La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
venerdì 13 settembre 2024
Giles, Giles & Fripp: accadde nel settembre del 1968
giovedì 12 settembre 2024
Jethro Tull in Spain in September 1984
Jethro Tull,
from 12 to 14 September 1984, are on tour in Spain.
On the 13th they play in Madrid, if I'm not mistaken, the
concert was recorded and broadcast by Radio Madrid.
Another gem for collectors: Chrysalis released a promotional 45 rpm of "Lapo of Luxury", with the dates of the Spanish Tour!
Of all a Pop...
Wazza
NB:
The photos are not related to the aforementioned concert, but
to the 1984 tour
Under Wraps Intro
Locomotive Breath instrumental theme
Hunting Girl
Under Wraps
Later That Same Evening
Nobody's Car
Apogee
Thick As A Brick
Level Pegging
Skating Away On The Thin Ice Of A New
Day
Pussy Willow
The Clasp
Living In The Past instrumental
Serenade To A Cuckoo
Fat Man
Keyboard / Drums Solo
Fly By Night
Made In England
European Legacy
Black Sunday
Aqualung
Locomotive Breath
Too Old To Rock'N'Roll / Different Germany Instrumental Finale
Thick As A Brick reprise
Cheerio
Mobili Trignani – "Webinar"-Commento di Luca Paoli
Mobili Trignani – Webinar
(Music Force, 2024)
Di Luca Paoli
È passato poco più di un anno da quando scrissi, su Mat2020,
la recensione del terzo disco “PopArticolare” del duo Mobili Trignani (qui
la potete leggere: http://mat2020.blogspot.com/2023/04/mobili-trignani-poparticolare-di-luca.html)
ed è un piacere poter scrivere del nuovo lavoro “Webinar”,
uscito sempre per l’etichetta Music Force il 20 Luglio di quest’anno.
La band è sempre formata dai due amici di vecchia data, Nicola Modesti (batteria, voce e cori, basso, synth e
chitarra) e Fabrizio Trignani (chitarre, voce e
basso) nati e cresciuti ad Arsita (Te).
Lo stile rimane, fortunatamente, un pop cantautorale di
qualità, caratterizzato da testi che riflettono fedelmente la nostra società e
la vita quotidiana. Il tutto è arricchito da un tocco di leggera ironia,
offrendo all'ascoltatore oltre 40 minuti di musica piacevole e scorrevole, mai
complicata o pesante. Al contrario, spesso è accompagnata da ritmi coinvolgenti
che non solo catturano l'attenzione, ma invitano anche a seguire il tempo,
magari battendo il piede a ritmo.
Il disco è composto da 13 tracce, tutte registrate presso il
Mobile Studio di Cassetta Records di Paul BraNeagade e interamente scritte dal
duo. Un elemento che accomuna ogni brano è l'ironia e la freschezza, qualità
sempre più rare in un'epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie
tragiche e drammatiche. Personalmente, sento il bisogno di disintossicarmi con
una buona dose di leggerezza terapeutica, e queste canzoni rappresentano
esattamente quel tipo di sollievo pur trattando temi di assolta attualità.
Tra i brani che più mi hanno colpito desidero segnalarvi la
title track “Webinar”, che su di un ritmo reggae contagioso ci
racconta che “insegnava nei corsi – per non farsi fregar – da
chi vendeva corsi – concorsi e webinar.
Poi, con un sound da luna park non posso non citare la
divertente “Cover”, che rende omaggio al cantautorato classico … eppure
a noi ci piacciono le cover – alcune sembrano le nostre – in
testa i testi di Battisti … così come la successiva “Tim” che
racconta di quando abbiamo bisogno di un servizio ma lo stesso è inefficiente …
ottime le voci e gli arrangiamenti.
Sicuramente tra i brani più impegnati del disco è “Pasolini”,
che vede anche la partecipazione di Carmine Valentino Mosesso, che
recita la poesia tratta da “La Terza Geografia”.
