www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

venerdì 13 settembre 2024

Giles, Giles & Fripp: accadde nel settembre del 1968


Usciva nel settembre del 1968 il primo album di Giles, Giles & Fripp, The Cheerful Insanity of Giles, Giles & Fripp”.

I fratelli Giles conobbero Robert Fripp attraverso la pubblicazione di un annuncio atto alla ricerca di un organista /cantante (!!). Dopo essersi trasferiti a Londra, ottennero un contratto discografico con la DERAM, sotto-etichetta della Decca… l’album vendette 600 copie.

La casa discografica decise di investire su questi tre musicisti, aggiungendo Ian Mc Donald e la sua fidanzata Judy Dyble, e il poeta Pete Sinfield. L'album ebbe all'epoca scarsissimo successo commerciale (stimato attorno alle 600 copie vendute), il che indusse poco dopo Pete Giles a lasciare la band; a rimpiazzarlo, Fripp, McDonald e Mike Giles chiamarono una vecchia conoscenza di Fripp, il bassista/cantante Greg Lakee, pochi mesi dopo, con l'ingresso in pianta stabile del poeta Pete Sinfield (già amico e collaboratore di McDonald) come paroliere e addetto a luci e suoni, nacquero i King Crimson.

Di tutto un Pop…
Wazza




giovedì 12 settembre 2024

Jethro Tull in Spain in September 1984

 Jethro Tull, from 12 to 14 September 1984, are on tour in Spain.

On the 13th they play in Madrid, if I'm not mistaken, the concert was recorded and broadcast by Radio Madrid.

Another gem for collectors: Chrysalis released a promotional 45 rpm of "Lapo of Luxury", with the dates of the Spanish Tour!

Of all a Pop...

Wazza

NB:

The photos are not related to the aforementioned concert, but to the 1984 tour

 


Ian Anderson and Dave Pegg of Jethro Tull. Hammersmith Odeon UK Tour 1984

Under Wraps Intro

Locomotive Breath instrumental theme

Hunting Girl

Under Wraps

Later That Same Evening

Nobody's Car

Apogee

Thick As A Brick

Level Pegging

Skating Away On The Thin Ice Of A New Day

Pussy Willow

The Clasp

Living In The Past instrumental

Serenade To A Cuckoo

Fat Man

Keyboard / Drums Solo

Fly By Night

Made In England

European Legacy

Black Sunday

Aqualung

Locomotive Breath

Too Old To Rock'N'Roll / Different Germany Instrumental Finale 

Thick As A Brick reprise

Cheerio








Mobili Trignani – "Webinar"-Commento di Luca Paoli

 


Mobili Trignani – Webinar

(Music Force, 2024)

Di Luca Paoli


È passato poco più di un anno da quando scrissi, su Mat2020, la recensione del terzo disco “PopArticolare” del duo Mobili Trignani (qui la potete leggere: http://mat2020.blogspot.com/2023/04/mobili-trignani-poparticolare-di-luca.html) ed è un piacere poter scrivere del nuovo lavoro “Webinar”, uscito sempre per l’etichetta Music Force il 20 Luglio di quest’anno.

La band è sempre formata dai due amici di vecchia data, Nicola Modesti (batteria, voce e cori, basso, synth e chitarra) e Fabrizio Trignani (chitarre, voce e basso) nati e cresciuti ad Arsita (Te).

Lo stile rimane, fortunatamente, un pop cantautorale di qualità, caratterizzato da testi che riflettono fedelmente la nostra società e la vita quotidiana. Il tutto è arricchito da un tocco di leggera ironia, offrendo all'ascoltatore oltre 40 minuti di musica piacevole e scorrevole, mai complicata o pesante. Al contrario, spesso è accompagnata da ritmi coinvolgenti che non solo catturano l'attenzione, ma invitano anche a seguire il tempo, magari battendo il piede a ritmo.

Il disco è composto da 13 tracce, tutte registrate presso il Mobile Studio di Cassetta Records di Paul BraNeagade e interamente scritte dal duo. Un elemento che accomuna ogni brano è l'ironia e la freschezza, qualità sempre più rare in un'epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie tragiche e drammatiche. Personalmente, sento il bisogno di disintossicarmi con una buona dose di leggerezza terapeutica, e queste canzoni rappresentano esattamente quel tipo di sollievo pur trattando temi di assolta attualità.

