www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

sabato 27 luglio 2024

Club Tenco: accadeva il 27 luglio del 1974

Si concludeva il 27 luglio 1974 la prima edizione del “Premio Tenco Rassegna della Canzone d’Autore”, una specie di “Contro Sanremo”.

Negli diverrà uno dei più importanti riconoscimenti musicali.

Come usuale non mancarono le contestazioni.

A seguire l’elenco dei vincitori della prima edizione.

Di tutto un Pop…

Wazza


ARTISTI STRANIERI 

Léo Ferré 


PREMIO TENCO

Il Premio Tenco è il massimo riconoscimento del Club Tenco, attribuito alla carriera di artisti (soprattutto internazionali) dal comitato direttivo del Club, a differenza delle Targhe Tenco, assegnate invece da una nutrita giuria di giornalisti ai migliori dischi italiani della stagione.

I Premi Tenco possono essere assegnati ad artisti che si sono espressi particolarmente nella canzone d’autore, ovvero a personalità che hanno svolto un ruolo preminentemente come operatori culturali nello stesso ambito.


PREMIO TENCO CANTAUTORE 

Léo Ferré

Sergio Endrigo

Giorgio Gaber

Domenico Modugno

Gino Paoli

PREMIO OPERATORE CULTURALE 

Nanni Ricordi


Mauro Pelosi

Francesco Guccini al Club Tenco 1974

Roberto Vecchioni, Gianni Siviero, al centro, Amilcare Rambaldi





venerdì 26 luglio 2024

MAGIA NERA-“VLAD” - Commento di Andrea Pintelli


MAGIA NERA-“VLAD”

Di Andrea Pintelli


I Magia Nera, band spezzina attiva fin dagli anni ’60, confezionano il loro nuovo lavoro dal titolo emblematico “Vlad”. Opera interamente dedicata alla figura del tanto mitizzato nobile della Valacchia, la cui storia viene rivisitata nel libro rilasciato nel 2022 dal loro chitarrista e cantante Bruno Cencetti, tale “L’innocenza di Dracula: Apologia di un Vampiro”, le cui note introduttive ci corrono in aiuto per capirne la genesi: “Valacchia, Monti Carpazi, anno 1431. Una madre impaurita si nasconde nel castello di proprietà della famiglia, semidistrutto dall'assalto degli Ottomani. Dopo aver partorito il figlio del conte Vlad tra infiniti tormenti e privazioni, si accorge con terrore di non avere latte. In un ultimo disperato tentativo di far sopravvivere il figlio, sostenuta dal suo amore di madre, si punge un capezzolo con una lama e nutre il figlio con il suo sangue. Ma la tara che egli subisce lo costringe a una vita in cerca di una femmina da amare allo stesso modo, ossia bevendo il suo sangue. Nel momento in cui lo scorrere del sangue della sua vittima gli restituisce quell'amore infinito, lui la uccide e la storia ricomincia. Dio lo ha condannato, ma quanto di tutto questo è colpa di Vlad? Dio non interviene nelle vicende umane, ci lascia artefici del nostro destino e Vlad è artefice del suo.” Ora, sappiamo tutti che il personaggio storico realmente esistito, detto “l’Impalatore”, va tenuta separata dalla geniale inventiva vampiresca dettata da Bram Stoker, nel suo romanzo “Dracula” risalente alla fine dell’Ottocento. Giusto per rinverdire le menti: “Vlad III di Valacchia Hagyak (Sighișoara, 2 novembre 1431 – Bucarest, dicembre 1476/10 gennaio 1477) è stato un nobile, militare e politico rumeno, meglio conosciuto solo come Vlad, o con il suo nome patronimico, Drăculea (che significa figlio del drago) italianizzato in Dràcula, voivoda (principe) di Valacchia e membro della Casa dei Drăculești, un ramo collaterale della Casa di Basarab. Era figlio del precedente voivoda Vlad II Dracul, membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimo nell'Europa orientale. Noto anche come Vlad Țepeș (in rumeno: Vlad l'Impalatore), fu per tre volte voivoda di Valacchia, rispettivamente nel 1448, dal 1456 al 1462, e infine nel 1476. Il soprannome l'Impalatore deriva dalla sua predilezione per l'impalamento dei nemici. Durante la sua vita, la sua reputazione di uomo crudele e sanguinario si diffuse in tutta Europa e, principalmente, nel Sacro Romano Impero. Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania, così come in altre parti d'Europa, per aver protetto la popolazione rumena sia a sud sia a nord del Danubio e per la sua brutalità e il suo patronimico.”