Vorrei, inoltre sottolineare “Triage”, ballad
che pone in evidenza un problema di drammatica attualità quale è quello del
servizio sanitario italiano … questo codice – verde camice – non
s’intona bene – con l’educazione – si, dovrei capire – che
sei qui da molte ore – ma in assenza di salute – sono attese
complicate.
Vi assicuro che tutto il disco merita di essere ascoltato e
riascoltato e vedrete che, con spensieratezza, vi farà pensare e ragionare su
temi che banali non sono, ma sempre cullandovi con belle voci e ottimi momenti
musicali.
La canzone d’autore italiana ha parecchi eredi e, fra questi,
non possiamo non inserire i Mobili Trignani.
Buon ascolto.
mercoledì 11 settembre 2024
Remembering Gerry Conway born on September 11
Gerry Conway, former drummer of Jethro Tull, was born on September 11, 1947.
He played in Ian Anderson's band in the early 80s. Previously, he had been a member of other bands, such as Fotheringay or Ecletion and recorded Dark-Eyed Sailor with Steeleye Span, his friends.
Conway has also worked on the debut albums of singers such as Sandy Denny and Shelagh McDonald, as well as being part of Cat Stevens' band for six years.
Since 1999 he has been a member of Fairport Convention and, occasionally, also of Pentangle.
He passed away on March 29 of this year due to complications
related to degenerative disease.
Orme e Banco: accadeva l'11 settembre del 2011
Si concludeva L'11settembre 2011 il Progressivamente Festival, "creatura" di Guido Bellachioma, con lo straordinario concerto delle Orme + Banco del Mutuo Soccorso tenuto nella splendida location della "Casa del Jazz" a Roma (ex villa della banda della Magliana).
Una serata da
"incorniciare", con una risposta di pubblico superiore alle attese,
tant’è che poco dopo l'inizio del concerto dovettero aprire le porte, per
motivi di ordine pubblico.
Allego la recensione di Damiano
Fiamin, che fotografa alla perfezione le emozioni di quell'indimenticabile
concerto
Wazza
Live report: Le Orme + Banco del
Mutuo Soccorso @ Casa del Jazz - Roma 11/09/2011
articolo a cura di Damiano Fiamin
Le premesse erano ottime, le
aspettative elevate: Le Orme e Banco del Mutuo Soccorso, due dei più grandi
nomi del progressive rock italiano avrebbero calcato per la prima volta un
palco capitolino in occasione della giornata conclusiva del "Progressivamente
Festival 2011". Nella bella cornice
della Casa del Jazz di Roma, una villa confiscata a uno dei boss della banda
della Magliana e divenuta una dei poli culturali della Capitale, per una
settimana si sono susseguiti seminari, workshop e concerti tenuti dai più
grandi nomi del progressive nostrano. Evidentemente, la manifestazione ha avuto
successo: la giornata di chiusura ha registrato il tutto esaurito; nonostante
gli sforzi degli organizzatori, la Questura non ha rilasciato il permesso per
aumentare la capienza e non sono pochi coloro che sono stati costretti ad
ascoltare il concerto fuori dai cancelli.
