usciva il
30 novembre 1979 "The Wall", uno dei punti più alti
raggiunti dai Pink Floyd e dalla musica progressive..
L'idea
venne a Roger Waters, dopo una lite con alcuni spettatori durante un tour in
Canada.
La voce
del bambino che si sente in "Goodbay
blue sky" è di Harry Waters, figlio di Roger.
Richard
Wright appare in veste di ospite… all'inizio del progetto aveva abbandonato la
band a causa dei continui litigi con Waters.
In Italia
ha venduto più di un milione di copie.
…di tutto
un Pop
Wazza
Si prova la scena di "Mother" , dal film The Wall
Il 30 novembre 1979 esce"The Wall",
doppio Lp deiPink Floyd.
L'uscita discografica assume immediatamente i connotati di evento planetario ed
epocale, certamente uno dei più importanti eventi della storia del rock. Il
disco del muro, dei mattoni entra nella vita e nell'immaginario di milioni di
persone. Un mito che si trasmetterà di generazione in generazione fino ai
giorni nostri. A oltre 30 anni dall'uscita si contano circa 30 milioni di copie
vendute, numero impressionante per un disco
doppio. I temi contenuti nell'album sono le vicende personali di Roger Waters."The Wall" è soprattutto un disco dove Waters ha
proiettato le numerose inquietudini e problematiche personali.
Contenuti
che verranno successivamente rappresentati nella versione cinematografica del
film di Alan Parker"The Wall". La storia è diPinkche è una rockstar che durante un massacrante
tour sta consumando il rapporto con la moglie. Nelle lunghe giornate passate in
solitudine in una anonima stanza di albergo tra un concerto e l'altro,Pink, nel vano tentativo di mettersi in contatto
con la moglie, rievoca i fantasmi della sua esistenza, la morte del padre in
guerra, l'infanzia difficile stretta tra l'atteggiamento iper-protettivo della
madre e l'indottrinamento da parte di professori psicopatici. Simbolicamente le
difficoltà e i traumi esistenziali diPinkvengono rappresentati come mattoni che vanno a
costruire un muro di isolamento che lo allontanano dalla realtà, fino a un
completo isolamento.Pinkcapisce che potrà vincere la propria solitudine
in un solo modo: deve analizzare la propria vita. Così si apre un processo
mentale che lo porta ad abbattere il muro, eliminando le proprie difese ed
esponendosi - nudo - ai propri simili. L'album si chiude con la ballata
"OutsideThe Wall", poesia delicata, dal tono
introspettivo, in cui Waters spiega come sia difficile rimanere sempre sani di
mente: "Da soli, o in coppia, gli unici che realmente ti amano passeggiano
su e giù fuori dal muro. Alcuni mano nella mano e altri radunati insieme in
comitive. I cuori teneri e gli artisti oppongono resistenza. E quando ti avranno dato tutto alcuni barcolleranno
e cadranno, dopo tutto non è facile, sbattere il tuo cuore contro un muro di
pazzi... » Il brano "Comfortably Numb" è senz'altro
il brano dell'album che più di tutti gli altri suscita emozioni profonde.
«L'immaginazione non è
uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa. »
(William Blake)
Il 28 novembre del 1757
nasceva William Blake, poeta incisore pittore... sì ma che c'entra con il
progressive?
C'entra eccome, la
cantante Sophya
Baccini, nel 2013, ha inciso con la sua band Aradia il disco "Big Red Dragon"
(William Blake's Vision), ispirato alle opere dello "stravagante" poeta
inglese.
Ti è sfuggito fai
sempre in tempo a rimediare (leggi recensione), e procuratelo!
I buoni consigli di…
Wazza
Un albero avvelenato
Ero adirato col mio amico,
Dissi la mia ira, la mia ira finì;
ero adirato col mio nemico,
non la dissi, la mia ira crebbe.
E l’ho bagnata di timori,
notte e giorno con le mie lacrime,
e le ho dato il sole di sorrisi
e dolci ingannevoli astuzie.
Ed è cresciuta sia di giorno che di
notte,
finché ha portato una mela luminosa;
ed il mio nemico la vide risplendere,
e seppe che era mia.