Tra i brani che più mi hanno colpito desidero segnalarvi la title track “Webinar”, che su di un ritmo reggae contagioso ci racconta che “insegnava nei corsiper non farsi fregarda chi vendeva corsiconcorsi e webinar.

Poi, con un sound da luna park non posso non citare la divertente “Cover”, che rende omaggio al cantautorato classico … eppure a noi ci piacciono le coveralcune sembrano le nostrein testa i testi di Battisti … così come la successiva “Tim” che racconta di quando abbiamo bisogno di un servizio ma lo stesso è inefficiente … ottime le voci e gli arrangiamenti.

Sicuramente tra i brani più impegnati del disco è “Pasolini”, che vede anche la partecipazione di Carmine Valentino Mosesso, che recita la poesia tratta da “La Terza Geografia”.

Vorrei, inoltre sottolineare “Triage”, ballad che pone in evidenza un problema di drammatica attualità quale è quello del servizio sanitario italiano … questo codiceverde camicenon s’intona benecon l’educazionesi, dovrei capireche sei qui da molte orema in assenza di salutesono attese complicate.

Vi assicuro che tutto il disco merita di essere ascoltato e riascoltato e vedrete che, con spensieratezza, vi farà pensare e ragionare su temi che banali non sono, ma sempre cullandovi con belle voci e ottimi momenti musicali.

La canzone d’autore italiana ha parecchi eredi e, fra questi, non possiamo non inserire i Mobili Trignani.

Buon ascolto.

 

 

 

 

 

mercoledì 11 settembre 2024

Remembering Gerry Conway born on September 11


Gerry Conway, former drummer of Jethro Tull, was born on September 11, 1947.

He played in Ian Anderson's band in the early 80s. Previously, he had been a member of other bands, such as Fotheringay or Ecletion and recorded Dark-Eyed Sailor with Steeleye Span, his friends.

Conway has also worked on the debut albums of singers such as Sandy Denny and Shelagh McDonald, as well as being part of Cat Stevens' band for six years.

Since 1999 he has been a member of Fairport Convention and, occasionally, also of Pentangle.

He passed away on March 29 of this year due to complications related to degenerative disease.








Orme e Banco: accadeva l'11 settembre del 2011


Si concludeva L'11settembre 2011 il Progressivamente Festival, "creatura" di Guido Bellachioma, con lo straordinario concerto delle Orme + Banco del Mutuo Soccorso tenuto nella splendida location della "Casa del Jazz" a Roma (ex villa della banda della Magliana).

Una serata da "incorniciare", con una risposta di pubblico superiore alle attese, tant’è che poco dopo l'inizio del concerto dovettero aprire le porte, per motivi di ordine pubblico.

Allego la recensione di Damiano Fiamin, che fotografa alla perfezione le emozioni di quell'indimenticabile concerto

Wazza


Live report: Le Orme + Banco del Mutuo Soccorso @ Casa del Jazz - Roma 11/09/2011

articolo a cura di Damiano Fiamin


Le premesse erano ottime, le aspettative elevate: Le Orme e Banco del Mutuo Soccorso, due dei più grandi nomi del progressive rock italiano avrebbero calcato per la prima volta un palco capitolino in occasione della giornata conclusiva del "Progressivamente Festival 2011".  Nella bella cornice della Casa del Jazz di Roma, una villa confiscata a uno dei boss della banda della Magliana e divenuta una dei poli culturali della Capitale, per una settimana si sono susseguiti seminari, workshop e concerti tenuti dai più grandi nomi del progressive nostrano. Evidentemente, la manifestazione ha avuto successo: la giornata di chiusura ha registrato il tutto esaurito; nonostante gli sforzi degli organizzatori, la Questura non ha rilasciato il permesso per aumentare la capienza e non sono pochi coloro che sono stati costretti ad ascoltare il concerto fuori dai cancelli.