Cencetti va oltre tutto ciò, come anzidetto, ma la domanda sorge spontanea: Vlad / Dracula, essendo stato usato e abusato nel corso degli anni tramite libri, dischi, e, soprattutto, decine e decine di film (spesso inutili), aveva bisogno di un altro scritto, coadiuvato dalla propria colonna sonora? La risposta è sì, visto che il libro fantastica sulle origini del Conte e ne fornisce una nuova immagine. Questa è la novità. I testi, racchiusi nelle canzoni del disco, prodotto e pubblicato dalla Black Widow Records (gloria sempre), sono poetici e ariosi, ottimamente incastonati in sonorità che delineano l’impeto e la follia degenerativa che avvolgeranno per sempre la vita di Țepeș. La Protogenesi (Recitativo) apre il sipario su questa nuova storia, e lo fa nella maniera più fosca e oscura possibile. Arpeggi di chitarra acustica a creare l’ambientazione, mentre la voce descrive in modo sentito l’inizio del tutto; Cencetti, con fare da attore, offre questo (appunto) recitativo e lo porta a un livello drammatico che potrà piacere, senz’altro, ai tanti fans del Conte. Si prosegue con Vlad il Condottiero, dove la forma canzone prende ora il sopravvento. Il leader si cala nella parte in maniera assolutamente notevole, con tutta la band a seguirlo con buoni risultati d’insieme. Ali nel Buio ha impostazione hard blues, con echi di Sabbathiana memoria; rocciosa e godibile, mette in primo piano, ancora una volta, la teatralità della narrazione. Buoni e ben bilanciati i suoni della strumentazione impiegata. Dolce Sentire ha matrice heavy, finalmente e in pieno stile Magia Nera; canzone dove le tastiere sono ora libere di esprimersi in tutto il loro ardore, facendolo in caloroso stile seventies, lasciando poi spazio a un gradevole assolo chitarristico. Amore di Una Notte continua in tal senso, quasi fosse una canzone sorella della precedente, anche se distinte nel risultato. In soldoni è pane per denti ben abituati alla più classica cavalcata heavy prog. Freddo Sacello, il cui inizio è O Fortuna (primo movimento di Fortuna Imperatrix Mundi), tratto da “Carmina Burana” di Carl Orff, sfocia in una traccia dai sentori folk, che nuovamente trasformano il disco in qualcosa di diverso dal solito. Nella successiva Frassino nel Cuore nulla si attenua, la recitazione è sempre più marcata e ricca di energia interiore, mentre le sonorità si dipanano fra rimarcati accenti hard e momenti medievaleggianti. Atto Finale, a mio avviso la migliore del lotto (anche se l’album è da valutarsi per interezza), racchiude tutto quanto fin qui affrontato dai Magia Nera, ossia il loro mondo. Avevo già commentato, tempo fa, il loro “Montecristo”, ma qui siamo oltre quel livello. Evoluzione e significative idee mettono le ali alla loro musica. Compratelo: non ve ne pentirete. 

 

Track list (cliccare per l'ascolto)

1)    La Protogenesi (Recitativo)

2)    Vlad il Condottiero

3)    Ali nel Buio

4)    Dolce Sentire

5)    Amore di Una Notte

6)    Freddo Sacello

7)    Frassino nel Cuore

8)    Atto Finale

 

Line Up:

Bruno Cencetti: chitarre e voce

Alfredo Peghini: basso

Alvaro Lazzini: batteria

Luca Tommasi: tastiere

 




 

Compie gli anni Pino Sinnone




Compie gli anni oggi, 26 luglio, Pino Sinnone, batterista dei "The Trip".
Nel 1972 lascia la band sostituito da Furio Chirico.
Dopo varie vicissitudini, la morte di Wegg Anderson e Joe Vescovi, anni di fermo... nel 2015 riforma i "The Trip"

Happy Birthday Pino!
Wazza

This line-up with Joe Vescovi, Pino Sinnone, Roger Peacock , Arvid Wegg Andersen and Billy Gray

LE TESTE DURE formazione 1966-1967 (con Pino Sinnone alla batteria)




giovedì 25 luglio 2024

Festival Nazionale dei Giovani-1976

foto di Enrico Scuro


Negli anni '70 anche l’Italia era un "brulicare" di Festival e raduni; si ricordano sempre… Villa Pamphili, Terme di Caracalla, Parco Lambro...