In perfetto orario, dopo i rituali
discorsi introduttivi da parte dei promotori, salgono sul palco Le Orme. La
formazione è quella che ha realizzato “La via della seta”, l’ultimo album del gruppo, uscito
proprio all’inizio di quest’anno. Lo storico batterista del
gruppo, Michi dei Rossi, è affiancato da
musicisti di tutto rispetto come Jimmy Spitaleri, già cantante dei Metamorfosi, Michele
Bon, alle tastiere, Fabio Trentini, basso e chitarra acustica, William Dotto
chitarra elettrica e acustica, e Federico Gava al pianoforte. Proprio come
accadde per l’album da studio, è bello notare come la coesistenza di
musicisti di generazione diversa riesca in qualche modo a dare una marcia in più al gruppo che si propone al suo
pubblico con vigore ed energia. Senza dilungarsi troppo in chiacchiere, Le Orme
infilano un pezzo dopo l’altro,
alternando brani tratti dalla loro ultima fatica a grandi classici, per la
gioia dei fan che gli siedono davanti. Dopo una settimana di concerti, l’amplificazione della Casa del Jazz è abbondantemente collaudata e non ci
sono sbavature degne di nota per quanto riguarda la strumentazione; nei momenti
di maggiore concitazione, Gava e il suo pianoforte finiscono leggermente al di
sotto degli altri musicisti ma non si arriva mai a una sopraffazione completa
di nessuno dei partecipanti. Michi dei Rossi realizza una performance
eccellente: nel suo regno di piatti e pelli, governa senza esitazioni,
scandisce il tempo e condisce le frasi musicali dei suoi colleghi con brio e
professionalità; quando emerge e si avvicina al pubblico, riesce ad
accattivarsene la simpatia grazie alla sua auto-ironia, manifestando un genuino
piacere per le reazioni del pubblico. Eccellente anche Spitaleri, vero e
proprio rocker d'annata,
invecchiato nel fisico ma indomito nello spirito e nella voce; nonostante gli
anni, riesce a mantenere un’ottima
estensione vocale e calca il palcoscenico con decisione. Meno evidenti per
presenza scenica ma comunque di gran livello le esibizioni di Dotto e Trentini:
i due chitarristi si profondono in assoli di qualità, arpeggi intricati e
accompagnamenti tecnicamente convincenti; saranno pure nuovi acquisti nella
formazione de Le Orme ma hanno certo un curriculum di tutto rispetto alle
spalle! Il giovane Gava, al pianoforte, è relegato un po’ in disparte su un
palcoscenico che, effettivamente, non permette grandi manovre da parte dei
musicisti; bravo, comunque, gran simbolo della nuova corrente intrapresa dalla
band, in grado di mescolare senza timore vecchio e moderno per ottenere nuove,
incredibili, alchimie sonore. Dopo un’ora abbondante di concerto, Le Orme si accingono al commiato, lasciando
la scena al Banco del Mutuo Soccorso.
Il pubblico ha certamente apprezzato
l'esibizione delle Orme ma è evidente che l'attesa maggiore è riservata al
gruppo di Nocenzi e di Giacomo; non appena i musicisti si affacciano sul palco,
scoppia un’ovazione rumorosa, un’acclamazione di gioia per un gruppo
che, oltre ad avere il vantaggio di giocare in casa, ha certamente segnato la
storia del progressive del nostro paese in maniera indelebile. Nonostante fosse
stato annunciato nella presentazione iniziale, è con un certo rammarico che viene registrata l’assenza di Rodolfo Maltese; il
chitarrista non sale sul palco insieme ai suoi colleghi per motivi di salute. È
un Banco in gran spolvero, nonostante tutto, quello che si presenta al pubblico
della Casa del Jazz: di Giacomo è in forma straordinaria, la sua voce ha ritrovato tutta l’energia che, nelle recenti
esibizioni, pareva essersi affievolita. Nocenzi, come d’abitudine, siede tra tastiera e
organo, dirigendo il gruppo con impeto quando si tratta di pigiare i tasti neri
e bianchi e pacatezza quando, invece, si abbandona a digressioni nostalgiche e
riflessioni poetiche; il tastierista, in effetti, prende la parola in più
occasioni per raccontare aneddoti e impressioni sul concerto, prendendo spunto