In perfetto orario, dopo i rituali discorsi introduttivi da parte dei promotori, salgono sul palco Le Orme. La formazione è quella che ha realizzato “La via della seta”, lultimo album del gruppo, uscito proprio allinizio di questanno. Lo storico batterista del gruppo, Michi dei Rossi, è affiancato da musicisti di tutto rispetto come Jimmy Spitaleri, già cantante dei Metamorfosi, Michele Bon, alle tastiere, Fabio Trentini, basso e chitarra acustica, William Dotto chitarra elettrica e acustica, e Federico Gava al pianoforte. Proprio come accadde per lalbum da studio, è bello notare come la coesistenza di musicisti di generazione diversa riesca in qualche modo a dare una marcia in più al gruppo che si propone al suo pubblico con vigore ed energia. Senza dilungarsi troppo in chiacchiere, Le Orme infilano un pezzo dopo laltro, alternando brani tratti dalla loro ultima fatica a grandi classici, per la gioia dei fan che gli siedono davanti. Dopo una settimana di concerti, lamplificazione della Casa del Jazz è abbondantemente collaudata e non ci sono sbavature degne di nota per quanto riguarda la strumentazione; nei momenti di maggiore concitazione, Gava e il suo pianoforte finiscono leggermente al di sotto degli altri musicisti ma non si arriva mai a una sopraffazione completa di nessuno dei partecipanti. Michi dei Rossi realizza una performance eccellente: nel suo regno di piatti e pelli, governa senza esitazioni, scandisce il tempo e condisce le frasi musicali dei suoi colleghi con brio e professionalità; quando emerge e si avvicina al pubblico, riesce ad accattivarsene la simpatia grazie alla sua auto-ironia, manifestando un genuino piacere per le reazioni del pubblico. Eccellente anche Spitaleri, vero e proprio rocker d'annata, invecchiato nel fisico ma indomito nello spirito e nella voce; nonostante gli anni, riesce a mantenere unottima estensione vocale e calca il palcoscenico con decisione. Meno evidenti per presenza scenica ma comunque di gran livello le esibizioni di Dotto e Trentini: i due chitarristi si profondono in assoli di qualità, arpeggi intricati e accompagnamenti tecnicamente convincenti; saranno pure nuovi acquisti nella formazione de Le Orme ma hanno certo un curriculum di tutto rispetto alle spalle! Il giovane Gava, al pianoforte, è relegato un po’ in disparte su un palcoscenico che, effettivamente, non permette grandi manovre da parte dei musicisti; bravo, comunque, gran simbolo della nuova corrente intrapresa dalla band, in grado di mescolare senza timore vecchio e moderno per ottenere nuove, incredibili, alchimie sonore. Dopo unora abbondante di concerto, Le Orme si accingono al commiato, lasciando la scena al Banco del Mutuo Soccorso.


Il pubblico ha certamente apprezzato l'esibizione delle Orme ma è evidente che l'attesa maggiore è riservata al gruppo di Nocenzi e di Giacomo; non appena i musicisti si affacciano sul palco, scoppia unovazione rumorosa, unacclamazione di gioia per un gruppo che, oltre ad avere il vantaggio di giocare in casa, ha certamente segnato la storia del progressive del nostro paese in maniera indelebile. Nonostante fosse stato annunciato nella presentazione iniziale, è con un certo rammarico che viene registrata lassenza di Rodolfo Maltese; il chitarrista non sale sul palco insieme ai suoi colleghi per motivi di salute. È un Banco in gran spolvero, nonostante tutto, quello che si presenta al pubblico della Casa del Jazz: di Giacomo è in forma straordinaria, la sua voce ha ritrovato tutta lenergia che, nelle recenti esibizioni, pareva essersi affievolita. Nocenzi, come dabitudine, siede tra tastiera e organo, dirigendo il gruppo con impeto quando si tratta di pigiare i tasti neri e bianchi e pacatezza quando, invece, si abbandona a digressioni nostalgiche e riflessioni poetiche; il tastierista, in effetti, prende la parola in più occasioni per raccontare aneddoti e impressioni sul concerto, prendendo spunto dai pezzi appena suonati per lasciarsi andare a considerazioni ad alto rischio di retorica che, grazie alla sua abilità, riescono ad arrivare allo spettatore senza appesantimenti di vacua utilità. Nel periodo di silenzio richiesto al pubblico per commemorare lanniversario dellattacco terroristico subito dagli Stati Uniti dieci anni fa, non c’è alcuna considerazione facile, solo una condanna, sentita e vera, verso qualunque estremismo, qualunque sia la sua natura e la sua motivazione. Il Banco infiamma il pubblico di fan che, ormai, cercano di avvicinarsi quanto più possibile al palco, sedendosi anche a terra pur di stabilire un legame ancora più forte con la band. La scaletta proposta non riserva molte sorprese: la quasi totalità dei brani proviene dai primi tre capolavori del gruppo. Stranamente, non viene suonato uno dei brani che, da sempre, hanno più successo dal vivo: Metamorfosi; lassenza viene ampiamente compensata dallallungamento degli altri brani, tra i virtuosismi vocali del cantante e gli assoli degli strumentisti, si ha limpressione che il gruppo voglia omaggiare la sede del concerto con una deriva jazz che, certamente, ha il potere di esaltare gli astanti. Il basso di Ricci, come sempre, si inerpica in geometrie sonore complesse che ben si accompagnano alla prestazione di Masi alla batteria; la sezione ritmica, che in un gruppo come il Banco rischia di passare in secondo piano, svolge il suo compito in maniera precisa e convincente. Bravi anche Papotto, ai fiati, suoni di sottofondo e rumori vari e Marcheggiani che, con la sua chitarra, si lascia infervorare dallo spirito del rock & roll, producendosi in assoli lanciatissimi e muovendosi sul palco più di tutti gli altri musicisti messi insieme. Graditissima sorpresa verso il finale del concerto: durante la presentazione dei componenti del gruppo, sale sul palco Rodolfo Maltese. Sebbene visibilmente provato, il chitarrista accompagna i suoi compagni nell’esecuzione degli ultimi pezzi, prima che le luci si spengano e il gruppo scompaia dietro le quinte.