E penetrò nel mio giardino
quando la notte aveva velato il
cielo;
nella mattina lieto vedo
il mio nemico steso morto sotto l’albero.
(William Blake)
Dopo “Aradìa” del 2009, ecco, a nome Sophya Baccini’s Aradìa, il secondo lavoro intitolato “Big red dragon”
pubblicato dalla genovese Black Widow. La voce della Baccini mi aveva
colpito sin da “Black opera” (album dei Presence del 1996 ) quando, con una certa “sfacciataggine” aveva interpretato in chiave rock
delle arie famose di Verdi (da “Il trovatore”, alla “Traviata”, dal “Rigoletto” a “La forza del destino” con risultati molto interessanti. E
la commistione tra rock, metal, musica classica e lirica è il sottile trait d’union che ci porta a questo secondo
sforzo solista. L’idea del concept è nata durante un periodo di vacanza e il tema scelto è stato l’opera pittorica di William Blake
racchiusa in 11 (dei 13 brani) a cui si
aggiungono l’iniziale “William” e la finale “Jerusalem” (poesia dello stesso Blake) molto
conosciuta nella versione EL&P.
Se, all’ambizione del tema scelto,
aggiungiamo una serie di ospiti d’eccezione (i due
Vairetti degli Osanna, Cristian Decamps degli Ange, Elisa Montaldo de Il
tempio delle clessidre e, ancora, Steve Sylvester, Roberto Tiranti.) ecco che
evidentemente nulla è lasciato al caso. Dopo l’introduttiva “William”è con “Angel of the revelation” che iniziamo a cogliere molte delle
sfumature della voce di Sophya. Un brano “costruito” sulla sua ugola
con la band (quasi tutta al femminile) pronta a rifinire, a colorare, ad
impreziosire le dinamiche melodiche della cantante partenopea. “Satan”è a tratti ossessiva, oscura e persino inquietante con
un notevole apporto degli archi di Stella Manfredi, ottima nel creare le giuste
atmosfere. “Love of Hecate” offre un altro saggio della bravura
della Baccini, qui in versione “lirica” con cameo di Elisa Montaldo a conferire delicatezza estrema al brano con
i suoi interventi misurati al clavicembalo al mellotron e alla celesta. “La porta dell’inferno”, uno dei pochi pezzi con
liriche in italiano, vede il contributo dei due Vairetti ( Lino ed Irwin) alla
voce, oltre a quella di Sophya: anche qui gli archi protagonisti assieme ai
duetti vocali che creano un atmosfera profonda ed introspettiva. Con “The number”, complice anche la voce
di Steve Sylvester, il suono si inasprisce alquanto, così come in “Just” ( stavolta la voce è di Roberto Tiranti). Gli 8 minuti di “Cerebus” sono quelli più tipicamente progressive sinfonici
con la commistione tra rock e lirica ben riuscita. “While he’s sleeping” vede l’incontro
tra la voce della Baccini e quella di Sonya Kristina ( dei Curved air) ed il
pezzo, con la complicità del violino della Manfredi, non può che ricondurci alle atmosfere della
band britannica. Per gli amanti degli Ange ecco poi “Au matin du premier jour” con Cristian Decamps a donare
ulteriore carisma espressivo alle belle musiche.
“Beatrice”è un capolavoro di piccole cos’e’una voce delicata, la discreta
presenza del pianoforte (Marilena Striano) . Tutto questo in sei minuti di
poesia pura. La title track non convince appieno, non tanto nel cantato, ma
nelle musiche un poco insipide. Chiude l’album, come dicevamo, “Jerusalem”: lontana dall’interpretazione
offerta da EL&P, ma altrettanto toccante. “Big red dragon”è senza alcun dubbio un lavoro importante e ben fatto,
in cui le capacità interpretative della Baccini sono evidenziate ai più alti
livelli. Qualche piccolissimo appunto lo riserviamo al versante prettamente
strumentale con la band, forse, non sfruttata al massimo delle sue capacità ma che pare “solo” un (ottimo) contorno alla personalità della leader, davvero grande”.