Molti quelli meno conosciuti, ma sempre di grande interesse artistico e culturale.
Uno di questi fu il "1° Festival Nazionale Dei Giovani", che fu organizzato a Ravenna da il  24 luglio al 1° agosto del 1976.

Organizzato dalla FGCI, non era partito nel migliore dei modi, causa violenti scontri all'esterno tra polizia e giovani autonomi. Nonostante tutto ebbe un ottimo successo, grazie anche ai partecipanti di alto livello che furono: Area, Premiata Forneria Marconi, Canzoniere Del Lazio, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Francesco Gucccini, Tony Esposito, Gino Paoli e alcuni grandi jazzisti come, Don Cherry e Cecil Taylor.
Tutto questo intermezzato da dibattiti politici, convivenza nel campeggio, sbronze naturali e artificiali...

Di Tutto un Pop…
Wazza



Area


mercoledì 24 luglio 2024

Peter Gabriel: era il luglio 1986


Nel luglio 1986 Peter Gabriel fa incetta di premi con la canzone "Sledgehammer", prima in classifica in USA come il singolo piu venduto; ma è il video a fare il "botto", a tutt'oggi rimane uno dei più visti, trasmessi e premiati della storia del rock.

Per la cronaca il brano era contenuto dell'album "So", uscito a maggio del 1986. Un capolavoro che include due gemme, "Rad Rain" - con Stewrt Copeland dei Police alla batteria - e “In Your Eyes”, senza dimenticare "Don't give up", cantata in coppia con Kate Bush... insomma un discone!

Di tutto un Pop…
Wazza


(dalla rete...)

Il 26 luglio del 1986 Peter Gabriel arriva in testa alla classifica americana con il brano "Sledgehammer”.
Il video è un incredibile epopea di animazione in stop-motion e in vari altri generi in cui il regista, Stephen R. Johnson, presenta l’artista immerso in una varietà di situazioni surreali e follemente fantasiose, incluso l’essere completamente ricoperto di verdure (non per la prima volta, va detto) e l’avere disegni animati direttamente dipinti sul volto. Il video utilizza anche la clay animation (la tecnica cinematografica della plastilina animata), la pixilation (animazione frame-by-frame) e la stop-motion lip-sync (movimento e sincronizzazione della voce al labiale frame-by-frame).


Agli MTV Video Music Awards del 1987, il video di “Sledgehammer” conquista tutte le categorie principali, portando a casa un totale di nove statuette, il più grande numero di premi che un singolo video abbia mai vinto. In breve tempo diventa uno dei video musicali più famosi della storia, e detiene tuttora il record del videoclip su MTV più programmato e votato di tutti i tempi.

Boy George, Sting, Shade e Peter Gabriel nel 1986

1986




martedì 23 luglio 2024

Entity – “Il naufragio della speranza”-Commento di Alberto Sgarlato

 


Entity – “Il naufragio della speranza” (2024) 

M.P. & Records

di Alberto Sgarlato


Mauro Mulas è un tastierista che ha studiato elettronica e composizione presso il Conservatorio di Cagliari e che, nella sua carriera di musicista, vanta collaborazioni con diversi grandi del jazz (citiamo qui per brevità solo i nomi più noti: Dave Liebman, Paolo Fresu, Steve Lacy, Frank Gambale) e artisti di rilievo della musica italiana (anche qui in svariati ambiti, da Antonella Ruggiero a Tony Esposito).

Parallelamente a tutto ciò, però, ha “spalmato” nell’arco di tre decadi la scrittura dei brani dedicati al suo progetto denominato Entity. La composizione, infatti, è avvenuta tra il 1994 e il 1997, mentre il primo capitolo della saga ha visto la luce ormai oltre 10 anni fa, nel 2013.