Ma le sorprese non sono finite: a dar corpo a una speranza che aleggiava nell’aria, il Banco torna sulla scena accompagnato da Le Orme. I due gruppi al gran completo saturano il palco in una jam session progressive in cui ben tredici musicisti si sono affiancati per la gioia del pubblico, suonando insieme due dei brani più famosi delle discografie dei due gruppi: Uno sguardo verso il cielo e Non mi rompete.

Divertenti e coinvolgenti fino alla fine, entrambi i gruppi hanno riempito, anche fisicamente, la scena in un omaggio agli astanti che non poteva esaurirsi in maniera migliore con il sigillo della cavalcata di chiusura di Non mi rompete.

Il pubblico, ormai, valica qualunque confine ipotetico e si assiepa fino a ridosso della struttura metallica su cui stanno suonando i musicisti, riempiendo ogni spazio utile, quasi a voler abbattere fisicamente il confine che li separa dai musicisti, confine che, a livello spirituale, è già crollato da tempo.

Applausi in piedi da parte di tutti i presenti, vicini e lontani dal palcoscenico, che incitano e gloriano entrambi i gruppi che, sentitamente, ringraziano. Davvero un bel concerto, ottime dimostrazioni di bravura da parte di entrambe le band che hanno saputo dimostrare come sia possibile essere un gruppo di spessore senza per questo perdere il rapporto con i fan. Auto-ironia e capacità di svecchiarsi hanno permesso a questi artisti di passare i quarant’anni di attività e rimanere ancora sulla cresta dell’onda; vista la loro prolificità per quanto riguarda i concerti, consiglio a tutti di andare a vedere il prossimo.





martedì 10 settembre 2024

Barriemore Barlowe's birthday


Barriemore Barlowe's birthday

 

Barriemore Barlow is a renowned British drummer, best known for his work with the progressive rock band Jethro Tull from 1971 to 1980.

Born Barrie Barlow on September 10, 1949, in Birmingham, England.

Started his musical journey with the beat group The Blades.

Joined Jethro Tull in 1971, replacing Clive Bunker.

Alessandria, 2008

Played a crucial role in shaping Jethro Tull's sound during their most commercially successful period.

Contributed to several iconic albums, including "Thick as a Brick," "A Passion Play," and "Minstrel in the Gallery."

Known for his innovative drumming style and powerful, energetic performances.


After leaving Jethro Tull in 1980, he continued to work as a session drummer and formed his own bands, such as The Storm and Tandoori Cassette.

Collaborated with various artists, including Robert Plant, John Miles, and Jimmy Page.

Occasionally reunited with Jethro Tull for special performances.

Considered one of the greatest rock drummers of all time.

Highly respected for his technical skill, creativity, and influence on subsequent generations of drummers.