Sophya:
voce, tastiere, synth bass
Chicco
Accetta: chitarra
Francesca
Colaps: batteria
Stella
Manfredi: violino, Viola
Marilena
Striano: piano
Special guests: Christian Decamps (ANGE) Sonja Kristina (Curved Air) Elisa
Montaldo (Il Tempio delle Clessidre) Steve Sylvester (DEATH SS), Lino Vairetti
(Osanna ) Irwin Vairetti (Osanna), Enrico Iglio (Presence), Roberto Tiranti
(Mangala Vallis)
il 28 novembre 1974, riporta all'ultima
apparizione in concerto, con pubblico pagante, di John Lennon.
La causa fu una
scommessa persa con Elton John, leggete l'interessante articolo a seguire
catturato in rete.
…di tutto un Pop
Wazza
28 NOVEMBRE 1974: ULTIMA APPARIZIONE
LIVE DI JOHN LENNON AL MADISON SQUARE GARDEN DI NEW YORK.
Chi lo avrebbe mai
pensato che una scommessa persa con Elton John sarebbe stato il pretesto che avrebbe
determinato l’ultima
apparizione di John
Lennon su di un palco dinanzi ad un pubblico pagante?
I primi mesi del 1974,
come del resto gli ultimi del 1973, continuano ad essere vissuti da parte di
John Lennon nello sbando più totale: lontano da Yoko Ono, impegnato
sentimentalmente con la segretaria e collaboratrice May Pang, John continua a
trascorrere il suo tempo ubriacandosi
nel caos più totale con i compagni di avventura Ringo Starr, Harry
Nilsson e Kehit Moon, in quello che lo stesso John defìnì “The Lost Weekend”. L’apice del delirio più assurdo fu raggiunto nella notte del
12 marzo 1974, quando John e Harry Nilsson furono cacciati dal Trobadour Club
di Los Angeles per aver interrotto, ubriachi, l’esibizione dei Smothers Brothers .
Non soddisfatto dell’esito delle session di registrazione
che avrebbero dato origine all’album “Rock ‘ n’ Roll” (con la famosa fuga con i nastri
registrati da parte del produttore Phil Spector) John si impegna a produrre il
decimo album dell’amico Nelsson, “Pussy Cat”. Le session di registrazione di
questo album passarono alla storia poiché, per la prima ed ultima volta dallo scioglimento dei
Beatles, in ben due occasioni (il 28 ed il 31 marzo 1974) ci fu il
ricongiungimento fra John Lennon e Paul McCartney che furono coinvolti un due
storiche jam session, per nulla interessanti dal punto di vista musicale, ma
che sanciranno il riavvicinamento tra Paul e John dopo i dissidi che seguirono
lo scioglimento dei Beatles. Così come per le session di “Rock ‘n’ Roll” anche le session di “Pussy Cat” sono caratterizzate dal caos più totale, tanto che per portare a
termine il progetto John deve abbandonare Los Angeles e tornare a New York. Lo
spostamento di residenza determina anche il ritorno all’ordine nella vita di John : una volta
terminata la produzione dell’album di Harry Nelsson, a giugno, Lennon si dedica alla
realizzazione di un suo nuovo album, il primo ad essere concepito in assenza di
Yoko Ono, a partire dal 1968.
La lavorazione al
disco parte con un impegno ed una serietà sicuramente maggiori rispetto a
quanto fatto registrare nei mesi precedenti. Per una decina di giorni, nel mese
di luglio, John si dedica ad un lavoro di pre-produzione negli studi di
registrazione dove prova e riprova a suonare, per prendere maggiore confidenza
con le canzoni che andranno a costituire il nuovo album. Le registrazioni vere
e proprie si svolgeranno nel successivo mese di luglio negli studi Record Plant
East con i seguenti musicisti: Klaus Voorman al basso, Jim Keltner alla
batteria, Jesse Ed Davis alla chitarra, Arthur Jenkins alle percussioni, Ken
Ascher al clarinetto, Nick Hopkins, Bobby Keys al sassofono ed Eddie Mottau
alla chitarra acustica. Partecipò alla registrazione di “Whatever Gets You Throu The Night”, suonando il pianoforte ed ai cori, l’amico Elton John. Durante le sedute
di registrazione i due amici scherzando fecero una scommessa: se “Whatever Gets You Throu The Night” fosse arrivata in vetta alla classifica di vendita
dei 45 giri, allora John l’avrebbe dovuta eseguire dal vivo assieme ad Elton John. John
accettò di buon gusto
la scommessa, pensando che mai e poi mai quel brano avrebbe potuto conquistare
il numero uno delle classifiche di vendita dei 45 di Billboard. Invece contro
le più rosee aspettative il disco”Whatever Gets You Throu
The Night/Beef Jerky” (Apple Records, uscito in U.S.A.