Entity è un viaggio nella mente umana con particolare attenzione ai suoi risvolti più irrazionali, dall’attività onirica fino ai labirinti della follia.

Il concept si snoda, appunto, in due album: il primo, del 2013, intitolato “Il falso centro”, mentre in questo 2024 esce il seguito, “Il naufragio della speranza”, il cui titolo è ispirato a un dipinto di Caspar David Friedrich (noto anche come “Il mare di ghiaccio”).

Si comincia con i 9 minuti di “Derealizzazione”, il brusio della gente, già di per sé evocativo di un senso di malessere, confusione, disorientamento, viene presto sommerso da un suggestivo riff chitarristico su tempo dispari. Appena entrano i pad delle tastiere e gli arpeggi di organo la prima suggestione è quella di un’atmosfera profondamente debitrice della lezione genesisiana. Ma è incredibile come, nel giro di un paio di minuti, il brano cambi aspetto almeno tre volte, passando da una serie di “duelli” tra chitarra e organo degni degli Yes, fino a momenti più languidi, con chitarre dalle note lunghe e tappeti di Hammond e String-machines che richiamano invece ai Camel e, più in senso lato, alla scuola di Canterbury.

Ma è al pianoforte che Mulas rivela tutta la sua maestria di provenienza chiaramente jazzistica (come del resto anche il suo curriculum rivela).

Il tema iniziale viene ripreso al quinto minuto, riportando l’ascoltatore a quella percezione di disagio primordiale, ulteriormente alimentata dalle note acide di un Moog. E in questa traccia è già chiaro tutto il messaggio del disco: in queste situazioni così altalenanti, tra momenti molto soft e molto cupi, ci siamo noi, tutti noi, con le nostre paure, le nostre ansie, il perenne malessere esistenziale che attanaglia la nostra epoca.

Il cantato entra solo dopo il sesto minuto e i versi sottolineano tutto quanto appena detto: un testo fatto di paura e di isolamento, eppure cantato con la soavità di chi sembra non temere il proprio destino e di saper giungere a patti con esso. Splendida, sia detto, l’interpretazione vocale di Sergio Calafiura, intensa, teatrale, personale, mai debitrice di modelli preesistenti.

Inettitudine” inizia affidata alle note del piano, presto sorretta da avvolgenti tappeti orchestrali. La voce, presente sia nei momenti più rock, sia in quelli più intimisti, è usata come uno strumento. L’esuberanza dell’Hammond e dei sintetizzatori richiamano a tratti, seppur in modo remoto, il ricordo di Emerson, anche se il brano nella sua interezza potrebbe evocare certe atmosfere del Banco del Mutuo Soccorso nella sua commistione tra classica e jazz.

Dopo queste due tracce, che insieme ci portano già a oltre 18 minuti di musica complessivi, iniziano vari momenti di svariate lunghezze, alcuni più articolati, altri più brevi e compatti. L’indiscussa maestra chitarristica di Marcello Mulas, qui alle prese con una toccante introduzione acustica, ci porta per mano dentro le dolci atmosfere di “Cristallo”, dove Calafiura sfoggia un falsetto dolcissimo, ineccepibile, perfettamente centrato nella sua esecuzione.

Siamo di fronte a un grande esempio di prog-ballad, che dopo il quinto minuto cresce, verso il finale, in un continuo aumentare di intensità. Marcello Mulas passa con disinvoltura dall’acustica all’elettrica regalando sempre prestazioni eccellenti.

Osservatorio” si apre con atmosfere gelide, che richiamano realmente alla mente quel quadro di Friedrich omaggiato nel titolo dell’album. Qui l’autore dei brani si cimenta anche alle percussioni, creando con il validissimo batterista Marco Panzino un solido e ipnotico tessuto ritmico, perfetta introduzione per una “cavalcata” di hard-prog ben giocata tra chitarra ed Hammond. Se amate band come Uriah Heep, Atomic Rooster e Kansas qui troverete pane per i vostri denti. 