His drumming on Jethro Tull's albums remains a classic and essential part of the band's legacy. 





lunedì 9 settembre 2024

RUNAWAY TOTEM - “Creators”, commento di Andrea Pintelli


RUNAWAY TOTEM
“Creators”

Black Widow Records

Di Andrea Pintelli


Alcuni mesi fa, a dire il vero parecchi (ma non troppi), è uscito “Creators”, il nuovo disco dei Runaway Totem. Trattasi della prosecuzione di “Multiversal Matter”, da me trattato alcuni anni fa tramite un’intervista illuminante rilasciatami dal loro leader Roberto CAHAL Gottardi, sempre per MAT2020. Questo nuovo lavoro, pubblicato dalla Black Widow Records (gloria sempre), ha intensità senza paragone alcuno, pur avendo trovato il precedente un disco profondissimo. La qualità dei suoni è pazzesca, tanto che le note sembrano entrar dentro anima e corpo. Concettualmente è, come sempre, complicato ai più, ma se si produce lo sforzo di capirlo, esso ti porta in un mondo che è qui, ma che non vogliamo cogliere, essendo noi umani dediti, spessissimo, alla superficialità. Il saper valutare il tempo e lo spazio è davvero per pochi illuminati, cercare di spiegarlo (qui tramite musica e testi) è una lezione difficile da dimenticare.

Suddiviso in due sezioni denominate Creators e Red Star, l’opera si apre con Viators, in cui si fa riferimento a razze aliene che intraprendono un viaggio intergalattico per arrivare ad approdare sulla terra. Intro d’altrove, denso, inizialmente ricongiungibile ad un adagio, per poi sfociare nella messa in musica del suddetto viaggio. Una marcia che Cahal riesce a costruire con la sua prestanza tecnica e artistica, tramite chitarre di ogni tipo, basso, sintetizzatori e tastiere. La presenza vocale della sempre magnifica Sophya Baccini, la eleva e la espande. I grandiosi fiati di Martin Grice dei Delirium fanno il resto. Advent Deus, ossia l’arrivo di queste forme aliene. Queste forme che non sono di materia terrestre, ma vibrano a frequenze più alte sono viste come fossero degli Dei. Stessi musicisti, atmosfera differente. Minacciosa e sinistra, trasuda novità: musica fiammante. Avvolge per non lasciare, piove concetti modernissimi. Gran lavoro di Simone Caruso alla batteria. Betelgeuse è la musica aliena portata dalla Stella di Betelgeuse. Strumentale che si popola del mai sentito, dell’estrema gioia del suo essere inedito. Si prosegue con Lemuria che è un luogo e un tempo che la nostra memoria ha perso. Le popolazioni della Lemuria sono antiche e tecnologicamente avanzate e la musica ricorda quei giorni. Per rendere tutto ciò fruibile è necessaria un’immaginazione fuori dal comune, oppure avere conoscenza di ciò che si sta proponendo. Chissà. Resta il fatto, ed è un fatto, che l’incrocio dei sax di Grice e di Andrea Facchini può amplificarne il discorso. Non mi è possibile chiamarla canzone, essendo parte di una sfera che non conosciamo. Grazie a Cahal ne abbiamo ora maggiore consapevolezza: non sentori, ma nozioni vere e proprie. Red Star si apre con The Gate of Orion, che altro non è che la venuta successiva di altri viaggiatori alieni che partono da Orione. Aprendo dei portali, essi possono entrano nel nostro mondo. Maurizio Poli porta una vocalità space, che si adatta perfettamente al concetto rappresentato. I portali sono qui riprodotti nella parte centrale del pezzo, nettamente differente dalla sua parte iniziale. Il ritmo inusuale ne delinea i tratti inconsueti, più unici che rari. Ecco Remembering Betelgeuse, dove il flauto dell’immenso Nik Turner la fa da padrone. Artista che parla la stessa lingua di Cahal, indubbiamente. Trattasi, comunque, del ricordo alieno della musica portata dalla stella di Betelgeuse. Non di facile presa, ma profonda e veemente. The Spiral vede il ritorno di Grice, a misurarsi con le vocalità di Emanuela Vedana e Maurizio Poli. Porta in grembo la volontà di manipolazione genetica degli alieni sulle popolazioni terrestri, per creare uno schiavo. Ma un’altra razza aliena, pro-vita, si interpone alle mire dei primi e riesce a creare l’uomo divino, distruggendo il piano precedente. Essa è una dimostrazione di resistenza, la cui cadenza si fa maggiormente intensa e potente. Universal Union è l’uomo nuovo collegato all’essenza primordiale. Quest’uomo nuovo entra in una dimensione da cui era partito. Ospite il mostro sacro David Jackson dei VDGG, la traccia assume fin da subito quell’importanza che traspare fin dal titolo. Cahal è oggettivamente artista straordinario; qui, credo, dia il suo meglio, in termini di fantasia applicata alla realtà. L’alchimista, bonus track, è altro rispetto a Creators e Red Star, sia come concetto espresso, sia musicalmente, ma anch’essa è assai buona e completa. Non un mero esercizio stilistico, ma espressione di gran maestria strumentale. Chiude in bellezza questo album compiuto e definitivo.