il 23 settembre 1974 su Apple 1874 ed in Inghilterra il 4 ottobre 1974 su Apple
R5998) arrivò a conquistare la vetta delle classifiche di vendita dei singoli
in U.S.A., per cui il 28 novembre 1974, per mantenere fede alla promessa fatta,
un John Lennon nervosissimo salì sul palco assieme alla band di Elton John per
quella che sarebbe stata la sua ultima apparizione dal vivo.
Nel pomeriggio dello
stesso giorno, prima del concerto, i musicisti avevano provato il set con una
versione molto rauca e tagliente di “I Saw Her Standing
There” che fu
registrata su nastro. Nello spettacolo serale John eseguì tre canzoni con la
Band di Elton John. Iniziò con la sua hit del momento “Whatever Gets You Throu The Night” a cui fece subito seguito il più recente successo di Elton John che
altro non era che “Lucy In The Sky Whit
Diamonds” scritta a suo
tempo da Lennon per l’abum “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles e che Elton John aveva inciso nel 1974 su
45 giri con “One Day At A Time” (sempre di Lennon) come lato B. La
breve apparizione di Lennon sul palco del Madison Square Garden si concluse con
la canzone “I Saw Her Standing There”, che John presentò in modo curioso: “Voglio ringraziare Elton e i ragazzi per questa serata. Abbiamo provato a
pensare ad un numero col quale finire e andarcene, e abbiamo pensato di fare un
numero di un mio vecchio fidanzato chiamato Paul. Questa è una canzone che non
ho mai cantato, è un vecchio numero dei Beatles e lo conosciamo appena”. Il pubblico impazzì letteralmente. John per tutta la
durata della sua breve comparsa masticò gomma americana, cercando di apparire
calmo e distaccato. In mezzo al pubblico vi era anche Yoko Ono che potè
osservare e constatare la solitudine del suo uomo. Nel backstage dello Show i
due s’incontrarono
e, se dobbiamo credere alle loro interviste del 1980 (poco prima della morte di
John) gettarono il seme della loro riconciliazione.
CURIOSITA’
John era veramente
convinto che “Whatever Gets You Throu The Night” non avrebbe mai ottenuto tale
successo, e questo viene anche confermato
dallo stesso John in una intervista del 1980: “E’ stato il mio primo numero uno in U.S.A. .”Imagine” non era diventata
numero 1 (in U.S.A. n° 3 della Billboard Hot 100 chart
nell’ottobre del 1971; n° 6 in Inghilterra nell’ottobre 1975), “Istant karma!” nemmeno (in U.S.A. n ° 3 della
Billboard Hot 100 chart nel febbraio del 1970; in Inghilterra n° 5 della U.K.
Singles Chart), tutti dischi che reputo migliori di “Whatever Gets You Throu
The Night”.”;
Di fatto “Whatever Gets You Throu The Night” costituisce l’unico brano di John Lennon a raggiungere la vetta
delle classifiche americane di vendita dei 45 giri da quando i Beatles si
sciolsero nell’aprile del
1970;
Paradossalmente John
fu, in ordine cronologico di tempo, l’ultimo dei quattro ex Beatles a raggiungere la vetta
delle classifiche di vendita in U.S.A.. Infatti in precedenza l’avevano già raggiunta George Harrison con “My Sweet Lord”(pubblicata in U.S.A. il 23 novembre 1970 con “Isn’t It A Pitty” come lato B) e con “Give Me Love (Give Me Peace on Earth)” (pubblicata in U.S.A. su singolo
il 7 maggio 1973 con “Miss O’Dell” come lato B),
Paul McCartney con “My Love”(pubblicata in U.S.A. come singolo il
9 aprile 1973 con “The Mess (Live at The Hague)” come lato B) e
con “Band On The Run” (pubblicata in U.S.A. come singolo l’8 aprile 1974 con “Nineteen Hundred And Eighty-Five” come lato B) e
Ringo Starr, addirittura con due diverse canzoni: “Photograph” (composta con Harrison e pubblicata come singolo in U.S.A il 24
settembre 1973 con “Down And Out” come lato B) e con “You’ re Sixteen” (composta dagli Sherman Brothers e
pubblicata il 3 dicembre 1973 con “A Devil Woman” come lato B);
Il brano non era
assolutamente la prima scelta di Lennon per essere il singolo di lancio dell’album “Walls And Bridges”. Fu scelto infatti
dal Vice Presidente della Capitol Records
Al Coury, che aveva recentemente collaborato con Paul McCartney.