Dal terzo minuto e mezzo entra il cantato, mentre il basso di Gianluigi Longu richiama, in un raffinatissimo lavoro di arrangiamento, i temi già enunciati da tastiere e chitarre nell’introduzione. Un brano intenso, suggestivo, che si lancia in un finale parossistico prima di ritornare, secondo uno schema circolare, a una chiosa di batteria e percussioni (e quell’immancabile vociare che simboleggia l’inquietudine della società che ci circonda).

Nel brano “Fuori dalla realtà” a Mauro Mulas basta meno di un minuto e mezzo per dimostrare, in assoluta solitudine, tutta la sua maestria pianistica.

I due brani intitolati “Risveglio”, il primo con il sottotitolo di "Tango" e il secondo di "Fuga", vanno a formare un’unica mini-suite in un vero tripudio di stili nei quali jazz, classica, world-music e prog-rock si sposano con una continuità e un’eleganza ineffabili.

Un volto senza nome” è una reprise in cui il cantato di Calafiura, accompagnato dal solo pianoforte, ci racconta tutto il suo disagio e smarrimento, tornando sul tema melodico che era dell’iniziale “Derealizzazione”.

Dopo una breve parentesi così intimista parte invece una delle tracce più hard-prog dell’intero disco, ed è “Enigma”: momenti marziali, affidati a riff e tappeti di Mellotron, si alternano ad altri più barocchi, nei quali chitarre e Moog danno sfogo alle loro capacità. All’ingresso del cantato, a metà brano, l’ottimo lavoro di supporto ritmico di Longu e Panzino è roccioso, pulsante, mentre Calafiura ci regala vette vocali in una delle sue interpretazioni più struggenti.

E sarà domani”: con questo titolo Entity si congeda. L’esecuzione pianistica è deliziosamente in equilibrio tra musica contemporanea e jazz, con orchestrazioni da colonna sonora. Il brano, per sole tastiere, lascia presagire un barlume per un domani di speranza in un mondo difficile.

 




Asia: accadeva il 23 luglio del 2007


Partiva il 23 luglio 2007 da Asti il "breve" tour italiano degli Asia, supergruppo prog formato in quel tour da Carl Palmer, Steve Howe, John Wetton e Geoff Downes.
Si concluderà il 26 ad Afragola (Napoli), nell'ambito del "Afrakà Rock Festival", ideato dal mitico Lino Vairetti degli Osanna, un luogo che è stato è stato per anni un centro internazionale di musica e cultura in una zona "dimenticata da Dio", per quanto riguarda questo tipo di manifestazioni.
Purtroppo l'ottusità di certi amministratori ha cancellato (spero momentaneamente), questo festival, diventato negli anni un punto di riferimento per gli amanti del prog rock e non solo.
Un grazie a Lino Vairetti che, nelle varie edizioni, ha portato ad Afragola The Animals, Spencer Davis Group, Noel  Redding, Alvin Lee, Carl Palmer, Keith Emerson, Tony Levin Trio, Brian Auger, Peter Hammill, Steve Hackett, Procol Harum, Jorma Kaukonen... e many more!
Wazza


Compie gli anni Edoardo Bennato


Compie gli anni oggi, 23 luglio, Edoardo Bennato.

Grande cantautore, il primo ad usare il rock e il blues nei testi da “cantautore”.

Il primo “cantautore” a riempire gli stadi.

Ha inciso grandi album, molti considerarti delle autentiche opere rock, “Burattino senza fili” e “Sono solo canzonette” su tutti.

Buon compleanno Edo!

Wazza

A metà degli anni Settanta, la contestazione violenta nei confronti dei cosiddetti "padroni della musica" iniziata con il processo a Francesco De Gregori (1976) e culminata con la distruzione totale del palco al concerto di Carlos Santana, Led Zeppellin e Lou Reed, portò all'interruzione per un certo periodo di tutte le tournée di artisti e gruppi stranieri in Italia.

Solo nel mese di giugno del 1978 Edoardo, con un concerto allo stadio San Paolo di Napoli, inaugurò la stagione degli eventi musicali e sancì la "riapertura" degli stadi alla musica.