 

TRACK LIST:

 

CREATORS (clivvare sul titolo per ascoltare)

1.Viators

2.Advent Deus

3.Betelgeuse

4.Lemuria

 

RED STAR

1.The Gate of Orion

2.Remembering Betelgeuse

3.The Spiral

4.Universal Union

 

Bonus track:

L’alchimista

 

Composed, arranged and directed by Roberto “CAHAL” Gottardi, except: L’Alchimista composed by Richie Castellano arranged and directed by Roberto “CAHAL” Gottardi

 

The Intergalactic Totem Arkestra: Roberto “Cahal” Gottardi, Simone Caruso, Andrea Facchini, Maurizio Poli, Sophya Baccini, Martin Grice, David Jackson, Nik Turner, Emanuela Vedana

 

Mixed and engineered By Roberto Cahal Gottardi at Totem Studio Records

Mastered by Eugenio Vatta at E45 Studio - Roma

 





domenica 8 settembre 2024

Jethro Tull: "A Little Light Music" - September 1992

Czech & Slovak Fan Club Jethro Tull at Lucerna, Prague - 10. May 1992 - with Ian Anderson, Martin Barre, Dave Pegg & Dave Mattacks

"A Little Light Music", a live album by Jethro Tull, was released in September 1992.

In 1992, Anderson had two types of shows, the "Light & Dark Tour", with Andy Giddings on keyboards and Doane Perry on drums, and the aforementioned "A Little Light Music Tour", without Giddings and Perry, but with Dave Mattacks - borrowed from Fairport Convention - on drums and keyboards.

Between the two shows, the good Anderson chose the more acoustic and intimate one, the "Little Light Music" precisely, to be released as a double album.

Very particular setlist and different from the usual standards. The recordings were also taken in various locations.

The album also contains a cover of the classic John Barleycorn, which in the European version was sung in tandem with the Greek singer George Dalaras, renamed by us Tullians "Tony Dallaras"!

Of all a Pop...

Wazza

There comes a point in every artist's career when their repertoire is likely to literally come out of their ears. Without a doubt, it is difficult to please both the general fans, who in the end always want the four or five classic hits (people who warm up on Aqualung, Thick as A Brick, Boureé and Living

In The Past) and to please the most avid fans, who expect the proverbial "gems" and "gems", scattered here and there in the vast repertoire,  if not even the "newest" material, since the aforementioned classics have already been assimilated for a long time.

The fact is, that for the reasons mentioned above, Jethro Tull embarked on a world tour different from the usual, also due to the pressure of the public who demanded a conversion of Jethro to the fashionable "Unplugged" launched in the early 90s by MTV, that is that way of reinterpreting their live repertoires in an acoustic key. And that's what they did. This fact implied a clear change in 1992 not only from the point of view of the arrangements, but also in the line-up, albeit temporarily. Keyboardist Andy Giddings, who had recently joined Jethro Tull on the occasion of the recording of "Catfish Rising" (1991), was kindly invited to stay at home for the duration of the tour, while drummer Doane Perry asked for a break to look after his extra-Tullian affairs.

Behind the skins was therefore hired Dave Mattacks, at the time drummer of Fairport Convention, introduced by the then bassist Dave Pegg. Gerry Conway, the drummer at the time of "Broadsword And The Beast", also made a few fleeting appearances during the tour.


From the live recordings an album entitled "A Little Light Music" was taken, from the name of the acoustic tour of '92, in turn taken from a song from the previous album "Catfish Rising": to be precise it is the song Rocks On The Road (Now how about a little light music / to take it alla way/ Now how about some light music / to take it away /).

The first recorded dates were even discarded, due to the excessive nervousness of the whole band for the project: which is saying something for those who boast a consolidated live experience like Jethro Tull. On the album there are songs recorded in London, Dortmund, Frankfurt, Mannheim, Munich, Berlin, Prague, Zurich, Ankara, Jerusalem, Caesarea, Graz and Athens, where the Greek singer George Dalaras is a guest for a (useless) version of John Barleycorn and one of Ruby Tuesday, the latter cover fortunately not included in the album.