dai pezzi appena suonati per lasciarsi andare a considerazioni ad alto rischio
di retorica che, grazie alla sua abilità, riescono ad arrivare allo spettatore
senza appesantimenti di vacua utilità. Nel periodo di silenzio richiesto al
pubblico per commemorare l’anniversario
dell’attacco terroristico subito dagli
Stati Uniti dieci anni fa, non c’è alcuna considerazione facile, solo una
condanna, sentita e vera, verso qualunque estremismo, qualunque sia la sua
natura e la sua motivazione. Il Banco infiamma il pubblico di fan che, ormai,
cercano di avvicinarsi quanto più possibile al palco, sedendosi anche a terra
pur di stabilire un legame ancora più forte con la band. La scaletta proposta
non riserva molte sorprese: la quasi totalità dei brani proviene dai primi tre
capolavori del gruppo. Stranamente, non viene suonato uno dei brani che, da
sempre, hanno più successo dal vivo: Metamorfosi; l’assenza viene ampiamente compensata
dall’allungamento degli altri brani, tra i
virtuosismi vocali del cantante e gli assoli degli strumentisti, si ha l’impressione che il gruppo voglia
omaggiare la sede del concerto con una deriva jazz che, certamente, ha il
potere di esaltare gli astanti. Il basso di Ricci, come sempre, si inerpica in
geometrie sonore complesse che ben si accompagnano alla prestazione di Masi
alla batteria; la sezione ritmica, che in un gruppo come il Banco rischia di
passare in secondo piano, svolge il suo compito in maniera precisa e
convincente. Bravi anche Papotto, ai fiati, suoni di sottofondo e rumori vari e
Marcheggiani che, con la sua chitarra, si lascia infervorare dallo spirito del
rock & roll, producendosi in assoli lanciatissimi e muovendosi sul palco
più di tutti gli altri musicisti messi insieme. Graditissima sorpresa verso il
finale del concerto: durante la presentazione dei componenti del gruppo, sale
sul palco Rodolfo Maltese. Sebbene visibilmente provato, il chitarrista
accompagna i suoi compagni nell’esecuzione degli ultimi pezzi, prima che le
luci si spengano e il gruppo scompaia dietro le quinte.
Ma le sorprese non sono finite: a dar
corpo a una speranza che aleggiava nell’aria, il Banco torna sulla scena
accompagnato da Le Orme. I due gruppi al gran completo saturano il palco in una
jam session progressive in cui ben tredici musicisti si sono affiancati per la
gioia del pubblico, suonando insieme due dei brani più famosi delle discografie
dei due gruppi: Uno sguardo verso il cielo e Non mi rompete.
Divertenti e coinvolgenti fino alla
fine, entrambi i gruppi hanno riempito, anche fisicamente, la scena in un
omaggio agli astanti che non poteva esaurirsi in maniera migliore con il
sigillo della cavalcata di chiusura di Non mi rompete.
Il pubblico, ormai, valica qualunque
confine ipotetico e si assiepa fino a ridosso della struttura metallica su cui
stanno suonando i musicisti, riempiendo ogni spazio utile, quasi a voler
abbattere fisicamente il confine che li separa dai musicisti, confine che, a
livello spirituale, è già crollato da tempo.
Applausi in piedi da parte di tutti i
presenti, vicini e lontani dal palcoscenico, che incitano e gloriano entrambi i
gruppi che, sentitamente, ringraziano. Davvero un bel concerto, ottime
dimostrazioni di bravura da parte di entrambe le band che hanno saputo
dimostrare come sia possibile essere un gruppo di spessore senza per questo
perdere il rapporto con i fan. Auto-ironia e capacità di svecchiarsi hanno
permesso a questi artisti di passare i quarant’anni di attività e rimanere
ancora sulla cresta dell’onda; vista la loro prolificità per quanto riguarda i
concerti, consiglio a tutti di andare a vedere il prossimo.
martedì 10 settembre 2024
Barriemore Barlowe's birthday
Barriemore Barlowe's birthday
Barriemore Barlow is a renowned British drummer, best known for his work with the progressive rock band Jethro Tull from 1971 to 1980.
Born Barrie Barlow on September 10, 1949, in Birmingham,
England.
Started his musical journey with the beat group The Blades.