La fonte di
ispirazione per la composizione di questo brano fu uno show televisivo che
stava guardando in una tarda notte. May Pang , ex segretaria ed amante di John,
dichiarò a Radio Times nel dicembre del 2005: “A John piaceva fare zapping di notte, e prendeva nota di qualsiasi cosa
curiosa che ascoltasse in televisione. Una notte stava guardando in TV il
celebre pastore evangelista di colore Reverendo Ike, che stava dicendo: “Lasciate che ve lo dica
ragazzi, non ha alcuna importanza, Lui vi prenderà comunque durante la
notte!”. John si innamorò al primo ascolto di questa frase e se la annotò sul suo taccuino che
teneva a portata di mano vicino al letto. Questa fu la genesi di “Whatever Gets You Throu
The Night”.
In precedenza all’incisione di “Whatever Gets You Throu The Night” Elton John e John Lennon avevano già collaborato alla registrazione di
altro materiale. Sempre nel 1974 Elton John incise “Lucy In The Sky Whit Diamond” (composta da Lennon nel 1967) in cui John compare
alla chitarra ed ai cori, sotto lo pseudonimo di Dr. Winston O’Boogie. Questa versione raggiunse il
primo posto nella classifica americana di Billbord Hot 100 per due settimane ed
il decimo in quella inglese. La canzone fu pubblicata su singolo con lato B “One Day at a Time” che è un altro
brano di Lennon (facente parte dell’album “Mind Games”): anche in questo brano John suona
la chitarra.
Salendo sul palco del
Madison Square Garden annunciato da Elton John la sera del 28 novembre 1974,
prima di eseguire la canzone “Whatever Gets You Throu The Night” John lennon prova l’accordatura ed i volumi della sua
chitarra accennando il riff di “I Feel Fine” successo dei Beatles del 1964 da lui composto.
Le tre canzoni incise
in questo storico evento furono pubblicate in Inghilterra su DJM DJS 10965
senza seguire l’ordine esatto di esecuzione durante
il concerto. Sul disco infatti l’ordine delle tre tracce era il seguente: “I Saw Her Standing There”, “Whatever Gets You Throu The Night” e “Lucy In The Sky Whit Diamonds.
Paradossalmente l’ultima canzone interpretata dal vivo
da John Lennon, “I Saw Her Standing Ther”, fu la prima canzone del Lato A del
Long Playing di esordio dei Beatles “Please Please Me” pubblicato in Inghilterra nel 1963.
A fine novembre, inizio dicembre 1982, il Banco sbarca a Cuba, invitati per quindici giorni
dal ministero della cultura cubana. Si esibiscono al "Festival Internacional de la Nueva Cancìon",
a cui partecipano artisti da tutta l'America Latina, tra cui spiccano Astor Piazola,
Chico Buarque de Hollanda e il cantautore catalano Juan Manuel Serrat; la loro
esibizione,
a differenza degli altri ospiti (10 minuti...), dura quaranta minuti, con tanto
di ripresa televisiva. Il successo è talmente grande che tengono altri due
concerti interi al Teatro Nacional de la Habama (il tempio dell'intellighenzia
locale, con una gigantografia del Che come facciata...). I cubani soprannominarono Francesco, amichevolmente,
"El Gordo"… tanti complimenti dalla gente e dai media che "erroneamente"
li chiamarono "Banco de Soccorro Mutuo". Incontri culturali, il calore della gente, il
tropico, insomma, 15 giorni di rumba! Questo accedeva 35 anni fa, prima dei Rolling
Stones, prima di Jovanotti (ditelo al "Mollicone" nazionale)...
esistono filmati nell'archivio Banco che testimoniano questi incontri, dove
Vittorio, Francesco, Gianni, Rodolfo, interagiscono e intervistano i grandi
della musica latino americana: speriamo che prima o poi li tirino fuori!
