sottostante sostanza artistica che in Emerson era invece maiuscola. Ignoranza a parte, però, quello che ho trovato indecente e oscenamente gratuito è il collegamento, che l’ineffabile giornalista fa, con la violenza ai danni delle donne, un tema, questo sì, che meriterebbe molta più sensibilità ed accortezza. La cinica chiosa di un pezzo malnato (‘quanto al sadomusicista, con tutto il rispetto, se ne è andato da qualche anno’) la lasciamo volentieri all’autore e ce ne faremo facilmente una ragione: per chi ama la Musica la drammatica scomparsa di Keith Emerson e della sua arte lascia un vuoto enorme.”