Joined Jethro Tull in 1971, replacing Clive Bunker.
Played a crucial role in shaping Jethro Tull's sound during
their most commercially successful period.
Contributed to several iconic albums, including "Thick
as a Brick," "A Passion Play," and "Minstrel in the
Gallery."
Known for his innovative drumming style and powerful, energetic performances.
After leaving Jethro Tull in 1980, he continued to work as a
session drummer and formed his own bands, such as The Storm and Tandoori
Cassette.
Collaborated with various artists, including Robert Plant,
John Miles, and Jimmy Page.
Occasionally reunited with Jethro Tull for special performances.
Considered one of the greatest rock drummers of all time.
Highly respected for his technical skill, creativity, and
influence on subsequent generations of drummers.
His drumming on Jethro Tull's albums remains a classic and essential part of the band's legacy.
lunedì 9 settembre 2024
RUNAWAY TOTEM - “Creators”, commento di Andrea Pintelli
RUNAWAY
TOTEM
“Creators”
Black
Widow Records
Di
Andrea Pintelli
Alcuni
mesi fa, a dire il vero parecchi (ma non troppi), è uscito “Creators”, il nuovo disco dei Runaway Totem. Trattasi della prosecuzione di
“Multiversal Matter”, da me trattato alcuni anni fa tramite un’intervista illuminante
rilasciatami dal loro leader Roberto CAHAL Gottardi, sempre per MAT2020. Questo
nuovo lavoro, pubblicato dalla Black Widow Records
(gloria sempre), ha intensità senza paragone alcuno, pur avendo trovato il
precedente un disco profondissimo. La qualità dei suoni è pazzesca, tanto che
le note sembrano entrar dentro anima e corpo. Concettualmente è, come sempre,
complicato ai più, ma se si produce lo sforzo di capirlo, esso ti porta in un
mondo che è qui, ma che non vogliamo cogliere, essendo noi umani dediti,
spessissimo, alla superficialità. Il saper valutare il tempo e lo spazio è
davvero per pochi illuminati, cercare di spiegarlo (qui tramite musica e testi)
è una lezione difficile da dimenticare.
Suddiviso
in due sezioni denominate Creators e Red Star, l’opera si apre con Viators, in cui si fa riferimento a
razze aliene che intraprendono un viaggio intergalattico per arrivare ad
approdare sulla terra. Intro d’altrove, denso, inizialmente ricongiungibile ad
un adagio, per poi sfociare nella messa in musica del suddetto viaggio. Una
marcia che Cahal riesce a costruire con la sua prestanza tecnica e artistica,
tramite chitarre di ogni tipo, basso, sintetizzatori e tastiere. La presenza
vocale della sempre magnifica Sophya Baccini, la eleva e la espande. I
grandiosi fiati di Martin Grice dei Delirium fanno il resto. Advent Deus, ossia l’arrivo di queste
forme aliene. Queste forme che non sono di materia terrestre, ma vibrano a
frequenze più alte sono viste come fossero degli Dei. Stessi musicisti, atmosfera
differente. Minacciosa e sinistra, trasuda novità: musica fiammante. Avvolge
per non lasciare, piove concetti modernissimi. Gran lavoro di Simone Caruso
alla batteria. Betelgeuse è la musica
aliena portata dalla Stella di Betelgeuse. Strumentale che si popola del mai
sentito, dell’estrema gioia del suo essere inedito. Si prosegue con Lemuria che è un luogo e un tempo che la
nostra memoria ha perso. Le popolazioni della Lemuria sono antiche e
tecnologicamente avanzate e la musica ricorda quei giorni. Per rendere tutto
ciò fruibile è necessaria un’immaginazione fuori dal comune, oppure avere
conoscenza di ciò che si sta proponendo. Chissà. Resta il fatto, ed è un fatto,
che l’incrocio dei sax di Grice e di Andrea Facchini può amplificarne il
discorso. Non mi è possibile chiamarla canzone, essendo parte di una sfera che
non conosciamo. Grazie a Cahal ne abbiamo ora maggiore consapevolezza: non
sentori, ma nozioni vere e proprie. Red
Star si apre con The Gate of Orion,
che altro non è che la venuta successiva di altri viaggiatori alieni che
partono da Orione. Aprendo dei portali, essi possono entrano nel nostro mondo. Maurizio
Poli porta una vocalità space, che si adatta perfettamente al concetto
rappresentato. I portali sono qui riprodotti nella parte centrale del pezzo, nettamente
differente dalla sua parte iniziale. Il ritmo inusuale ne delinea i tratti
inconsueti, più unici che rari. Ecco Remembering
Betelgeuse, dove il flauto dell’immenso Nik Turner la fa da padrone.