Infatti, nell'anno successivo, Dalla e De Gregori effettuarono una tournée insieme, e lo stesso Edoardo, nell'estate 1986, batté tutti i record di presenza negli stadi italiani.




lunedì 22 luglio 2024

PORRETTA PROG LEGACY 2024: commento di Evandro Piantelli

 


PORRETTA PROG LEGACY 2024

12 – 14 LUGLIO

Di Evandro Piantelli

 

Nell’Appennino Tosco-Emiliano c’è una cittadina, Porretta Terme (facente parte del Comune di Alto Reno Terme in provincia di Bologna) che, storicamente, è sede di uno dei più famosi festival di musica soul in Italia (si tratta del Porretta Soul Festival, che quest’anno festeggia i 30 anni). Tuttavia, da qualche anno nella stessa località un gruppo di appassionati sta cercando di portare avanti un festival prog di buon livello che, nel 2024, è diventato il Porretta Prog Legacy. E adesso vi racconto come è andata.

Il festival nasce dagli sforzi di un’associazione bolognese, l’Alchemica, che nel capoluogo emiliano gestisce una scuola di musica (con sala prove e studio di registrazione) e un club che propone molti eventi musicali, anche di livello internazionale, con la la collaborazione del Comune di Alto Reno Terme ed altri soggetti pubblici e privati. Il Rufus Thomas Park, situato nel centro di Porretta, è un bel anfiteatro con un’ottima acustica ed è stato la sede delle tre serate di musica dove, dalle 19.30 fino alla mezzanotte, sono salite sul palco un totale di dodici band di progressive rock o comunque parenti di questo genere.

Venerdì hanno aperto il Festival i LINING REDOX, gruppo proveniente da Padova che propone un prog-metal gradevole. La formazione è composta da due chitarre, basso (a sei corde), batteria, tastiere e voce e nel corso della performance ha presentato il nuovo singolo appena pubblicato “The point of no return”. Il cantante Matteo Mancini ha dato una prova convincente, anche se devo dire che si trova decisamente meglio sulle tonalità alte. Numerosi cambi di tempo e brani di largo respiro con begli assoli di chitarra. Direi che questa giovane band (che ha in preparazione un album che uscirà nel 2025) ha rappresentato un buon inizio per il Festival. 

Subito dopo sono saliti sul palco i genovesi IL SEGNO DEL COMANDO. La band, capitanata dal bassista Diego Banchero, ha proposto alcuni brani dal disco “Il domenicano bianco” (2023) ed alcuni classici, tra i quali La taverna dell’angelo, con il quale ha chiuso la propria esibizione. Dietro la batteria del “Segno” per la prima volta si esibiva dal vivo il nuovo membro della formazione Paolo Serboli, che ha dato un’ottima prova di sé, alternando forza e delicatezza, quando necessario. Ottima prova anche per il cantante Riccardo Morello, a suo agio in tutte le situazioni, ma, in generale, per tutti i membri della band che, a mio avviso, propone un genere unico dove metal e progressive si mescolano armoniosamente (e tiene alta la bandiera della Liguria). 

Anche la band successiva proveniva da Genova, LA MASCHERA DI CERA. Questo gruppo storico del prog genovese ha subito negli anni numerosi cambiamenti di formazione fino ad arrivare all’attuale: Martin Grice (flauto e sax), Matteo Nahum (tastiere), Alessandro Corvaglia (voce e chitarra), Andrea Orlando (batteria) e Fabio Zuffanti (basso e voce). La band ha aperto in concerto con uno dei suoi cavalli di battaglia, Fino all’aurora, proseguendo con pezzi tratti da “Le porte del domani” (disco del dove la band ha voluto creare una continuazione ideale del capolavoro delle Orme “Felona e Sorona”) e dall’ultimo album in studio pubblicato, cioè “S.E.I.” (2022). Performance molto convincente dove la Maschera ha dimostrato bravura tecnica e grande affiatamento. Una menzione particolare per Martin Grice, che con i suoi fiati ha saputo dare ulteriore carattere ed armoniosità al suono del quintetto.