The use of semi-acoustic in Nursie and its arrangement, the choice of songs like From A Dead Beat To An Old Greaser, leave a bit of a bitter taste in the mouth. The sound of David Pegg's acoustic bass is unusual and gives a bizarre imprint to the songs, not to mention Ian Anderson's deputy, quite in difficulty with the new volumes, not to mention the waning vocal phase begins after the recordings of Under Wraps, although still quite acceptable (the coup de grace would have been received by falling from the stage and risking dying of thrombosis,  which affected her vocal situation until its current state). However, there are some great interpretations, such as the instrumental version of the acoustic gem Under Wraps # 2, rather than the excellent Life Is A Long Song and A Christmas Song. Epic are also the presentations of Ian Anderson, who jokingly "takes it out" with Martin Barre and David Pegg. Yet, overall it seems that the sound is really very sparse in some points, in addition to the general redundancy of some arrangements (the blues stirring of Look Into The Sun rather than the intro of Too Old To Rock'n'Roll Too Young To Die, to name a couple).

Anderson of Jethro Tull at Edinburgh Playhouse 1992
 
In short, I don't think I would have gone home very satisfied if I had gone to see a concert of this tour, even if many fans did not mind this phase at all. I'm not saying that you would have come back disgusted or disappointed, because the level of the show is certainly always excellent, but not even to jump for joy for the new change.

Perhaps a similar project would be much more suitable for today's Jethro Tull, since Ian Anderson has lost his voice almost completely. Focusing on a predominantly acoustic repertoire would be less demanding and would yield better results. But the real weakness of "A Little Light Music" remains perhaps the fact that the songs, in addition to being re-arranged, are less incisive than the originals, or even just compared to other live shows (look at the excellent Bursting Out of 1978 for example!). "A Little Light Music" is a project in the balance. Even the design of the cover, despite being graphically well studied, is a bit kitsch and perhaps the original logo made with the symbols of the staff is saved.

Jethro Tull will try again the following year with the mediocre Beacon Bottom's Tapes of the 25th anniversary box set, before realizing that the more faithful you are to the original, the more the public appreciates it. Fairly!





Il programma del Marquee Club nel '68



Ritorno al passato…

Con un’immaginaria macchina del tempo si potrebbe tornare nel fumoso e alcolico Marquee di Londra (vedi programma del settembre 1968).
C’è l’imbarazzo della scelta… Steve Winwood and Traffic, The Nice, The Taste, Joe Cocker, Fairport Convention, Jeff Beck.
O magari quello strano gruppo dove il cantante suona il flauto su una gamba sola… i Jethro Tull!

Di tutto un Pop…
Wazza



venerdì 6 settembre 2024

Compie gli anni Roger Waters















Tanti auguri a Roger Waters, nato il 6 settembre del 1943.
Riduttivo chiamarlo il "bassista" dei Pink Floyd, sicuramente uno dei parolieri più bravi al mondo.


Membro fondatore dei Pink Floyd, dalla sua mente sono nati "The Wall", "Animals" "The final cut", oltre ad altri innumerevoli capolavori.

Sempre in "secondo piano", prima con Barrett e poi con Gilmour, persona sensibile, i suoi testi sono segnati dalla perdita del padre in tenera età.

Molto attivo politicamente, spesso ha attaccato i "potenti del mondo".

Un punto di riferimento per la musica mondiale... un "pilastro". Dopo il "final cut" dato ai Pink Floyd continua con una immutata carriera da solista.

Happy Birthday Roger
Wazza 







giovedì 5 settembre 2024

Il compleanno di Mel Collins



Compie gli anni oggi, 5 settembre, Mel Collins, sassofonista e flautista; entrando nei King Crimson fa il salto di qualità, diventando uno dei sassofonisti più richiesto nel mondo prog.


Alla "Corte" dei Re Cremisi

Dal 1976 al 1984 è in pianta stabile nei Camel, dopodiché girerà gli studi di registrazione di mezzo mondo.

Molto apprezzato anche in Italia sia dal pubblico che dai "colleghi", va in tour nel 1973 con la PFM, suona con Lucio Battisti, Pino Daniele, Sergio Caputo, Flavio Giurato, Arti & Mestieri...

In tour con la PFM

Si fa prima a nominare con chi "non" ha suonato!
Happy Birthday Mel
Wazza