Giorgio "Fico" Piazza live al Club Il Giardino -
Lugagnano (VR) 25/11/2017
Di Marco Pessina-Reportage fotografico di Renzo De Grandi
Ci voleva lui, GIORGIO PIAZZA,
primo bassista e uno dei fondatori dell'allora Premiata Forneria Marconi, per riprendere in mano le musiche che
segnarono un'epoca all'inizio degli anni '70: quello che la critica definì a
quel tempo musica pop. Per dar vita a questo pregevole progetto il musicista
milanese si é attorniato di giovani appassionati e virtuosi del genere. Nella
serata del Giardino, che ha il
grosso merito di proporre sempre queste situazioni musicalmente intriganti,
hanno suonato: MARCO FABBRI
(batteria), già navigato musicista con parecchie esperienze maturate negli anni
e da qualche anno in forza ai THE WATCH, GIUSEPPE
PERNA e MARCO CAMPAGNO (tastiere
e voci), ERIC ZANONI (chitarre) con
la presenza, per l'occasione, di GIORGIO
GABRIEL (chitarra acustica), che ci ha deliziato in un paio di brani dei
celeberrimi arpeggi che furono di FRANCO MUSSIDA.
PIAZZA ci spiega
sinteticamente di aver voluto riproporre questa musica proprio alla maniera in
cui fu pensata e come nemmeno la PFM fece più, nelle serate live, durante la
gloriosa carriera successiva! In una sala gremita, via dunque al progetto,
partendo alla "rovescia", con le note dell'album “PER
UN AMICO”, del 1973! Già dalle prime battute si possono ascoltare i
meravigliosi tappeti di note che il mai apprezzato abbastanza FLAVIO PREMOLI
costruì! Merito dei due giovani tastieristi, che si renderanno protagonisti
nell'arco di tutta la serata. PER UN
AMICO, viene suonato per intero e in rigoroso ordine di brani! Molto bella,
in particolare, l'esecuzione de IL
BANCHETTO, con la parte centrale che vede le tastiere duellare in un
crescendo rossiniano, sostituendo ora il flauto, ora il violino, che fu di
MAURO PAGANI. Gli applausi scrosciano e non potrebbe essere altrimenti, con un
PIAZZA che si limita solo a puntualizzare alcuni concetti ermeticamente. Ci
saranno poche chiacchiere e molta musica! Un acciaccato FABBRI renderà corposa
la sezione ritmica come é sua abitudine. L'esecuzione di GERANIO chiude la prima parte della serata. Breve pausa e via con STORIA DI UN MINUTO, partendo da LA CARROZZA DI HANS, con la
partecipazione all'acustica di GIORGIO GABRIEL, che costituisce l'ennesimo
momento caldo della serata di Lugagnano.
Nella successiva DOVE E QUANDO parte uno, si mette in evidenza il bravo ZANONI. Le
chicche proseguono con DOVE E QUANDO
parte due e GRAZIE DAVVERO, a nostra
memoria mai eseguite per intero dal vivo dalla PFM. A questo punto siamo in
attesa di IMPRESSIONI DI SETTEMBRE,
con tanto di intro, seguita da E' FESTA,
eseguite puntualmente. Brani che, semmai ce ne fosse stato bisogno, scatenano
l'appassionato pubblico presente. Il lungo applauso finale testimonia il
gradimento della serata. La band ritorna sul palco e suona una coinvolgente GIMME SOME LOVIN, che non aggiunge
nulla, ma contribuisce alla degna festa finale.
Grazie a GIORGIO
PIAZZA e alla sua band per la riscoperta di questi favolosi brani e lunga vita
al progetto. Chissà che non ci si riveda in futuro prossimo, magari proprio al
Giardino!