La prima serata è stata conclusa dal BALLETTO DI BRONZO, una band nata nel 1969 che ha visto nel 1971 l’ingresso del virtuoso tastierista e cantante Gianni Leone che oggi, unico membro storico della band, porta avanti il nome e, soprattutto, la musica del Balletto. Con lui sul palco ci sono due validissimi musicisti che forniscono il dovuto apporto ritmico e cioè il granitico Ivano Salvatori (basso) ed il funambolico Riccardo Spilli (batteria). Nella prima parte del concerto è stato eseguito “Lemures”, primo disco di inediti della band da oltre cinquant’anni, pubblicato nel 2023 ed accolto molto bene dalla critica e dal pubblico. Brani complessi e articolati, dove Leone oltre ad essere il grande tastierista che conosciamo, si dimostra anche ottimo cantante. È seguita poi l’esecuzione integrale di “Ys” disco storico del Balletto pubblicato nel 1972, in una versione più hard ed elettrica che lo ha reso più attuale. Un altro paio di brani e il trio ha concluso il suo concerto tra gli applausi entusiastici di un pubblico accorso da diverse parti d’Italia. Che dire, Gianni Leone è un personaggio unico: provocante, eccessivo, ma un grande musicista.

La seconda giornata del Festival è stata aperta dai MERGING BEATS, un gruppo milanese formato da giovanissimi musicisti che ci ha proposto un rock fortemente influenzato dal funk, con testi sia in inglese che in italiano. La band è composta da un chitarrista, un batterista, un cantante (Andrea Caggiula, notevoli le sue doti vocali) ed una bassista/cantante ha eseguito il suo set con grande entusiasmo ed energia proponendo pezzi tratti dai due EP pubblicati (solo su Spotify) “Non avere paura” ed “Easy play”. 

Si prosegue con i SINTESI DEL VIAGGIO DI ES, una band che fonda le propie radici addirittura nei tardi anni ‘80/90 del secolo scorso, in quanto tre dei suoi membri facevano parte dei SITHONIA, un gruppo che ci ha regalato ottime prove quali “Lungo il sentiero di pietra” (1989) e “Spettacolo annullato” (1992). La band ha al suo attivo “Il sole alle spalle” (2017) e Gli alberi di Stavropol (2022), ma sta già lavorando alla preparazione di un nuovo album che uscirà nel 2025. Brani piuttosto dilatati nella migliore tradizione prog con in evidenza la voce del cantante Marco Giovannini ed il flauto di Eleonora Montenegro.


LA CRUNA DEL LAGO è stato il gruppo seguente ed ha eseguito principalmente pezzi tratti da quello che, finora, è l’unico lavoro pubblicato, cioè “Schiere di sudditi” del 2022. La musica di questa band toscana si caratterizza per un suono robusto, classico e moderno allo stesso tempo, che si regge su due chitarre, basso, batteria e tastiere. I testi, cantati in italiano, sono di grande attualità e sono incentrati sulla condizione dell’uomo moderno, oppresso dal potere che lo ha ridotto, appunto, ad un mero suddito. Il gruppo (due chitarre, basso, batteria e tastiere) ha eseguito anche una struggente versione di una delle più belle canzoni di Franco Battiato, “Il re del mondo”. Era la terza volta che vedevo questa band e devo dire che è sempre in grado di emozionarmi.

La conclusione della serata è stata affidata ad un gruppo che ha fatto la storia del prog italiano, cioè il BANCO DEL MUTUO SOCCORSO. Sappiamo che della formazione originaria, dopo la scomparsa di Francesco di Giacomo e Rodolfo Maltese è rimasto solo il grande tastierista, cantante e compositore Vittorio Nocenzi che però, fra mille vicissitudini, è riuscito a mettere insieme un gruppo di musicisti di grande valore che formano la lineup attuale del “Banco”. Si tratta di Filippo Marcheggiani (chitarre), Tony D’Alessio (voce), Marco Capozi (basso) e i due acquisti più recenti, cioè Michelangelo Nocenzi (tastiere) e Dario Esposito (batteria). Prima del concerto ho potuto scambiare qualche battuta con tutti i componenti della band. Con Vittorio Nocenzi abbiamo parlato dell’ultimo lavoro (Orlando – Le forme dell’amore del 2022), che lui ha composto col figlio Michelangelo e del quale è particolarmente orgoglioso, mentre gli altri musicisti mi hanno confermato che il nuovo album è già in fase di lavorazione. Il nuovo batterista (che è stato allievo di Pier Luigi Calderoni) mi ha raccontato delle sue precedenti esperienze musicali, che spaziano veramente a 360 gradi. Ma veniamo al concerto del Banco. La band ha suonato per due ore proponendo brani provenienti da tutti i periodi della sua lunga carriera, ogni volta con una breve presentazione da parte di Vittorio. Ecco la scaletta: Metamorfosi, Il ragno, Lontano da, Eterna Transiberiana, Cento mani e cento occhi, Il giardino del mago, R.I.P., Non mi spaventa più l’amore, Canto di primavera, Paolo Pa, Moby Dick, Traccia e l’immancabile Non mi rompete, che ha concluso un concerto stupendo.