Artista che parla la stessa lingua di Cahal, indubbiamente. Trattasi, comunque,
del ricordo alieno della musica portata dalla stella di Betelgeuse. Non di
facile presa, ma profonda e veemente. The
Spiral vede il ritorno di Grice, a misurarsi con le vocalità di Emanuela
Vedana e Maurizio Poli. Porta in grembo la volontà di manipolazione genetica
degli alieni sulle popolazioni terrestri, per creare uno schiavo. Ma un’altra
razza aliena, pro-vita, si interpone alle mire dei primi e riesce a creare l’uomo
divino, distruggendo il piano precedente. Essa è una dimostrazione di
resistenza, la cui cadenza si fa maggiormente intensa e potente. Universal Union è l’uomo nuovo collegato
all’essenza primordiale. Quest’uomo nuovo entra in una dimensione da cui era
partito. Ospite il mostro sacro David Jackson dei VDGG, la traccia assume fin
da subito quell’importanza che traspare fin dal titolo. Cahal è oggettivamente
artista straordinario; qui, credo, dia il suo meglio, in termini di fantasia
applicata alla realtà. L’alchimista,
bonus track, è altro rispetto a Creators
e Red Star, sia come concetto
espresso, sia musicalmente, ma anch’essa è assai buona e completa. Non un mero
esercizio stilistico, ma espressione di gran maestria strumentale. Chiude in
bellezza questo album compiuto e definitivo.
TRACK LIST:
CREATORS (clivvare sul titolo per ascoltare)
1.Viators
4.Lemuria
RED STAR
Bonus track:
Composed, arranged and directed by
Roberto “CAHAL” Gottardi, except: L’Alchimista composed by Richie Castellano
arranged and directed by Roberto “CAHAL” Gottardi
The Intergalactic Totem Arkestra:
Roberto “Cahal” Gottardi, Simone Caruso, Andrea Facchini, Maurizio Poli, Sophya
Baccini, Martin Grice, David Jackson, Nik Turner, Emanuela Vedana
Mixed and engineered By Roberto Cahal
Gottardi at Totem Studio Records
Mastered by Eugenio Vatta at E45
Studio - Roma
domenica 8 settembre 2024
Jethro Tull: "A Little Light Music" - September 1992
"A Little Light Music", a live album by Jethro Tull, was released in September 1992.
In 1992, Anderson had two types of shows, the "Light & Dark Tour", with Andy Giddings on keyboards and Doane Perry on drums, and the aforementioned "A Little Light Music Tour", without Giddings and Perry, but with Dave Mattacks - borrowed from Fairport Convention - on drums and keyboards.
Between the two shows, the good Anderson chose the more acoustic and intimate one, the "Little Light Music" precisely, to be released as a double album.
Very particular setlist and different from the usual standards. The recordings were also taken in various locations.
The album also contains a cover of the classic John Barleycorn, which in the European version was sung in tandem with the Greek singer George Dalaras, renamed by us Tullians "Tony Dallaras"!
Of all a Pop...