Domenica, ultima serata del Festival. Salgono sul palco gli EVELYN ROGER, un gruppo di giovanissimi di Roma che propongono un buon hard/prog con testi in italiano ed una buona presenza scenica. La musica del gruppo è interessante (forse solo un po’acerba) e contiene numerosi cambi di tempo e begli assoli di chitarra. I testi sono a mio parere il punto di forza del gruppo perché trattano temi di estrema attualità (malattia, femminicidio, alcolismo) in modo non superficiale, con un risultato veramente interessante. La band (due chitarre, basso e batteria) ha pubblicato finora un EP su Spotify ed è sicuramente da tenere d’occhio.



I METHODICA sono invece la classica band metal (chitarra, basso, batteria, voce) che propone pezzi piuttosto tirati, cantati in inglese e con l’utilizzo di basi che sostituiscono i tappeti di tastiere. Il gruppo, attivo da una quindicina di anni è composto da Marco Piccoli (batteria), Alessandro Lanza (basso), Mirco Ciscato (chitarre) e Masimo Piubelli (voce) ed ha finora pubblicato quattro album (tra i quali “Hypocricity” del 2024) e numerosi EP. 



Gli INNER VITRIOL possono essere definiti il “gruppo di casa”, considerato che alcuni membri della formazione fanno parte dell’Alchemica, cioè gli organizzatori del Festival. La band dichiara di suonare una musica “dark prog metal” dove si incontrano rock melodico, hard, funk con qualche sprizzata di prog, con un risultato piuttosto interessante. Inoltre, il gruppo ha una bella presenza scenica con una completa padronanza del palco che ha coinvolto tutti i presenti, soprattutto i più giovani. Gabriele Gozzi (voce), Michele Di Lauro (chitarre), Francesco Lombardo (basso) e Michele Panepinto (batteria) hanno pubblicato finora “Into the silence I sink” (2023) e “Live in Moscow” (anche DVD).  




La conclusione del festival è stata affidata ad una band straniera di altissimo livello e cioè i polacchi RIVERSIDE. Il gruppo si è formato nel 2001 proponendo un genere dove metal e prog si sposano perfettamente, raggiungendo nel giro di pochi anni la fama mondiale. L’attuale formazione della band comprende Mariusz Duda (voce e basso), Michal Lapaj (tastiere), Piotr Kozieradzki (batteria) e Maciej Meller (il più recente acquisto della band, entrato dopo la scomparsa del chitarrista storico della band, Piotr Grudzinski, avvenuta nel 2016). Il gruppo polacco ha alternato brani provenienti dalla produzione storica con altri contenuti nell’ultimo lavoro “IDEntity” del 2023, accolto dalla critica come uno dei lavori più riusciti della band. Musicisti veramente in gamba che sul palco non si sono risparmiati ed hanno concluso il festival con una lunga versione di Conceiving you, uno dei pezzi più amati dai fans.



Tirando le somme del Porretta Prog Legacy 2024 possiamo tracciare un bilancio decisamente positivo: una bella location, un ottimo auditorium che ha permesso a tutti gli spettatori di ascoltare e vedere in modo ottimale, una bella proposta musicale che ha soddisfatto i fan della vecchia guardia e gli spettatori più giovani (numerosissimi, una volta tanto). Tutto perfetto? Quasi. L’unico cosa che non mi è piaciuta è stata la mancanza di un presentatore. Ma questo è un unico piccolo neo in un festival altrimenti riuscitissimo. Attendiamo con ansia l’edizione 2025!