Wazza
There comes a point in every artist's career when their
repertoire is likely to literally come out of their ears. Without a doubt, it
is difficult to please both the general fans, who in the end always want the
four or five classic hits (people who warm up on Aqualung, Thick as A Brick,
Boureé and Living
In The Past) and to please the most avid fans, who expect the
proverbial "gems" and "gems", scattered here and there in
the vast repertoire, if not even the
"newest" material, since the aforementioned classics have already
been assimilated for a long time.
The fact is, that for the reasons mentioned above, Jethro Tull embarked on a world tour different from the usual, also due to the pressure of the public who demanded a conversion of Jethro to the fashionable "Unplugged" launched in the early 90s by MTV, that is that way of reinterpreting their live repertoires in an acoustic key. And that's what they did. This fact implied a clear change in 1992 not only from the point of view of the arrangements, but also in the line-up, albeit temporarily. Keyboardist Andy Giddings, who had recently joined Jethro Tull on the occasion of the recording of "Catfish Rising" (1991), was kindly invited to stay at home for the duration of the tour, while drummer Doane Perry asked for a break to look after his extra-Tullian affairs.
Behind the skins was therefore hired Dave Mattacks, at the
time drummer of Fairport Convention, introduced by the then bassist Dave Pegg.
Gerry Conway, the drummer at the time of "Broadsword And The Beast",
also made a few fleeting appearances during the tour.
From the live recordings an album entitled "A Little
Light Music" was taken, from the name of the acoustic tour of '92, in turn
taken from a song from the previous album "Catfish Rising": to be
precise it is the song Rocks On The Road (Now how about a little light music /
to take it alla way/ Now how about some light music / to take it away /).
The first recorded dates were even discarded, due to the
excessive nervousness of the whole band for the project: which is saying
something for those who boast a consolidated live experience like Jethro Tull.
On the album there are songs recorded in London, Dortmund, Frankfurt, Mannheim,
Munich, Berlin, Prague, Zurich, Ankara, Jerusalem, Caesarea, Graz and Athens,
where the Greek singer George Dalaras is a guest for a (useless) version of
John Barleycorn and one of Ruby Tuesday, the latter cover fortunately not
included in the album.
The use of semi-acoustic in Nursie and its arrangement, the
choice of songs like From A Dead Beat To An Old Greaser, leave a bit of a
bitter taste in the mouth. The sound of David Pegg's acoustic bass is unusual
and gives a bizarre imprint to the songs, not to mention Ian Anderson's deputy,
quite in difficulty with the new volumes, not to mention the waning vocal phase
begins after the recordings of Under Wraps, although still quite acceptable
(the coup de grace would have been received by falling from the stage and
risking dying of thrombosis, which
affected her vocal situation until its current state). However, there are some
great interpretations, such as the instrumental version of the acoustic gem
Under Wraps # 2, rather than the excellent Life Is A Long Song and A Christmas
Song. Epic are also the presentations of Ian Anderson, who jokingly "takes
it out" with Martin Barre and David Pegg. Yet, overall it seems that the
sound is really very sparse in some points, in addition to the general
redundancy of some arrangements (the blues stirring of Look Into The Sun rather
than the intro of Too Old To Rock'n'Roll Too Young To Die, to name a couple).
Perhaps a similar project would be much more suitable for today's Jethro Tull, since Ian Anderson has lost his voice almost completely. Focusing on a predominantly acoustic repertoire would be less demanding and would yield better results. But the real weakness of "A Little Light Music" remains perhaps the fact that the songs, in addition to being re-arranged, are less incisive than the originals, or even just compared to other live shows (look at the excellent Bursting Out of 1978 for example!). "A Little Light Music" is a project in the balance. Even the design of the cover, despite being graphically well studied, is a bit kitsch and perhaps the original logo made with the symbols of the staff is saved.
Jethro Tull will try again the following year with the mediocre Beacon Bottom's Tapes of the 25th anniversary box set, before realizing that the more faithful you are to the original, the more the public appreciates it. Fairly!